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sabato 28 giugno 2014

Il futuro non è più quello di una volta.




Mi sono ritrovata in un forum per eterologa.
Ho letto la mia presentazione e non mi sono riconosciuta.
Mi sono letta come se le cose accadute fossero accadute ad un'altra persona, e questo, non mi è piaciuto.
E' una presentazione che riassume molto di me, e che sul blog non ho mai fatto, perchè il blog è per i miei figli e per me.
"L'appoggio" qui, per chi passa, affinchè abbia l'accortezza di non propormi torte di pannolini e offerte per asilo nido, e per me, per tenere nero su bianco ciò che mi ha portato ad essere oggi quella che sono:
una donna in attesa e in continua ricerca di se stessa.

Lun Dic 10, 2012 3:57 pm
"vi racconto il nostro percorso.la nostra ricerca inizia a settembre 2009.la prima volta che vedo un test positivo è marzo 2010 ma subito dopo arriva il ciclo.non mi preoccupo, sono inesperta, sono felice di aver cmq prodotto qualcosa.E infatti, a maggio, con una settimana di anticipo dall'arrivo del ciclo, faccio un clear blue che mi indica "incinta 1-2 settimane"Il 2 giugno iniziano le perdite, forti, che non si interrompono.Lo perdo.A febbraio 2011 inizio un monitoraggio dell'ovulazione, unica iniziativa della mia ginecologa che non ritiene di dover fare nessuno approfondimento.Rimango ovviamente incinta. Ma poco dopo arriva il ciclo. Faccio le beta e sono positive.sono scioccata. Chiamo la ginecologa e lei mi dice che sia il test sulle urine che le beta sul sangue sono sbagliate. Io le chiedo esami e approfondimenti sulla poliabortività e lei mi risponde che faremo un esame alle tube. Mi incazzo. Cosa centra un esame alle tube se io rimango incinta?Vado in crisi. Cominciano le crisi di panico e di ansia.Cerco aiuto.Trovo il mio angelo. Un dottore esperto in abortività che mi ha accompagnato fino ad oggi tenendomi per mano.Iniziano le ricerche che però non rilevano nulla di importante, a parte le solite mutazioni in eterozigote dell'MTHFR e del PAI, sia mie che di mio marito. Dagli esami strumentali invece si scopre immediatamente un papilloma virus al collo dell'utero, che non centra con le gravidanze ma che quella cretina precedente non aveva visto per la mia salute, e da un'isteroscopia all'utero, dei polimi endometriali. Con una terapia forte ormonale i polipi scompaiono. E' luglio. Inizio una terapia a base di integratori e prefolic, a settembre sono di nuovo incinta. Le beta sono altissime in anticipo di dieci giorni dal ciclo. Non capisco cosa è successo. Crescono. Ma non raddoppiano. Iniziamo una terapia a base di cardioaspirina, cortisone, preogesterone in ovuli e punture oltre al resto. Arriviamo a vedere una piccola cameretta gestazionale. Ma le beta si fermano: partite da 1200 arrivano a 13.000 e poi basta. Nuovo aborto. Sempre alla sesta settimana. Espulsione spontanea. Impiego 53 giorni per far tornare il ciclo. Era il 15 dicembre dello scorso anno, ero a Colonia, in Germania, dentro il Duomo. Me lo ricordo come ora. E' l'inizio di un nuovo periodo, lo sento. A gennaio inizio il monitoraggio dell'ovulazione, ogni mese capiamo che è l'ovaio sinistro a produrre, ma è bislacco, secondo il dottore il vero ovaio è quello di destra, quello "buono" che dovrebbe produrre ovuletti buoni da fecondare.A marzo facciamo un post coital test e il risultato è ottimo. Tanti spermatozoi, pimpanti e baldanzosi, si decide che una IUI in questo caso è inutile. Ovulo a destra, due giorni prima del post coital test.Manco a dirlo, a fine mese sono incinta. Ovulazione destra come previsto.Stavolta la terapia dura da mesi, non inizia con la gravidanza, ricominciamo punture e ovuli di progesterone e aggiungiamo eparina.Le beta triplicano. Crescono benissimo. Il mio dottore dice che è la volta giusta ne è sicuro.Una mattina mi sveglio, e mentre facevo il pane, sento un dolore lancinante alla pancia. Un dolore che mi piega in due.Sotto consiglio medico prendo un buscopan e mi metto a letto. Dopo due ore il dolore è tutto a destra. Aumenta sempre di più. Non voglio andare in pronto soccorso, il mio dottore mi accoglie in studio e non vedo nulla in utero. A destra sospetta un versamento, mi manda subito in PS e chiede un monitoraggio delle beta per sospetta GEU. Naturalmente le infermiere minimizzano, io aspetto un'ora e mezzo prima di essere visitata e ad un certo punto vado in choc. Svengo e non mi rialzo più.Di lì vengo portata di corsa in sala operatoria. Il dolore è così forte che non respiro più. Extrauterina a sinistra, anche se il dolore era a destra, anche se l'ovulazione era a destra. La tuba sinistra ha fatto un giro strano e si è pappato l'ovuletto fecondato nella tuba destra. Succede. Raramente. Sfortuna. Io rischio di morire, sia perchè la tuba scoppia in pronto soccorso, sia perchè perdo tanto sangue per via della terapia di eparina e cardioaspirina. Perdo anche la tuba ovviamente. E' maggio. Il 14 maggio 2012.Da subito mi viene messa davanti la realtà che da donna molto fertile ora le possibilità di concepire naturalmente sono bassissime, soprattutto perchè il mio ovaio destro, quello con la tuba lavora poco.A luglio prendiamo la decisione per iniziare la pma a settembre.Passo un'estate di preparazione, tra esami da portare e una dieta che mi fa perdere 14 kg, perchè mi dicono che così ho più possibilità.La pma inizia il 23 settembre con la soppressione, protocollo lungo. Il 18 ottobre con un pick up dolorosissimo ottengo 10 ovuli tutti dall'ovaio destro, il sinistro va in sciopero e questo convalida la teoria che è un ovaio che non va bene. 8 dei 10 sono fecondabili con ICSI. Tre di loro non vanno avanti, cinque si tenta di portarli a blastocisti, per ottenere ovociti di buona qualità. Si ottengono 4 blastocisti di qualità A, i biologi sono soddisfatti, i dottori pure, noi pure. Mi dicono che a 38 anni è una risposta buonissima.Il 23 ottobre è il giorno più bello della mia vita. Due di loro vengono trasferite nel mio utero. Le altre due sono crioconservate.Li amo da subito e so che ci sono.Oramai ho imparato a riconoscere i segnali del mio corpo e dei miei figli. So che ci sono. Il 31 ottobre le beta sono 213. Sono alte per un 8°PT.Pensano abbiamo attaccato entrambi.Lo stesso pomeriggio, la gioia si trasforma in angoscia. Perdite di sangue.dopo due giorni le beta sono cresciute ma non raddoppiate e così per tutta la settimana ogni due giorni.Si ipotizza che uno dei due che inizialmente si era attaccato non ce l'ha fatta e che ora le beta non vanno come dovrebbero perchè falsate da questo evento. Alla terapia aggiungiamo la solita eparina ma raddoppiate di dosaggio. Raddoppiamo anche il cortisone e l'eutirox e iniziamo un integratore per l'omocisteina. A sei settimane la prima eco, ci fa vedere una cameretta gestazionale giusta per le misure, tonda, bella e piena di speranze. Ma c'è un distacco. Io ho perdite marroni continue. Aumentiamo il progesterone e oltre alle punture quotidiane e agli ovuli aggungo il lentogest ogni due gg. Sono a letto. Mi alzo solo per andare in bagno. sono stremata ma penso che il mio piccolo ce la può fare. A 7+0 vediamo un piccolo embrioncino, ma davvero piccolo, di 3 mm.Il battito non lo vediamo. Ci rimandano alla fine della settimana per un'altra eco dove il battito si deve vedere. Io capisco che è finita. Da quel momento smetto di sperare, non lo sento più. Capisco che se ne è andato. E a 7+5 l'eco non vede più nemmeno l'embrione, la cameretta non si è ingrandita, io ho il sesto aborto.Venerdi, a 8+4 il mio primo raschiamento.Quello che si tenta è di ottenere una risposta dal citogenetico, che ci verrà consegnato il 7 gennaio 2013.Nel frattempo il mio dottore si confronta con Martinez di Malaga, che è un suo amico, e che so che qui nel forum molte di voi conoscono, e l'ipotesi che si delinea è che io e mio marito produciamo ovuli malati. Io studiando capisco che quel "malati" vuol dire cellule aneuploidie, alle quali non c'è soluzione, a quanto mi dicono.Capisco da sola che esiste una tecnica chiamata ARRAY CGH proprio per coppie con cariotipo normale e aborti ripetuti.Allo stato attuale non mi è chiaro ancora se è una tecnica che possiamo fare sul nostro sangue, se possiamo farla sulle due blastocisti congelate o non so che altro. Nell'ipotesi di poterla fare sulle blasto, ammesso di non metterle a rischio, dobbiamo accettare di scongelarle, fare la biopsia e poi trasferirle prima dei risultati. Ovvero devo mettere in conto un altro aborto.Ma io so che non posso lasciarle lì, anche se sono malate.Ora è tutto nero. Davanti a noi si delinea l'ipotesi che ogni volta che io e mio marito ci uniamo, nell'atto di amore più profondo, l'unica cosa che rimane, da una vita che potremmo concepire, potrebbe scaturire una morte. E a noi questo ora sembra una condanna infinita, una punizione che non meritiamo, una malattia che non sappiamo come curare.Siamo disperati, perchè sta morendo l'unica cosa che fino ad oggi ci dava la forza per andare avanti: la speranza."

La presentazione si ferma a quel dicembre.
Il 29 aprile 2013 ci prepariamo per accogliere i due crioconservati di classe A e B.
Quella mattina sono calma. Ho imparato a respirare grazie allo yoga. Sono sul lettino con le rotelle con indosso solo la camicia verde di carta da sala operatoria. Mio marito mi guarda affascinato mentre recito i miei mantra.
Entra il giovane biologo, che ci aveva già seguito a ottobre, e ci dice che la blastocisti di grado A non è sopravvissuta allo scongelamento e che trasferiranno solo quella di grado B, la quale comunque, dopo ore dal risveglio, si è espansa e ha buonissimi segnali di crescita. Non c'è motvo per cui non debba farcela.
Io capisco immediatamente che è finita così.
Il mio transfer non è bello come il precedente, mi emoziono comunque ma non piango.
Tengo con me la piccola blasto per dieci giorni e poi decido di fare le beta. Sono positive ma molto basse. Accolgo la notizia senza emozione. Mando a tutti questo sms: " il settimo angelo è arrivato, mi preparo a combattere" ma sento che non va bene.
Infatti dopo due giorni le beta si dimezzano.
Spiegazione: la gravidanza non è partita, il residuo del gonasi ha fatto sì che si leggessero beta positive ma non erano relative alla gravidanza.
L'endocrinologo sposa questa teoria, il ginecologo nicchia, io sorvolo. Nemmeno ho il tempo di piangere e pensare perchè il 6 giugno, improvvisamente, la madre di mio marito muore, in maniera drammatica e dolorosa, e tocca a noi due soccorrerla.
Il dolore mi si stampa nel cuore in maniera indelebile.
Improvvisamente mi cadono addosso tutti gli anni passati a combattere e rialzarmi immediatamente dopo la partenza di uno dei miei figli.
Cado in ginocchio, sotto il peso della responsabilità di una nuova famiglia confusa e dispersa, responsabilità che non mi viene richiesta ma che io per carattere adotto, e sotto il peso della caduta della speranza. La Speranza che avevo tenuto accesa in tutti questi anni.
Sto male. Fisicamente. Una gastrite violenta mi piega. E arrivo a dicembre. un dicembre sereno, calmo, in cui lascio andare tutti i miei figli e tutte le persone che non sono più con me e quelle responsabilità che nessuno mi aveva chiesto. Rinasco. 
Sono passati sei mesi del nuovo anno. Un nuovo periodo. Una nuova vita in cui vorrei raccontare del mio baby raimbow che non è arrivato e che cerco ogni mese, avendo preso la decisione di continuare la ricerca "naturalmente".
Ho poche armi ormai a disposizione.
Una diagnosi preimpianto o un'eterologa.
Per la prima la decisione viene presa seguendo il cuore. Non sottoporrò i miei embrioni, i miei figli, ad esami che li porteranno ad essere "scartati" in caso di errori cromosomici. Non sono loro che hanno chiesto di essere concepiti e il solo avere come risultato la diagnosi non mi porta ad avere la soluzione. Per la seconda, è la mia ultima spiaggia, che economicamente non posso affrontare ora, e per la quale mi dò il tempo per capire. La mia paura è quella di mio figlio da grande, che è la paura di tutti i genitori, e delle sue domande, per le quali oggi, non ho ancora risposte.

Ho superato il compleanno dei 40, che tanto temevo e ho fatto indigestione di storie a lieto fine over40. Ho concluso un altro ciclo di yoga, ancora più profondo e consapevole. Ho riconosciuto i miei sbagli e ho preso atto di una situazione che, da un punto di vista razionale non ha molto da raccontare.
Ho dedicato l'inverno ad un lavoro che mi ha riempito di soddisfazione, ho scritto molto, in maniera approfondita e meditata, su me stessa e sulle donne che affrontano un aborto. Ho conosciuto persone importantissime, che non si sono legate al virtuale, ma che per la prima volta sono reali, con le quali non mangerò la pizza il sabato sera ma dalle quali imparerò ogni giorno.
Ho dato spazio alla preghiera, pur non credendo in fondo che sarò esaudita. Il nodo da sciogliere attuale, è questa fede che non comprendo perchè debba essere viva, solo perchè si esaudisce un desiderio. Questa non è Fede.
Ma non rinuncio. Ci sto lavorando.
Ma non ho voglia di non prendere atto di quello che è stato.
Ho bisogno di recuperare un dialogo che nel tempo si è perso tra medicine, esami, ipotesi e ragion di vita.
Ho perso l'istinto.
Questa è la verità.
Ed è sempre stata l'unica cosa vera in tutta questa storia.
Sono divisa in due, tra il sentirmi ferma e senza armi e il "lasciare che accada quello che deve accadere", e questa situazione ora, è difficile da digerire. Non si trasferisce su un blog, non si racconta per strada quando mi chiedono "come va?" con gli occhi di commiserazione.
Ecco perchè mi fermo qui.
Persa.
Continuo a scrivere fiumi di parole che non verranno lette attraverso un video, ma solo attraverso il cuore di un figlio che arriverà.
Non ho spazio per altro.
E non so cosa accadrà.

mercoledì 2 ottobre 2013

Una sedia, la mia.

Tenderness Diptych, left (2003) © Kyle Rand
fonte: Come sedia


Grazie a Silvia,
che mi ha accolto nel suo sito, con la delicatezza che solo una donna sensibile e attenta al vissuto come lei, riesce ad avere.
Vi invito a leggere le sue interviste perché raccontano di uomini e donne le cui storie sono un esempio.
Amo il progetto di Camilla e Silvia di Measachair.
Un lavoro che va condiviso perché è un cammino, fatto di sedie che raccontano di arte, creatività, sentimenti, vita.

Buona lettura:
http://measachair.blogspot.it/2013/10/tutte-le-sedie-di-a.html?spref=fb

mercoledì 17 ottobre 2012

Di attesa e di libera tutti!



Ho fatto la puntura di GONASI libera tutti, anzi libera follicoli.
A quest'ora i miei 8 cavalieri stanno mettendo l'armatura e tra poco si apriranno per rilasciare gli ovociti (che naturalmente mi immagino biondi con gli occhi azzurri e i denti scintillanti e il mantello azzurro!  non so perchè mi sta prendendo il trip della sceneggiata medievale in costume!  il bello sarà quando mi immaginerò gli altrettanti spermatozoi di Fabio, saranno rossi o bruni? n.d.r).
Nel mentre, ovvero, nell'attesa della puntura finale, proprio nell'attesa appunto, che è il tema di stasera, mi arriva questa lettera di F.
F. ha ricevuto da pochissimi giorni l'esito negativo delle beta, dopo una fivet, che poi è stata una icsi dell'ultimo momento. F. è una donna che si è raccontata già in Bolle e dunque, la sua è la storia di una mamma speciale.
Abbiamo sognato tutta l'estate di arrivare a questo autunno insieme, con questo difficile cammino da percorrere mano nella mano. Lo abbiamo fatto. E nonostante si possa dire che lei si sia fermata, io sento che non è così, perchè di fatto lei, la mia mano non l'ha mai lasciata.
Continua a scrivermi che prende esempio dalle mie parole.
Io continuo a dire che senza esempi come il suo, io non sarei riuscita ad arrivare sin qua.
Ciò che F. scrive dell'attesa è una riflessione profonda, di cui fare tesoro, da coccolare e da adattare a tutte le situazioni.
A me fa bene tutto questo.
Mi fa fare pace con il mondo. Come stasera, che dopo l'ultimissima puntura, lui mi guarda e mi dice "non sono nemiche queste punture Anna. Ricordatelo. Sono amiche. Senza non potremmo. Senza non avremmo questa possibilità, anche se fanno male."   e allora io sorrido e mi tranquillizzo e passo la serata fino alla mezzanotte a chiaccherare con la mia mamma sul divano, e Hope sulle ginocchia, dimenticando gli otto cavalieri che si agitano nella mia pancia.
E allora va bene, allora si che questa attesa prende la connotazione della fluttuazione, senza paura, senza spazio, senza paura.
Il personale concetto di attesa di F. , ora è anche il mio, e questo è un grande dono, che oggi, più che mai, mi rende più ricca.
Non mi sono dimenticata di te, sai? Ci sono sempre, ti leggo sempre, ripenso spesso a ciò che mi hai scritto e a ciò che scrivi. Ciò che scrivi mi dà forza, coraggio, mi fa sperare, mi fa rivivere tante emozioni che ho appena vissuto. In questi giorni purtroppo il mio umore è a terra: io sono fatta così, lì per lì reagisco bene ai colpi duri, ma dopo un po' cedo e comincio ad avere paura e ad avere poca fiducia nel futuro. Ma ora non pensiamoci, ora questo momento è tutto tuo, e io desidero con tutte le mie forze che vada bene, perchè te lo meriti, te lo meriti tanto.Giovedì credo che avrò la testa lì a Roma tutto il tempo.Se posso permettermi di darti un consiglio, che credo poi sia il consiglio che ti danno tutti, ti auguro di poter essere serena, come io purtroppo forse non sono stata.Avevo visto la serenità di quei giorni di attesa post transfer come sinonimo di inattività: stavo ferma, a casa, non sempre a letto ma comunque riguardata e attenta a ogni minimo dettaglio, ma dentro non ero serena, non ero nemmeno inattiva. Ero un vulcano di ansie, speranze, timori, paranoie, di tutto.Non so nemmeno io spiegarti cosa intendo quando parlo di serenità: forse è un concetto vicino al nirvana, che però credo sia utopia per chi come noi ne sta passando tante.Forse la serenità che io mi auguro di avere nel mio prossimo tentativo, e che auguro a te di avere a te, è più vicina all'atarassia epicurea. 
In greco "atarassia" significa letteralmente "assenza di turbamento", ossia assenza di emozioni sconvolgenti, siano esse positive o negative. Spesso viene confusa con l'apatia, che è un concetto più negativo, ma il buon vecchio Epicuro aveva un'idea diversa, un'idea che credo possa tradursi, per noi, come "attesa", "sospensione"; ma una di quelle sospensioni prive della paura di cadere giù, direi più che altro come se stessimo fluttuando in assenza di tempo, spazio e gravità, in attesa di posarci dolcemente in un posto sicuro. 
Se ci pensi, anche il tuo piccolo (anzi, io spero i tuoi piccoli!) trascorreranno un lungo tempo fluttuando dentro di te. Per quanto noi ora stiamo vivendo questa sorta di "catena di montaggio" della fertilità, loro, alla faccia di tutto e di tutti, fluttueranno secondo tempi e traiettorie imprevedibili ma sarà proprio questo a portarli a destinazione.Ecco, io spero che tu (e, tra un po' di tempo, spero anch'io) sapremo trascorrere questo tempo fluttuando come loro.Perdonami se sono stata prolissa e magari un po' confusa, sono una pasticciona ma alla fine tutto ciò che voglio dire è che ti stringo forte e faccio il tifo per te!Faccio il tifo per gli 8 cavalieri e per la loro splendida regina, che saprà guidarli a destinazione!un bacioF.

martedì 11 settembre 2012

E' tempo


Genitore non è solo colui
che stringe un figlio tra le 
braccia; genitore è anche
chi un tempo ha atteso un
figlio che adesso abita il 
suo cuore. (C. Ravaldi)

E' una lunga giornata questa, come lunghe sono le ore che corrono sull'orlo del mio cuore, ultimamente.

lunedì 25 giugno 2012

La bolla di Maria Grazia



“Essere madre è un atto di onnipotenza. Il desiderio di essere madre, 
l'attesa di essere madre è il caos primordiale. Può generare stelle danzanti o nere voragini.
L'amore e il dolore ci assolvono dal peccato originario di conoscere e di volere essere madri.
Comunque per sempre. Che lo diventi o no, una donna è per sempre madre.”


Non so quale sia il modo migliore per iniziare questa storia, perché una sola storia non è. 
E’ un pezzetto di storia di quello che siamo, di come siamo, madri, figlie, mogli, compagne, sorelle, donne. 
E’ la storia di ciò che succede dentro di noi all’accadimento di un fatto, un fatto grande, che ci sposta la vita, che ci fa ricominciare daccapo, di nuovo, da quel punto in poi, come per una rinascita.
E’ il prima e il dopo.
La notte e il giorno.
E’ ciò che vivremmo o abbiamo vissuto.
Questa non è la storia personale di chi scrive. Maria Grazia Giordano Paperi mette insieme tutte storie di amore,  e per questo, ma non solo per questo, ho chiesto a lei di poter ospitare qui il suo libro, in questo spazio, Bolle, che accoglie queste storie e le mette a disposizione di chi legge, per farle proprie.  
Perché ogni storia è una Bolla di precarietà, dolore ed empatìa, dove ognuno di noi si riconosce per un vissuto proprio.
Io devo molto all’autrice, lei non lo sa, ma per me, aver letto il suo libro, ha significato comprendere un concetto fondamentale che fino ad oggi, prima la ricerca e dopo il dolore, sentivo di avere in me, ma che non riuscivo a mettere a fuoco:
Il significato di Essere Madre,
che è il  mio personale senso di maternità che ritrovo nelle sue parole, di cui avevo parlato qui
che è il mio sentirmi un tutt’uno con l’essere che mi abita e che cresce dentro di me, come parte integrante del mio corpo e della mia esistenza.
Per questo mio senso di sentirmi madre ed essere madre, perché il libro me lo ha ricordato in tutta la sua pienezza, scelgo di vivere questo mondo e in questo modo.
E questo concetto di Essere Madre, così scontato per alcuni, così intimo per altri, oggi  è il mio motore di esistenza, il mio centro.

Non parlerò del libro, né questa è una recensione. Mi interessa lasciare qui in questo posto, a testimonianza di quanto alcune parole possano scavare dentro fino a riportare alla luce quanto già si conosceva.
Quando la presunzione di essere madre ti acceca e poi, la vita ti mette di fronte a realtà che mai avresti pensato potessero esistere, allora ti fermi e guardi dentro te e ti cerchi, come donna, poi come figlia, perché, come dice Maria Grazia : “Non sei veramente adulta finchè sei figlia, figlia di una madre, anche da lontano, anche in modo inusuale, diverso. Sei comunque figlia.”

Maria Grazia è arrivata nella mia vita in un pomeriggio di questi ultimi, pieni di dolore. Non ricordo nemmeno come, tanto il dolore mi accecava. Ricordo che ero a letto e non riuscivo ad alzarmi. E’ arrivata in punta di piedi e mi ha sussurrato nell’orecchio “ lo so ”, perché figlia di una madre abortiva. Il dolore si trasmette nei geni. Quello che ho imparato io da questa mia vita è che,  anche la consapevolezza si trasmette, così come il sentirsi madre.
E’ da questo sentire che parto.
Dal mio sentirsi madre di bambini mai nati e di bambini futuri, dal mio personale cammino che scelgo di raccontare qui: oggi lo faccio prendendo a prestito pezzetti di questo libro, nel tentativo di ricostruirmi.

Ogni storia di donna è legata da un filo. Questo filo è tenuto insieme da una donna di nome Maryam, Maria, emigrata che affronta un viaggio di stenti su un barcone, incinta di un sogno, e non del suo fidanzato Yussef, Giuseppe. Maryam muore dando alla luce suo figlio con un cesareo dopo il viaggio di fatica. Maryam è vergine e il bambino non ha il patrimonio genetico dei genitori.
Maria ha fatto un’eterologa?
Ha dato il suo utero in affitto?
Maria è una donna come noi.

Maria è la Madre di tutte noi.


giovedì 14 giugno 2012

La Bolla di Adelia

Adelia mi ha regalato un'espressione che ho tenuto nel cuore durante i giorni dell'ospedale e del grande dolore fisico:

Mi sento una culla vuota, mi sento una bara vuota.

Questa frase mi ha colpito come un proiettile di vetro che poi si è fatta schegge dentro il mio corpo.
Ha racchiuso tutto ciò che sento, tutto ciò che mi sento, tutto l'odio che ora provo per il mio corpo, che non culla i miei bambini.
Non si nasce da un corpo, ma dalla coscienza di una madre
questa è Adelia.
Una donna con le braccia aperte e la sua pancia vuota in attesa.
Una donna che accoglie e condivide.
Avevo pianto mentre leggevo la sua storia in ospedale, lei è una conchiglia sulla spiaggia di Nina e la trovate qui nel suo blog, perchè con lucida consapevolezza aveva raccontato il suo dolore, come se fosse capitato ad un'altra donna, e ora, oggi, che vivo il mio di dolore, e la mia nuova perdita, piango ancora.
Perchè la ritrovo qui, in questo angolo di precarietà e di incertezza, in questo mondo fatto di vuoti, di quel "dopo" le beta che non crescono, "dopo" le camere gestazionali vuote, "dopo" quel sangue che porta via, "dopo" le assenze e i sogni dei figli mai nati, e i sorrisi dei figli non tuoi, nati quando dovevano nascere i tuoi.
E perchè mi ritrovo nella sua forza, nel suo bisogno di combattere nonostante la paura che possa riaccadere, il terrore cieco quando il test è positivo, eppure, il bisogno di guardare avanti, senza permettersi di tornare a guardare quel buio, nella speranza che quella luce non si spenga mai, nella convinzione di diventare un giorno madri di figli su questa terra, già mamme speciali oggi.

martedì 29 maggio 2012

La bolla di Fiorenza


Avevo bisogno di un pò di tempo per raccogliere le storie, ma ora ho bisogno di tenerle qui, così come mi arrivano e così come le sento.
La storia di Fiorenza è simile alla mia.
Ti scopri una poliabortiva quando ormai è troppo tardi.
E allora cerchi risposte, ti metti a disposizione della medicina, della ricerca.
Intanto il tempo passa e tu accogli questo passaggio come inevitabile. Abbracci questa strada e la accogli per rendere consapevole la tua maternità.
Questo fa Fiorenza.
Combatte e accoglie la realtà.
Analizzando la sua vita, il suo desiderio, il suo bisogno di diventare madre.
La sua storia mi è arrivata un giorno in cui io ero piena di speranza, alla terza seduta di agopuntura, mentre a pancia in giù mi facevo riempire di aghi e speranza, leggevo la sua storia e piangevo, non sapendo di essere già incinta. Florenza mi chiede scusa per la lunghezza del racconto, io rimango invece senza parole, per tanta condivisione, per tanta similititudine con la mia storia, per il tanto amore.
Grazie per aver raccolto il mio appello e per aver condiviso con tanto coraggio.

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sabato 5 maggio 2012

Bolle




essere in una bolla
avere paura di allungare la mano 
per non veder scoppiare le pareti trasparenti
rimanere immobili 
senza respirare
rimanere in silenzio
ascoltare il silenzio
osservare l'esterno
amare il mondo che ti circonda
più di quando ne facevi parte
e giocare ad essere normali
e poi ogni tanto sentirsi stanco
provare a sedersi
e subito la paura di rompere la bolla
no
devo rimanere in piedi
ad aspettare
che non si rompa
finchè il vento non mi porterà in un luogo sicuro dove la bolla potrà rompersi, 
ed io potrò ricominciare a camminare.


Più volte ho parlato della sensazione di sentirmi in una bolla,  una sensazione non piacevole, di precarietà, che mi ha accompagnato nei brevi periodi delle mie gravidanze.
In questo posto ho parlato forse solo di questo.
Riassumendo, la sensazione prevalente, oltre quella del dolore, è quella della precarietà.
Più volte ho provato a condividere, e più volte ho ricevuto risposte che io mai mi sarei aspettata.
Non sono una brava blogger, più volte l'ho detto. Ma spesso ho apprezzato leggere parole non mie, di sensazione da me invece provate.
Provo a raccogliere qui le storie che mi avete scritto in questo tempo, perchè voglio tenerle tutte insieme, perchè voglio rileggerle.
Perchè un aborto è una perdita che ti spezza l'anima, perchè mai nella mia vita avrei pensato di poter provare una sensazione così intensa di dolore, di impotenza, di assenza.
Perchè forse non si parla di abortività come si dovrebbe, nemmeno a livello medico.
Perchè spesso, anche chi deve affrontare la PMA, non sa che oltre che affrontare problemi di infertilità forse dovrà affrontare problemi anche di abortività, non avendo mai potuto provare a "tenere" con sè un figlio.
Perchè spesso, i centri di PMA privati non fanno fare il protocollo abortività alle loro pazienti.
Perchè spesso, ti dicono "almeno tu un positivo lo hai visto in vita tua".
E tu sei lì, con una scatola di test positivi e nessun figlio.
E pensi a loro, a quello che non hanno potuto vivere, a quello che non sono stati, a quello che sono stati per poco.
Perchè anche se per poco, la loro vita si accesa.
E poi, come durante un temporale, la loro vita si è spenta.


Aspetto le vostre storie, oltre quelle che ho già ricevuto, di vite mancate, ma anche di belle sensazioni, che nel tempo io ho imparato ad apprezzare, di quando anche se poco, sono rimasti dentro di noi, in attesa di crescere. 
Non voglio creare una pagina di tristezza.
Piuttosto di consapevolezza.
E di condivisione.
Perchè a me ha fatto bene condividere, e spesso anche voi lo avete fatto con me.

anais@inwind.it