domenica 19 aprile 2015

L'ora per avere figli

Se si costruisse la casa della felicità, 
la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa.
(Jules Renard)


Mi ricordo che era estate e che la scuola era finita da un pò, quelle estati in cui si inventavano i giochi, che duravano mesi e davano nutrimento alla fantasia.
Non ricordo però quanti anni avevo e perchè la mia vicina di casa, con la quale inventavamo l'estate, desiderasse mettermi a conoscenza che sua cugina aveva avuto le sue cose per la prima volta.
Cosa significasse questa frase non ne avevo idea, ma certo il mio orgoglio mi impediva di chiedere ai miei coetanei. Di certo ricordo di aver provato una sensazione di fastidio, mi sbucciai un ginocchio cadendo su un foratino, e quella cicatrice oggi è ancora lì a ricordarmi quel giorno. Fui costretta a raccontarlo a  mia mamma, perchè la curiosità mi stava divorando. 
Che mia mamma stava stendendo il bucato, anche questo lo ricordo, e anche che rimase in silenzio per un pò, dopo la mia domanda.
Poi, sospirando, mi spiegò cosa succede alle donne ogni mese, ma a me non parve affatto una cosa bella.
Forse inconsciamente retaggi culturali e l'educazione ricevuta dai nostri genitori, anche se a loro volta con noi figli, si sforzavano di essere sereni, ecco, forse tutto questo si trasmette lo stesso, perchè io, quando poi anni dopo, vidi comparire per la prima volta il mio ciclo mestruale, piansi per un giorno intero.
Rimasi raccolta in un angolo della mia cameretta al buio senza riuscire a mandar giù quelle parole pronunciate da lei:
  "ora puoi avere dei figli"
Già.
Potevo.
Cosa questo significasse davvero in effetti io non me lo chiesi per anni, ma molti anni, fino a che, come si sa, non ebbi il primo aborto.

mercoledì 15 aprile 2015

E così.

Io il come stai? del dopo non lo voglio.
Ne faccio a meno.
Ho avuto bisogno del come stai? prima, quando le ore non passavano e il cielo era azzurro, ma io non lo vedevo dal divano.
La commiserazione no. Il non so che dire, no. Il mi dispiace nemmeno.
Non voglio nulla da nessuno, ho imparato a farne a meno, grazie.


E' stata durissima stavolta, l'attesa dico.
Perchè ho sottovalutato tutto, che da una parte ci sta, ma dall'altra non ero pronta a tanto e io sono una che si deve preparare.
Mi è dispiaciuto passare il compleanno così, ma ormai nemmeno ci faccio più caso alle date che si rincorrono e le coincidenze e gli eventi che mi girano intorno.
La mattina è passata seduti ad un tavolino dello Zodiaco a guardare Roma, in silenzio, dopo aver prelevato quel poco di sangue che ha decretato assenza di ormone betaccacigi all'una del pomeriggio.
La segretaria del laboratorio analisi ci è venuta incontro, si è chinata su Hope per dire che era carino, poi si è alzata e nel consegnarmi una cartellina di carta lucida con stampata una donna in attesa, mi ha detto in anteprima che l'esame era negativo.

Grazie per lo spoiler, avrei voluto dire.

Il resto della giornata non è esistita.

Alle diciannove ho fatto una doccia e ho trascinato la mia famiglia in una pizzeria affollata, dove mi sono sentita male, e dalla quale sono dovuta uscire ad un certo punto per mancanza di aria.

Ora devo guarire i lividi dell'eparina sulla pancia, una brutta reazione mi ha fatto diventare bicolore, e poi quelli delle braccia per i prelievi, perchè la cardioaspirina mi gioca brutti scherzi.
Ma non ho molto tempo, oggi pomeriggio mi aspettano una nuova turnata di prelievi, e sono un pò preoccupata perchè non so dove riusciranno a bucare e in settimana una nuova flebo di intralypid per tenere bassi i valori tossici.

Sapevo che non era andata, ciò che non so è perchè sono diventata infertile, nonostante -dicono- i miei aborti non mi abbiano lasciato segni (fisici).

Un tentativo che dovevamo fare così, per dire a noi stessi che ora siamo anche infertili oltre che abortivi e che siamo due pazzi ostinati che ricominciano a respirare dopo un mese di apnea.



Per fortuna abbiamo imparato a respirare a fondo, e così, incameriamo ossigeno per i periodi in cui non possiamo respirare per paura di rovinare tutto.

mercoledì 8 aprile 2015

Fin qui.


"Ricorda tutti inciampiamo, a tutti capita di cadere.
Questo è uno dei motivi per camminare mano nella mano con qualcuno"

Emily Kimbrough


Ieri no.
Oggi si.

Inutile dire che i sintomi mi perseguitano ma non posso fare niente per evitarli.
Non posso distrarmi, perchè per farlo solitamente io metto sottosopra la casa, lavoro a manetta andando a prendere le misure dell'appartamento che devo ristrutturare, progetto, disegno, stiro, faccio lavatrici, cambio l'arredamento al salotto, attacco quadri, faccio yoga, macino km in automobile, macino km a piedi nei centri commerciali comprando cazzate, faccio passeggiate con Hope, mi metto lo smalto rosso alle unghie.
Di tutte queste cose, posso fare solo l'ultima, e considerando che passo le giornate a casa tra il divano e le sedie in tuta da ginnastica, non val la pena nemmeno mettersi lo smalto alle unghie.
Non posso fare nemmeno yoga, me lo hanno vietato. Figurarsi il kundalini che parte da là sotto.

Penso a cosa mangiare.
Il cibo è diventato un'ossessione, ma la dieta iperproteica imposta dai dottori, signori miei, è peggio di ogni incubo.
Ho circa un attacco di fame al giorno e mi viene da piangere, perchè odio le proteine.
Sto reintegrando pian pianino qualche carboidrato, oggi per esempio ho mangiato due fette biscottate e mi è sembrato di vedere la Vergine Maria.
Voi non avete idea di cosa succede all'organismo che viene privato degli zuccheri, appena glieli ridai, se li succhia come fosse una droga. E infatti ora mi sento una drogata.
Mi sto ciucciando pezzettini di cioccolata  di un uovo pasquale senza zucchero da domenica, che mi ha regalato la collega mossa a pietà, che io manco sapevo esistessero.
Detto questo, il peggio è passato.
Serviva di far circolare corpi chetonici ad un certo punto e 'sti corpi hanno circolato, me ne sono accorta dal saporaccio che avevo in bocca la mattina appena alzata.
Presente l'acetone dei bambini?
Quello.

Per la dieta iperproteica ringrazio pubblicamente Amelia, di cui pubblicherò la storia prossimamente, la conclusione della sua bellissima Happy Pill chiamata Simone e la sua tenacia e il suo coraggio dopo aver provato la paura vera, quella di non poter essere più qui a raccontarmi come poi sono andate le cose.

Qui la cito come esempio di altruismo.
Cosa importava a lei di starmi a tenere la mano tutti i giorni da quando questo nuovo tentativo è iniziato? I suoi consigli sono stati sin qui preziosi perchè io vagavo con sguardo assente e non sapevo come e cosa fare. Sarà che la stimolazione a me fa questo effetto. Mi svuota la testa.
Era successo anche l'altra volta.

Stavolta ci sono volute dieci punture di meropur per produrre otto follicoli a destra e sei a sinistra.
Una stimolazione blanda, mi avevano detto, pensa te quando passeremo a quella pesante.
Io produco, come la gallina dalle uova d'oro, su questo non ci sono dubbi.
E poi sei flebo di intralypid. Due per azzerare la mia embriotossicità e quattro per mantenere a zero i valori.
E poi una puntura di Gonasi libera-follicoli, e ogni giorno, quelle di eparina.
Tre prelievi di estradiolo e LH, uno per TSH.
Da una settimana le mie vene riposano, la destra ha collassato credo definitivamente, e so per certo che ci vorranno almeno sei mesi per ripararla. Spero la sinistra non mi tradisca nel frattempo.
Prima che vi eccitiate troppo, visto la dovizia di particolari, non c'è stato nessun prelievo di ovociti, nè quindi transfer emozionanti.
Prima che vi intristiate, vi dico subito che è stata una scelta dall'inizio del centro di infertilità e noi con loro.
Ovvero, visto il mio passato particolarmente prolifico e credendo profondamente che il problema non sta negli ovuli e il loro numero, bensì nel mio utero ostile e nel mio sangue tossico, ciò che ci è stato proposto è stata una stimolazione blanda per rapporti mirati.
Ovvero il purgatorio della PMA.
Io non lo sapevo, ora ho fatto anche questa esperienza.
Cioè l'ante operam (scusate deviazioni professionali da architetto) è identico al processo di PMA, il post operam nettamente e coraggiosamente diverso. Ovvero se si è concepito, ciò non è avvenuto in provetta ma come ci hanno sempre detto di fare finora. Solo con l'ora, il minuto, il secondo spaccato netto a conoscenza, la testa vuota dalla stimolazione, le braccia bucate, le ecografie attive, zero eccitazione, molta ansia da prestazione, compiti fatti alla perfezione.
Roba che l'ultima volta che ci è stato detto come e dove e quando e se, abbiamo concepito la nostra GEU, la Bea, il nostro capolavoro. Visto mai.
Visto mai no.
Perchè il culo di concepire così, ma di chi è? Certo non il nostro.
Ma dovevamo tentare.
Se non andrà si passerà alla PMA quella vera, come se fino ad oggi non avessimo fatto seriamente tutto.
E' che ci si crede talmente tanto in questa embriotossicità che dovevamo tentare.
Poi "signora, vista l'età, faremo una fivet casomai", che visto come e quanto produco non è che mi suona tanto logico, ma capisco, e approvo.

Quindi, signori e signore, siam qui, e tra pochi giorni compirò gli anni brindando con le beta, che se saranno negative, mi concederanno se non altro una pizza e una birra per esorcizzare i miei quarantuno arrivati zitti zitti.
Cosa c'è di diverso stavolta?
La mia forza.
Le mie riserve.
Il mio bisogno di condividere, sempre, comunque, perchè io ho ricevuto tantissimo dagli altri, tantissimo.
Mi è stato anche tolto molto, ma mi è stato tolto da chi non è in grado di capire.
Mi piace citare chi mi è accanto perchè sono persone che hanno vissuto intensamente sin qui.
Ogni tanto citerò qualcuno, come Amelia stasera, perchè la mia gratitudine è grande e perchè l'altruismo è un sentimento di cui mai mi stancherò e che mi insegna tanto. Ogni giorno.

Non smetterò di citare Filippo, che ora è sul mio comodino e il cui LEGO stringo tra le mani ogni volta che ho paura. Lui e la sua mamma più di tutto, sopra a tutto, che ho abbracciato forte due domeniche fa, per la grande lezione di altruismo ricevuta.
Perchè, quando si chiede Perchè non so niente più di te? non è sempre per mettere il proprio IO davanti,  semplicemente si è preoccupati. Voler bene vuol dire preoccuparsi dell'altro, e tendere la propria mano, vuol dire, appoggiati qui se non ce la fai a camminare, non vuol dire altro.
Non c'è altro, è molto più semplice.

C'è una conversazione che facciamo spesso con mio marito e parla di quando un giorno, se arriverà uno dei nostri figli, faremo una grande festa di benvenuto, alla quale festa parteciperanno tutte le persone che ci hanno teso quella mano.
E poi insieme rideremo.


lunedì 6 aprile 2015

Non è facile

Non è per niente facile dirsi che stavolta è diverso, che sono più forte e che non credo e non mi illudo. Non è vero niente. Mi attacco ad ogni impercettibile segnale di diversità che il mio corpo mi rimanda senza clemenza. Non si impara mai dalle esperienze precedenti, ogni volta è a sè, ogni volta ti regala sensazioni che non dimentichi. Passo il tempo a rileggermi nel passato nel tentativo di ritrovare la descrizione di sensazioni che ho già vissuto. L'ho vissuto talmente tante volte questo momento che non ho bisogno di fare ricerche delle altre nei forums specifici. Sono un archivio digitale di sensazioni e sono più attendibile.
Forse.
Sintomi che vanno e vengono, il solito  altalenare di umore che segue fili di speranza in questa attesa lacerante, nonostante la razionalità, la preghiera, il sorriso di Filippo sul comodino. Ho le riserve per superare tutto questo, questa è la differenza rispetto alle altre volte. Ma non è facile. Non lo è per niente.

domenica 5 aprile 2015

5 aprile, Pasqua fragile

Le sensazioni che provo ora sono le stesse identiche di quando aspetto, solo che non posso dire che è così perché potrebbero essere illusioni costruite dal progesterone. È presto per capire ma io so di aver capito sempre subito.
Mi sento malata.
È questo la sensazione più grande.
Quando mi sento incinta mi sento malata.
Mi riscopro fragile e in balìa delle medicine che scandiscono le mie giornate e i lividi che curo sulla pancia, ricordo delle punture di eparina.
Sento una tensione sottile laggiù che mi fa muovere come fossi di cristallo e mi costringe a rallentare istintivamente ogni movimento, ogni pensiero, ogni idea nuova, ogni programma futuro.
Non voglio sentirmi fragile.
Non voglio stare male di nuovo.
Vorrei avere il coraggio di dire a me stessa, sono di nuovo incinta ma non voglio cullarmi nell'illusione.
Vorrei gridarlo e poi non sentirmi malata e coccolare, come facevo una volta -quando non conoscevo questo dolore - la gioia di essere due vite.
Ma sono bloccata.
Manca una settimana.
Tutto questo potrebbe sparire di nuovo e allora la sensazione che potrei avvertire sarebbe quella di svuotamento.
La pancia piatta, il seno sgonfio, e il cuore stretto nella paura del futuro.
Eccola la paura che si insinua.
Come si può cantare e pregare facendo finta di niente...
La paura è irrazionale, decide lei quando arrivare. La vedo come l'acqua che si insinua sotto le porte. Pensi di esserti chiusa per bene, barricata dentro un bunker di coraggio e forza, e poi, l'acqua da fuori, comincia ad infilarsi da sotto le porte, dalle fessure delle finestre, dagli interruttori, dai piccoli buchi invisibili che non sapevi di avere. 

Quanto è normale tutto questo? 
Zero.
Quanto non è normale sentirsi così aspettando un figlio?
Zero.

Di nuovo, ho creduto di potercela fare e ora temo di non avere una struttura tanto forte da poter reggere questo acquazzone.

Buona pasqua Anna.
Buona pasqua pancia.

mercoledì 1 aprile 2015

#rinascite




Quando tutti i giorni diventano uguali è perché non ci si accorge più delle cose belle che accadono nella vita ogni qualvolta il sole attraversa il cielo.
Coelho