" C’è un concetto della cultura ebraica che mi ha sempre colpito è [...] il tiqqun ‘olam. L’idea, in parole fin troppo povere, è che la creazione del mondo non è esclusiva responsabilità del Creatore, ma che va in qualche misura completata dagli uomini, riparando quello che nel mondo, abbastanza vistosamente, non funziona"
(dal blog: http://yenibelqis.wordpress.com/2014/11/07/riparare-il-mondo/ )
Dal blog in bozza.
10 novembre 2014
Sono stati giorni faticosi, al limite.
Tensione.
Ho tremato e ho pianto e ho discusso urlando.
Ho puntato i piedi, non volevo ricominciare.
La verità è che avevo paura e nausea.
La nausea è ciò che più di tutto ha caratterizzato i giorni precedenti l'incontro e poi tutto il giorno stesso, dopo quattro ore di anticamera, un breve colloquio di introduzione con l'assistente che metteva insieme pezzi ed esami della nostra storia, e poi il lungo incontro con questo nuovo dottore.
Poi la nausea.
Forte, incontrollata, senza vomitare. La testa che faceva male e il vuoto nello stomaco.
Finchè, mentre da lontano si avvicinavano veloci due fronti nuvolosi neri che poi si sono scontrati trasformandosi istantaneamente in ghiaccio, non son dovuta scendere veloce dalla macchina, al centro di un incrocio con semaforo, e lì, iniziare a piangere. Lacrime grandi come case, giù lungo il viso, mentre gli altri automobilisti mi fissavano e Fabio che, sceso, mi teneva stretta.
Finalmente.
E così ricominceremo.
Perchè questo nuovo dottore non dà per scontato affatto che il nostro problema risiede negli embrioni, cioè, non pensa che i nostri figli siano sbagliati.
Chiama bambini gli embrioni.
Questo non mi è sfuggito.
Non esclude che il problema possa essere genetico, ma non ritiene sia scontato.
Anzi.
Ritiene ci sia un'alta probabilità che il problema risieda nell'impianto.
Cioè nella mia incapacità a costruire una culla accogliente.
Questo non mi ha affatto gettato nello sconforto. Non mi sono sentita in colpa. Non ritengo che se così fosse, questo possa voler dire non essere una madre di serie A. Se scoprirò questo, lo accetterò e ricomincerò da un altro punto.
Questo approccio significa che non siamo per ora candidati ad un'eterologa. Finchè non capiamo dove risiede il problema non possiamo essere sicuri che una donazione di gameti possa aiutarci ad avere nostro figlio.
Alla mia domanda sul perchè lui non ci propone una diagnosi preimpianto, la risposta è "perchè ritengo sia una vendita alla Wanda Marchi!". Poi spiega perchè.
Ma a me basta. E' quello che penso anche io.
A me a quel punto vengono gli occhi lucidi e vorrei dargli la mano, per congratularmi, perchè è quello che ho sempre sostenuto e perchè non è mai stata una risposta convincente, da nessun punto di vista.
Ma non gli dò la mano, non ho intenzione di lasciarmi coinvolgere nuovamente emotivamente. So che sto tradendo il mio carodott, so che non saprò come dirglielo, e una parte di me ancora pensa che solo lui ha la verità unica e indiscutibile in mano.
Questo nuovo dottore inoltre vuole testare il livello di tossicità del mio sangue.
Gli parlo di cellule NK che sono normali nel mio caso.
Mi risponde che una guerra si combatte sul campo non seduti alla scrivania. E che le NK andrebbero testate in gravidanza, non prima, cosa impossibile da fare ovviamente e quindi propone un test che simulerà la situazione del mio sangue in gravidanza.
Non mi sfugge nemmeno questa ultima parola: guerra. Ho da sempre ritenuto di essere in battaglia. Solo che ora sono con la bandiera bianca alzata.Mi parla inoltre di verificare che tutti gli aborti passati non abbiano fatto danni, esaminando in maniera approfondita la mia cavità uterina. Secondo lui è altamente probabile ed è per questo che attualmente non riesco a rimanere incinta. Mi dice inoltre che la mia età non è il disastro che gli presento, visto la mia "produzione" precedente.
Io, che sono entrata incazzata, spazientita, con il bisogno di vomitare, con un solo caffè dalla mattina, stanca, infreddolita, sono calma a quel punto.
Mi dico che questa persona sta interpretando i miei pensieri ed esaudendo i miei desideri, quelli che una volta erano i miei desideri. Cercare una causa.
Gli dico che se è in grado di scovare questa ragione, allora, se non ci sarà rimedio, io invece avrò pace.
Se ci sarà rimedio allora combatterò.
Ma soprattutto, avrò pace.
Quella pace che nessuno mi ha dato, quel tormento che mi logora, quel dolore sordo, destabilizzante, del non avere un perchè mi è accaduto tutto questo.
Quella pace che non mi farà sentire arresa.
Perchè non si può chiedere ad una madre di arrendersi.
Io ho bisogno di pace.
Ho bisogno di essere creduta.
Ho bisogno che sia dia voce al mio istinto provato e condannato. Fatto a pezzetti dal dolore.
Non so se sono pronta a ricominciare.
Cammino a piccoli passi. Non mi aspetto nulla. Non so cosa farò.
Faremo una lista lunghissima di esami, tutti a pagamento, che supera di molto un numero a tre zeri, questo lo so. E questo è un problema grande come una casa.
Poi tireremo le somme.
Potrei entrare nel dettaglio di ciò che sto per fare, ma non lo farò, voi siete piccoli, non potete capire il dettaglio, potete solo sentire il calore.
Lo sentite?
C'è una piccolissima fiammella giù in fondo.
Accesa per voi.
Concentratevi, una piccola, flebile luce.
Ri-accesa per voi.
4° ora di attesa |
sulla scrivania del nuovodott c'è la statuina che è anche sul mio comodino |
fronti nuvolosi prima dello scontro all'uscita |
Questo è ciò che accadeva circa tre mesi fa.
Questo è uno dei miei post in bozza, che oggi rendo pubblico, non perchè io sia una diva che ha deciso di regalare perle centellinate, ma perchè ho deciso di salvaguardare la mia proverbiale sensibilità dai giudizi altrui, giudizi di cui non ho bisogno, che non chiedo, a cui non voglio più dare peso.
Ho pensato molte volte di cambiare, andare via da qui, ma la mia coerenza mi impone un comportamento diverso, che mi appartiene e che mi rende orgogliosa di quello che sono.
Ragion per cui, ma non solo, ri-scrivo di questa mia nuova fase, la 2.0, che mi vede rimessa a nuovo, rilucidata, con qualche ammaccatura rimessa su con qualche martellata da dentro, ma ancora in grado di camminare per chilometri.
Ciò che è successo tre mesi fa, e cioè la decisione di voler chiedere ancora di fare luce, ha solo in parte influenzato la mia vita. Ho continuato a lavorare, fare yoga, avere una vita sociale, oltre il pensiero di diventare madre. E sono stata bene.
Ho ricevuto quasi tutti i risultati degli esami richiesti durante un we di vacanza prima di Natale.
Stavamo per entrare nel castello di Gradara, avevamo scattato una foto con Hope che ci faceva tanto ridere, mi é squillato il cellulare per avvisarmi di una mail importante. Ho settato il telefono in modo che mi debbano arrivare solo notifiche di mail importanti, evidentemente quella lo era e dunque decido di leggere. Erano i risultati delle analisi.
Ci diciamo che li avremmo letti in albergo più tardi, ma non riusciamo nemmeno ad arrivare alla stanza di Paolo e Francesca, che già, in parte, ci è chiara la situazione.
Il resto è batticuore e paura. Poi una cena romantica in un posto incantevole e una bottiglia di vino che non dimenticherò più, e la decisione di stare bene, comunque.
Sono tantissimi gli esami fatti, soprattutto quelli genetici che ci dicono che noi due insieme funzioniamo -tiriamo un sospiro di sollievo- e poi arriviamo ai test di tossicità del mio sangue.
Il mio livello di embriotossicità è pari a ICT70: 150minuti.
Vuol dire che il 70% delle blastocisti di Danio rerio Zebrafish (ovvero un pesce!) messe a contatto con il mio sangue muore in 150 minuti (intervallo tra 121 e 180min). E' un livello medio. Il livello elevato è < 120minuti. Ci verrà poi spiegato che il livello medio è tipico di una donna poliabortiva, che concepisce ma non porta avanti i suoi piccoli.
C'è un altro valore che non va bene, e riguarda sempre il mio sangue e il mio livello di tossicità. Fino a tre giorni fa abbiamo temuto fosse un risultato che non ci avrebbe dato soluzioni. Non è così.
Poi abbiamo fatto un'isteroscopia, e di questo ne ho parlato qui.
Poi abbiamo atteso il Natale, che è stato dolce, di corsa, ma dolce come non mai in questi anni.
Senza aspettative. Senza chiedersi se il nostro natale sarebbe dovuto essere diverso, perchè è stato bello così, come ci eravamo promessi.
Una settimana fa sono arrivati gli ultimi risultati, i più temuti. Esami che avrebbero dovuto darci risposte concrete sulla causa genetica che comporterebbe gli aborti.
Quando due natali fa, ho perso il mio ultimo bambino, la sentenza che più di ogni altra cosa ci ha buttato nel buio dei mesi successivi, è stata l'ipotesi che tutti i nostri embrioni fossero sbagliati per cause genetiche. Ma tutti sbagliati??? Era l'unica domanda che riuscivo a farmi e che ha risuonato nella mia testa continuamente, non abbandonandomi mai.
Non è facile fare i conti con un'ipotesi del genere. Si deve accettare che in due non si genera vita ma morte. Come ho accettato tutto questo, lo potete leggere nelle pagine precedenti.
Ci è voluto tanto tempo sì.
Ho avuto bisogno di tutto questo tempo.
Solo ora so che non ero ferma, pur avvertendo questa sensazione.
Procedevo lentamente in mezzo al mare, ero in balìa delle onde, è vero, ma una parte di me procedeva, quella parte che non mi ha permesso di annegare.
Gli approfondimenti genetici su sequenze subtelomeriche dei nostri cromosomi non rivelano traslocazioni, nè ombra di anomalie, tali da avvalorare l'ipotesi della cause genetiche.
Improvvisamente un peso grande come una casa si allontana, comunque andranno le cose, smetterò definitivamente di sentirmi una madre sbagliata.
E poi il futuro.
Quello che ci era stato tolto.
Un futuro che ho piano piano immaginato e costruito senza i miei figli, attingendo a tutte le risorse e tutto l'amore del mondo, senza mai mettere in dubbio le scelte fatte sin qui.
E' stata dura e lo sarà ancora.
Oggi inizia una nuova me che va incontro ad un nuovo futuro, una nuova fase della mia vita.
Non è da tutti riconoscere i tanti passaggi che la vita ci propone.
Io li ho precisamente in mente tutti. E potrei elencarli uno ad uno.
Ora faccio i conti con l'ipotesi che possa essere io la causa della morte dei miei figli.
Ma non l'ho voluto, non posso sentirmi in colpa per questo.
Sono andati e non torneranno più. Se sono esistiti c'è un motivo che mi ha condotto sin qua, e mentre una volta cercavo quella verità, che potrei aver oggi trovato, ora non ha più importanza.
Forse ho trovato il bandolo della matassa.
Forse sì.
Ma non è questo il punto, non lo è più davvero.
Non sono più disposta a rompere l'equilibrio di benessere che mi sono guadagnata con unghie e denti.
Non sono più disposta a raccontarmi per elemosinare comprensione.
Non sono più disposta a non essere più io per accaparrare consensi.
Iniziamo una terapia di un medicinale via flebo.
Poi ripetiamo gli esami per vedere se rispondo e se riusciamo ad abbassare la tossicità del mio sangue.
Poi ci teniamo per mano e voliamo.
Il come lo racconterò, un pezzetto alla volta.
Forse.
Prima flebo della terapia.
A casa, con calma.
Eppure nervosismo.
Fa male.
L'ago esce dalla vena. Cambio braccio.
Chiudo gli occhi e ripenso a tutte le volte che mi è stata fatta una flebo con urgenza in pronto soccorso.
Ce la posso fare.
Dico a chi mi fa la flebo di non preoccuparsi. Che se questa è la causa che uccide i miei figli, io uccido la causa.
Non sono così forte come sembro raccontare. Perchè poi mi sento fragile. Poi ho bisogno di rannicchiarmi sotto la coperta di lana di mia suocera, che me la fa sentire così vicino oggi.
Poi mi scendono due lacrime grandi come case.
Poi va bene tutto.
Ora va bene perchè è tutto cambiato e ce lo siamo promesso.
Una promessa grande come un bambino.
Quanto sei bella Annina, grazie per la condivisione. Sandra Frollini
RispondiEliminaps. adoro Gradara
<3
RispondiEliminaLeggo.
RispondiEliminaTaccio.
Spero.
Grazie per aver raccontato tutto questo. Siete due leoni. Vi voglio bene
RispondiEliminaUna promessa grande come un bambino, che prima di essere grande è un minuscolo puntino. E tu di "puntini" ne hai spuntati sulla tua strada, hai centrato obbiettivi e collezionato rospi amari purtroppo. Ma sento che c'è un ma. Un ma di quelli che fanno sorridere. Quanto sei forte cara Anna! Sei forte anche quando tu pensi di essere debole. E debole ti assicuro che non lo sei mai. Ti abbraccio forte
RispondiEliminasono contenta che I. ti abbia dato la stessa sensazione che ha dato a me, solo lui è riuscito a darmi speranza in quei quattro lunghi anni....mi incrocio tutta per te :-)
RispondiEliminaHo le lacrime.
RispondiEliminaUn abbraccio
Elle
ti sono vicina, lo sono sempre, ti sento nella pelle. non ho altro da scrivere, anche se ho il cuore pieno, colmo. ti arriverà tutto il buono che ho in questo istante, lo so, senza bisogno che lo descriva.
RispondiEliminaAnna, spero insieme a te, a voi. Vi abbraccio
RispondiEliminaOoh!
RispondiEliminaio sto già volando! E non mi fermerò :-*
Quanto ti trovo bella e splendente, Anna. Come sempre mi dai sensazione di luce, è bello leggerti. Grazie. Ti stringo.
RispondiEliminaquesta condivisione sa di sangue, c'è il dolce della speranza, ed il metallo freddo dello smarrimento... ci sei tu... e sei bella!
RispondiEliminaforza e vita a te
Mi piacciono le parole scelte dal nuovodott... Buon volo!
RispondiEliminaOooh ma allora state facendo grandi passi, dai dai, siete un portento di concentrazione e tenacia!!!
RispondiEliminaNon trovo le parole...ti abbraccio forte. Siete una bellissima coppia, forza così!
RispondiEliminaUn grande grande abbraccio cara anna.
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