Questa sera sono tornata tardi a casa perchè dopo il lavoro io e Gio siamo rimaste fuori studio a parlare. Condividiamo quattro mura e mezzo (tanto è grande il nostro piccolo studio) e non riusciamo a parlare delle nostre cose se non quando usciamo di lì, come se, riempendole delle nostre vite non fosse più possibile avere spazio per noi.
Dice che guarda i miei occhi e li "sente" tristi, che legge quanto sono amareggiata.
Le ho spiegato che è così, che non ho superato questa nuova perdita, che mi segno con la matitina i momenti in cui non sento stringersi la gola, che solo quando mi distraggo, allora la vita sembra più semplice, ma che io una vita così non me l'ero immaginata.
Le dico che sto cercando di ricordare come ero prima della ricerca di questo figlio, che non me lo ricordo più.
Che stanotte mi sono sognata il marito della mia amica Pami che mi ha lasciato da due anni, che questo significa che io non ho elaborato nulla. Che non ce l'ho questa capacità ora, non sono capace di andare avanti. Che il mio futuro non me lo immagino ma che il guaio è che non riesco nemmeno a pensare al presente.
Come si chiama questa? depressione?
chiamatela come volete, fatto sta che c'è.
Io la chiamo inizio del cammino.
Conosco il mostro e so che lo devo combattere, ma non so come.
Ecco.
Non so come fare a stare bene. Devo lavorare in questo senso, capire quale è lo strumento per imparare a stare bene. E non ditemi : la palestra, la dieta, lo yoga, i balli di gruppo, il volontariato in Chiesa. No. Per favore. Sono dotata di una sottile capacità emozionale, tale da farmi dividere le cose che mi "distraggono" dal mondo, dalle cose che mi fanno vivere. E la ricerca di mio figlio è una di queste ultime. Dunque, non sarà una palestra a farmi stare bene, no. Ma ora, non so cosa è, e dunque, consapevolmente sto male.
E non lo so come si fa a vivere così, ma si vive. Mi basta aggrapparmi all'odore di Fabio a pensare che questo momento passerà e che mio figlio arriverà, ed io sarò una brava mamma, più consapevole di altre, più difettosa, è probabile, ma già in grado di fare delle scelte.
E passerà lo so.
Per questo non mi preoccupo per questa brutta bestia che è l'ansia, so che è causa-effetto di quello che ci è accaduto e che questo è il mio modo di vivermi questa nuova perdita, avvenuta dentro di me.
Finchè non troverò il modo di riporla in un cassetto e cercare di dimenticare.