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mercoledì 6 maggio 2015

Gobinde Mukande

Ieri sera ho imparato un nuovo mantra e una nuova meditazione.
La inizierò con la nuova stimolazione che partirà e, visto che dovrà durare i soliti 40 giorni, sarà perfetta per tutto il nuovo percorso.

Non sono spaventata, non ho paura, lo dico sul serio.
Sono stanca, perchè il lavoro mi impegna e i prelievi e le flebo sono tanti, compreso gestire le incompetenze altrui e il disordine e la poca professionalità delle persone. Ma questo, si sa, fa parte del gioco PMA.
Comunque, il punto non è questo.
Il punto è riuscire a gestire la mia rabbia verso gli altri.
Mi guardo da fuori e sono brutta.
Continuo ad aspettarmi chissà cosa e rimango male, mi sento triste.
Avrei tante cose da dire e non ne ho voglia, mi annoio ad ascoltarmi.

Quindi inizierò questa nuova meditazione:
GOBINDE MUKANDE

Questa meditazione pulisce il proprio karma, aiuta ad eliminare i propri blocchi, ed io ho molti blocchi evidentemente, che mi tengono inchiodata al passato.
Giorni fa leggevo un post di una blogger che ha da poco subìto un aborto, dopo anni e anni di ricerca di un figlio, e alla quale hanno dato i risultati del perchè è accaduto.
Le sue parole mi hanno bloccata.
Sapere la causa ti permette di perdonarti e di ricominciare..."
Io non ho mai ricevuto una risposta, mai una risposta, un perchè mi è accaduto questo in tre anni.
Non ho pace nel mio cuore e non mi arrendo per questo motivo.
Io non mi sono perdonata.
Mi sono fermata e ho avuto bisogno di guardarmi dentro, come qualcuno mi scrisse qui, ho avuto bisogno di "rimuginarci su", a costo di sembrare una pippotica indomata.
Pazienza.
Ora non ho paura del futuro ma ho avuto bisogno di aiuto e ho visto il nulla con me.
Il giorno del mio compleanno, è stato difficile ricevere quelle beta negative, più difficile è stato non ricevere una telefonata di auguri.
L'immobilità e la terapia di flebo mi avevano provato e avrei avuto bisogno di un abbraccio. 
Invece ho ingoiato lacrime, durate solo quel giorno, poi basta.
Sono forte, dicono.
Quindi non ho bisogno di niente.
Non spiego nemmeno più.
Quindi ho bisogno di pulire il mio karma e imparare a non programmare tutto.
Ho bisogno di fare uno sforzo enorme per non avere tutto sotto controllo.
Ma la pma è un percorso a ostacoli, non so come si fa a lasciar andare le cose come arrivano.
Non sono capace, devo imparare.

Leggevo ieri sera che dobbiamo immaginarci la nostra casa, con dentro tutte le nostre cose, quelle più care, le cose che ci piacciono e che conosciamo. E poi immaginiamoci una stanza sul retro della casa, con dentro tutte le cose a cui non stiamo pensando, che fanno parte del nostro passato. Questa stanza è piena di ingombri, di tutte le cose di cui non ci siamo disfatti, a volte la stanza sul retro è così piena di spazzatura che non si può chiudere la porta e addirittura si riversa nella stanza della mente conscia. Improvvisamente agiamo con paura, diventiamo preoccupati per pensieri infondati.
Ecco, io ora sono così.

"Gobinde, Mukande, Udare, Apare, Hariang, Kariang, Nirname, Akame" 
(Sostenitore, Liberatore, Illuminatore, Infinito, Distruttore, Creatore, Senza Nome, Senza Desiderio)

Recitare questo mantra per 11 minuti è come fare una doccia al subconscio.

Gobinde, tengo le braccia e le mani in alto verso il cielo, vengo dall'alto.
Mukande, porto le mani chiuse a pugno verso di me, mi incarno.
Udare, porto le mani con i palmi davanti al mio viso, guardo il mio karma.
Apare, giro i palmi delle mani e allontano le mani dal mio viso, rifiuto il mio karma
Hariang Kariang, riporto le mani verso di me, guardo di nuovo l'interno delle mie mani, perchè il karma ritorna anche se non lo voglio guardare.
Nirmane, le mie mani si muovono davanti ai miei occhi, lavoro sul mio karma.
Akame, mani in posizione di preghiera, ringrazio. 

martedì 2 dicembre 2014

Giuro, sarò roccia per darti forza sempre


E levo questa spada
Alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima
Attenderò i predoni
Arriveranno in molti
E solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo

Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Non temere il drago
Fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il male
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò

Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino
Sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre

Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero





Stanotte, la mia amica Pamela è tornata a trovarmi.
Come tutte le volte che arriva in sogno, ciò che sogno di lei è il sapere della sua malattia (che nei sogni non sparisce) e la consapevolezza che è tornata da dove è ora per passare del tempo insieme.

Quello che facciamo insieme è vita quotidiana, non sono cose importanti.
E' normalità.
Lei torna insieme alla ricerca di mio figlio.
La sua presenza è legata nel mio inconscio al mio voler fare luce.

Oggi pomeriggio tornando a casa ho realizzato che la scorsa settimana sua nonna è venuta a mancare.
Non sono andata al suo funerale, un pò perchè presa dagli eventi intorno a me e un pò (molto) perchè non volevo riincontrare la sua famiglia, e sua figlia.
Non volevo stare male.
Lo so, non è un bel pensiero, soprattutto è da egoisti, ma è così.
Pamela ha lasciato un vuoto incolmabile, e la sua assenza, anche se so che sia il marito che i parenti sono andati avanti, ricominciando la propria vita, per me è un fatto drammatico.
Qui, su questa terra.

Ma lei mi viene a trovare spessissimo.
In questi anni, ormai cinque, ci siamo incontrate talmente tante volte che io la sento sempre presente.
Oggi pomeriggio ho realizzato che avrà rivisto sua nonna, e sua nonna avrà rivisto sua figlia, perchè la mamma di Pam è venuta a mancare esattamente un anno prima di lei.

Ora sono insieme finalmente tutte e tre, e ho pensato a questa anziana signora che ha smesso di aspettare di riincontrare le sue donne. E ho provato una sensazione di felicità.
Poi ho ricordato di averla sognata stanotte e che il pensiero di lei aveva lavorato in sottofondo per tutta la giornata.
Mi parla.
Lo sento.
E tutte le volte viene per dirmi qualcosa.

Io so di cosa si tratta.




Mi piace questa canzone.
Chi lo avrebbe mai detto.
I 40 anni mi stanno rovinando.
Mi piace l'idea del guerriero che protegge.

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero.


Giuro, sarò roccia per darti forza sempre,
nonostante le mie paure.

lunedì 28 luglio 2014

26 luglio 2014 - Sant'Anna - Anna significa "mamma"

Deriva dal nome ebraico חַנָּה (Channah), che vuol dire favore", "grazia"[1][4][5][9]; il significato viene talvolta interpretato come "graziosa"[2][5].
È un nome biblico: è presente nell'Antico Testamento, dove è portato da Anna, madre del profeta Samuele[4][9], e anche nel Nuovo Testamento, nella figura di Anna, l'anziana profetessa di Gerusalemme che, assieme a Simeone, riconobbe in Gesù bambino il Messia[9][10]. La madre della MadonnaAnna, non è mai citata nei Vangeli e fa parte di una tradizione cristiana più tarda, tuttavia è stata proprio la sua popolarità in periodo medievale ad assicurare la diffusione del nome[5][10].
La lingua inglese conta il nome in diverse varianti: Hannah è quella usata generalmente in tutte le traduzioni della Bibbia (laddove l'italiano usa "Anna", ereditato dalle traduzioni greche e latine), ma cominciò a diventare comune solo con la Riforma protestante[1]Anne è il nome con cui è in genere chiamata la madre di Maria[10]; la forma Anna entrò nell'uso comune a partire dal XVIII secolo[10].
Anna è stato il secondo nome femminile più diffuso in Italia nel XX secolo[11]. Inoltre, nelle forme "Anna" e "Hannah", ha la particolarità di essere palindromo.
Va notato che Anna coincide con alcuni altri nomi, di origine differente: ad esempio, il nome maschile Anna, portato da un sommo sacerdote nel Nuovo Testamento, che è propriamente un'abbreviazione del nome Anania
in lingua berberaAnna significa "mamma"[12].

Avevo iniziato questo post esattamente un anno fa. Poi l'ho lasciato lì, chiuso in un cassetto.
Anna significa "mamma".
Ho preferito tenere per me questa verità, ho pensato non interessasse poi a nessuno. Dovevo fare mio questo concetto.
L'ho fatto, vivendo quotidianamente un'attesa, lottando per ciò che è stato, per ricostruirmi, per imparare.
Non sono stanca di lottare,sono solo in un momento di immobilità che la realtà del momento mi impone, ma è un momento di passaggio (lo so) e so anche che questo momento si trasformerà in una nuova fase. Ho smesso di nuotare, tanto per citare sempre l'immagine di una me alla deriva in un mare in burrasca. Ho smesso di nuotare, ma sono traghettata. Vivo così. Ora è così. Mi lascio traghettare, ho costruito tanto affinchè  le cose potessero essere così. Me lo merito. Posso permettermi di lasciare ciondolare gambe e braccia e lasciarmi andare,non trasportata indifferentemente dalla corrente, perchè c'è chi mi traghetta. Ed io lascio fare.
Sono accadute molte cose nel frattempo. O forse non è accaduto niente.
Per tanti il mio molto non è abbastanza, ma non è importante ora. 

Non l'ho pubblicato. Questo è accaduto perchè il giudizio comunque pesa. Pesa su un'anima come la mia, pesa su un cuore addolorato, pesa sulla mia sensibilità.
Io non riesco a non considerare il giudizio degli altri,  perchè sono un'insicura. Lo sono, anche a quarant'anni, forse più di prima. Mi sto interrogando molto su questo punto in questi mesi. La mia insicurezza sta pesando sul mio lavoro e sulle mie scelte, viene da lontano,  so da dove.

In ogni caso, il bisogno di sviscerare, di buttar fuori la parte più intima di una me traballante, ha fatto sì che intorno a me si sentissero in diritto di analizzare la situazione molte persone. 
Io lo permetto.
 Perchè l'opinione degli altri mi interessa, perchè ritengo che il confronto è sempre e comunque un momento di crescita.
Se è un confronto.
La questione è che spesso il giudizio non comporta confronto e nemmeno conforto. 
C'è, da una parte, la volontà di risolvere il problema, pur non avendo mai chiesto di farlo, oppure c'è l'illusione di voler aiutare chi denuncia un dolore e un malessere, senza rendersi conto che in realtà si vuole aiutare se stessi, ricercando in persone come me, la soluzione ai propri problemi.
Sono accadute delle cose, dal mio punto di vista molto gravi, che hanno minato alla mia insicurezza. Questo ha fatto sì che io mi chiudessi in me stessa interrogandomi su tutto. E per tutto vuol dire tutto. Dal lavoro, alla famiglia, alle scelte che ho fatto per cercare i miei figli. Mi sono sentita una fallita.
.
Ciò che a me ha fatto male è stato il non riuscire a difendermi circa il mio sentirmi madre. Comunque.
Ho lasciato che mi si convincesse che io non lo sono. Perchè non ci sono figli con me.
Ho lasciato che mi si facesse credere che la mia vita non ha senso impostata così, continuamente alla ricerca.
Ho lasciato che i miei figli rimanessere soli.
Li ho lasciati soli. 
Non siete esistiti.
Sono esistita solo io. 
Tutto ha girato intorno a me, tutte le scelte, le responsabilità, tutti i fatti accaduti.
Come se fossi l'unica artefice di tutto.
Questo mi ha fatto male. Questo è un male che mi si è attaccatto addosso, mi è entrato dentro, mi ha scavato.
Non sarai mai madre finchè non sarai responsabile di te stessa.
Queste parole risuonano nella mia mente come macigni.
Ho pensato che è davvero così.
Ho sbagliato.
Sono una persona che ha desiderato avere dei figli. Sono rimasta incinta molte volte e ogni volta le mie gravidanze si sono interrotte. A volte in maniera indolore, se vogliamo dirla così, a volte in maniera drammatica. Drammatica secondo il mio metro.
Ho creduto di poter imparare da questo, ho cercato di trasformare il dolore e l'assenza in un'occasione di crescita prima di tutto di me stessa. 
Ritengo di esserci riuscita.
Per arrivare a questo ho dovuto sviscerare alcuni fatti, analizzandoli.
Sono la sola autorizzata a farlo. Ciononostante rendo partecipi di questo la maggior parte delle persone che mi frequenta, che mi conosce e in questo caso, che mi legge.
Stop.
La storia è questa.
Non c'è altro.
Ho il diritto di raccontarla senza per questo dovermi sentire una persona diversa.
Non sono una persona diversa. Vivo solo molto intensamente la mia vita. Il mio passato e il mio presente.
Per il mio futuro ho qualche problema, ora. E non ho difficoltà ad ammetterlo. L'assenza di ciò che è stato mi radica inevitabilmente nel passato, e a volte il ricordo di ciò che è stato e che ora non c'è mi è più di conforto che l'immobilità. Non è il mio passato a bloccarmi, da lì traggo la forza per costruire il futuro. La frase più ricorrente che persone come me si sentono dire  è "ciò che è stato è stato, ora si va avanti".
Andiamo avanti. Certo che andiamo avanti. Ogni giorno.
Come tutti.
Solo che ci facciamo delle domande.
Intorno ad un'assenza si impara a costruire il futuro.
E' solo più difficile, perchè non ci si può appoggiare a nulla se non a ciò che si è fatto fino a questo punto per andare avanti. 

A me la filosofia di Pollyanna  è sempre sembrata una stronzata. Non è che dicendosi che la vita è bellissima e piena di colori allora magicamente si risolvono le cose. Non è che solo leggendo di cose belle o frequentando solo persone che ridono e sono felici e allegre e tanto primaverili e frizzanti (come la società impone), vuol dire che si sono risolti tutti i problemi. Ognuno di noi trova il modo di essere una Pollyanna, è questione di sopravvivenza, solo non capisco perchè alle persone che hanno difficoltà (di qualsiasi natura esse siano) si richiede uno sforzo ancor maggiore di equilibrio, di successo, di coerenza.
Per le persone come me non si ammette tolleranza. 
Pensateci bene, è così.


I miei figli sono esistiti. La loro esistenza è durata pochissimo ma sono arrivati affinchè io comprendessi alcune cose di me. Sono una donna in cammino.
La mia colpa è di denunciare questi fatti, con una fame di condivisione che sorprende anche me. Ho sete di parlare all'infinito di ciò che è stato, di ciò che è, di ciò che sarà, senza commiserazione, senza giudizi.
Vivo intensamente ogni istante della mia vita.
Ho amato alla follia il mio lavoro. Non ho un soldo da parte proprio perchè ho fatto delle scelte non condivisibili ai più. Questo sta attualmente influenzando anche il mio problema gravidanze, e lo ha fatto in passato quando sono stata costretta a letto durante gli aborti&Co. senza garanzie e stipendio. Ma ho amato le mie scelte, che sono state sempre scelte consapevoli. E così il bisogno di ricercare i miei figli influenza a sua volta il mio lavoro, che chiaramente ha subìto danni ingenti, di stop e di retromarcia. E ora ne pago le conseguenze. Ma anche queste sono state scelte lucide e coerenti con me stessa.
Perchè lo spiego.
Perchè dò l'anima per tutto quello che faccio. Mi è proprio difficile fare una cosa senza viverla a 360°, così per l'amore, la famiglia, gli amici, il lavoro, i miei figli. Qui racconto dei miei figli, che sono tutta la mia vita.
Sono la parte più importante di me e ne parlo, lo racconto, analizzo i sentimenti, perchè fino ad oggi (per quanto quattro anni di ricerca possano sembrare un'infinità) non lo sapevo che il mio ruolo nel mondo era quello di essere mamma, e mi sorprendo ancora a scoprirlo.
Anna significa "mamma".
Come posso smettere di esserlo se per me è naturale ed istintivo il contrario?
Mi si chiede di andare avanti che altrimenti la mia vita cade in pezzi.
La mia vita è ben consolidata. La mia esistenza ha radici profonde. Sono un'anima che viene da lontano.
So cosa mi fa male e mi fa male andare avanti senza i miei figli, dando credito a chi mina alle mie certezze, facendomi credere che la vita è altro.
Si vive anche di assenze e intorno a queste si costruisce tutto un progetto di esistenza.
La mia vita è questo.
Ed è tanto.


Un mese fa ho deciso di sottopormi ad un trattamento di reiki.
E' stata un'emozione forte, intensa. Sentivo un'energia fortissima come un vortice all'altezza della mia pancia. Utero e ovaie tesi. Ho sentito intensamente che il mio nodo è lì, passa di lì.
Alla fine del trattamento mi è stato chiesto se avevo subìto delle perdite (non ero andata lì per le gravidanze, la mia storia non l'avevo raccontata, chi mi ha fatto il trattamento era un ragazzetto sbarbato che sa il fatto suo).
Ho detto di sì.
Mi è stato detto che durante tutto il tempo si vedeva una bambina.
Questa bambina diceva: sei tutta la mia vita.
Il dopo però non ha avuto conseguenze.
Da un momento iniziale di felicità immensa per aver ricevuto questo messaggio, sono seguiti momenti di buio, inghiottita da altro, dal giudizio, da chi ha pensato di psicoanalizzarmi, dal "non sarai mai madre finchè non sarai responsabile di te stessa",  eccetera eccetera.
Mi sono sfogata.
Ho pianto con chi ha capito e mi ha rimesso sulla mia strada (ti voglio bene Silvia).
Ho cercato di non affogare ma il peggio doveva ancora arrivare.
Ho rimesso in gioco tutto.
Lo sto facendo ancora.
Ma ora ho stoppato tutto.

Si parla tanto di dolore che spesso le persone lo usano impropriamente per farci una carriera, oppure per riempirsi le tasche di saggezza, per credere di condurre un'esistenza assennata e in equlibrio, tanto da essere promossi a ruolo di consigliere delle vite altrui.
Io parlo di dolore con cognizione.
Tutti noi potremmo farlo. Chi non ha vissuto un dolore?
Ma non tutti lo fanno.
Spesso "si va avanti" e non ci si chiede altro. 
Il vivere accanto ad un dolore, un'assenza, un futuro che non è, non implica necessariamente una non-vita.
E' la consapevolezza che salva.
E chi è consapevole di vivere e sopravvivere ad un dolore, sa che anche questo è la propria vita, che nessuno ha il diritto di giudicare superficialmente.
Mia figlia gira per i sogni di gente sconosciuta (è accaduto poi con altre due persone), è una bambina che può essere tutto, o tutti coloro che sono passati per il mio nodo-pancia. 
Lei è tutta la mia vita. Loro lo sono.


Non vi racconterò che nonostante tutto (il mio tutto) vivo una vita piena di cose belle, non lo faccio perchè non mi interessa farlo. Mi racconto per il cammino che sto facendo. 
I miei figli e le persone che hanno fanno parte della mia vita e che ora non ci sono più, mi camminano accanto, lo sento. E' una certezza che mi dà la forza di fare delle scelte, oppure di lasciare che le situazioni annodate si sciolgano di fronte a me mentre cammino.
Non leggerete di dove sono stata due giorni fa, che mi ha riempito cuore e occhi. Per questo basta telefonarmi, leggermi su facebook, incontrarmi al ristorante mentre mangiamo una pizza, chattare su whatsapp (sono un drago in questo). Per questo, leggete altrove.




Usare con cautela le persone.
Io ci sono.
Vado avanti, certo.
Sempre e a modo mio.




p.s
questo post è anche per tutte le mamme di ciaolapo del gruppo "mettiamoci la faccia", di cui ho conosciuto il volto dei loro figli-angeli e tutta la loro sofferenza. E anche per chi mi vive accanto, che scrivere e parlare di dolore, non sempre è semplice farlo.

domenica 25 maggio 2014

Il coraggio di scegliere

Sono giorni in cui alcune questioni mi ronzano intorno.
Io le caccio e poi i pensieri tornano, poi se ne vanno, poi torno io.
Fermo i fatti, scriverò cose impopolari, ma tant'è.

Alcune persone a me molto vicine, non riuscendo a concepire, sono state da me indirizzate al mio dottore.
Trovato il problema di natura meccanica, si è deciso per un ciclo di pma.
Ok, tutto bene sin qua.
Difficile per me riviversi da vicino tutto l'iter, ma mi fa piacere sapere di essere stata di aiuto al concepimento di una nuova vita.
Queste persone da subito, dichiarano di non voler sapere nulla di come si svolgeranno le cose, per non agitarsi, per non entrare in ansia.
Pace.
Scelta loro.
Poi una settimana fa circa, tre giorni prima del pick up, ci ritroviamo a cena insieme e ad un certo punto spuntano le domande.
Ci chiedono cosa è un transfer e cosa succederà (a tre giorni dal pick up, ripeto). Noi due ci guardiamo sorpresi, ingoiamo aria, poi sospiriamo, poi decidiamo di spiegare.
La seconda domanda è più tosta. Ci chiedono se fare o no la diagnosi preimpianto, perchè a loro avviso, è il dottore che glielo deve dire se farla o no. A quel punto noi ci rifiutiamo di dare questo consiglio e riteniamo di non dover entrare in merito. Cerchiamo di spiegare che comunque la questione ha implicazioni di varia natura e che la decisione è unicamente la loro, e non del dottore.
Ne usciamo sconvolti.
I fatti di non conoscenza si susseguono dopo il pick up e poi con il transfer con una gravità tale che nemmeno le basi, ora lo capisco, sono state assorbite (che cosa è una blastocisti? dove sono ora i cosi fecondati? sono congelati? perchè quelli in eccesso non possono essere buttati?ma perchè il mio estradiolo è aumentato dopo le prime punture di gonal? sto male? eccetera).
Io nel frattempo incontro il mio dottore, come già scritto in altro post, e discuto con lui del fatto che portare una coppia alla pma con tale inconsapevolezza, è per me assurdo.
Mi si risponde che le cose sono state spiegate e che comunque forse, è meglio così, perchè così si può evitare il fattore ansia che ha come unica conseguenza quella di far star male la coppia senza aiutare il concepimento.
Mi fermo qui a raccontare i fatti perchè su questo punto, non sono affatto d'accordo.
Ne ho discusso ampiamente questa sera, in altra sede e con persone totalmente estranee alla pma, e il risultato che ne è uscito è che io devo tenermi fuori da questi fatti, per tutelarmi emotivamente, e altre cose che continuano a non andarmi bene.
Lasciamo stare che dovrei davvero evitare queste situazioni per il mio equilibrio emotivo, ci sta, ma non sono io la protagonista ora.
Non concepisco e non riesco a comprendere, per quanto io stia cercando di sforzarmi, questo atteggiamento di non conoscenza e inconsapevolezza di fronte alla scelta della PMA.
La PMA non è una gravidanza arrivata per caso, non è un concepimento naturale, una scelta non sempre consapevole, un desiderio di diventare madri e padri e "oh, allora stasera non usiamo il preservativo dai! vediamo che succede!". No. La PMA è una scelta, obbligata spesso, ma una scelta. Una volta presa questa decisione, vuol dire che non si va in clinica per farsi iniettare un vaccino che ti renderà magicamente fertile.  No. Tu rimarrai per sempre infertile, anche se riuscirai a partorire, e questo tu, hai l'obbligo di saperlo. Tu hai l'obbligo verso te stesso, il tuo corpo e i figli prodotti, di sapere cosa succede al tuo corpo, a te stessa, dentro quel laboratorio di biologia, dentro la sala operatoria mentre con un ago infilato dentro l'utero ti rubano quello che mai avresti potuto produrre naturalmente, di sapere cosa succede allo sperma del tuo compagno, di conoscere chi sono quei dottori che hanno in mano il destino della tua famiglia.
Tu hai l'obbligo di saperlo, perchè la PMA, il luogo dove avviene, chi la pratica, cosa succede,  sono una scelta, come quando girate come schegge impazzite per i quartieri della vostra città sottoponendo a test severi tutti gli asili della zona dove vostro figlio dovrà stare di lì a pochi mesi dalla nascita. Scegliete la struttura in base ai vostri personali parametri tenendo ben presente l'obiettivo e quello che per voi è prioritario, ovvero il benessere di vostro figlio.
La scelta della PMA è il più grande gesto d'amore verso quelli che saranno i vostri figli e per questo è necessario conoscerne i dettagli, ora non dico proprio ogni cosa (nel mio caso cmq nulla è stato lasciato tralasciato), ma almeno le basi.
Invece no.
Invece ci si giustifica dietro la paura.
Ma chi non ha paura quando si diventa genitore? Quanta paura c'è di fare sbagli e nuocere in qualche modo ai propri figli? Eppure si sceglie.
Si è madri e padri da sempre, anche senza un figlio terreno, anche solo nel cuore.
A me è concesso di esserlo solo così, e la conoscenza dei fatti e la consapevolezza delle decisioni prese, è il mio più alto gesto d'amore verso i miei figli, l'unico che posso fare, l'unico, perchè non li posso abbracciare e stringere.
Si è genitori da molto lontano, non solo con i figli in braccio.
La conoscenza eleva, allontana quei fantasmi che alimentano paure e false dicerie sulle "fabbriche dei bambini" in provetta. La conoscenza ci rende genitori da subito, che scelgono, pur avendo paura, per il meglio dei propri figli.
Per scegliere ci vuole coraggio. Me ne rendo conto.
Ma sul grado di responsabilità che si ha decidendo di concepire vita in questo modo, io non transigo.
In realtà, la mia rigidità mi porta a non transigere nemmeno sull'ignoranza nel concepimento naturale,ma okkey, io lo so che sono una talebana, ma sulla procreazione assistita no dai.

Lo posso proporre il test di ingresso alle coppie per poter usufruire della pma? no perchè, a me questa arroganza, questa pretesa che gli "altri", che siano i dottori o gli amici o  chi sa, debbano spiegare, mica mi sta tanto bene. Se vuoi sapere ti informi. Non è che chiedi a spotting e assorbi solo quello che ti va di sentire, perchè ti fa comodo così. 

La pma non è un trattamento passivo, non si subisce. Si fa con tutto il cuore, i muscoli, la testa e i sentimenti.

Da dove inizia l'essere genitore?

Per me, per noi due, da quando i nostri figli hanno cominciato ad esistere nei nostri cuori.
Il resto, è venuto da sè.

lunedì 17 marzo 2014

“Tre meno uno uguale zero.”





“Tre meno uno uguale zero.”

"Ricostruire le proprie vite a partire da zero.
Uno zero tondo, ma vuoto, come le pance, prima tonde e piene di promesse, e poi vuote, svuotate, per sempre.
Zero rispetto alla vita di prima.
Zero rispetto al futuro, che pare improvvisamente lontanissimo.
Zero rispetto al presente, troppo spaventoso perché troppo vuoto.

Come si fa a tornare due?
Come si fa a ripartire da quel “tre meno uno” divenuto zero, e tornare prima due poi quattro?
Come si fa a far quadrare i conti, quando per molte persone non c’è stata nessuna sottrazione e siamo sempre stati solo due, perché un figlio atteso sembra avere un valore affettivo minimo o trascurabile?
Come si fa a affrontare tutto questo, e tutte le sue complicazioni senza disgregarsi in mille frammenti, passando da zero a -3?"
(Claudia  Ravaldi, ciao Lapo onlus ) 


Ci sono momenti di questa mia vita in cui tutto mi appare chiaro, semplice, lineare.
Mi è chiara la ragione di tutto quello che è accaduto.
Rivedo come dei fotogrammi, istanti, passare davanti ai miei occhi, luci che si accendono e si spengono, sensazioni, movimenti, odori.
Gesti.
Respiri.

Return to zero di Sean e Kiley Hanish è un film che racconta di questi fotogrammi, quelli che ho vissuto io con mio marito, quegli istanti vissuti da tante altre coppie come noi.
Return to zero è un film proiettato in prima europea ieri sera al RIFF (Rome Independent Film Festival), progetto nato con l’intento di rompere il silenzio che si crea a causa di un lutto perinatale.

C’è un momento che accomuna tutti noi che cominciamo a vivere proiettati al futuro e poi con la morte dentro ri-impariamo a respirare, è il cuore di questo film, scritto e voluto da due genitori come noi, il cui figlio muore e nasce a fine gravidanza. E’ il momento in cui il nostro cuore si risveglia prendendo coscienza che i nostri figli continueranno a rimanere in contatto con noi, sempre, anche dopo.
C’è un legame con loro che ci rende gente speciale, un filo invisibile che non si rompe, che si dipana durante il tempo della nostra vita e ci tiene stretti a loro. E’ ciò che ci fa sentire diversi.
Noi, loro.
E’ tutto qui.
Imparare a tenere in vita ciò che è stato.
Non nasconderlo.

“I discovered tonight that in Italy there is no word for "stillbirth". None. There is simply no name for it. How much more difficult is it then for people here to break the silence on a topic when the word can't even be found in the dictionary.( cit. Sean Hanish)

Fotogrammi, istanti.
Quando senti arrivare quel dolore da lontano, quel dolore che porta via il tuo bambino.
E poi buio.
E poi luce di nuovo, per avere la forza di combattere ancora, per dare un senso a quello che è accaduto.

Tante volte l’ho scritto e l’ho gridato.
Se non avessi sentito i miei figli passare per la mia pancia, non avrei avuto la forza di combattere ancora. Mi sarei consegnata al destino.
La sofferenza,  la necessità di tenere  accesa una luce di speranza, quel dialogo continuo, sotteso,  fermo, che ti accompagna tutti i giorni, nella quotidianità. Quello che gli altri criticano, quando ti dicono che sei “fissata”, che “non è così che arriverà”.  Quelle parole sussurrate mentre ti accarezzavi la pancia, quei sogni ad occhi aperti, quel bisogno di futuro mentre raccontavi il tuo passato, chi eri, da dove venivi, perché eri lì in quegli istanti, per quale ragione avevi chiamato qui su questa terra tuo figlio.
Quei fotogrammi lì, quelle luci accese lì.
Return to zero è tutto questo.
Come passare dall’essere in tre a zero. Del come ricostruisci  il tuo utero, il tuo essere donna senza sentirti in colpa, di come ricerchi la tua identità di uomo-padre, senza essere passato per quel travaglio che non ha partorito vita.
Return to zero è la descrizione perfetta di come non sia possibile raccontare fino in fondo il dolore di un evento così innaturale.
E’ l’incontro con se stessi, nudi di fronte a una realtà inspiegabile.

“non so se avete pensato o meno alla cremazione..”
Chiede l’operatore dell’ospedale ai genitori che hanno appena ricevuto la notizia che “il battito non c’è più”.
“no. Avremmo dovuto farlo?”
Rispondono loro.
E’ tutto qui, chiuso in questa frase.

Avremmo mai potuto pensare che il futuro si sarebbe  richiuso su se stesso?
Come si può arginare questo dolore?
Non si argina, si lascia fluire, non si nasconde, si trasforma.
La morte del proprio figlio in gravidanza,  ti costringe a guardarti dentro: è l’occasione che ti presenta la vita da cogliere al volo. La ragione che ricerchi. Il perché sei qui, nonostante il dolore insopportabile, il vuoto,  il coraggio di cercare ancora, la forza che ti fa alzare la mattina, il bisogno di gridare il tuo diritto ad essere in lutto, la necessità di rendere onore alla vita che hai dato nonostante la morte, il volersi sentire uguale agli altri.
Una madre e un padre come gli altri genitori che stringono per mano i loro figli.
Senza giustificazioni,  senza spiegazioni.

Alla fine, in fondo a questo buio, in fondo a tutto questo dolore, ricominciare da zero.
Alla fine, una mamma.



Ringrazio gli autori e registi del film, che ieri sera, tra le lacrime e i sorrisi e un mio tremendo inglese, ho potuto abbracciare. Li ringrazio perché il loro film ci restituisce la dignità che cerchiamo nel mondo, nel tentativo di ricostruirci.
Ringrazio Ciao Lapo Onlus che ha reso possibile questo incontro, perché il loro lavoro, il loro amore, rende coraggiosi anche le anime più ferite.
Ringrazio Claudia (presidente Ciao Lapo Onlus), perché la dolcezza dei suoi occhi mi ha regalato la speranza.
Ringrazio i genitori in lutto di ciao lapo e i loro sguardi e le loro espressioni sui visi e la loro consapevolezza, di chi sa.

E ringrazio mio marito, perché non ha lasciato mai la mia mano durante il film e coraggiosamente cammina con me per questa strada in salita.



ci sono.


fonte img from Facebook profile of Return to zero:
 https://www.facebook.com/returntozerofilm?fref=ts






sabato 31 dicembre 2011

speranza

Voglio condividere questo pensiero della mia amica G. mentre racconta del suo natale appena trascorso, della felicità nell'aver potuto avere a casa suo marito per qualche giorno di pausa dalla chemio ospedaliera.
Perchè questa consapevolezza mi abiti ancora, perchè questo grande dono sia di insegnamento, affinchè ogni momento di sconforto non prevalga sulla speranza nel futuro.
Buon anno,
Anna


(...) Certe volte mi dimenticavo che è L. è malato e poi mi accorgevo di quale assurdità sia questa leucemia che rende fragile ogni certezza e prende il sopravvento sui nostri amori, sulle nostre più potenti volontà. Così per me è stata bella anche solo la normalità: sono certa che non la si sa apprezzare finché non ci si accorge di quanto è preziosa. Eppure ho realizzato che ogni momento della nostra esistenza, seppur difficile, ha un senso, e rende più innamorati della vita e di quanto di semplice e buono ci offre. Se penso a quando usciremo da questa terribile esperienza, arrivo a sentirmi persino fortunata per l'occasione che abbiamo avuto per godere di ogni dono, pensando che nulla è automatico, ma tutto è una conquista o un'opportunità. E devo ringraziare per essere più pronti di altri per accettare quest'angoscia e sconfiggere il dolore e la malattia.(...)