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domenica 30 novembre 2014

Gratitudine

Non so bene come andranno le cose stavolta.
So che finalmente sapremo cosa fare.
Abbiamo preso una via, l'unica da prendere, e mai come oggi sono serena.
Non riesco a ritrovarmi in quella che ero.
Sono stranamente tranquilla e ricerco segnali di un passato già vissuto, ma non li trovo.

Respiro.

Ho la mente occupata, il cuore pure.
Forse non sono più disposta a stare male.
Forse è sopravvivenza.
Guardo da fuori ciò che accade, guardo al futuro. Non sono più disposta a spiegare. Non ho più voglia di capire. Non credo sia più giusto cercare giustificazioni.
Io non mi giustifico.
Mai.
Sono molto esigente con me stessa, non mi faccio sconti, credo non imparerò mai a farmeli.

Raccolgo perle.
Filippo è stata una perla luminosa, perchè ha illuminato una strada che io già percorrevo ma che non vedevo.
Ero al buio e non sapevo dove stavo andando.
Tutta la mia storia, alla fine, mi è piaciuta.
Sorrido a scriverlo.
Mi è piaciuta perchè mi ha restituito una me migliore.

Mi sta stretto tutto l'intorno.
Ho voglia di tenere stretti i miei amori.
Adoro la mia casa, la mia tana.
Mi piace addormentarmi stanca.
Mi piace volgere lo sguardo agli angeli appesi che mi salutano dandomi la buonanotte.
Ho voglia di viaggiare, di incontrare gente nuova, perchè ora so che di gente bella ce n'è. Ho sbagliato a credere che non è così.
Ora ho in mano un passino con la rete stretta, alla fine,
rimangono solo i pezzi buoni.
Prima non lo avevo questo strumento e io raccoglievo (elemosinavo) amore.

Essere un'abortiva mi ha cambiato per sempre.
Dare un'anima e un'identità e un nome ai miei figli, è stata un'esperienza (che se si ripeterà -perchè non so se si ripeterà- considero comunque chiusa) che mi ha dato tanto, che mi ha elevato ad un livello di conoscenza di me stessa che difficilmente avrei potuto raggiungere.
Ora il mondo è migliore con in mano questa lente di ingrandimento.

Saranno giorni difficili, che spero mi restituiranno un natale caldo, lento, sereno.
Se vi va pensatemi, anche se mi sento forte e la paura non mi dominerà.

Vi invito a leggere e a mandare i vostri contributi a questo blog, nato per amore, nato per rinascere, nato per vivere.
http://piovonomiracoli.wordpress.com/

Grazie.


La gratitudine è la memoria del cuore.

(Jean Baptiste Massieu)

sabato 28 giugno 2014

Il futuro non è più quello di una volta.




Mi sono ritrovata in un forum per eterologa.
Ho letto la mia presentazione e non mi sono riconosciuta.
Mi sono letta come se le cose accadute fossero accadute ad un'altra persona, e questo, non mi è piaciuto.
E' una presentazione che riassume molto di me, e che sul blog non ho mai fatto, perchè il blog è per i miei figli e per me.
"L'appoggio" qui, per chi passa, affinchè abbia l'accortezza di non propormi torte di pannolini e offerte per asilo nido, e per me, per tenere nero su bianco ciò che mi ha portato ad essere oggi quella che sono:
una donna in attesa e in continua ricerca di se stessa.

Lun Dic 10, 2012 3:57 pm
"vi racconto il nostro percorso.la nostra ricerca inizia a settembre 2009.la prima volta che vedo un test positivo è marzo 2010 ma subito dopo arriva il ciclo.non mi preoccupo, sono inesperta, sono felice di aver cmq prodotto qualcosa.E infatti, a maggio, con una settimana di anticipo dall'arrivo del ciclo, faccio un clear blue che mi indica "incinta 1-2 settimane"Il 2 giugno iniziano le perdite, forti, che non si interrompono.Lo perdo.A febbraio 2011 inizio un monitoraggio dell'ovulazione, unica iniziativa della mia ginecologa che non ritiene di dover fare nessuno approfondimento.Rimango ovviamente incinta. Ma poco dopo arriva il ciclo. Faccio le beta e sono positive.sono scioccata. Chiamo la ginecologa e lei mi dice che sia il test sulle urine che le beta sul sangue sono sbagliate. Io le chiedo esami e approfondimenti sulla poliabortività e lei mi risponde che faremo un esame alle tube. Mi incazzo. Cosa centra un esame alle tube se io rimango incinta?Vado in crisi. Cominciano le crisi di panico e di ansia.Cerco aiuto.Trovo il mio angelo. Un dottore esperto in abortività che mi ha accompagnato fino ad oggi tenendomi per mano.Iniziano le ricerche che però non rilevano nulla di importante, a parte le solite mutazioni in eterozigote dell'MTHFR e del PAI, sia mie che di mio marito. Dagli esami strumentali invece si scopre immediatamente un papilloma virus al collo dell'utero, che non centra con le gravidanze ma che quella cretina precedente non aveva visto per la mia salute, e da un'isteroscopia all'utero, dei polimi endometriali. Con una terapia forte ormonale i polipi scompaiono. E' luglio. Inizio una terapia a base di integratori e prefolic, a settembre sono di nuovo incinta. Le beta sono altissime in anticipo di dieci giorni dal ciclo. Non capisco cosa è successo. Crescono. Ma non raddoppiano. Iniziamo una terapia a base di cardioaspirina, cortisone, preogesterone in ovuli e punture oltre al resto. Arriviamo a vedere una piccola cameretta gestazionale. Ma le beta si fermano: partite da 1200 arrivano a 13.000 e poi basta. Nuovo aborto. Sempre alla sesta settimana. Espulsione spontanea. Impiego 53 giorni per far tornare il ciclo. Era il 15 dicembre dello scorso anno, ero a Colonia, in Germania, dentro il Duomo. Me lo ricordo come ora. E' l'inizio di un nuovo periodo, lo sento. A gennaio inizio il monitoraggio dell'ovulazione, ogni mese capiamo che è l'ovaio sinistro a produrre, ma è bislacco, secondo il dottore il vero ovaio è quello di destra, quello "buono" che dovrebbe produrre ovuletti buoni da fecondare.A marzo facciamo un post coital test e il risultato è ottimo. Tanti spermatozoi, pimpanti e baldanzosi, si decide che una IUI in questo caso è inutile. Ovulo a destra, due giorni prima del post coital test.Manco a dirlo, a fine mese sono incinta. Ovulazione destra come previsto.Stavolta la terapia dura da mesi, non inizia con la gravidanza, ricominciamo punture e ovuli di progesterone e aggiungiamo eparina.Le beta triplicano. Crescono benissimo. Il mio dottore dice che è la volta giusta ne è sicuro.Una mattina mi sveglio, e mentre facevo il pane, sento un dolore lancinante alla pancia. Un dolore che mi piega in due.Sotto consiglio medico prendo un buscopan e mi metto a letto. Dopo due ore il dolore è tutto a destra. Aumenta sempre di più. Non voglio andare in pronto soccorso, il mio dottore mi accoglie in studio e non vedo nulla in utero. A destra sospetta un versamento, mi manda subito in PS e chiede un monitoraggio delle beta per sospetta GEU. Naturalmente le infermiere minimizzano, io aspetto un'ora e mezzo prima di essere visitata e ad un certo punto vado in choc. Svengo e non mi rialzo più.Di lì vengo portata di corsa in sala operatoria. Il dolore è così forte che non respiro più. Extrauterina a sinistra, anche se il dolore era a destra, anche se l'ovulazione era a destra. La tuba sinistra ha fatto un giro strano e si è pappato l'ovuletto fecondato nella tuba destra. Succede. Raramente. Sfortuna. Io rischio di morire, sia perchè la tuba scoppia in pronto soccorso, sia perchè perdo tanto sangue per via della terapia di eparina e cardioaspirina. Perdo anche la tuba ovviamente. E' maggio. Il 14 maggio 2012.Da subito mi viene messa davanti la realtà che da donna molto fertile ora le possibilità di concepire naturalmente sono bassissime, soprattutto perchè il mio ovaio destro, quello con la tuba lavora poco.A luglio prendiamo la decisione per iniziare la pma a settembre.Passo un'estate di preparazione, tra esami da portare e una dieta che mi fa perdere 14 kg, perchè mi dicono che così ho più possibilità.La pma inizia il 23 settembre con la soppressione, protocollo lungo. Il 18 ottobre con un pick up dolorosissimo ottengo 10 ovuli tutti dall'ovaio destro, il sinistro va in sciopero e questo convalida la teoria che è un ovaio che non va bene. 8 dei 10 sono fecondabili con ICSI. Tre di loro non vanno avanti, cinque si tenta di portarli a blastocisti, per ottenere ovociti di buona qualità. Si ottengono 4 blastocisti di qualità A, i biologi sono soddisfatti, i dottori pure, noi pure. Mi dicono che a 38 anni è una risposta buonissima.Il 23 ottobre è il giorno più bello della mia vita. Due di loro vengono trasferite nel mio utero. Le altre due sono crioconservate.Li amo da subito e so che ci sono.Oramai ho imparato a riconoscere i segnali del mio corpo e dei miei figli. So che ci sono. Il 31 ottobre le beta sono 213. Sono alte per un 8°PT.Pensano abbiamo attaccato entrambi.Lo stesso pomeriggio, la gioia si trasforma in angoscia. Perdite di sangue.dopo due giorni le beta sono cresciute ma non raddoppiate e così per tutta la settimana ogni due giorni.Si ipotizza che uno dei due che inizialmente si era attaccato non ce l'ha fatta e che ora le beta non vanno come dovrebbero perchè falsate da questo evento. Alla terapia aggiungiamo la solita eparina ma raddoppiate di dosaggio. Raddoppiamo anche il cortisone e l'eutirox e iniziamo un integratore per l'omocisteina. A sei settimane la prima eco, ci fa vedere una cameretta gestazionale giusta per le misure, tonda, bella e piena di speranze. Ma c'è un distacco. Io ho perdite marroni continue. Aumentiamo il progesterone e oltre alle punture quotidiane e agli ovuli aggungo il lentogest ogni due gg. Sono a letto. Mi alzo solo per andare in bagno. sono stremata ma penso che il mio piccolo ce la può fare. A 7+0 vediamo un piccolo embrioncino, ma davvero piccolo, di 3 mm.Il battito non lo vediamo. Ci rimandano alla fine della settimana per un'altra eco dove il battito si deve vedere. Io capisco che è finita. Da quel momento smetto di sperare, non lo sento più. Capisco che se ne è andato. E a 7+5 l'eco non vede più nemmeno l'embrione, la cameretta non si è ingrandita, io ho il sesto aborto.Venerdi, a 8+4 il mio primo raschiamento.Quello che si tenta è di ottenere una risposta dal citogenetico, che ci verrà consegnato il 7 gennaio 2013.Nel frattempo il mio dottore si confronta con Martinez di Malaga, che è un suo amico, e che so che qui nel forum molte di voi conoscono, e l'ipotesi che si delinea è che io e mio marito produciamo ovuli malati. Io studiando capisco che quel "malati" vuol dire cellule aneuploidie, alle quali non c'è soluzione, a quanto mi dicono.Capisco da sola che esiste una tecnica chiamata ARRAY CGH proprio per coppie con cariotipo normale e aborti ripetuti.Allo stato attuale non mi è chiaro ancora se è una tecnica che possiamo fare sul nostro sangue, se possiamo farla sulle due blastocisti congelate o non so che altro. Nell'ipotesi di poterla fare sulle blasto, ammesso di non metterle a rischio, dobbiamo accettare di scongelarle, fare la biopsia e poi trasferirle prima dei risultati. Ovvero devo mettere in conto un altro aborto.Ma io so che non posso lasciarle lì, anche se sono malate.Ora è tutto nero. Davanti a noi si delinea l'ipotesi che ogni volta che io e mio marito ci uniamo, nell'atto di amore più profondo, l'unica cosa che rimane, da una vita che potremmo concepire, potrebbe scaturire una morte. E a noi questo ora sembra una condanna infinita, una punizione che non meritiamo, una malattia che non sappiamo come curare.Siamo disperati, perchè sta morendo l'unica cosa che fino ad oggi ci dava la forza per andare avanti: la speranza."

La presentazione si ferma a quel dicembre.
Il 29 aprile 2013 ci prepariamo per accogliere i due crioconservati di classe A e B.
Quella mattina sono calma. Ho imparato a respirare grazie allo yoga. Sono sul lettino con le rotelle con indosso solo la camicia verde di carta da sala operatoria. Mio marito mi guarda affascinato mentre recito i miei mantra.
Entra il giovane biologo, che ci aveva già seguito a ottobre, e ci dice che la blastocisti di grado A non è sopravvissuta allo scongelamento e che trasferiranno solo quella di grado B, la quale comunque, dopo ore dal risveglio, si è espansa e ha buonissimi segnali di crescita. Non c'è motvo per cui non debba farcela.
Io capisco immediatamente che è finita così.
Il mio transfer non è bello come il precedente, mi emoziono comunque ma non piango.
Tengo con me la piccola blasto per dieci giorni e poi decido di fare le beta. Sono positive ma molto basse. Accolgo la notizia senza emozione. Mando a tutti questo sms: " il settimo angelo è arrivato, mi preparo a combattere" ma sento che non va bene.
Infatti dopo due giorni le beta si dimezzano.
Spiegazione: la gravidanza non è partita, il residuo del gonasi ha fatto sì che si leggessero beta positive ma non erano relative alla gravidanza.
L'endocrinologo sposa questa teoria, il ginecologo nicchia, io sorvolo. Nemmeno ho il tempo di piangere e pensare perchè il 6 giugno, improvvisamente, la madre di mio marito muore, in maniera drammatica e dolorosa, e tocca a noi due soccorrerla.
Il dolore mi si stampa nel cuore in maniera indelebile.
Improvvisamente mi cadono addosso tutti gli anni passati a combattere e rialzarmi immediatamente dopo la partenza di uno dei miei figli.
Cado in ginocchio, sotto il peso della responsabilità di una nuova famiglia confusa e dispersa, responsabilità che non mi viene richiesta ma che io per carattere adotto, e sotto il peso della caduta della speranza. La Speranza che avevo tenuto accesa in tutti questi anni.
Sto male. Fisicamente. Una gastrite violenta mi piega. E arrivo a dicembre. un dicembre sereno, calmo, in cui lascio andare tutti i miei figli e tutte le persone che non sono più con me e quelle responsabilità che nessuno mi aveva chiesto. Rinasco. 
Sono passati sei mesi del nuovo anno. Un nuovo periodo. Una nuova vita in cui vorrei raccontare del mio baby raimbow che non è arrivato e che cerco ogni mese, avendo preso la decisione di continuare la ricerca "naturalmente".
Ho poche armi ormai a disposizione.
Una diagnosi preimpianto o un'eterologa.
Per la prima la decisione viene presa seguendo il cuore. Non sottoporrò i miei embrioni, i miei figli, ad esami che li porteranno ad essere "scartati" in caso di errori cromosomici. Non sono loro che hanno chiesto di essere concepiti e il solo avere come risultato la diagnosi non mi porta ad avere la soluzione. Per la seconda, è la mia ultima spiaggia, che economicamente non posso affrontare ora, e per la quale mi dò il tempo per capire. La mia paura è quella di mio figlio da grande, che è la paura di tutti i genitori, e delle sue domande, per le quali oggi, non ho ancora risposte.

Ho superato il compleanno dei 40, che tanto temevo e ho fatto indigestione di storie a lieto fine over40. Ho concluso un altro ciclo di yoga, ancora più profondo e consapevole. Ho riconosciuto i miei sbagli e ho preso atto di una situazione che, da un punto di vista razionale non ha molto da raccontare.
Ho dedicato l'inverno ad un lavoro che mi ha riempito di soddisfazione, ho scritto molto, in maniera approfondita e meditata, su me stessa e sulle donne che affrontano un aborto. Ho conosciuto persone importantissime, che non si sono legate al virtuale, ma che per la prima volta sono reali, con le quali non mangerò la pizza il sabato sera ma dalle quali imparerò ogni giorno.
Ho dato spazio alla preghiera, pur non credendo in fondo che sarò esaudita. Il nodo da sciogliere attuale, è questa fede che non comprendo perchè debba essere viva, solo perchè si esaudisce un desiderio. Questa non è Fede.
Ma non rinuncio. Ci sto lavorando.
Ma non ho voglia di non prendere atto di quello che è stato.
Ho bisogno di recuperare un dialogo che nel tempo si è perso tra medicine, esami, ipotesi e ragion di vita.
Ho perso l'istinto.
Questa è la verità.
Ed è sempre stata l'unica cosa vera in tutta questa storia.
Sono divisa in due, tra il sentirmi ferma e senza armi e il "lasciare che accada quello che deve accadere", e questa situazione ora, è difficile da digerire. Non si trasferisce su un blog, non si racconta per strada quando mi chiedono "come va?" con gli occhi di commiserazione.
Ecco perchè mi fermo qui.
Persa.
Continuo a scrivere fiumi di parole che non verranno lette attraverso un video, ma solo attraverso il cuore di un figlio che arriverà.
Non ho spazio per altro.
E non so cosa accadrà.

mercoledì 20 marzo 2013

di suddetti passeggini

Questa è la storia di un passeggino.
Uno di quelli completi, con tutti gli accessori, con tutte le cosine al posto giusto, un tipo superaccessoriato.
Pezzo per l'automobile, pezzo per la culletta, pezzo per il passeggio, ruote con gli ammortizzatori, freni e frizione.
Perfetto.
Nuovo.
Bello e firmato.
Che ci fa un passeggino strafico a casa di allafinearrivamamma?
Infatti non ci fa niente.
All'inizio di questa storia, il suddetto ci viene proposto in regalo.
Noi due ingenui, reduci dal primo aborto, accettiamo. I nostri amici ci dicono che a loro lo hanno regalato nuovo ma che loro ne hanno già uno e che è troppo fico e che insomma se lo vogliamo è nostro. Ci guardiamo e diciamo di sì subito.
Stra-fico davvero.
Il suddetto viene avvolto in plastica e tutto profumato viene parcheggiato in soffitta, certi che di lì a poco sarebbe stato riesumato.
Il resto della storia la conoscete.
Il suddetto prende polvere per tre anni, quasi quattro.

Con la partenza del mio ultimo cavaliere, mi ricordo dell'attrezzo firmato e lo voglio riesumare, per sbarazzarmene.
Mi rendo conto che questo oggetto è un peso sulla mia speranza e che quindi va eliminato insieme ad un sacco di altra roba.
Un peso sulle nostre teste, perchè, oltre al fatto che è in soffitta, rappresenta una me che non c'è più. Una mamma meno mamma di quello che sono ora, una donna meno consapevole e più disillusa e più ingenua.

Non lo volevo più con me il suddetto, ho sentito il bisogno di disfarmene perchè non centrava più nulla con quello che siamo diventati e perchè se sarà, quando sarà, i miei cavalieri avranno un passeggino meno fico ma preso per loro.
Solo per loro, quando saranno qua.

E così, oggi, sotto la pioggia, dopo una giornata di lavoro e una decisione presa a cuore aperto, abbiamo incontrato delle persone che si sono presi il suddetto e lo hanno portato via. Andrà ad un altro bambino, forse già nato, forse no, non lo sappiamo. Uno scambio tra sconosciuti. Una stretta di mano, la pioggia che cadeva battente, il mio cuore in tumulto che salutava un passato che non voglio rivivere più.

E così, oggi, salutiamo il passato e accogliamo il futuro.
E così, tra poco, pochissimo, davvero pochissimo, i miei bambini torneranno a casa.

Nella mia pancia.

Verranno risvegliati dal gelo e conosceranno la culla che non ha visto il loro concepimento.

Mi conosceranno e spero mi riconosceranno.
Tra poco.

E lo scrivo quasi sussurrandolo dando spazio ad un'emozione che mi fa tremare il cuore e quasi me lo fa scoppiare.


venerdì 22 febbraio 2013

le mie mani


"Dove va la mano, vanno gli occhi, 
dove sono gli occhi è l'attenzione, 
dov'è l'attenzione è l'emozione e, 
con essa, l'estasi vibrante."
Nàtya Shastra



Oggi ho imparato che posso farcela.
Durante la lezione di yoga ho imparato a sviluppare l'energia e il potere delle mie mani.
Erano anni che mi ero accorta che le mie mani erano in grado di dirmi delle cose.
Ed io non le ascoltavo.
Eppure, la sentivo quell'energia.
A volte, di nascosto di Fab, mentre lui dorme, avvicino le mani al suo viso, senza toccarlo.
Lo osservo, in silenzio e tengo le mani su di lui.
Lui si sveglia, e ad occhi chiusi mi dice di smetterla, perchè le sente.
Oggi ho imparato, durante un esercizio, a catalizzare questa energia.
Poi, la mia insegnante mi ha detto di mettere le mie mani su una parte del mio corpo di cui desideravo la guarigione.

Ho messo le mie mani sulla mia pancia.

Così.
Li ho sentiti.
Ho visualizzato il mio utero vuoto e poi tutta la sofferenza passata di lì.
Poi ho sentito tutto il dolore.
E poi l'immensa potenzialità che la maternità mi ha donato.
E sono rimasta così, in ascolto, finchè quell'energia non si è esaurita.
Ho aperto gli occhi e piangevo.
Non riuscivo a smettere.
E allora la mia insegnante mi ha detto di non smettere, di buttare fuori tutto.
E per fortuna che a lezione ero sola, che all'ora di pranzo non c'è nessuno, e lei, che è una ragazza dolcissima che ho amato come un'amica, da subito, dalla prima lezione, mi ha abbracciato alla fine e ha sorriso.
Ed io ero felice.
Sono felice.
Di aver pianto davanti ad una sconosciuta in un momento di un'intensità estrema.
Di aver imparato che posso farcela con degli strumenti che ho sempre avuto a disposizione.
Di aver visualizzato il mio utero, finalmente, dopo tutto questo tempo.
Il luogo che ha accolto e che accoglierà.
Di essere pronta ancora una volta, ad affrontare una me stessa completamente sconosciuta.
Una me stessa che i miei figli mi hanno restituito, prima appannata, e ora limpida. Nitida.

Poi stasera ho incontrato il mio dott.
E ho rivisto il mio utero, in 3d stavolta. E ho sorriso stavolta.
Avevo dimenticato che avrei dovuto controllare una ciste disfunzionale, regalino dell'ultimo aborto, e che è andata via, insieme a questo ciclo.
Un ciclo che avrebbe dovuto darmi delle risposte, che avrebbe dovuto restituirmi una Anna pronta a ricominciare.
Non è stato così.
Ho passato giorni divisa a metà.
Tra l'accogliere di nuovo e il raccogliere me stessa.
Ho scelto me stessa.
E mi sono sentita in colpa per questo.
Sono stata a trovare i miei piccoli a natale, siamo stati lì fuori, ed era solo un bisogno egoistico, mascherato di una maternità che credevo fosse l'unica cosa, la più importante della mia vita.
Se io, sono la prima a non crederci, la prima a mollare, come possono farcela i miei bambini?

Ma non è andata così.
Così sarebbe andata con una vecchia me.
Questa me stessa invece, pensa che il tempo in più le serve per preparare un terreno di accoglienza, dove il mio cuore è guarito, dove la paura ha un posto, ma è contenuto, dove il dolore ha un angolo ma non è acuto, dove il respiro non è mozzato, è profondo e lento.
Inspirazione. Espirazione.

E di questo ringrazio i miei figli.
Tutti i miei figli passati per questa pancia.
Tutte le vite iniziate e poi finite e poi ricominciate altrove.
Perchè voi, figli, iniziate da quando quelle due cellule si uniscono e si riproducono.
Perchè mi insegnate, ogni giorno, a vivere una vita che io non conoscevo.
E come si fa a non considerarle vite queste?


Intanto ho ripreso a fare il pane con la pasta madre a quasi un anno dalla prima volta.
Con il pane con i denti.
L'ultima volta invece, che l'ho fatto era il 14 maggio, il giorno della geu. Ho smesso di impastare e poi mi sono messa a letto perchè il dolore era insopportabile.
Ho lasciato morire quella pasta madre.
Così, nel frigo.
Stasera ho impastato il nuovo pane.
Con le mie nuove mani e la mia nuova pasta madre, e visto che me l'ha regalata Valeria che è una donna incinta, magari è ancor più piena di vita che si riproduce.


Intanto ho comprato un rosa viola da piantare.
E' il tempo giusto.
L'ho comprata per la mia  bambina che crescerà insieme a questa rosa.
Domani pioverà.
Domani pianterò la rosa.







mercoledì 23 gennaio 2013

Questa è la nostra storia

Dunque.

Sono giorni, anzi forse settimane che cerco di iniziare questo post per fare il punto.
La verità è che non ne ho molta voglia.
Perchè, mentre inizialmente ho lasciato spazio alla razionalità, per non soccombere al dolore, oggi, non ho voglia di razionalità. Accolgo quello che mi arriva e lo prendo per quello che è.
E così, oggi sono a letto perchè il capoparto vero è arrivato.
Ed è stato un fiume in piena, un fiume che ieri sera mi ha fatto talmente preoccupare che siam dovuti ricorrere ad un antiemorragico preso in una farmacia notturna di turno.
E va bene, ci sta.
Me lo aveva detto il carodott da tempo che sarebbe arrivato così. Poi dopo il raschiamento non ho avuto niente. Poi il ciclo è tornato dopo 23 giorni, il primo dell'anno, ma è durato pocooo, pocoo, poco.
Poi è tornato di nuovo, ventidue giorni dopo, ed è stato inarrestabile.
Che a conti fatti, da dicembre agli eventuali cassaintegrati della Lines ci sto pensando io.

Ma non ci lamentiamo mica.
Sono così contenta che il mio corpo abbia finalmente reagito non come una mammoletta, che quel primo ciclo durato così poco, mi pareva una roba così triste e inconsistente.
Forza! Reazione!
Noi qui avevamo un piccolo cavaliere, piccolo ok, ma con un cuore grande così, come è possibile che tu, corpo corpo delle mie brame, te ne stavi tranquillo come se nulla fosse stato?
E mi pareva infatti.
E allora mi fermo.
Mi ascolto.
Come sto?
Sto bene.
Non mi sento male.
Diciamolo. Che mica me ne devo vergognare, giusto?
Giusto.
Molte persone mi chiedono come faccio.
E come faccio?
Lascio fluire il dolore.
Gli dò un nome e un cognome.
Lascio che quello sia il momento del dolore. Non faccio altro. E' quello. Lo accetto e lascio che mi attraversi.
Ed è terribile quel momento, perchè non mi faccio sconti. Metto in discussione tutto. Non lascio indietro niente.
Parto dagli esordi. Metto sulla bilancia, cani, gatti, criceti, uccelli, fratelli, genitori, amici.
Non ci metto mai mio marito, che poverocristo, ci manco solo io.
Esamino, tiro le somme, e rinasco.
Parlo, parlo tanto con il piccolo che se ne è andato, e gli dò un posto nuovo nel mio cuore.
Dove sono anche gli altri.

E così, sono passati per questa pancia:

- Stellina I e Stellina II, a distanza esatta di un anno l'una dall'altra, fanno solo numero poverine loro, non le considera nessuno. Solo un test con due lineette rosa e delle beta positive, ma basse basse. Sono l'evidenza che si somma al resto. Sono durate il tempo di emozionarsi un pò. 
- poi è arrivato lui. Il primo, due mesi dopo Stellina I,  il mio piccolo primo tesoro, la mia prima volta da mamma, la prima volta che l'ho sentito in pancia. Il mio cucciolino amato. Lo chiamavo Angelo. E così sarà per sempre.
- Dopo 5 mesi da Stellina II arriva Nevischietto. Chi mi legge da anni sa perchè si chiamava così. Lui era un maschio, lo so, ed è stato il dolore più grande. Quello inaspettato, forse perchè avevo finalmente fatto luce sulle analisi e iniziata la terapia. Il suo arrivo fu inaspettato, senza conteggi, senza speranze, senza fare progetti. E' arrivato con un numero alto: 1200 di bhcg con 15 giorni di anticipo sul ciclo, in una città che non era Roma, lontana da casa, in una Torino magnifica e piena d'amore. Uno gagliardo, mica no. Il mio vero sogno. Il piccolo che mi ha reso definitivamente madre. Il piccolo con cui più di tutti ho parlato e sperato, che mi ha distrutto quando è partito, che ha un albero piantato in giardino. Che è con noi tutti i giorni. E' una cosa bella regalare loro una cosa che li rappresenta: così spesso ci capita di dire "hai dato l'acqua a Nevischietto?" "hai visto le foglie di Nevischietto?" "hai notato quanto è cresciuto Nevischietto?"  Ed è bello, perchè la crescita di quell'albero ci dà la misura esatta di quanto è cresciuto davvero il nostro bambino.
- E siamo alla quinta. Una femmina. 
(il sesso dei miei piccoli, io non l'ho mai visto. Lo so e basta)
La GEU.
Che mi ha portato via un pezzo di me insieme a quella parte di Anna che non tornerà più.
Che poi alla fine "geu" per me è un nomignolo da esorcizzare, è un nomignolo che a me piace tuttosommato. E così lei nella mia mente, è Geu! che è da deficienti, lo so. Ma mica possiamo tenere i mostri chiusi in un armadio, no? Bisogna che escano. E Geu era una forte, che se non si metteva a curiosare come era la storia in una parte fuori dall'utero, magari oggi ne stavamo parlando a quattro occhi. Invece no, è andata cosi, fortunella. La mia piccolina.
- e poi c'è PiccoloCavaliere, colui che ha lottato tanto , il figlio della consapevolezza.
Il figlio che ho potuto vedere e tenere con me.
Il figlio che ancora oggi tiene la candela accesa e con cui parlo ogni sera.
Il figlio della pma, quello che mi ha spalancato le porte della genetica, dell'eterologa, dei compromessi, delle scelte, dei tagli, dell'insicurezza che è diventata sicurezza.
Colui che mi ha dato la verità di questa storia e che un giorno racconterò.
Il fratello più grande di tutti i piccoli cuccioli precedenti passati per questa pancia.
Quello più sapiente.
Colui che mi aiuterà a prendere per mano il settimo.
Che avrà un nome, di tre lettere.
E che sarà qui, con noi, presto su questi schermi.
Come al cinema.

Sorrido.
Perchè questa non è una brutta storia.
Io sono una donna più ricca di prima.
E ho avuto tanti doni finora.
Non me lo dico per consolarmi. Lo dico perchè ci credo. Altrimenti non mi sentirei così bene a così breve distanza.

giovedì 27 dicembre 2012

Com'è un natale senza

Com'è un natale con una pancia vuota?

In questi giorni ho letto e studiato molto.
Ogni sera, prima di addormentarmi, continuo a riempirmi la testa di informazioni, riflessioni, terminologie tecniche che non mi appartengono, che non sono mie.
Io faccio l'architetto.
Creo spazi.
Immagino.
Per me, se un edificio crolla, il problema è facilmente individuabile.
C'è una causa tecnica, che risiede in un calcolo statico fatto male, nell'uso sbagliato di un materiale, nell'aver buttato giù un muro maestro, per aver eliminato un pilastro portante.

Io penso, calcolo, immagino, creo, realizzo.
Combatto da quando sono nata con la mia personale diatriba interna tra il razionale e l'irrazionale di me.
Poi tiro fuori una soluzione, arrivo ad una conclusione.
Poi mi rilasso.
Ecco perchè mi comporto così.
Cerco una soluzione.
La questione è che qui non è detto che la soluzione si riesca a trovare.
Ciononostante (ciononostante è una parola che uso tantissimo ultimamente, me ne rendo conto) vado avanti, faccio domande, strizzo gli occhi, mi faccio venire il mal di testa.

Com'è un natale con la pancia vuota.
Due giorni fa avremmo finito il primo trimestre.
Il giorno di Natale.
Poca roba per molti.
Tanta roba per i miei piccoletti, che stavolta hanno lottato tanto.
Il nostro punto zero. L'inizio della nostra gravidanza.
Avrei tirato il famoso sospiro di sollievo. Avrei ripreso il mio amato lavoro, mi sarei alzata dal letto, mi sarei ripresa il mio corpo, pieno, trasformato.
Il condizionale non è un obbligo, e continuare ad usarlo è da masochisti.
Però questi sono i fatti.
Ed io non ho voglia di rispondere al telefono, ad un telefono che non ha squillato prima, e che squilla oggi dopo le feste, quando il natale è passato e non si è rischiato di inquinare con il nostro dolore, le situazioni di idillio e di amore perfetto delle famiglie del Mulino Bianco.
Abbiamo visto anche noi un film di Natale.
Poi abbiamo mangiato anche noi il torrone e il panettone.
E ci siamo seduti a tavola con le famiglie e le persone sconosciute che non parlavano italiano, abbiamo sorriso e parlato di politica, scartato i regali, baciato, pregato, alla fine di un tavolo lungo pieno di gente, con le mani sotto la tovaglia, sempre strette, sempre insieme, sempre più strette quando sentivamo salire le lacrime agli occhi, per non farci vedere, per non far capire, perchè quel dolore, quell'assenza tra i sorrisi, è forte, è un'assenza presente. Più di prima.
Io mi sto riprendendo la mia vita.
E il mio corpo.
Le perdite sono finite solo ieri.
Stamattina il test è negativo.
Domani farò le beta perchè voglio essere sicuro che sia andato via davvero.
Poi farò altre analisi di approfondimento mio.
Poi farò quelle che mi indicherà il dott. Gio dopo che ha studiato la situazione.
Poi aspetteremo il citogenetico.
E poi spereremo.

E poi alla fine com'è un natale senza pancia?
E' il bisogno di cercare le luci, è una passeggiata nel centro storico, tra gente sconosciuta, noi tre, persi nella folla, Hope confuso, noi sempre con le mani strette.
E poi è passare davanti la clinica di procreazione assistita.
Fermarsi lì e lasciar andare quelle lacrime che spingono.
Buon natale piccoli pinguini di mamma e papà, siamo venuti a trovarvi. Siamo qui vicino. Ci separa un muro. Solo quello. E tra un pò saremo di nuovo insieme. Resistete piccoli. Voi siete la speranza, e ancora il futuro. Voi siete noi. Noi insieme fusi. Tutto il nostro essere, nel bene e nel male. Non potete essere malati anche voi. Il nostro amore, tutto quello che noi siamo qui, su questa terra.

E allora com'è un natale con la pancia vuota?
è che nessuno ti chiede come stai.
perchè le parole non ci stanno.
e i dolori non si raccontano.
ognuno ha i suoi.
e a natale non se ne parla.
e va bene.
e allora una preghiera per i nostri piccoli si, loro sono angeli innocenti, non nati in una stalla, però esistiti anche se per poco.
una preghiera per loro.
una sola.
un pensiero.
ma non si può.
il dolore è un tabu.
considerare un lutto, la fine di una vita iniziata da poche settimane, un'assurdità.
Si pensa a noi.
A loro no.
A loro solo mamma e papà pensano.
Ed è giusto così.
Lasciateci soli allora.
Con loro.
Non chiediamo altro.

buon natale pinguini...


lunedì 24 dicembre 2012

...e così.


...qui lo posso dire.
Ogni foto degli auguri di Natale inviati quest'anno ha un significato.
Voi lo sapete già.
C'è il mio piede mentre leggo Gramellini la mattina del pick up
C'è Ema che coccola la mia pancia con dentro il cavaliere
C'è il mio amore che fa l'albero con Hope
Ci sono io e Hope
C'è una decorazione natalizia che mi hanno inviato per Hope
C'è il letto, la mattina del raschiamento
Ci sono i miei due cavalieri-blasto
C'è mia nipote versione natalizia
C'è la piumetta scesa dal cielo due giorni prima del pick up
ci sono le nostre mani e le farfalle di CiaoLapo
c'è la candela sempre accesa
ci sono i frutti rossi che mangiavo quando la pancia cresceva
ci sono i bicchieri durante il brindisi dei cinque anni di amore
e poi ci sono gli Angeli
che abbiamo appeso al nostro albero.
Tutti i piccoli che sono andati via ma che rimangono con noi.
c'è la bimba con le treccine con la faccina furba e impertinente, lei è l'extrauterina
c'è l'angioletto bianco con le ali, lui è il primo che è andato via
c'è l'angelo di vetro con le ali di metallo, lui è Nevischietto
e poi c'è il cavaliere di ceramica con il cuore al centro del suo corpo:
quando l'ho acquistato appena dopo l'aborto, è caduto, e la sua aletta si è spezzata.
L'abbiamo incollata ma in effetti il danno si vede ancora, 
poi tutto sommato abbiamo lasciato così: è il nostro angioletto con l'ala spezzata .

Noi siamo qui
Stanotte con loro
le lacrime e i sorrisi
e la gratitudine per essere stati con noi e per averci dato tanto durante la loro breve vita.

Buon Natale
grazie per l'immenso amore che continuate a darci ogni giorno con le vostre parole.


giovedì 20 dicembre 2012

un natale di luce

Siamo in mezzo ad un oceano.
Non vediamo nè la riva nè un appiglio al quale aggrapparci.
Però nuotiamo, cercando di non annegare.

Lorenzo -  Ti cercherò

Ti cercherò sempre, continuerò a cercarti ancora.
Non abbiamo speranze concrete ma ti cercheremo ancora.
Ti terremo la mano e ti porteremo qui con noi.

Piccolo mio, non avere paura.
Fa freddo ora là dove sei, ma arriverà la luce.
Mamma e papà la terranno sempre accesa per te.


Quando abbiamo visto la prima ecografia, quella della camera gestazionale, che non ci aspettavamo di vedere, siamo tornati a casa e abbiamo acceso una candela. Non una vera ma una elettrica, quella che si vede in secondo piano nella foto qui sopra. Perchè volevamo tenerla accesa giorno e notte in camera da letto, dove vivevo tutto il giorno, perchè quella luce per noi, era quella speranza che volevamo tenere viva.
Poi  le cose sono precipitate. Abbiamo spostato quella candela in soggiorno, dove la vedete ora.
Ci siamo detti che si sarebbe spenta presto, non ricaricandola più. 
Si sarebbe spenta, insieme al nostro bambino. 
Questo accadeva a 7+5 settimane di gravidanza.
Oggi, a dodici giorni dal raschiamento quella luce è ancora accesa. Non si è spenta.
Ogni giorno passavamo, buttavamo un occhio e dicevamo: "...hai visto che la candela è ancora accesa?" ...e pensare che durante la gravidanza mi svegliavo all'improvviso con la paura di vederla spenta.
Invece no.
La luce è ancora accesa. 
Ancora oggi.
E lo sappiamo che è il nostro bambino che è qui. 
E allora abbiamo acceso anche le altre luci.
Questo è il nostro Natale.
Non abbiamo ancora fatto l'albero, e in cinque anni non ci era mai successo.
Questo è il nostro Natale.
Cerchiamo la luce.


Domani vi racconto della visita di controllo di stasera e dei programmi futuri.
Stasera no.
Stasera va così.

mercoledì 12 dicembre 2012

...a casa, tra noi.


Ninna nanna, 
ninna oh, 
questo bimbo a chi lo dò,
lo daremo alla Befana,
che lo tiene una settimana...
Ninna nanna, 
ninna oh...

Angioletto mio
dove sei?
Ci hai lasciato qui da soli
e noi ora non sappiamo più dove andare.



Gli angeli vengono se tu li preghi 

e quando arrivano ti guardano, ti sorridono e se ne vanno 
per lasciarti il ricordo di un sogno lungo una notte, ma che vale una vita 
vivilo in fondo perchè lui non torna più... 


Io ti ho notato, guardavi me e tremo ancora dentro ora lo sai anche te

sai che tra poco dovrò dirti addio - angelo mio -.

hai detto tu che se sei qui non è perchè sei mio ma perchè è così
che compirai il volere del tuo Dio...angelo mio.

al tuo volo io non opporrò ma chiamami ti seguirò.
tu presto volerai e ne morirò,
non saluterai e poi fuggirai,
cercherò di non scordarti mai...angelo mio.

non ho risposte a cosa vuoi da me,
non ho pretese se non sei come me
lasciami credere che ritornerai...angelo mio.

se poi pensi, che non ne vivrò, chiamami ti seguirò.
tu presto volerai e ne morirò,
non saluterai e poi fuggirai,
cercherò di non scordarti mai...angelo mio.

non ho mai avuto rimorsi amore
e sai...non ne avrò,
e se un giorno vorrai, da me tornerai
per riportarmi più su, su.

non ho parole per dirti di più
ma tremo dentro, lo sai anche tu,
sai che tra poco dovrò dirti addio...angelo mio.

Tu presto volerai e ne morirò
non saluterai e poi fuggirai
cercherò di non scordarti mai...angelo mio

se poi pensi che non ne vivrò, chiamami ti seguirò
volevo io che tu fossi qui, ho chiesto troppo e quindi è andata così
un sogno lungo, una notte e poi addio...angelo mio.




giovedì 6 dicembre 2012

il nostro futuro presente

Ha senso che io continui a contare le settimane?
Ha senso, perchè a 8+3 tu sei ancora qui, fisicamente ma non più con il cuore.
Un paradosso difficile da comprendere.
Facile per me, quando ieri sera sei apparso su quel monitor, la tua cameretta, che tanto hai faticato a costruirti, era lì, intatta.
E tutto intorno il trofoblasto.
Troppo.
"è anomalo per un aborto Anna. E' un trofoblasto diffuso che sembra convalidare le anomalie che sospettiamo".

Domani mattina ci divideranno.
Stavolta non faremo da soli. Siamo diventati una cosa sola e mi sa che non ce l'abbiamo la forza per andare ognuno per la sua strada, come è successo le altre volte.
Alle 8.00 di mattina mi addormenteranno e poi eseguiranno un raschiamento.
Poi ti metteranno in un barattolino e ti consegneranno a papà.
Papà ti porterà a fare un giro in moto, una corsa contro il tempo, fino al Policlinico Tor Vergata, e lì, vi saluterete per l'ultima volta.
Strano che dovremo essere noi a portarti via. Eppure ormai siamo diventati una cosa sola con i medici, collaboriamo come meglio possiamo fare, ci adoperiamo per capire.
E così mi sveglierò e sarò sola, senza l'abbraccio di papà, senza di te.
Tenteranno di fare il possibile per esaminarti.
Tenteranno un citogenetico che speriamo ci dia la risposta della tua dipartita e ci aiuterà a mettere a posto un'altra tessera del puzzle futuro che stiamo costruendo.
Ora parlo con te come fossi uno.
Abbiamo faticato a rivolgerci a te al singolare. Eravate in due. Siete in due. Siete tutte e due ancora qui.
Da domani non più.


In questi giorni abbiamo discusso, ragionato, cercato la lucidità per fare i prossimi passi.
Ne stiamo facendo molti, nonostante sia passata solo una settimana.
Molti mi hanno chiesto perchè.
Come faccio a mantenere la lucidità e la forza.
Tutto quello che ho fatto fino ad oggi, è stato facile.
Perchè voi eravate con me.
Tutta la mia vita eravate voi.
Ogni mia azione, ogni ostacolo, è stato semplice.
Perchè aveva uno scopo.
Voi.

Io ora non lo so se ce l'ho questa forza.
Ho paura.
Domani sarò di nuovo sola.
Ho paura.
Di soffrire.
Del dolore fisico.

Ora non è il momento di pensare al futuro, devo affrontare questo presente.
Poche ore mancano.
Questo ora è il nostro presente.
Da domani saremo di nuovo soli, uniti nel cuore.
Da domani rinascerò di nuovo come una nuova donna, non una donna peggiore, una donna diversa.




lunedì 3 dicembre 2012

grazie

Grazie a tutti per quello che state facendo per noi.
Grazie a mia sorella per il suo messaggio d'amore che stasera mi ha donato:

In Cristo voi potete credere nel futuro, anche se non potete distinguerne i contorni.
Voi potete affidarvi al Signore del futuro, 
e superare così il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito 
e al prezzo da pagare.
Ai discepoli sgomenti sulla via di Emmaus il Signore disse: 
" era necessario che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?"
Il Signore rivolge queste stesse parole a ciascuno di noi.
Per questo non abbiate paura di impegnare le vostre vite nella pace e nella giustizia, 
perchè voi sapete che il Signore è con voi in tutte le vostre vie.
Giovanni Paolo II


Il dolore sta arrivando, sordo e bastardo.
Siamo nel limbo in cui io e lui siamo ancora insieme, anche se lui non è più.
Quei giorni di attesa che tante volte ho vissuto.
Quei giorni in cui il mio ventre è culla per lui, finchè non ci divideremo.
E siamo qui, ancora in attesa, del dolore fisico e di quello del cuore.
Cercando un perchè, cercando di non morire insieme.

venerdì 20 luglio 2012

...dovrei

...dovrei raccontare che il tempo si è fermato.
che le decisioni sono prese.
che il viaggio è già iniziato.
però ho paura, e così mi godo ancora le poche ore di estate in attesa della pioggia prevista.
Proprio a noi sta succedendo.
Proprio tu, arriverai così tra noi, su questa terra.
La strada era segnata e tu lo sapevi.
Voi lo sapevate.

Arriverete così.
e noi vi accoglieremo a braccia aperte, e un giorno vi racconteremo perchè.

incrocio dita
aspettando di vivere la vostra primavera.
Mi abituo a questa idea
e comincio a tessere la vostra tela.


lunedì 30 aprile 2012

ci conosciamo già

...è che io e te già ci siamo "sentiti", ci siamo già "visti".
Io ti conosco già, non sei un'entità astratta.
Tu esisti già, e per questo io so che non devo venirti a prendere, sei tu che sceglierai quando potrai.
E' qui che trovo la mia forza,
è questa la differenza.
Io mi siedo e ti aspetto.
Il nostro mondo non va veloce.
Siamo io e te.
Il nostro tempo è fermo e dilatato.
Rincorre gli attimi di speranza.
So dove sei e so che arriverai.
Mi basta questo ora.

immagine tratta da qui

mercoledì 7 dicembre 2011

Le risorse che ho.



E' arrivato il momento di intaccare le mie riserve.
Vale a dire, rompere quel piccolo salvadanaio nascosto in un angoletto della libreria.
Romperlo e tirare fuori quegli spiccioli, che mi serviranno, per poter stare bene almeno per un pò.
E questi spiccioli, sono le mie riserve di speranza, amore, passione, voglia di futuro, creatività, bisogno di fare un figlio e di accarezzarlo, di inventiva lavorativa, di incoraggiamento verso me stessa, di orgoglio femminile.
Non sono soldi, no.
Anche se quelli sono finiti, ed io davvero, così in basso non ci sono mai stata e non so come faremo ad andare avanti i prossimi giorni, fino alla prossima puntura mensile di sopravvivenza. No. Non di soldi si tratta, ma di amor proprio.
Ed io ne ho tanto.
Anche se non sembra.
Anche se il mio lato nero prevale sempre.
E' che quando la sorte sembra davvero contro, allora mi ribello, e mi dico che no, non è possibile. Non può essere. A me no.
E quindi rompo questo maiale di coccio, porca miseria, ma in mille pezzi eh. mica che poi corro il rischio di volerlo riincollare. no. Lo disintegro.
E cerco di andare avanti ancora per un pò.

Fino alla prossima disavventura procreativa.

Sarà che ormai, la fase "invidia della pancia altrui" l'ho superata. Forse perchè ho capito profondamente che a spiegare a certa gente, che il nostro è un dono, quello di fare figli, non un obbligo, non ne vale più la pena. Che nessuno, nemmeno il padreterno, è obbligato a farci diventare madri se così non è scritto. E allora stasera vado pure (malvolentieri comunque) ad una festa di amici o presunti tali, che dei nostri aborti non gliene frega niente, nè della nostra pancia piatta e delle lacrime  e il sangue di questi ultimi mesi. Magari riceveremo pure qualche altra bella notizia, ma poi chissenefrega. Che non scambio nemmeno un giorno di quelli passati a lottare e combattere, con uno inutile e scontato. E sono seria. Lo penso davvero.
Indifferenza, e testa alta.

Oggi, 
45° Post Aborto.
niente ciclo.
ma pare stia arrivando, il bastardo.
L'eco di oggi pomeriggio rivela che è imminente.
"sia ringraziato Dio!" mi è scappato, mentre mi mostrava l'immagine in video.
E lui ride.
Il dottore ride.
E meno male.
Che da lui ci sono approdata che non respiravo. Piangevo a singhiozzi e non vedevo il futuro davanti a me.
Ora ridiamo come fossimo grandi amici.
Vabbè.
No va benissimo.
Non sono ironica. Va bene davvero.
Che è il mio psicologo-esperto-amico, anzi il nostro.
Ed io, ogni volta, esco di lì con la speranza nel cuore e la felicità negli occhi.
Ed ho insistito, con la storia che magari questo scherzetto sono state le beta residue del precedente aborto - e questo, lo preciso, non per me, ma per chi non crede che un altro aborto possa essere avvenuto, e molto candidamente mi ha risposto "Annina, se vuoi ti dico che è così, ed io non posso essere sicuro al 100% ovviamente, perchè io non sono invincibile, ma dalla mia esperienza, e conoscendo te, e quello che ho potuto vedere dopo il tuo aborto, ritengo che il residuo sia altamente improbabile. Impossibile".
E poi di lì, a scherzare, sulla mia presunta iper fertilità, che almeno la prendiamo a ridere ora, perchè di lacrime ora non ne ho più. E poi perchè domani è l'Immacolata Concezione, che è la festa un pò di tutte noi donne con il desiderio di diventare madri o che madri lo sono già.

Che tutti questi angioletti ci staranno pur preparando un posto accogliente da qualche parte un giorno, che se proprio non è il paradiso, pazienza, ci accontentiamo dell'anticamera.
E che il nostro, di angelo, quello vero, sta ancora lì a guardarci, magari non è come ce lo immaginiamo noi, oppure si, comunque, un giorno si presenterà alla nostra porta e chiederà di entrare.
E allora noi saremo pronti ad accoglierlo, perchè è tanto che lo aspettiamo.

and they lived happily ever after.
Amen