ciao dottore. Ho fatto una pma omologa senza dirtelo. Però ti voglio bene lo stesso. Tu me ne vuoi lo stesso? si me ne vuoi.
Mi abbraccia e allarga le braccia. Cioè lo fa in senso lato, ma comunque a me è parso di vedere le sue braccia allargate. E poi mi chiede come è andata. E gli dico che sono qui, altrimenti sarei lì, e che niente. E allora allarga le braccia di nuovo (sempre in senso lato) e a me viene da piangere, perchè avrei voluto tanto portargli una gravidanza alla dodicesima settimana, quel tempo oltre il quale, per quelle come me è consentito tirare un sospiro di sollievo. Poi mi guardo intorno e le foto dei bambini appena nati, appesi ai muri sono aumentate. Gli chiedo se si ricorda della mia amica, quella che gli avevo presentato un anno fa dopo una pma nel pubblico, quella che le ho presentato dicendogli "è come mia sorella, si sente persa, ha paura, ti prego, aiutala come fossi io", quella mia me, a cui ho dato cuore, anima e ubriacature di rosso buono, e amore e disperazione e tante risate. E che nonostante il suo silenzio verso di me (inspiegabile per me e pieno di preoccupazione) durato nove mesi, io ho atteso piena di speranza. Glielo dico perchè vorrei dirgli che poi lei alla fine il bimbo lo ha in braccio e che i sogni si avverano, a volte.
E poi rimanere immobile, con le gambe aperte, mentre ti controlla che due stimolazioni non abbiano fatto troppo casino, e che questo corpo prima o poi non ceda, mentre ti controlla ecco, sentirlo dire che "si, certo. L'ho fatta partorire io, non lo sapevi?" e sentire, in quella posizione, un senso di abbandono salire su, dalle tue gambe, dentro la tua perfetta cavità uterina che non genera, e poi risalire le tube, no, l'unica tuba, e comprendere che, per quanto in tanto tanto tempo si è pensato che con-dividere il dolore possa essere di aiuto per dividere a pezzettini la sofferenza, in modo da poter almeno arrivare a condurre un'apparente serena esistenza, tutto questo è stato una bugia.
La com-prensione e la riconoscenza hanno viaggiato a braccetto per molto tempo sin qui, fino a quando oggi, ma non solo, ho capito quanto ognuno di noi è solo davanti alla sofferenza e quanto non si vuole vestire i vestiti dell'altro, nella totale incapacità e impossibilità e desiderio, prima di ogni altra cosa, di sopravvivere a se stessi prima che all'altro.
Ho buttato il cappotto viola della prima volta che ci siamo incontrate. L'ho fatto da mesi. Così come ho buttato tutti i vestiti che indossavo ogni volta che mi hanno detto che avrei abortito.
Perchè è difficile dimenticare, ma si può lavorare intorno per cancellare i segni, affinchè rimangano solo quelli indelebili, quelli dentro la pancia. Tutto il resto è cancellabile, ed io ho cancellato.
Ho fallito.
Sono una mamma che ha fallito e che ha combattuto fino a mettere a repentaglio la propria vita, per proteggere i propri figli.
Contro tutto ciò che diceva di non farlo.
Non li ho potuti salvare, per quanto io abbia fatto il massimo per farlo. Mi sono spinta oltre i miei limiti, e non li ho salvati.
Ora è tardi.
Continuerò a chiamarli, ma è tardi.
Sono una di quelle persone malate che si chiede "perchè a me", come le persone che hanno un cancro, che hanno una malattia inguaribile.
Tante volte ho parlato di Pamela in queste pagine.
In questi cinque anni, quante volte ho parlato con lei nei miei sogni. Quante volte lei si sarà chiesta "perchè un cancro a me?perchè io muoio e lascio qui mia figlia?".
Eppure, io darei la mia vita per avere uno dei miei figli qui.
Ho combattuto, ho lottato tanto.
E ho fallito.
Come madre, come amica che ha pensato di dare tutto, come sorella, come donna e amante.
Sono stata concepita con un errore, quello di non poter procreare.
Sono fallata.
Uno scherzo della natura.
E ora fatevi avanti, voi che accettate ciò che è stato deciso per me. Voi che alzate le vostre bandiere di presunzione, perchè siete in grado di accettare tutto ciò che la vita vi propone. Fatevi avanti e giudicatemi.
Ditelo che si vive anche senza figli e che i miei non sono esistiti.
Ditelo che se non si è in grado di accettare ciò che non si ha, non si è in grado di accettare se stessi.
Ebbene avete ragione.
Io non lo accetto.
Non accetto di essere stata un'assassina in questi anni, perchè l'aver chiamato qui tutti i miei figli ha significato andare contro la mia natura di donna non in grado di dare vita.
Deliri?
Stateci voi in quella posizione a gambe aperte, mentre l'ennesimo strumento ti esplora per cercare di capire, e ascoltare che hai fallito anche come amica oltre che come madre, nell'illusione che la condivisione potesse guarire.
Io non sono guarita e probabilmente, in tutto questo tempo, non ho guarito nessuno.
ac-cò-glie-re (io ac-còl-go)Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza.
Ricevere qualcuno o qualcosa; accettare
L'accoglienza è un'apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare - in una casa, in un gruppo, in sé stessi. Accogliere vuol dire mettersi in gioco, e in questo esprime una sfumatura ulteriore rispetto al supremo buon costume dell'ospitalità - che appunto può essere anche solo un buon costume. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l'altro diventando un tutt'uno con lui.
Allora, io accogliendo ho fallito, rassegnandomi.
Tornare oggi dal mio dottore, dopo un anno, è stato come tornare a casa. Io so come stanno realmente le cose, ma non le accetto. E questo è il più grande e colossale errore di tutta la mia vita.
Giudicatemi.
Fatelo attraverso queste pagine, che sono tutto ciò che io ho condiviso nell'intenzione di raccontare a me stessa e a chi mi ha tenuto la mano sin qui, cosa vuol dire imparare ad essere una madre.
Io lo sto ancora imparando, ma non ho dubbi sul fatto che darei la mia vita per i miei figli, forse questo mi colloca di diritto nella casella genitore.
Che io sia un uomo o una donna, sposata o single, sorella o amica, poco importa. Sono un genitore.
Senza riconoscimenti.
Perchè la natura ha deciso per me.
E siccome non lo accetto, non è giusto che io combatta ancora.
Avete vinto voi.
Questo è il traguardo.
Bravi.
Questo è un addio. Qui.
Credo di aver detto tutto sin qua. Anche oltre. Molto di più.
Ciò che ancora vorrei dire non desta più attenzione, o comunque, non aiuta, come io pensavo facesse ad un certo punto.
Di commiserazione non si vive.
Di braccia aperte, come quelle del mio dottore, invece sì.
E so che ne incontrerò molte nel frattempo, nonostante tutto ciò che ho appena detto.
Perchè ho fiducia.
Un'inguaribile fiducia nel prossimo.
E un sogno nel cassetto.
Quello che alla fine arriverà mamma.
anais@inwind.it
io ho condiviso, adesso non più,
attendo voi ora.
attendo voi ora.
Io non dico nulla,non ci riesco, piango a dirottò e non rirsco a fermarmi... Un abbraccio da chi ti vorrebbe come amica...Eleonora
RispondiEliminaè una "vittoria" amara, una di quelle in cui in realtà non vince nessuno.
RispondiEliminaNon vincono i grilli parlanti
non vincono i saccenti
non vincono i rincottimisti
non vincono i sognatori incalliti
non vincono gli ostinati giocatori d'azzardo.
non ci sono elfi e fatine
non ci sono mostri sotto il letto.
ci sei tu. con te stessa.
e questa vita straziata da prendere o lasciare.
come sai da tempo ho scelto la solitudine. la abito serenamente, mi calza a pennello, mi tiene al caldo.
perchè non c'è niente da condividere, nè la gioia nè il dolore.
ci sono solo momenti, alleanze, convenienze. momenti.
poi si passa oltre.
e il tuo dolore resta il tuo dolore, malgrado gli abbracci, le pacche sulle spalle e gli incoraggiamenti, le attestazioni di stima e i "ti lovvo" sparati come stelle filanti.
non appena sistemate le loro cose, non appena il loro problema si risolve in qualche modo fortuito, spariscono.
vabbè, fare le mamme è un lavoro a tempo pieno, assorbe tutte le energie, mica vorrai metterti in competizione con un neonato carne della loro carne.
vabbè, non vogliono ferirti sbattendoti in faccia la loro felicità.
vabbè, mutano gli interessi e le domande che si pongono, e tu non fai parte del club.
e tanto altro che taccio perchè ho già parlato troppo, contrariamente al mio solito.
sono stronza? si.
rialzati, Anna. e non attendere nessuno.
Adelia
standing ovation!
Eliminasono d'accordo con te, circa il fatto di rialzarsi, circa il fatto che la vita poi va avanti e che le persone si allontanino. Un po' meno circa il "tu non fai parte del club", insomma gli stronzi e le stronze esistono ma esistono anche le eccezioni
EliminaNel tempo ho capito che le aspettative uccidono. Ecco perchè ho tanto lavorato e lavoro ancora per capire bene proprio quella cosa che hai scritto tu: "ho capito quanto ognuno di noi è solo davanti alla sofferenza e quanto non si vuole vestire i vestiti dell'altro, nella totale incapacità e impossibilità e desiderio, prima di ogni altra cosa, di sopravvivere a se stessi prima che all'altro".
RispondiEliminaPer cui, come non voglio essere giudicata, non giudico gli altri e tento disperatamente di tornare (?) intera da sola.
Come sempre, arrivo dopo Adelia, e sono assolutamente d'accordo con lei (tranne per il fatto che si dia della stronza senza motivi)
Annì, checcavolo, io credo ancora nelle braccia aperte e nei sogni nel cassetto.
In ogni caso, sai dove trovarmi.
E qui ci sono due braccia aperte per te e per i tuoi bimbi che sono esistiti senza se e senza ma.
RispondiEliminaAnche nel buio più nero non sei sola.
Un abbraccio
Anche se non ci siamo mai abbracciate di persona, ti voglio bene. Sappilo.
RispondiEliminaChiara
Quanto mi è dispiaciuto leggere le tue parole di dolore... concordo però con il commento di Adelia , sotto il post.
RispondiEliminaTu hai condiviso tanto con noi tutte, le idiote (perché per me lo sono) che giudicano con il culo delle altre ci sono sempre state ma tu non devi offrirti a loro con le braccia aperte.
Tieni conto anche che l'empatia non è più un sentimento di moda...
Io son stata più fortunata di te , lo sai , ma come le altre , so che arriverà anche per te. Non posso non crederci e sperare. Tu sei una guerriera e so che non mollerai , comprendo il tuo momento di "down" e sai che avviene sempre , per tutte.
Rimbocchiamoci le maniche per ritrovare l'equilibrio e continuare e chi non capirà potrà andarsene bellamente aaaaaafffff.... (non lo scrivo tutto perché voglio esser di classe)
♡
Fallire v. intr. e tr. [dal lat. fallĕre «ingannare» (nel medio passivo «ingannarsi, sbagliare»), con mutamento di coniug.] (io fallisco, tu fallisci, ecc.). –
RispondiEliminaAnna tu non hai ingannato nessuno nè tanto meno hai sbagliato cercando di arricchire la tua vita con il Dono di un figlio.
Non hai fallito.
La vita ha fallito con te, e hai tutto il diritto di essere arrabbiata per questo.
Ti abbraccio
Elena
Ti voglio bene Anna.
RispondiEliminaIo penso che tu abbia già detto tutto. E penso che tu abbia ragione in tutto. Non ti giudico, non ti dico che si vive bene anche senza figli, e non perchè io ce li ho, ma perchè sento la tua mancanza, comprendo il tuo vuoto, la tua non voglia di rassegnarti. Vale poco, se vale, ma io mi sarei comportata come te in tutti. Non avrei accettatto, sarei delusa, arrabbiata, triste. E sì, si può vivere perchè stai vivendo e puoi essere la persona profonda e sensibile che sei, ma quel vuoto non si può riempire, ci si può solo convivere. Non parlo per esperienza, parlo per quello che sento, che sento nelle viscere quando ti leggo, parlo per quei pochi (e sempre troppi) mesi in cui ho creduto che non sarei mai più diventata madre. Parlo col ricordo di quel dolore sordo che nessuno comprende perchè sembra che tu abbia tanto e nessuno vede quello che non hai per comodità, per egoismo, per paura di dover condividere il dolore.
RispondiEliminaAnna, le tue parole dicono tutto. Volevo solo aggiungere, senza conoscerti di persona, il mio grande abbraccio e per quel poco che vale, la mia comprensione.
Claudia
Cara Anna,
RispondiEliminanon solo le tue parole mi hanno aiutata in passato (un passato che, però, non è passato), ma continuano ad aiutarmi. Ancora.Oggi. E domani. Cara Anna, è vero che io sono una di quelle donne che ce l'ha fatta (e potrei dilungarmi a parlare di gratitudine, ma lo reputo un sentimento troppo importante e profondo da essere riassunto in poche righe, pertanto non lo farò)... Eppure, mi capita di parlare, ascoltare, imbattermi in conversazioni, sentirmi porre delle domande. Non c'è stata una volta, una soltanto, in cui non ho saputo chiaramente e lucidamente che tu sei una delle poche che può capire e può capirmi. Io non ho dimenticato. Io so benissimo di aver avuto tre gravidanze, non una soltanto: ma ci sono tante persone, donne, per cui questo non ha un senso. Donne che mi suggeriscono di non pensarci più, perché adesso una figlia ce l'ho, quindi... donne che giudicano male il mio ricordo, perché ci vedono qualcosa di strano, malato forse.
Io oggi sono molto felice e sono serena, ma lo sono anche perché non ho dimenticato, ma affrontato (a modo mio). E tu sei sempre stata un esempio.
Da tempo sono lontana dal mondo dei blog, da tempo leggo poco e scrivo ancora meno, anzi per niente. Tuttavia avevo troppa voglia di lasciarti almeno queste parole. Te le dovevo, certo, ma sinceramente ci tenevo anche moltissimo.
Un abbraccio forte.
Simona
Anna, per quel che vale io non penso che tu abbia fallito...anzi. Hai tutto il diritto di sentirti arrabbiata e delusa.
RispondiEliminaNon ci conosciamo ma io ti lascio le mie braccia aperte.
Buona vita.
Silvia
Indecisa se scrivere o meno ho scelto la prima ed eccomi qui.
RispondiEliminaHo sperato, ho gioito, ho pianto con te ogni volta che leggevo nell'anonimato le tue novità. Non hai fallito! Hai tentato!
Mi spiace mi spiace tantissimo, spero tu possa trovare serenità, spero di cuore tu possa realizzare il tuo sogno di diventare madre, di un figlio vostro o magari adottato, ché non sarebbe mica meno vostro.
I silenzi di chi ce l’ha fatta certe volte nascondono sensi di colpa verso chi il sogno non l’ha ancora realizzato, non è facile essere felici quando si sa che tanti ancora sono nella sofferenza.
In bocca al lupo!
Mi associo, non dire x favore che hai fallito...
RispondiEliminaHai tentato, hai combattuto, hai lottato, hai aspettato, hai sperato, hai amato, hai pianto... Ma fallito mai.
Un abbraccio
Oh ragazze grazie per le vostre parole, ma scordatevi che io accetti una situazione che va ( per me) contro natura. Sono nata per essere madre, per questa immensa verità io vivo. Smettere di crederlo vuol dire non accettare me stessa, che è esattamente il contrario di chi dice che non accettare la realtà che ci è stata designata vuol dire non accettare se stessi.
RispondiEliminaOra io dico una cosa a chi pensa questo :
Chi stabilisce cosa è la realtà ?
La mia realtà è quella di essere nata per essere madre.
Lo stabilisce il mio cuore, che è l'unica cosa che vale, e a cui credo.
Il resto, è un cammino, tortuoso, liscio, in salita, in discesa, questo no, non lo stabilisco io.
Dunque, un sorriso, niente lacrime e nessun "mi dispiace" perché io non mi dispiaccio di essere ciò che sono nè di quello che mi è capitato, e capiterà.
Buon cammino a voi, non lasciatemi sola.
:-*
EliminaCol cavolo che ti arrenderai! Chi ti dice che si vive anche senza figli, lo fa stringendo i propri bimbi tra le braccia, chi ti dice che i tuoi figli non sono mai esistiti, non ha idea dell'abisso di dolore che si prova quando si perdono! No no no, rialzati, provaci un'altra volta e ancora un'altra, non arrenderti, ma io so che combatterai fino all'ultimo, perché tu sei già madre anche se il tuo bimbo deve ancora arrivare fisicamente da te... Un bacio forte.
RispondiEliminaL'importante e' che tu non ti arrenda. Se poi e' meglio chiudere qui per concentrare le energie, allora ben venga. Ci mancherai..ma so che comunque non sparirai. Un abbraccio
RispondiEliminapuoi contarci che non mi arrendo.
EliminaAspetto la tua storia Sfolli!
Vedo un cerchio di luce disegnato per terra.
RispondiEliminaDentro io e te, schiena contro schiena.
Abbiamo gli occhi chiusi e siamo serene.
Ho letto il tuo il tuo post e alla fine di tutto ho visto questo.
Chiara, eccoti qua. Io e te.
EliminaTi vedo e ti sento.
Anna, ero indecisa se scriverti qui o sulla mail, temendo che non leggessi più il blog. Lo faccio qui, voglio scriverti ora, dopo aver divorato i tuoi ultimi cinque anni di vita in pochi giorni, tutto d'un fiato, a volte sorridendo, più spesso piangendo, ogni tanto leggendo qualcosa a mio marito, nella speranza che lui mi capisse meglio, attraverso le tue parole.
RispondiEliminaHo due aborti alle spalle, nessun bambino qua con me, le uniche bambine che ho con me sono le mie bimbe pelose canine. Te l'ho sparata così, senza girarci intorno, a muso duro, è da tempo che ho imparato a lasciar andare i filtri. Forse perché ho elaborato, non so. O forse dopotutto un aborto non si elabora mai.
Spero di poter avere anche solo un decimo della tenacia che hai tu. Che per i tuoi figli (che sono esistiti, come sono esistiti i miei, e quelli di tutte noi finite chissà perché nel girone delle abortive) hai rischiato la vita. Per me sono passati "solo" venti mesi dall'inizio di questo lungo cammino verso la maternità, e già accuso il colpo. Ad ogni nuova notizia di pance altrui, piango disperatamente. Ad ogni nuovo ciclo mi sento una fallita, io che avevo beccato due gravidanze con tre tentativi in tutto e che adesso che ho "la cura" ci provo da tutto il 2015 senza successo. E mi odio perché mi lamento di sei mesi di tentativi, che dopotutto non sono nulla. Non dovrei farlo mi dico, c'è chi sta peggio. Ma non voglio cadere nel gioco della scala dei dolori, è una cosa che odio. Io adesso sto male per questo. Perché ho perso due bambini e non so più dove trovarli. Perché iniziano a spuntare termini come "isterosalpingografia" e facce di compassione per la sfigata senza figli e pance arrotondate senza fatica che ti raccontano dell'amica tal dei tali che ha risolto con il dottore tal dei tali e si spingono a suggerirti la PMA (quando mai li avrò chiesti questi suggerimenti poi, boh).
Ma che te lo dico a fare, le sai meglio di me queste cose.
Ho lasciato andare delle persone, in questi quasi due anni. Me ne sono sentite dire di tutti i colori, e probabilmente tutto quello che hanno detto a me lo hanno detto anche a te. Ho troncato un'amicizia dall'oggi al domani perché mi si è imputata la colpa dei miei aborti, perché ero troppo "negativa", che detto da una che ha avuto una gravidanza perfetta e stringe a sè sua figlia ti fa quasi salire la risata isterica. Sono andata da questa persona in cerca di aiuto, mi sono fiondata a casa sua perché ero appena uscita dallo studio della ginecologa (consigliata da lei, accanto casa sua, ginecologa che non ha fatto un cavolo per salvare i miei bambini) con la diagnosi del secondo aborto in mano e la responsabilità di scegliere, ma senza nessuna consapevolezza offerta dal medico, se attendere che il mio bimbo mi lasciasse spontaneamente, o se sottopormi al secondo raschiamento della mia vita. Dell'espulsione spontanea avevo paura, avevo bisogno di chiedere a lei, ne aveva avuta una dopo sua figlia e io volevo da lei (sbagliando, probabilmente) quello che la sua/mia ginecologa non mi aveva dato, ovvero degli elementi per scegliere consapevolmente. Credevo che avendo avuto un aborto, capisse. Che mi accogliesse. E invece mi ha vomitato addosso tante e tali cattiverie che mi fa male ripeterle tutte. La peggiore fu "Sei incinta della negatività", e io là con tre mm e mezzo di bimba morta in pancia (scoperto dal citogenetico, obviously) che non riuscivo neppure ad aprire bocca per difendermi.
(continua) Ma scusa, forse questo sfogo è inopportuno in questo momento. Volevo solo farmi conoscere. Farti sapere che ci sono, che ti leggo. Che mi piacciono da morire le pagine in cui fai parlare Hope. Che sono salentina, e l'amore con cui parli della mia terra mi ha commossa. Che anch'io ho fatto yoga, e ogni tanto mi dico che dovrei ricominciare. Che il mio primo bimbo avrebbe dovuto avere lo stesso nome del tuo Nevischietto, Diego. Che ho visto tanto di me in te, nella testardaggine di dire io ce la farò, nel dolore della caduta, nel metterti a studiare ogni singolo dettaglio di ogni minuscola pillola che prendi o iniezione che fai, nella voglia di aprirti, nonostante tutto. Nonostante gli attacchi di chi non capisce, e non capirà mai. Perché questa è una cosa che ormai ho bene in mente. Una persona che non vuole capire, non capirà. Neppure se ha avuto un aborto, neppure se si mette in faccia la maschera dell'amico che vuole consolarti.
RispondiEliminaQuello che mi hanno insegnato i miei figli, è di lasciar andare queste persone, e quelle che non posso evitare ho imparato ad accettarle come sono. Ho una collega che ogni volta che ho nominato i miei aborti, i miei bambini, mi ha detto "Pensa se ti moriva dopo la nascita, dai, non ci pensare, ne avrai altri". Tutte le sante volte. E dire che è una che ha affrontato l'infertilità, il vivere con una tuba sola, una figlia avuta per miracolo e una menopausa precoce che ha stoppato per sempre i suoi progetti di maternità. Eppure, tutte le sante volte, si prende la briga di minimizzare quello che ho passato. Una volta me la prendevo, adesso non più.
La verità Anna (secondo me naturalmente) è che gli altri non ce la fanno. Il dolore altrui spaventa, perché ci mette davanti la nostra stessa fallibilità come esseri umani, ci mette davanti alla precarietà della nostra vita e delle nostre certezze. E questo terrorizza, letteralmente. Perciò si sfugge al dolore altrui, non si cerca di comprenderlo fino in fondo, sul serio. Egoismo, forse. Spirito di sopravvivenza, chissà. Non lo so, non mi sono ancora data una spiegazione.
Ti chiedo scusa, scusa, scusa per questo fiume sconclusionato di parole (mai avuto il dono della sintesi, purtroppo), ma ho sentito il bisogno impellente di scriverti, lo sentivo da giorni, ma volevo arrivare alla fine del blog, e un po' ti confesso che speravo nel lieto fine, e ci spero ancora. Per te, per me. Per chi sa che significa farsi strappare un figlio dal grembo.
Ti abbraccio forte Anna, come abbraccerei un'amica, continuerò a seguirti. Ti scriverò ancora, se vuoi (magari non così tanto da doverlo dividere in due commenti come stavolta, ma non posso promettertelo, la mia logorrea è conclamata).
Uff, scrivo che voglio farmi conoscere e poi nemmeno mi presento, mi è sfuggita la firma in fondo al messaggio. Sono Alessandra, cara Anna, e da oggi sono ufficialmente nella schiera di quelle che tifano per te!!
RispondiEliminaAlessandra, buonasera.
RispondiEliminaIl tuo commento mi ha riempito il cuore e gli occhi di lacrime.
Sembra l'epilogo di questo blog. Sapere che mi hai letto così attentamente dall'inizio alla fine e sapere che le mie parole ti hanno aiutata, mi fa respirare.
Non sono giorni facili per me.
Sto facendo i conti con una me che non accetta la mia condizione di malata e una me che desidera dare la vita ad ogni costo sopra ogni cosa.
Sono lacrime e crisi continue.
Non riesco più nemmeno a condividere qui, perchè ho detto tanto e perchè mi sento sola anche qui, che non sopporto le pacche sulla schiena.
Leggere ora la tua storia su questo blog, mi fa bene, mi fa sentire che non è stato tutto uno sbaglio e un errore condividere.
Che non è vero che agli altri non importa nulla del mio dolore, che a qualcuno importa, anche se io, per difendermi, dico che non è così.
grazie, grazie infinite.
1. Buongiorno cara Anna. Sono felice che tu mi abbia voluto rispondere.
RispondiEliminaAnna, sai, io neanche sapevo di volerli tanto, i figli. Prima la laurea, prima il matrimonio, prima il contratto a tempo indeterminato, prima, prima, prima. Era stato mio marito a convincermi che era ora, che dentro di me anch'io sapevo che il momento era giusto, ma avevo una paura incredibile, pensavo di non avere l'istinto materno. Poi mi sono ritrovata incinta senza neanche il tempo di rendermene bene conto per davvero, ho iniziato a provarci con entusiasmo e un po' di paura (beata incoscienza all'inizio della ricerca, mi manca tanto), e toh, dopo 15 giorni avevo un test positivo in mano.
Mi dissi che ero fortunatissima, che c'è chi ci mette anni, che dovevo baciare a terra per quel dono immenso. Mia mamma ha avuto tre gravidanze perfette, io ho un ciclo perfetto, mai avuto un problema ginecologico in vita mia, ma neanche di salute se è per questo (non prendo l'influenza dal 1998), mi sentivo forte, invincibile. Cosa vuoi che succeda? La possibilità di abortire neanche la prendevo in considerazione.
Poi invece l'aborto mi ha colpita in piena faccia. La gravidanza sembrava partita bene, anche se avevo perdite continue che mi costringevano a letto con le punture di progesterone che conosci bene. Il bambino cresceva, ero felice ed incredula, gli cantavo le canzoni, lo chiamavo per nome (ero convinta fosse un maschietto), mentre guidavo sola dicevo ad alta voce "Salve, sono la mamma di Diego. Salve, sono la mamma di Sabrina". Chissà che pensa chi mi vede, ma me ne fregavo, ero talmente felice.
La fine del mio primo trimestre coincideva con Natale, e cosa vuoi che mi regalino i parenti? Ho tre bavette e un kit per le impronte chiusi in un cassetto da allora. Il giorno dopo un fiume di sangue mi ha riportata in pronto soccorso, e l'ho sentito, come lo senti tu. Speravo di sbagliarmi, ma una mamma sa Anna. Anche solo questo ci rende mamme. Noi sappiamo.
La seconda gravidanza è iniziata dopo due tentativi, ma non è mai partita davvero, un embrione piccolo piccolo senza battito che all'ecografia successiva era ancora più piccolo e ancora senza battito.
E le analisi, quante analisi. E anch'io Anna, io che stupidamente mi credevo invincibile, sto facendo i conti con il fatto che il mio corpo ammazza i miei bambini. La mia stupida tiroide pigra, il mio sangue che circola troppo piano e coagula troppo in fretta, chissà. Non è questo il punto.
2. Il punto è che della scienza io mi fido tantissimo, anche se ha i suoi limiti. Anche se è fatta da uomini imperfetti e non tutti sono davvero appassionati del loro mestiere. So che la scienza mi darà un figlio, in un modo o nell'altro. E che lo darà anche a te.
RispondiEliminaDi recente ho letto un articolo in inglese su una donna che aveva avuto venti aborti, e che alla ventunesima gravidanza era riuscita ad avere finalmente il suo bambino grazie alla tenacia del medico che l'aveva curata con un farmaco antimalaria per tenere a bada il suo sistema immunitario. Ho pianto traducendo l'articolo a mio marito. Mi dico che non ho il diritto di arrendermi, se c'è chi dopo aver avuto dieci volte gli aborti che ho avuto io ha continuato a crederci.
Quanto è grande il desiderio di diventare madre, Anna? Tanto, troppo. Può fagocitarti, divorare la tua intera esistenza. E risputarti fuori nuova, con la consapevolezza di che dono sia avere un figlio.
Non è inutile condividere, tutt'altro. Quella sensazione di essere diversa, sfigata, sempre triste e incazzata, la conosco bene. La solitudine del dolore dell'aborto mi appartiene. Nessuno capisce davvero, con tutta la buona volontà del mondo. Solo chi c'è dentro fino al collo. E chi c'è dentro ha bisogno di sentirsi dire che non è pazza a provare quello che prova, che non è un'aliena, che certi sentimenti sono comuni praticamente a tutte coloro che passano questo calvario. Io ne avevo bisogno, e ne ho bisogno ancora.
Forza Anna, piangi tutte le tue lacrime, ma rialzati, come sempre. Ti tengo la mano, mi vedi? Che se non ce la teniamo tra noi abortive, chi altri può farlo per noi? Non mollare Anna. Io continuo comunque a seguirti, in attesa che torni a condividere. In attesa di leggere il tuo lieto fine.
Con affetto, da mamma a mamma.
Alessandra
grazie Alessandra,
Eliminascrivimi se hai bisogno di me.
Sarò felice di tenerti la mano...grazie per avermi scritto la tua storia che è arrivata in un momento difficile. Grazie
Tesoro, mi sei entrata nel cuore!
RispondiEliminaQuanto al comportamento della tua "amica"... ne conosco taaaaante così -.-
oramai non mi stupisco più di niente, c'ho fatto il callo e le ho CANCELLATE dalla mia esistenza. Ho imparato a mie spese che in questo difficilissimo percorso ad ostacoli c'è purtroppo anche tanto tanto opportunismo, egoismo e la millantata EMPATIA è solo una parola scritta, nulla più. Ognuno raccoglierà ciò che avrà seminato!
Vai avanti per la tua strada, senza voltarti indietro, FREGATENE di queste m***e.
Ti auguro ogni bene!!! :***
piti, mi sei mancata. Ho ricevuto la tua mail. E' stata una settimana di impegni seri, ti scrivo presto!
Eliminagrazie per essere passata
Amica mia... sono giorni che vengo qui leggo...e vado via. Sai bene che non ti lascio, che ti tengo stretta al cuore e che voglio continuare a sentirti parte della mia vita, per come possiamo, ovvio. Io penso che solo tu sappia quale sia la strada da percorrere, hai fatto un gran lavoro sin qui, sei cambiata, sei caduta, ti sei rialzata e avanzi, con consapevolezza. Avere consapevolezza e chiaro cosa si voglia...è metà del lavoro.Hai aiutato tante donne, me in primis sostenendomi nei giorni neri della mia vita. E non lo dimentico. Io sono sicura, che arriverà il giorno in cui farai la festa del primo compleanno del tuo bambino, e allora tutto il dolore e la fatica sopportati verranno ripagati. Il cerchio si chiuderà e mamma arriverà. Non smettere mai di crederci...ti abbraccio
RispondiEliminaanche perchè ho un caffè pagato da te! Guarda che a fine luglio sono in vacanza da quelle parti... ;)
EliminaVuoi un consiglio. Sparisci. Basta scrivere questa storia. Tu devi ri-scrivere un'altra storia. Stare qui dentro e continuare a rovistare nelle ferite non ti serve. Chiudi tutto taglia i ponti a questo se vuoi davvero iniziare un nuovo percorso. Non far sì che tu giri intorno a un romanzo "già scritto". Cambia strada...cambia racconto e la tua storia cambierà.
RispondiEliminaCredimi susj
io però consigli non ne ho chiesti.
Eliminae comunque, non a chi non mi conosce.
vuoi un consiglio susj? Impara ad avere rispetto per le parole e le vite degli altri. Non di questa in particolare, ma degli altri in generale. Non far sì che le tue parole fredde e grette feriscano altre vite che magari hanno meno strumenti di me per discernere tra un consiglio e un coltello.
EliminaNicole
Susj, fai parte anche tu della scuola di pensiero "Non ci devi pensare" a quanto pare.
EliminaSai una cosa susj? Passa quello che ha passato l'autrice del blog, poi torna qui a raccontarci come lo hai affrontato. No davvero, sono curiosa.
Tutti saggi con le vite degli altri (per non dire di peggio).
Allora scrivi in privato alle tue amiche se credi e non in spazi pubblici...
RispondiEliminaSusj
Il fatto di poter aprire un blog per scrivere di se stessi e renderlo pubblico non autorizza gli altri a dare consigli e giudizi ad minchiam.
EliminaSe non sei empatica o hai pensieri opposti puoi sempre esprimere il tuo pensiero senza entrare nella sfera personale di chi scrive.
Si tratta anche di educazione e rispetto.
Susj, ritengo che la mia testimonianza qui parli da sola, senza dovermi ogni volta giustificare sul mio agire circa il rovistare nelle mie ferite.
EliminaSul come decido di andare avanti di solito lo racconto, purtroppo, grazie anche ai giudizi di persone come te, smetterò di farlo perchè non sono emotivamente in grado di reggere ancora, perchè ci tengo all'opinione altrui, e non mi passa indifferente anche il tuo consiglio, che comunque, non avevo chiesto.
Nè a te, nè alle mie "amiche".
Sai cosa mi urta più di tutto?
Che si arrivi alla fine di un percorso e si tiri fuori il coniglio dal cilindro. Come se io non avessi scandagliato ogni altra possibilità di risoluzione. Come se non lo avessi scritto qui.
Non preoccuparti.
Avevo già deciso di chiudere tutto, non fisicamente perchè lascio aperto per chi ha bisogno di leggere, ma per voi, che non mi volete vedere qui a rimuginare.
Grazie per il tuo consiglio.
io credo di averti letto parecchi anni fa (direi almeno 6) nel forum di dinamicherosa. può essere???
RispondiEliminaHo scritto su DR all'inizio della mia ricerca, cioè dalla fine del 2009 fino al 2011 mi pare di ricordare, quando siamo andate via in parte. :)
Eliminaallora si, mi ricordo! mi ricordo che poi in parte sono andate via (io in verità più che altro leggevo, non ero attiva)... Ho usato molto il calendario. Ora han chiuso tutto, e non c'è stato modo nemmeno di avere lo storico dei dati inseriti. Peccato!
EliminaScusa l'amarcord, ma quando ho visto l'indirizzo email ho fatto 2+2!
Ti abbraccio e ti faccio molti in bocca al lupo per la tua vita.
In realtà io non avevo mire cattive.
RispondiEliminaIn psicologia c'è un approccio che io seguo ed è il costruttivismo.
Secondo questa cornice le nostre narrazioni non sono solo modi di esternare i nostri vissuti. Ma soprattutto costruiscono il reale...e il nostro mondo. Dunque io intendevo questo. Per evolvere spesso dobbiamo staccarci da racconti che cristallizzano le nostre identità (narrative...cosa per cui io sono un racconto: il mio e anche quello degli altri)
Ecco in realtà era quello che intendevo...volevo solo invitarti a considerare quanto noi (tutti) costruiamo ciò che siamo ...
Forse non son riuscita nemmeno ora a spiegarmi bene...
Ma generalmente io ho molto rispetto per le storie (visto che ne ho fatta una professione)...non so perchè l'hai presa così come se ti avessi ferito...
Susj
Susj, il tuo approccio potrà anche contenere una risposta, una risoluzione, ci potrà essere anche del vero in ciò che dici...quello che stona ed anche molto è il come lo dici, sensibilità ed empatia zero, se ne hai fatto una professione questo non ti gioverà di sicuro! Ma hai letto questo blog sul serio? O meglio, l'hai ascoltato? L'hai sentito? Non sono solita difendere le persone (tra l'altro anche io non conosco Anna di persona) ma questo blog lo seguo da diverso tempo e la sua protagonista mi sembra davvero una persona piena di risorse, molto riflessiva e profonda, la vita le sta chiedendo molto ma lei saprà trovare una risposta che le calzi a pennello! Io ho piena fiducia in lei...di sicuro non ha bisogno di nessuna chiave magica che le sapremo dare ed ancora meno di una soluzione presuntuosa ed invadente!!! Cara Anna, ti stringo forte, senza conoscerti e ti auguro tutto il bello che con la tua intelligenza saprai cogliere...ciao, Lia
RispondiEliminaCara lia
EliminaHo cercato di esser franca e diretta.
Susj
Grazie lia, di aver "spiegato" ciò che io non ho più voglia di fare.
EliminaSusj a me più che franca e diretta sei sembrata brutale e indelicata. E peraltro non se ne può più di gente che dispensa consigli non richiesti.... In quel modo poi....Ed è anche ora di finirla di fare i sapienti con la vita degli altri, di fronte al dolore e alla sofferenza altrui dovremo fare un passo indietro e avere un po' di umiltà nell'approccio. Scusa Anna lo sfogo, sono sempre stata una lettrice silente, ma quei modi e quella sicumera così come l'ennesimo consiglio mai richiesto li ho trovati orribili. Anche io come Lia qui sopra pur non conoscendoti mi permetto di stringerti forte. Stella
EliminaTi ringrazio Stella.
Eliminacara Anna ti ho letta tante volte ma scritta poche...il tuo percorso di sofferenze spesso ha incrociato il mio. Anche io come te ho tutti i miei figli in cielo. Un puntino che mi ha lasciato subito dopo il test positivo, un altro volato via a otto settimane, un altro ancora a sei settimane e poi, e poi era arrivato il nostro miracolo Federico, nove mesi di puro amore nella mia pancia ma che, un errore medico durante il taglio cesareo programmato, ha portato via da noi per sempre...un dolore straziante che mi ha portato via per sempre la gioia di vivere e la serenità !
RispondiEliminaAbbiamo sperato con mio marito di poter ripetere quel miracolo appena possibile ma, dopo mesi di tentativi vani, ci siamo rivolti a vari specialisti e ci è stata riscontrata una infertilità secondaria e abbiamo dovuto perciò iniziare il percorso della Pma : quattro tentativi senza successo. Oggi mi ritrovo a quarantadue anni e dopo nove anni di matrimonio a piangere per i miei figli tutti giorni e a chiedermi tutte le volte "perché a me?". Vorrei rassegnarmi ma non ce la faccio...perciò fino a che posso lotto " contro natura". Penso di capire come ti senti ora, posso solo tenere aperte le braccia e dirti che vorrei tanto tenerti per mano...anzi tenerci per mano. Mariella
Mariella, ho letto la tua storia mentre ero in una città della toscana. Ero lì non per piacere ma per accompagnare mio padre in clinica, e nell'attesa abbiamo visitato la città. Te lo dico perché, mi sono ritrovata a piangere e sorridere davanti ad un affresco di Piero Della Francesca, con il telefono in mano e la tua storia nel mio cuore. Mio marito contemporaneamente ha detto ad alta voce "grazie. Grazie per questa vita così intensa. E perché riusciamo a dividere il peso, nella condivisione. " Condivisione a cui io credo fermamente nonostante tutto.
EliminaNonostante le lacrime che mi hai fatto versare il tuo messaggio é pieno di speranza e mi ha dato la forza di prendere un respiro profondo e di continuare a sperare e lottare.
Senza dover cancellare ciò che é stato.
Grazie Mariella per quello che mi hai dato.
Si Susj, sei stata "franca e diretta" ma sicuramente non in linea con l'autrice di questo blog e con il suo sentire...essere schietti e sinceri è sicuramente un pregio ma passare sopra al dolore degli altri significa non averlo compreso neanche da lontano...
RispondiEliminanon posso non lasciare un pensiero per Mariella, raccontare in questo luogo privilegiato (perchè sa ascoltare e custodire!) ciò che ti è capitato, dice molto di te, della tua forza e del tuo grande cuore ed anche se il tuo scritto non era rivolto a me non ho potuto ignorarlo...ti ho pensata, mi sono immaginata di abbracciarti forte...sono certa che saprai trovare la strada che ti permetterà di tornare a vivere e ad essere serena! Te lo auguro con tutta l'intensità di cui sono capace...
Mariella ti penso anche io, ti mando un bacio enorme.
RispondiEliminaChiara
Ciao. Scusate se rispondo solo ora...Grazie a Lia e a Margherita per le loro parole e un grazie speciale a te Anna per tutte le volte in cui, inconsapevolmente, hai dato forza anche a me. Purtroppo quello che è stato come dici tu non si cancella, allora viviamo per cambiare il nostro "oggi" . Io ci credo! Vi abbraccio, Mariella.
RispondiEliminaciao tesoro
RispondiEliminacome stai?
ti abbraccio
Elena e confettino
Ciao Elena, spero proceda tutto bene ...
EliminaIo ci sono. combatto.☺️☺️
ups scusa salto di blog in blog per ....perchè vivo un po' incasinata e sembra che la blog terapia funzioni....mi placa,
RispondiEliminaallora vediamo un po' mi chiamo Micky e sono una di quelle ....gran culo che sono rimaste incinte al primo colpo e non stavano provando.....
una di quelle che salutano le amiche con carrozzina del terzo figlio e augurano " a quando il quarto ?.....e dopo qualche mese l' amica ti vede e blatera che ci hai preso
ultimamente oltre a far nascere figli alle donne con il pensiero ( e a te ne auguro una carovana ) cerco di fare da assistente ad un criminologo per salvare i bambini dai pedofili che crescono nonostante il calo delle nascite
uno specialista di diritto penale mi disse che ho troppe idee salvifiche
eppure il mondo deve popolarsi di bambini sono gli unici dei che abbiamo auguri e figli maschi e femmine
Ciao Michela!
EliminaBeh! Augurio bellissimo!
Grazie!!
Il tuo commento mi ha fatto Sorridere!
sono nonna con figlia ex cercatrice e ti seguo da anni con tanto affetto, sento che non ti sei arresa e mi dispiace molto non condividere con te questo tentativo v.ti mando tanti pensieri positivi col cuore e con la testa e spero di riavere presto tue notizie.susi
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