29.06.12 ore 20.43
Si dice che bisogna sorridere sempre per migliorare la qualità della vita.
Io ora sono sotto questo campanile, è il tramonto:
Hope
gioca con un peluche, Fabio lavora, io mi fermo con me stessa e lascio
intiepidire i pensieri.
Il cielo è
pulito, qui non fa caldo come a casa. L’aria è asciutta. E’ l’unico posto in
cui sopporto il sole e il caldo. Le case qui hanno i muri spessi, contengono
storie di vita, di uomini e donne, di nascite e morti. Ora sono case vuote, che
restituiscono fresco d’estate e tepore in inverno. Sono case fatte per essere
sole, pensate per conservare i ricordi,
per riportare nel tempo, come l’eco per
la voce.
Ho sognato la casa paterna che è in questo paese, la notte
prima dell’incidente della gravidanza tubarica.
Ho sognato la precarietà della
casa, essendo una casa abbandonata dal 1997 a causa del terremoto
Umbria-Marche. Ho sognato con dettagli
perfetti di ricordi infantili, le stanze e gli oggetti in esse contenute. Ho sognato
la paura di quella notte, con la mano sulla pancia, mentre tenevo stretto il
mio bambino e il mio istinto e una piccola macchiolina di sangue sugli slip mi
dicevano, che no, c’era qualcosa che non andava anche stavolta. E la paura che
sognavo era la paura di cadere, la paura che i solai lesionati dal terremoto
cedessero al mio passaggio. Eppure, ho sognato di avere l’obbligo di dormire
lì. L’obbligo di andare avanti comunque, nonostante la paura di cadere, di
farmi male. Era il mio dovere di mamma, di protezione per il mio bambino che ho
tenuto stretto a me fino a quando due giorni dopo, l’anestesia, i dottori, il sangue ci hanno separati.
Oggi pomeriggio, dopo quindici anni, sono entrata in quella casa.
Ho avuto paura di cadere e di farmi male.
Ma ho vinto la paura. Ho percorso prima il corridoio con le due stanze da letto e poi sono arrivata nel soggiorno dove il tetto ormai è aperto e il disastro è venuto giù. Sono tornata indietro, sono uscita, ho respirato. La polvere si stava impossessando di me.
Poi sono rientrata. Volevo farlo. Dovevo vincere la paura del sogno, di quella precarietà che fino ad oggi ha dominato la mia esistenza e le mie gravidanze, e i miei figli.
Tremavo, avevo paura di attraversare quella stanza, pensavo che da un momento all’altro mi sarebbe caduto in testa una trave. Sono passata. Ce l’ho fatta.
E ho ritrovato me stessa bambina. Piccoli oggetti accumulati negli angoli della casa non danneggiata. Ho raggiunto la parte nuova della casa, quella forte, che non ha subito danni, che è provata si, ma non lesionata. Non è ferita. Sono passata di là. Ero nella parte forte dove ho vinto me stessa. Ho lasciato dietro di me la polvere e la paura. Ero dall’altra parte e non avevo paura.
Non avrò paura.
Lo so cosa devo fare ora.
Questa non è una resa.
E’ la Anna forte che trascina. Ora so cosa devo fare per proteggere i miei bambini.
Ora sono stanca, provata, mi sembra di aver scalato una montagna. Ma mi sento tranquilla.
Ho riportato indietro con me qualche oggetto, a ricordarmi chi sono, e i miei fantasmi vinti. Qualche tazzina da caffe in vetro, ricordo di mia nonna, e una chiave.
La chiave che mi porterà ad aprire le porte a mio figlio.
Un altro tassello per la tua consapevolezza. Continua così, Anna...
RispondiEliminaspero che quello che vedo davanti a me non sia sbagliato ...
Eliminalo spero tanto.
mi giocherò tutto ora.
O cacchio! sono contenta se ti è servito a risolvere il blocco emotivo interno (e lo capisco fosse una strada necessaria da percorrere) ma cavolo spero davvero tu non abbia rischiato camminando lì sotto!
RispondiEliminaInsomma, ormai "la prova del fuoco" l'hai fatta.. nn ci tornare neh?
no, l'ho fatto davvero...
Eliminae sentivo la paura correre lungo la schiena.
Fabio mi porgeva la mano e mi diceva: "devi passare. Fallo! passa di qua!"
Ho impiegato circa mezzora per decidere di fare quel salto e passare lì sotto e arrivare nella parte non danneggiata, ma alla fine ce l'ho fatta.
Quale migliore metafora?
Allora i miei complimenti anche a Fabio :)
EliminaIl cielo è ancora blu, il campanile maestoso e forte...ci stai riuscendo, ti stai ritrovando. Un abbraccio. Maria Grazia.
RispondiEliminaci provo.
Eliminanon è bello essere abitate dalla paura.
cerco di sconfiggerla.
Brava Anna, bravissima. Hai attraversato il bosco con il drago.Sei sulla strada giusta. Sei forte e sai che puoi camminare attraverso quei muri lesionati come le parti ferite di te. I muri possono essere ricostruiti. Mattone dopo mattone.
RispondiEliminaLa forza è il tuo collante.
Brava Annina, brava.
Rafafella
grazie raffaella!
Eliminaè così!
Brava Anna, per ritrovare i nostri sogni dobbiamo affrontare i nostri incubi, prenderli per mano e addomesticarli. Ci sono, ma ho bisogno di silenzio in questo periodo. Ti penso sempre.
RispondiEliminae io in silenzio ti parlo.
Eliminala mia casa è ancora in costruzione, dopo il terremoto del 1998. ce ne erano stati altri prima, anche più devastanti - ad. es. quello del 1980 - ma la mia casa aveva resistito.
RispondiEliminaho visto uno squarcio di cielo dalla mia stanza.
e non ci sono più rientrata.
ma la chiave la conservo ancora.
Adelia
già...
Eliminanon credo potrò rientrare più in quella casa, a meno che non si riesca a vendere (perchè nessuno dei parenti può permettersi di ristrutturare)...e così...ho detto addio a quella precarietà...
Brava! Hai attraversato le tue paure e sei arrivata in un luogo dove ti senti forte e al sicuro!!!! ......ma, l'architetto che e' in me parla all'architetto che e' in te....sei pazzaaaaa? Solai pericolanti e travi sospese? Potevi romperti una gamba!!!!!!!!!! Un abbraccio grande
RispondiEliminal'architetto che è in me ha controllato prima i solai calpestabili, e ha capito che una volta a botte e una padiglione difficilmente crollano sotto il mio peso, per quanto ingente possa essere! :D
EliminaPoi si è fatta il segno della croce per i solai sopra di lei e per le travi spezzate, perchè più che la gamba si sarebbe potuta rompere la testa...ma lo doveva fare. Lo capisci vero?
:)
....si. Lo capisco. Hai fatto la pazza previo calcolo strutturale, cosi' si fa noi architetti!!!
RispondiElimina"DIGIAMOLO":
Eliminail marito geologo il mese scorso era andato a controllare, senza entrare dentro e si era fatto un monitoraggio sismico, così tanto per capire che aria tirava...
:P
Eh, ma cosi' e' troppo facile!!! Poteva solo caderti una trave in testa....
Eliminaahahhahahah!!! già!
Elimina:D
non sai che dolore per un architetto vedere una casa, figurati la propria, ridotta così...
Bravissima. E quanta poesia in un atto simile!
RispondiEliminaSei stata brava, Anna. Sei passata dall'altra parte della casa, quella provata ma non distrutta. Come te cara: provata ma non distrutta. Tanti terremoti ti hanno procurato crepe e grandi ferite, ma tu ti sei rimessa in sesto. ti sei - e ti stai ancora - "ristrutturando", ricostruendo. E ora hai la chiave.
RispondiEliminaun abbraccio
Giada
esattamente così Giada!!!!
Eliminagrazie per essere qui
Che bel post Anna:-) Andrai più spesso li?
RispondiEliminacredo di no Jenisha, la casa è davvero pericolante e ho rischiato. Non credo che il tetto supererà il prossimo inverno.
EliminaMa io ho superato questo momento. va bene così.