sabato 25 ottobre 2014

Canzone di Anna




Canzone di Anna

Anna che sorride a tutti,
Anna in fondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali 
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri 
tutto quello che non sa,

Anna ha sempre un libro in borsa,
Anna spende più di quel che ha,
e suo frigo mette quelle foto
di posti dove non andrà.

Anna che cucina dolci per le feste degli amici,
Anna che si chiude in bagno 
quando a cena parlano di libertà,
Anna con il suo nome
che in tanti hanno cantato già.

Anna ha bisogno di essere amata 
per quello che ancora non è
e regala se stessa nella speranza 
che qualcuno poi la convincerà,
Anna come a 18 anni,
Anna e i figli che non ha,
Anna con i suoi vestiti colorati grandi molto più di lei,
Anna e quella casa al mare
dove non ritorna più. 

Anna che sorride a tutti,
Anna infondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri tutto quello che non sa.

(testi di Fabi Silvestri Gazzè)


grazie infinite a PetaloBlu che mi dipinge sempre con le giuste pennellate.


mercoledì 22 ottobre 2014

Una meditazione per rinascere

"Quando diamo la responsabilità della nostra vita a cause esterne e scegliamo di lasciarci trasportare dagli eventi viviamo la nostra vita  ripetendo gli schemi del passato.


Siamo il risultato delle nostre credenze, e quello che crediamo di noi nel profondo non è sempre luminoso. Questi pensieri depotenzianti nutrono un circolo vizioso di reazioni e risultati sempre identici. Giriamo come criceti nella ruota senza sapere come prendere il comando…"
Fonte




Mi siedo nella posizione  del riposo, gambe incrociate, schiena diritta, mento in dentro.
Le braccia sono piegate e parallele al terreno, all'altezza del cuore. Le mani sono incrociate, i pollici si toccano e non sono incrociati.

La prima respirazione è a bocca aperta, occhi chiusi, labbra arricciate. L'inspirazione è forte e potente, come un risucchio. 
Questa modalità dura due minuti.
Poi torno a respirare normalmente, lentamente e profondamente.

In questa modalità visualizzo me stessa come la fiamma di una candela.
Il fuoco della candela brucia tutto il passato e il dolore. Intorno a me c'è solo positività.
Intorno a me solo luce.
Io sono luce.

Questa modalità dura tre minuti.



Rinascere.

"Io non sono contro le emozioni e i sentimenti.
Io non vi sto dicendo di lasciare i vostri attaccamenti e le vostre abitudini sessuali
O tutto quello che volete.
Io non vi sto chiedendo di migliorare niente.
Ma vi sto chiedendo una cosa :
Potete avere pietà di voi stessi e,
Per questa pietà,
Smettere di maltrattare voi stessi! "
Yogi Bhajan (11/08/1999)



sabato 18 ottobre 2014

Opportunità.

18 ottobre 2012

18 ottobre 2014



Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

mercoledì 15 ottobre 2014

Ciao bimbi!!!


Eugenio*  Febbraio 2010
Beatrice  Maggio 2010
Alberto* Marzo 2011
Diego-nevischietto Ottobre 2011
Carla (geu)  Maggio 2012
Lorenzo-cavaliere  Dicembre 2012

Eugenio e Alberto sono le due stelline, appena apparse, giusto il tempo di un test positivo, i loro nomi sono i nomi di due persone care alla nostra famiglia, Alberto Manzi e il suo migliore amico Eugenio.
Non avremmo mai scelto questi nomi nella realtà, ma le due stelle accese rappresentano l'importanza che queste due persone hanno avuto per noi.
Beatrice è la mia primogenita, era una femmina e a lei ho sempre pensato come Bea. Pensavo a questo nome quando non sapevo di essere una mamma speciale, e a me piaceva tanto questo nome.
Così come sarebbe tanto piaciuto Diego, che é il nostro albero forzuto, il nostro nevischietto che vive nel salice in giardino.
E poi c'è Carla.
Lei era la piccola che si è annidata nella mia tuba sinistra.
Era una femmina perchè era forte e testarda. La mia vera gravidanza. Quella che cresceva bene ma in un altro posto, quella che mi ha fatto sentire Madre per davvero.
Carla, la mamma di mio marito, che ora tiene per mano tutti i suoi nipoti.

E infine lui.
Il mio cavaliere.
Il prode cavaliere che ha combattuto con il coltello tra i denti e poi ha messo le ali.
Lorenzo era il suo nome.
Una certezza.
Tutta la speranza.
Ancora penso a lui come il mio primo bambino in carne e ossa.
Colui che mi ha portato lontano, che mi ha preso la mano, che mi ha fatto crescere la pancia.


Stasera, siete qui.
Oggi riusciamo a riconoscervi, dandovi un nome.
Oggi siete identità.
E quindi potete andare via.
Stasera, insieme ad altri genitori, in un momento intenso e pieno d'amore, vi abbiamo salutato.
Siamo in attesa ogni giorno, che l'arcobaleno inizi anche per noi, e non smetteremo mai di cercare, in fondo all'orizzonte l'inizio di quei colori, non smetteremo mai. Ma ringraziamo ogni giorno il vostro arrivo, e non smetteremo mai di parlare di voi, anche se siete durati un istante, perchè ci avete regalato vita che non potrà mai essere migliore di quella che abbiamo vissuto scoprendovi.
Tornare indietro nel tempo è impossibile, ma non possiamo arrenderci ad un'esistenza triste perchè voi non ci siete.
Non ho mai vissuto il dolore dei genitori che ho incontrato stasera, non vi ho mai partorito, vi ho visti andare via dal mio corpo, ma non vi ho mai conosciuto davvero. Non conosco quel dolore eppure mi inchino a tutta la forza e il coraggio e imparo da chi ha vissuto quel vuoto fisico.
Io che ho conosciuto un vuoto del cuore, che è ancora incolmabile.
Da qui abbiamo imparato a raccontare ancora, a voce alta, la nostra condizione, A darvi identità.
A riconoscervi.

E a lasciarvi andare via.
Attaccati ad un palloncino che è volato via con su scritto i vostri nomi.


Ciao Bimbi!
Abbiamo gridato.

e poi siete volati via.

Per sempre.
Finalmente liberi di essere ciò che siete.
Luce.

Buon viaggio Eugenio, Beatrice, Alberto, Diego, Carla, Lorenzo.
Siate liberi.
Per sempre.


Babyloss



Grazie.
Fabio e Anna

venerdì 10 ottobre 2014

Non sono io quella che sono

La questione è, che mi sento spenta.
Non so nemmeno con chi parlare.
Di cosa.
Oramai è tutto lontano.
Oramai i miei bambini sono lontani.
Sono fermi in fondo alla strada e mi salutano, con la manina mi fanno ciao ciao.
Io vado avanti e cammino, mi giro e li vedo lì in fondo.
Non camminano più con me.
Sono sola.
Non li chiamo più.
Non penso più a loro.
Sono solo il caso che dovrebbe determinare la diagnosi.
Mi scendono due lacrime grosse come case mentre scrivo queste parole, ma non scendono sul mio viso, sono in fondo alla gola e non si muovono. Rimangono lì traballanti.
Mi sento in colpa, perchè io vado avanti e loro rimangono lì, in un limbo di non esistenza.
Tra poco li dimenticherò anche io.
Oggi a fatica ricordo le date del loro addio.
Domani farò confusione e non sarò più sicura di ciò che è successo.
Oramai il corpo è guarito, forse anche il cuore.
Un tempo sufficientemente lungo per lenire le ferite, un vuoto incolmabile, ogni sera, prima di addormentarmi.
Sogno di feti ancora non formati ma partoriti.
Sogno di deliri inconsapevoli, strumenti di passaggio, ponti tra la realtà e ciò che è stato.
Sono in bilico.
Nuovamente.
Mio figlio non arriva più.
Ogni mese mi allontano, ogni mese la conferma che non sono più io e che mi sono trasformata in qualcosa che non riconosco, una donna che non mi appartiene, una donna che lascia soli i suoi figli.

Lui mi chiede di provare ancora con la pma.
Io non voglio.
Io non credo più alla scienza.
Io non ho garanzie.
Io non ci credo più.
Io ho bisogno di riscattare il mio corpo, ma poi mi sento egoista e mi dico che IO non centro niente. Che sono solo il mezzo, che non devo pensare a riscattare me stessa e che questo preclude la strada a mio figlio. Che non c'è giustificazione.
Che sto sbagliando tutto.
Che sono sbagliata.
E il non ammetterlo è come voler mettere la testa sotto la sabbia, è come non voler vedere che le cose stanno in un modo. Un solo modo.
Quello che non fa arrivare mio figlio.
Che il mio istinto ha fallito.
Stavolta ha fallito.
E io non sono una buona madre, se non combatto più con altri mezzi.
Che forse,

mi sono arresa.
E non lo so.





Mercoledì 15 ottobre è la giornata del babyloss.
Noi mamme e papà accenderemo una candela tutti insieme e un'onda di luce ricorderà i nostri bambini mai nati.
Questo lo posso fare.
Il mio dolore potrà fluire e potrò essere me stessa quel giorno, la donna che mi sento davvero, non quella che oggi recito e che sono diventata.

Sono persa.
Si capisce?
Non so che fare.

martedì 7 ottobre 2014

01. Stimoli

Incastri metropolitani, è una serie di pensieri incastrati nella mia mente che sono diventate parole in un periodo della mia vita in cui ancora non conoscevo la strada che i miei figli mi avrebbero indicato.
Questo blog racconta la storia di quello che sono diventata e ciò che ogni giorno vivo camminando con loro. Ciò che ho scritto in passato, come puro esercizio stilistico, ha contribuito a mettere insieme i pezzetti del mio cuore.

fonte

#01.Stimoli

Sai cosa le mancava?
La possibilità di farsi domande, perchè domande non ne aveva.
Camminava assente in mezzo alla gente e nulla destava il suo interesse.
Mancanza di stimoli, le avevano diagnosticato.
Lei aveva deglutito la sentenza senza respirare e aveva accolto con passivo dolore l'entrata in quella fase della vita che non avrebbe mai pensato di poter avere un giorno.
Non aveva senso la sua esistenza senza stimoli.
Eppure aveva smesso di provare emozioni.
Un giorno le aveva raccolte tutte quante (ci volle un bel pò, perchè erano tutte sparse a caso nella sua mente) e, obbligandosi ad un pò di ordine, le aveva riposte in un cassetto della sua memoria.
Pensava di aver bisogno di un pò di rigore, sano e perfetto rigore da poter infiocchettare in vista delle decisioni importanti da prendere nella sua imminente vita.

Rimandare.

In realtà, aveva buttato la chiave di quel cassetto, e ora, proprio ora che aveva bisogno di emozioni, non ne aveva più di scorta. Era stata ingorda: nel primo periodo del suo fioretto, aveva finito la scorta in una sera sola, quando improvvisamente si era ritrovata in una stanza da sola con il suo ex amante.
Saprò come procurarmene altre, si era detta.
E invece ora non ne aveva più.
Vagava.
I suoi capelli crescevano.
I suoi ricci si ammorbidivano e docili andavano a coprire le spalle.
La sera era fredda. Usciva dall'ufficio per ritornare a casa. Il traffico era fermo. Il semaforo. Verde. Puoi passare. Il viso tagliato dal vento. Assenza.
Si chiedeva cosa era accaduto durante la giornata e non aveva la risposta. Sapeva ancora sorridere e sapeva piangere, ma sapeva anche dov'era il pulsante per attivare i mezzi che esprimevano l'emozione, ma non ne conosceva la causa per cui andava attivato.
Luci.
Nella strada la abbagliavano.
Guidare senza fermarsi.
Ogni giorno la stessa strada. Non c'è problema. E' facile.
Guidare. Sempre presente. Attenzione ai pedoni. Alle multe. Allo smog.
E riprendere a respirare solo quando c'era spazio per farlo, solo quando il tempo lo concedeva.
Aveva bisogno di stimoli.
E non si accorgeva di morire ogni giorno di più, guardandosi allo specchio. Odiava quel viso senza rughe che rimandava ad una maschera perfetta di plastica, sangue e assenza, senza errori da dover correggere.
Guardava indietro per potersi chinare a raccogliere briciole di ricordi vivi e densi, fatti di principi incoscienti, di nani orrendi e di fogli bianchi da riempire.
Viveva senza accorgersi che non v'era soluzione a tanto affanno, che la pioggia batteva inclemente su quel vetro e lei si sorprendeva immobile a fissarne una goccia che lenta, scivolava lungo la finestra, e dentro rifletteva tutto quel mondo che ormai aveva perso e che non ritrovava più.
Dita che rincorrevano la goccia sul vetro e poi labbra a succhiarla la sera, al buio, pensando.
Pensando.
Forse il pensiero le era rimasto, ed era da lì che stava ricominciando, un pezzetto alla volta, giorno dopo giorno, a rieducare il suo cuore, tirando fuori dai pensieri (anche quelli apparentemente inutili) estratti di emozioni, per sopravvivere almeno, per poter raccontare ai suoi futuri nipoti che da una pianta secca era riuscita a far rinascere un fiore.

giovedì 2 ottobre 2014

piccola donna

e mentre mi piego ancora di dolore fisico, nella mia ricerca estenuante,
tu sei diventata grande.

Io inseguo un sogno sempre più lontano, e tu, che sei ciò che più di tutto assomiglia ad una figlia, sei diventata donna.
Da oggi un nuovo mondo davanti a te, da oggi anche tu potrai accogliere una vita e il tuo corpo essere un nido.
Ti ho stretta a me tredici anni fa, bella come la luna, incazzata già con il mondo, sei diventata un piccolo fiore, ed oggi sei sbocciata.

Sei così bella e non lo sai.
Combatti con una te che non sa quanta strada dovrà ancora percorrere.
Insicurezza come stampo di famiglia, ti porti dietro caparbietà e senso di responsabilità.
Sei come me.
Mi assomigli tanto.
Tutti si appoggiano a te, e tu non ti ribelli, sai che le cose vanno così.

Piccolo amore mio, non so se sono riuscita a darti tutto il sostegno che cercavi in questi anni e spesso ho la paura del tempo che fugge e non ti trattiene.
Non aver paura.
Tu hai me e da oggi una nuova te.

Buon inizio piccola donna.