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lunedì 17 dicembre 2012

Essere un'abortiva oggi




I bimbi di Newton sono in maggioranza del 2006. nel pensare a questo, mi torna in mente il disagio che avevo quando vedevo un bambino (maschio soprattutto) del 2006 vivo. mi viene in mente il furibondo senso di ingiustizia che accompagna chi perde qualcuno e non riesce a farci pace. mi viene in mente che questo sentimento vale per tutti, e che persino noi genitori in lutto potremmo per mille motivi rappresentare il sogno infranto di qualcun altro. Soprattutto, riconosco a pieno l'irresistibile errore del sentirsi al centro dell'universo col proprio personale dolore, quando, ad esempio, sei anni e mezzo più tardi, i coetanei di mio figlio se ne sono andati, come lui, dopo un frammento di vita comunque breve che lascia comunque insoddisfatti. Perchè i bambini che mancano all'appello, sono protagonisti di storie già scritte nei cuori delle loro madri e dei loro padri. Perchè guardi quelle faccine e ti chiedi se anche Lapo avrebbe sorriso in quel modo, con gli occhi ingordi di futuro. E provi smarrimento e orrore, come essere umano, di fronte alla lezione che il dolore non si impara mai fino in fondo. E ogni volta torna con spigoli diversi.
da Ciao Lapo Onlus

martedì 6 marzo 2012

Pensieri ingarbugliati di una mente stanca

Ci sono giornate come questa in cui prima di aprire gli occhi già sai che è presto, annusi il buio e già sei stranita quel tanto che sai che non è bello per niente che un'ora prima della sveglia, ti succede questo.
Allora dici, vado al bagno un attimo e poi ci riprovo.
Ma che.
Il viso segnato dalle pieghe del cuscino, scendi dal letto e non infili mai le pantofole, perchè anche solo quel gesto potrebbe svegliarti definitivamente.
La mia gatta dorme nel suo cestino in bagno, e sembra davvero infastidita dal mio arrivo anticipato stamattina.
Ha ragione, non mi capisco nemmeno io.
Niente, non ce la faccio, sono sveglia, non c'è niente da fare.
Ho in testa il sogno della notte.
Mi trovo in una sala parto, stesa su una barella, con una mega pancia contenente bambino, maschio per la precisione.
Davanti a me, avanti e indietro vengono portate donne in preda a dolori lancinanti da parto, indemoniate, scodellano i loro bambini e poi vengono portati via.
Io sono lì che devo partorire e me la faccio sotto per le urla delle colleghe, ma  non ho dolori, e ad un certo punto chiedo implorante di essere tagliata, aperta in due, per poter far nascere mio figlio, ma senza le sofferenze che vedo davanti a me!!
Ok, non sto bene.
Davvero.
No, no.
Comunque, se il buongiorno si vede dal mattino, evidentemente oggi doveva davvero andare così: risultati del cariotipo genetico arrivati in anticipo rispetto alle previsioni!
Quando al telefono mi hanno detto che potevo andare a prenderli, ho cominciato a tremare.
Ho continuato a tremare sotto la doccia,  mentre prendevo il caffè, mentre guidavo, mentre aspettavo fuori della stanza 9, che apre tra dieci minuti, signora si sieda qui.
E poi mi apre la stessa infermiera che mi aveva fatto il prelievo, con il capello fresco di parrucchiere, e l'espressione arcigna, che mi ha lasciato un livido gigante perchè non trovava le mie vene, e allora mi sono detta: "ecco, è destino,  la vecchiaccia decreterà la mia fine!"
Giuro, non avevo il coraggio di prendere in mano i referti: se non avessi avuto tutti gli aborti che abbiamo avuto, forse sarei stata più incosciente, ma non so perchè negli ultimi giorni mi ero convinta che qualche anomalia l'avremmo trovata, forse perchè, ancora dentro di me ho bisogno di trovare la vera causa, il vero mostro.
Poi quelle parole messe insieme:
CARIOTIPO  FEMMINILE NORMALE 46, XX
CARIOTIPO  MASCHILE NORMALE 46, XY

Volevo piangere.
In mezzo alla sala di attesa.
Come una bambina piccola.
Mi sono sentita tutto il peso di questi mesi, dell'ulteriore attesa, dell'ansia giustificata oppure no.
Quel crollo emotivo che ho imparato a gestire tra un aborto e l'altro, e quelle domande: quando finirà tutto questo? Quando arriverà il nostro momento? Quando potremo abbracciarti di nuovo amore mio?
Per ora coltiviamo le nostre emozioni nell'attesa di incontrarti e ci godiamo questa grande vittoria:
non siamo noi, non è il nostro patrimonio genetico che insieme ti porterà a non rimanere ancora.
Puoi buttarti.
Noi siamo qua con il telo teso e ti prendiamo.
Sappiamo quando sei lì per farlo ormai, sappiamo tutto di te, non c'è più l'effetto sorpresa, e se tu, incauto, deciderai di saltare, stavolta,
 saremo pronti davvero a prenderti al volo.