La condizione di confusione è dettata da quello che mi capita di ascoltare intorno a me.
Mi mette paura il qualunquismo, la non coerenza, la superficialità, la dissacrazione a tutti i costi.
Ieri sera erano nostri ospiti due ragazzi, figli di ex vicini dei miei suoceri, classe '84 o giù di lì, che normalmente adorano mio marito, che considerano come un fratello maggiore. Sono rimasta basita e infastidita dal loro porsi di fronte la questione italiana. Ma non ne faccio un problema politico. Mi dispiace sentire il cinismo e la supponenza e l'arroganza con cui molti si stanno ponendo, pensando di avere ragione, come si stesse giocando un derby di calcio.
A me non interessa avere ragione.
Credo profondamente nelle istituzioni, per le quali prima di noi, altri italiani sono morti.
Credo profondamente nel coraggio, nella forza dell'onestà, nell'amore per il mio paese.
Mi sono addormentata con la pena nel cuore: mi dispiace per tutto quello che tanti giovani si sono persi, si stanno perdendo e per la rabbia e la paura mascherata da menefreghismo.
Come scrivo continuamente per la situazione che più mi caratterizza, la paura va affrontata, il dolore anche.
Nasconderli non ci aiuta.
Lo ammetto.
Mi sono sentita vecchia.
Alla fine anche io mi arrocco su una posizione, quella dell'esperienza.
E questo vuol dire invecchiare.
Bene però.
Oggi la mia insegnante di yoga mi ha "confezionato" una nuova lezione, fatta apposta per me.
Mi ero sfogata anche con lei per il mio modo di assorbire la tristezza e la rabbia altrui, e di quanta energia mi viene sottratta. Abbiamo lavorato sul quarto chakra, quello del cuore.
Sto imparando a liberarmi di tutte le zavorre che fino ad ora hanno appesantito la mia esistenza, e per me, con il mio carattere è un'altra conquista. Un altro pezzettino sul mio cammino.
Avverto un profondo cambiamento, una radicale modificazione del mio essere.
Mi sorprendo per questo, ma forse le cose non potevano andare diversamente. Forse era necessario davvero tutto questo e comunque sarebbe accaduto.
Sto imparando ad accettare.
In fondo quello che ho sempre fatto fino ad oggi è stato non voler guardare quello che accadeva, per non crollare.
Oggi quello che faccio è guardare il presente e al futuro con accettazione, che non vuol dire arrendermi, vuol dire essere presente a me stessa, vuol dire andare avanti con cognizione, lucidità e amore.
Amore per guarire.
Per portare a casa i miei figli.
Essere un'abortiva vuol dire questo.
Per me.
Fare i conti con una me stessa che non sapevo esistesse.
Niente di che.