Ci sono giorni particolari, in cui mi sento staccata da tutto il mondo, lontano da menti e cuori, sopra le situazioni, guardo dall'alto come se ad un'altra me stiano accadendo certe cose.
Accadono molte cose, intense ed emozionanti che io osservo dal mio posticino che mi sono costruita un pezzetto alla volta durante la notte.
Osservo dall'alto e vivo talmente intensamente da straziarmi l'anima e il cuore.
Sta per accadere qualcosa, qualcosa.
Io sento che è così, altrimenti non riuscirei a spiegarmi il perchè di tutto questo batticuore, queste lacrime, questo intenso vivere.
In questo momento della mia vita, ogni mia giornata, ogni ora è fondamentale e mi porta davanti ad una consapevolezza tale che non posso non considerare il vortice dei fatti e delle riflessioni che mi risucchia. Molte delle attese e delle paure verrano a breve sciolte, lo so. Perchè lo so? Lo sento.
E devo imparare a fidarmi, questo devo e posso fare ora.
Non sono più su quel filo in equilibrio precario.
Oggi ho studiato, sono forte. La mia storia mi ha forgiato e non tremo più di fronte alle scelte che mi si chiede di fare.
Eppure.
A volte mi affaccio sul mio passato e un pò tremo. Vado avanti cercando di non guardare intorno e indietro, ma a volte ho la tentazione, a volte vorrei fermarmi e ricordare, ma non posso farlo.
A volte sono così stanca che mi manca l'aria, mi sembra di non farcela, poi mi fermo, prendo fiato e riprendo il cammino.
Faremo questo post coital test.
Poi che succede se è negativo.
Passeremo alle IUI il prossimo mese.
Se a settembre non sarà ancora successo niente, procederemo con la FIVET.
Perchè?
Non lo so.
Noi siamo quei casi che non hanno risposta.
Il sine causa non esiste, o meglio, non c'è una spiegazione che la scienza ha trovato, una causa c'è sempre.
Così non conosciamo il perchè siamo una coppia abortiva, io dico coppia, poi di fatto sono io, o il mio corpo per me, che abortisce.
Così non capiamo.
E così procediamo.
Però io lo so che non arriveremo a questo. Il mio bambino arriverà prima.
C'è un salice germogliato che ci aspetta in giardino e la sensazione di una mano di un angelo sulla spalla che mi accompagna.
Io dico di si a tutto.
Mi dice: "Anna pensaci. Prenditi i tuoi mesi per pensare. Fai le tue meditazioni. Vuoi fare una pausa? io non voglio metterti ansia e non voglio premere"
Io dico procediamo.
Guardo dall'alto, dal mio posticino costruito pezzetto per pezzetto, osservo.
Vorrei dire: "stai tranquillo perchè io concepirò presto mio figlio" per tranquillizzarlo, ma gli basta quel mio "iniziamo il monitoraggio dai" e gli torna il sorriso.
Poi rientra in stanza, io attendo sul lettino come al solito, che conosco a memoria le figure sui poster delle pareti, i bottoni dell'ecografo, i numeri sul video. "non so se questo ti può aiutare, se questo può esserti consolatorio ma io te lo dico lo stesso: io quest'anno mi sono dato degli obiettivi. Uno sei tu"
e abbassa lo sguardo.
Io sorrido, rido.
Che va bene, può darsi che sia una frase piaciona buttata lì per raccogliere consensi, ma io non credo.
La verità è che io sono confusa dal questo voler per forza procedere in questo senso, ma capisco che il senso logico spinge. Poi ancor di più spinge la mia età, che non gioca a favore di un discorso di abortività, il mio trascorso, la nostra attuale difficoltà, il mio endometrio.
Il mio endometrio comunque
sembra quello di un'altra persona, dice lui dopo aver iniziato il monitoraggio.
Quel suo personale successo lo fa gongolare ogni volta.
Io accenno al sorriso.
Poi...sorpresa!
C'è un follicolo di 10 mm a destra.
Da che sono seguita ecograficamente, e cioè da più di un anno, io non ho mai ovulato a destra.
Ci concediamo un altro pezzo di speranza.
Siamo in tre.
Spoetizziamo l'atto d'amore, ci diciamo, e monitoriamo gli eventi.
A lui piace questa mia definizione dell'evento, di tutto quello che rappresenta questo nuovo esame, e fa suo il termine appena coniato.
Io lascio fare.
Guardo dall'alto.
Potete farmi tutto.
Io assorbo e accuso i colpi, poi vado avanti.
Piango.
Poi vado avanti.