Gli ultimi eventi mi stanno facendo riflettere su quello che ho vissuto e sto vivendo in questi ultimi due mesi.
L'addio di Luca e l'immedesimazione in Giulia, mi hanno riportato indietro a quei giorni drammatici.
Ho ricordato il pianto del mio compagno, quando sono entrata di corsa in sala operatoria, e ho ricordato il dolore provato nei giorni successivi, non per me, ma per lui e per quello che aveva vissuto nella paura di perdermi. Ho ricordato la paura che ho provato e quella frase: "non fatemi morire", sussurrata tra i denti, senza fiato, prima dell'anestesia.
Ho pensato a quello che deve aver provato Luca e se si è accorto che la sua lotta era finita.
Il dolore va vissuto.
L'ho imparato a mie spese.
Non può essere rimandato.
E se questo ti immerge, è così che deve andare in quel momento.
Ho avuto una reazione molto personale al dolore.
Mi sono chiusa all'interno di me stessa e ho assecondato tutto quello che passava per il mio corpo e il mio cuore. Ho chiuso fuori il mondo, e per questo ora so, temo, di aver perso pezzi e persone. Ma questo è stato il mio modo per sopravvivere. I primi quindici giorni stordimento, concentrazione sul dolore fisico, desiderio di dire, dirsi, di essere ancora in vita, ma senza crederci poi davvero.
Poi il buio.
Poi il vero dolore.
E tutto il mondo fuori.
La vita prende forme che non ti aspetti. Poi ritorna normale. E tu puoi scegliere di essere protagonista di tutto questo, oppure no, e lasciarti trasportare e sbattere contro gli scogli durante una tempesta,
oppure stringerti saldamente al relitto e cercare di non annegare, nuotare, consapevole che le onde possono sì inghiottirti, ma anche accompagnare fino alla riva, dove ti puoi salvare.
Questo vuol dire per me vivere in un mare di dolore.
Ora sono quasi a riva e sono salva. Ho i muscoli a pezzi per lo sforzo, ma sono salva e ho bisogno di ricominciare.
Ci devi entrare dentro al dolore per poterne uscire. Ognuno ha i suoi tempi, ognuno le sue fasi, ognuno lo affronta come può. Non ci sono ricette, non ci sono consigli. Ci sei solo tu e lui. Come è vero quando dici "non può essere rimandato". L'amore degli altri si, a quello ci penseremo domani, a quello ci penseremo quando saremo capaci di nuovo di pensare agli altri, di badare ai loro sentimenti. Gli altri lo capiscono, se ti amano davvero. Sei arrivata alla riva. Ora puoi solo ricominciare. Hai però una consapevolezza in più. Sai che puoi nuotare controccorrente e che c'è chi può lanciarti salvagenti quando sei stanca.
RispondiEliminaRaffaella
Sei quasi a riva, la tua stanchezza e' normale, hai nuotato tanto. Lasciati cullare dalle onde sul bagnasciuga, riposati, senti il sole sulla pelle e sorridi a chi verra' a sorriderti al tuo risveglio. Chi non verra' non l'hai perso, ha perso te e ha perso tanto...
RispondiEliminaTi abbraccio.
RispondiEliminaBrava Anna,
RispondiEliminaio sono qui che ti aspetto sulla riva con un prosecchino in mano.
Ti abbraccio forte forte.
chi ti ama ti tiene d'occhio, anche se non può tirarti materialmente fuori dal nubifragio ti guarda e ti aspetta, perchè sa che tu su quella spiaggia ci arriverai...acciaccata e stanca ma ce la farai...
RispondiEliminati voglio bene.
sempre ricominciare:-) Un bacio Annetta. Questo post è diverso dagli altri sembra un unizio..
RispondiEliminaLo è.
Elimina:)
Lo so:-)Un bacio dolce Annetta buon fine settimana.
Eliminagrazie Ele perchè hai capito.
RispondiEliminagrazie a tutte per la pazienza e per aver sopportato la pesantezza delle mie parole.
Io ringrazio te che hai capito me...lo sento che non era facile e non lo è ancora probablimente sopportare anche il peso di chi ti vuol bene e non sa se starti accando appesantendoti oppure farsi da parte e avere paura che tu non sentissi la vicinanza...insomma un gra bel casino...
Eliminaè esattamente questo Ele!!!
Eliminaesattamente questo!
Che belle parole!
RispondiEliminaUn abbraccio anche da me.
Maria Grazia
Il dolore, credo, sia in assoluto il sentimento più intimo e personale, quello che non puoi né dividere né condividere con nessuno. Il dolore è parte di te, ti abita, ti veste, ti incupisce e poi lascia la strada alla luce, ai miracoli, agli arcobaleni. Va metabolizzato, e ognuno di noi ha il suo modo di scioglierlo, addomesticarlo, liberarlo. Sono contenta di sentirti così. Un abbraccio carico di meraviglie, quelle che sempre ci attendono
RispondiEliminaOnestamente non vedo altri modi di reagire al dolore. Hai fatto quello che doveva esser fatto per poterne uscire. Sei stata bravissima Anna. E anche rapida, se mi permetti. Bacio.
RispondiEliminaGrazie, Anna.
RispondiEliminaSono qui, Giulia.
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