martedì 14 maggio 2013

L’incoscienza fa fare cose folli




Oggi è il 14 maggio.
Il 14 maggio di un anno fa il dolore mi spezzava il fiato e il mio corpo si chiudeva in una morsa, incapace di reagire, mentre una salpingectomia d’urgenza interrompeva la vita del mio bambino e mi toglieva un pezzo della mia femminilità e del mio sentirmi madre e donna. Da quel giorno tutto è cambiato.
Non è stato il momento più difficile per me.
L’incoscienza fa fare cose folli.
Il bisogno di guardare avanti non ti dà il tempo di leccarti le ferite.
Il peggio è arrivato a dicembre dello stesso anno, quando per la seconda volta entravo in sala operatoria per porre fine all’ennesima gravidanza conclusasi con l’ennesimo aborto. Quello è stato il momento peggiore della mia vita. Più dell’aver rischiato di morire.
Forse perché un dolore così non pensavo si potesse provare.
Forse perché in quel momento hanno tentato di uccidere la mia speranza, dicendomi che non sarei mai stata madre, affermando che i miei piccoli sarebbero nati sempre e comunque “sbagliati”.


Guardo questa foto. 

Sono dei semi di fiori piantati il giorno del mio ultimo transfer, transfer che ha prodotto beta positive, beta che si sono trasformate subito dopo in negative, negativi che hanno detto addio al mio ultimo angelo in ordine di apparizione.
Stamattina la situazione era quella della foto.
Piantati tutti nello stesso giorno, con le stesse cure, in numero uguale per ogni vasetto.
Eppure, uno di loro è cresciuto talmente tanto da superare del doppio gli altri.
Sorrido.
Come posso non prendere in considerazione questo?
Oggi è un bel giorno.
Oggi, 365 giorni fa, rischiavo di morire.
Oggi potevo non essere qui.
Invece ci sono.
Non ho voglia di stare male. Non ho voglia di provare ancora dolore. Non ho voglia di versare ancora lacrime.
Ma il benessere non si decide a tavolino perché lo si vuole.
La felicità, o si prova o non si prova.
Ieri sera, al tramonto, mentre tornavamo a casa dopo l’ennesima visita da un dottore che ci ha fatto un po’ di chiarezza sulla nostra situazione, l’unica cosa che riuscivo a pensare era che, una volta a casa, aprendo la porta, ci avrebbe accolto il nostro cagnolino Hope con la sua voglia di vita. Allora ho detto a mio marito che la nostra casa è piena di vita, perché qualcuno ci aspetta sempre quando apriamo quella porta, e non lo dicevo e pensavo così per consolarmi, lo dicevo perché la capacità di vedere e cercare la vita intorno a noi, è il frutto di una faticosa e laboriosa ricerca verso se stessi e verso noi due, come coppia.
Non posso non considerare che uno dei semini di fiori piantati, sta crescendo il doppio degli altri.
Non posso non considerare che uno dei miei bambini un giorno, crescerà il doppio degli altri.
E questo vale, al di là del mio desiderio di diventare genitore.
Per quello, ci sono altre strade, che magari un giorno percorreremo.
Ogni medico, ogni amico, ogni persona a cui è a cuore la nostra storia, sente di doverci suggerire, che ci sono altre strade per diventare genitori. Io sorrido.
Una volta mi arrabbiavo, a torto.
Mi arrabbiavo e non capivo perché.
Lo facevo perché istintivamente sentivo che il mio desiderio di diventare madre non era prioritario, ma non lo sapevo.
Oggi lo so.
Oggi lo so che vuol dire dare la possibilità a quel semino di crescere più degli altri.
Mi sto interrogando in questi giorni se tutto questo non sia egoista da parte nostra. Se questo voler continuare ad andare avanti nonostante tutto, non sia un sentimento egoista mascherato da altro.
Credo che il voler diventare genitore sia da egoisti, ma di quell’egoismo buono, fatto di amore.
Mi ritrovo a leggere parole e pagine sull’eventualità o meno di considerare l’embrione una persona-non persona.
Di fatto, questo è un concetto all’origine dell’Uomo. Lo spartiacque che divide. Il volersi considerare procreanti e moltiplicatori della specie e il sentirsi il mezzo per portare qui un’anima e trasformarla in materia.
Io non ho la verità in mano.Da sempre seguo un istinto.
Il mio.
E ho imparato che il mio istinto è la mia verità. Non assoluta. La mia.
Per questo combatto.Oggi, più di ieri, perché oggi è un bel giorno, perché oggi sono qui.


10 commenti:

  1. Grazie a te per permettermi di essere qui.
    L'immagine della piantina piu' alta mi ha fatto piangere di felicita'. E' vero, la genetica e' questa, hai ragione. Hai grinta da vendere e ne sono compiaciuta, cosi' come delle tue riflessioni.
    Anche io penso che sia un egoismo buono, era quello che intendevo nel mio post, perche' non credo esista un solo genitore che lo faccia per altruismo. Di chi, poi? Vi abbraccio a tutti e tre, pure al figlio peloso.

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  2. Anna bella, quello che tu chiami istinto io lo chiamo intuito, credo siano la stessa cosa.
    Per la mia esperienza l'intuito porta a seguire strade apparentemente inconsuete o tortuose ma è quello che in realtà ci porta a destinazione.
    Grazie che mi permetti di essere ancora qui.
    Sono contenta tu sia con noi, perché hai ragione da vendere: un anno dopo tu sei ancora qui e quel semino ha prodotto un fiore che è il doppio degli altri. Vi abbraccio

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  3. Che splendido post, Anna!
    Grazie di averci aperto ancora le porte sul tuo cuore.

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  4. Sei di una dolcezza infinita...ma questo tu già lo sai...ti penso tanto, ti penso spesso....e spero davvero che il tuo essere madre possa passare dallo stato del tuo cuore a quello delle tue braccia....
    Ti aspetto a Firenze, se e quando vorrai...

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  5. E' importante ascoltarsi, farsi guidare dal cuore.
    Tu lo stai facendo.
    Resta in ascolto e fai ciò che ti dice, non sbagli.

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  6. Le tue parole 'toccano' il cuore nel profondo...ti auguro ogni bene...

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  7. Ho avuto un po' di problemi per entrare qui, ma ci sono!
    Grazie per avermi invitato ad esserci.
    I tuoi pensieri sono anche i miei: si è più egoisti ad andare avanti o ad accettare questa situazione? Non ho ancora risolto del tutto la questione, ma sono molto serena.
    Vi auguro di arrivare presto a quella serenità che apre il cuore. Un abbraccio

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  8. adoro come sai volgere lo sguardo tanto in alto..come la piantina..

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  9. grazie dell'invito.

    Anna l'immagine delle piantine mi ha commosso...davvero non sappiamo niente e dobbiamo solo affidarci al nostro istinto, a cosa è bene per noi in quel preciso momento. la speranza non si perde e tu non perdi neanche la forza. Continuerò molto volentieri a leggerti.
    ti abbraccio

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  10. Grazie Anna per avermi permesso di continuare a leggerti.
    Sai cosa penso? Che alla fine la propria verità è l'unica che conta davvero. L'unica verità vera. Perché per quanto le persone possano esserci vicine non sono noi. Non sono il nostro vissuto. Hai detto una cosa verissima. Nessuno ha in mano la verità assoluta, abbiamo solo la nostra verità e in base a quella è nostro diritto e dovere assumere determinati comportamenti anziché altri, fare determinate scelte anziché altre.

    Ti abbraccio

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grazie per essere qui.