domenica 29 marzo 2015

E' solo amore.

40° giorno di meditazione

Quaranta giorni di preparazione del mio cuore e del mio corpo.
E ora tocca a voi.
Ora siete chiamati qui.
Ascoltatemi.
Lasciatevi guidare.




E' solo amore.

giovedì 26 marzo 2015

"Non importa se vai avanti piano, l'importante è che non ti fermi"




Ciò che mi accade è di non pensare.
Eseguo senza controbattere operazioni meccaniche e non protesto.
Rientro volutamente in quella categoria di persone che non vogliono capire, non più, e che, a braccia aperte aspettano che le cose accadano, oppure no.
Non ci sono domande.
Incastro coerenza, fino alla fine.
Non guardo oltre gli appuntamenti che mi impongono gli altri, senza mai pensare al domani.
Ci sono troppe coincidenze stavolta che sono difficili da ignorare. Sono uno spettatore che guarda la sua vita srotolarsi come una guida di moquette rossa su un prato di margherite.
Preparo.
In silenzio.
Preparo me stessa, papà, Hope e tremo.
Va bene.
Va tutto bene.
Siete tutti con me e io vi sento, affacciati, guardarmi da lassù, so che ridete e vi date gomitate solidali.
Impertinenti.
Non prendetevi gioco della mamma.

C'è qualcuno di voi che verrà chiamato presto.
Attenti, perché io già lo sono.
Non fate finta di non sentire.

Shhhh.
La mia pancia duole.
Risponde.
Come il mio corpo.
Non mi abituerò mai a questo espediente artificiale per portarvi qui e so perché.
Io sono impegnata e resisto. Tesa ad ascoltare il minimo rumore e sussurro di ali.
Voi volate.
E poi buttate l'àncora e state qui.
Ancora.
E per sempre.

lunedì 16 marzo 2015

Frigoriferi stimolanti ed egocentrismo

27° giorno di meditazione

Una settimana fa lavoravo a casa di una collega, quando ad un certo punto mi chiede se potevo parlare con una sua amica la cui figlia non riesce ad avere figli e che voleva sapere da me che tipo di esami stavo facendo.
Rimango un attimo gelata.
Negli ultimi tempi non amo parlare di questo con gli sconosciuti.
Perle ai porci.
Ho capito che non ne vale la pena spiegare se non si vuole davvero ascoltare.
Poi ho pensato che una madre che si preoccupa di una figlia che non riesce ad avere a sua volta figli, non è una situazione che conosco e che forse, potevo essere utile.

Non passano nemmeno dieci minuti che il telefono squilla per parlare con me della faccenda.

Sono prevenuta, lo ammetto.
Irrigidita, lo sento.
Tuttavia chiedo quale è il problema e come posso essere utile.
La signora in questione mi dà ovviamente subito del tu e mi dice che sua figlia è al quarto tentativo in pma. Le chiedo a chi si è rivolta.
Mi dice che la prima volta è andata a *** ma che non vuole nemmeno parlarne di "quelli lì, perchè sono degli impostori napoletani!" e che la prima volta 5 anni fa ha fatto tutto da sola senza interpellarla, perchè lì non si paga, e che però sono dei cani. (cito testualmente).

Rimango in silenzio a lungo mentre lei continua in un fiume di parole.
I pensieri girano vorticosamente ed io non ascolto più. Sento chiudersi la gola.

Le dico che, quei cani napoletani, sono gli stessi che oggi mi stanno facendo le ricerche approfondite per le quali mi ha cercata lei e rispetto alle quali non ho ancora ricevuto una domanda.

Io mi sono fermata in silenzio per lei.
Questa donna no.
Non le importa nulla.
Non ascolta.

Mi dice che allora niente, non le interessa sapere. Se conosco il professorone Y famoso in tutta Italia e che costa tanto. No, le dico, non lo conosco. Le chiedo se mi dice quale è il nome del centro infertilità e lei dice che non c'è un centro e che LUI si sposta in tutto il paese.
Poi smette di parlare e dopo due secondi (riprende fiato) mi chiede che problema ho.
Le dico che non è proprio la stessa situazione di sua figlia, che ho avuto sei aborti spontanei e che ora mi sto occupando di questo. Che ho fatto una sola PMA e che i miei avevano attecchito (al contrario di sua figlia che non ha mai avuto un positivo) ma che poi non è andata avanti comunque.
Allora fa:
"ma sei aborti provocati?"

Sgrano gli occhi anche se non mi vede.
Come provocati?
Signora del cavolo.
Spontanei!!!
Spontanei!
Cazzo!
Come provocati!?!

E poi aggiunge:
"ma tu quanti anni hai?"
e ancora:
"hai mai pensato alla maternità surrogata?"

Non so cosa altro sgranare perchè i miei occhi sono due tunnel.
"Forse intende dire eterologa"
"No, intendo dire utero in affitto."
"Signora" a quel punto il mio dare del Lei è diventato un'esigenza.
"l'utero in affitto è illegale in Italia, inoltre parliamo di costi elevatissimi e comunque, non è una strada semplicissima a livello legale anche una volta che il bambino è nato"
"l'utero in affitto si può fare in Ucraina, in India, ormai è una realtà e i soldi non sono un problema".
Certo.
Con i soldi si possono comprare gli uteri delle ucraine e delle indiane senza batter ciglio.
Non ci avevo pensato.

Ho concluso la conversazione, pregando avvenisse in maniera veloce perchè il tutto era diventato una tortura insopportabile, e chiedendole ancora una volta cosa volesse quindi da me visto che mi stavo facendo curare da quei cialtroni napoletani.
Ma non ascoltava.
Si è convinta che con i suoi soldi può comprare un nipote per sè, nemmeno un figlio per sua figlia.
Non ha avuto la delicatezza di rapportarsi con umiltà con una persona che come sua figlia sta passando l'inferno. Anzi. Ha avuto l'arroganza di volermi insegnare come ottenere l'obiettivo, offendendomi con le sue parole e il suo gesto affatto solidale, mascherato da chi sa, palesando invece un'ignoranza che affonda le radici nella paura e nel disorientamento che si prova quando non si riesce a fare nulla per chi si ama.

Non sono riuscita a risponderle.
Mi sono lasciata attaccare con quelle parole...
aborti provocati
età avanzata
dottori cialtroni
soldi

Ho passato il resto della mattina a lavorare come un automa.
Una volta uscita ho digerito la conversazione e ho scritto alla mia collega pregandole di rendersi conto di chi genere di amica aveva, del fatto che avevo pietà di lei, ma che soprattutto, avevo a cuore quella sua figlia, che oltre al dolore di non poter essere madre, doveva convinvere con quella donna così egocentrica.

Io sono diversa ora.
Anni fa una conversazione del genere mi avrebbe distrutto. Avrei messo in dubbio tutto, avrei pianto per ore. Ma non oggi.
Non ho risposto alla signora, ma mi sono risposta dopo da sola. Ho risposto a me stessa, rispetto ai dubbi che mi aveva instillato. Mi sono risposta e ho reagito, ricominciando a lottare.
Non smetterò mai di condividere, ma ho imparato a preservarmi dai colpi.

Chi mi segue su facebook sa delle difficoltà che sto incontrando durante questa terapia che dovrebbe neutralizzare la tossicità del mio sangue. Sono giorni difficili, in cui non riesco a fermarmi. Mi sento come un animale che sta preparando la sua tana.
Lo faccio senza pensare.
E non mi fermo un secondo.
E sono stanca.
Ora tanto stanca.

Ho bisogno di pensieri positivi per i prossimi quindici giorni.
Ne ho bisogno tantissimo...


Frigoriferi stimolanti!

*battuta solo per addetti ai lavori


mercoledì 4 marzo 2015

Finchè non sarai nei panni degli altri.

15° giorno di meditazione

Riflettevo in questi giorni, dopo essere passata a prendere un tè dalla mia amica V.
Non è un bel periodo per V. e io, ho ripensato di aver sperato che qualcuno avesse qualche minuto per me per prendere un tè, quando era il mio, il periodo che non andava bene.
Però non è stato facile. Il suo bambino non ci ha lasciato tregua, ha pianto sempre e non l'ha lasciata mai, nè ha permesso che io potessi interagire con lui o con lei.
Stanchezza nei suoi occhi e nei suoi gesti.
Giorni fa al telefono V. mi ha detto di sognare il giorno in cui annuserà l'odore del mio bambino e potrà tenerlo tra le sue braccia.

Quasi una settimana fa R. è stata operata in urgenza. Le hanno tolto nove fibromi all'utero. Ha un anno più di me, i suoi genitori non ci sono più, per me, nonostante alti e bassi, è come una sorella, a R. avevano detto che le avrebbero tolto l'utero, anche se non ha figli.
L'intervento è durato sei ore, alla fine il chirurgo che la stava operando è uscito per chiedere al suo compagno se erano stati mai da un ginecologo visto lo stato in cui era arrivata in sala operatoria.
Ovviamente sì.
Ovviamente le avevano detto di aspettare e che i fibromi erano cinque, non nove, e che era meglio intervenire dopo una gravidanza.
Quale gravidanza sarebbe potuta esistere mai in quel luogo ostile?
R. oggi è a casa e anche il suo utero. Intero.

S. non c'è più. Se ne è andata ridendo. Ha vissuto con ironia, filosofia, creatività. Se ne è andata mangiando dolci, mentre nella sua casa si riunivano vecchi amici che discutevano dei suoi quadri e recitavano mantra.
S. e i suoi gatti, la sua Ciuccetta, mamma della mia Ema. In questi giorni sento il suo spirito in casa che mi viene a trovare. Forse prima di andarsene per sempre, sta passando a controllare che tutto sia a posto.

M. si è lasciata con P. dopo quindici anni insieme. La mia immediata reazione è stata di sconforto, ricominciare tutto daccapo dopo una certa età... ma poi osservandola attentamente ho notato un cambiamento enorme in lei, come di un grande peso tolto al suo cuore. Sembra rinata, e il rapporto sbagliato con quella persona l'aveva incatenata e non ce ne eravamo resi conto. Ora è bella, e c'è tanta luce intorno a lei.

Finchè non sei nei panni degli altri.
Se per un attimo ti spogli del tuo vestito e indossi quello degli altri, allora ti si aprirà un mondo grande, che ti arricchirà e ti ridarà luce.
Vorrei rispondere a chi pensa che io sia in un tunnel da cui non riesco ad uscire.
Provate a spogliarvi dei vostri panni davvero. Eliminate ogni vostro preconcetto nei miei confronti.
Ascoltate.
Mica ho detto che è facile.
Provateci ad ascoltare.
Potete calarvi anche nei panni di un'altra donna, non per forza nei miei.
Non dite "io non avrei permesso a me stessa di arrivare a questo punto"
Io l'ho fatto con V., con R., con S., con M., inconsapevolmente l'ho fatto. E ho giudicato, pur dicendo a me stessa di no. L'ho fatto. E questo ha condizionato i miei rapporti con loro, e i miei comportamenti.
Non fermatevi qui, tra le righe di questo blog spesso abbandonato.
Non troverete nulla del mio lavoro, della mia famiglia, di ricette, dei miei interessi qui. Per quelli visitate il mio profilo facebook e il mio sito professionale.
Qui parlo dei miei figli, quelli passati e andati via e di quelli che saranno oppure no. Ci sono stati momenti in cui ho avuto bisogno di parlarne di più, altri meno. Ho condiviso tanto, qui e nella vita reale. Nella vita reale non ho ricevuto nulla in cambio, qui sì. Non giudicatemi vi prego.

Ho avuto bisogno di passare per certi canali stretti per rinascere.
Come un bambino che nasce con un parto naturale.

E oggi che sono rinata, e che non ho più voglia di stare male, nè sono più disposta a stare male se non ha più un senso, ho la forza per svestirmi dei miei panni e guardarmi con i panni di un'altra persona.
Perchè mi sento bene finalmente e riesco a essere questo e anche altro.


Sono stata in ospedale a trovare R.
Era lo stesso ospedale in cui ho perso la mia tuba sinistra e il mio quinto figlio.
Lo stesso reparto.
Gli stessi lunghi corridoi.
Ho annusato quei luoghi, tremavo camminando in silenzio.
Sono passata davanti alla sala medici nella quale sono stata visitata in urgenza dopo essere passata per il pronto soccorso, nella quale ho firmato i moduli per dare il permesso di asportare tube e ovaie in caso di bisogno, nella quale ho urlato un dolore che mai nella mia vita avevo provato.

Immagini veloci, odori, parole a spot, buio intermittente.


Nausea nel ricordo.

Ho chiuso gli occhi e ho respirato profondamente, come ho imparato a fare.

Ho ripercorso al contrario corridoi di dolore, con i miei piedi, correndo. E sono uscita per sempre da quel dolore.






Il mio sangue non è più embriotossico. I risultati si sono negativizzati.
Ho ricevuto la mail con le risposte mentre camminavo per una strada affollata nel tentativo di distrarmi. Ho letto e mi sono fermata.
E in mezzo alla gente ho iniziato a piangere in silenzio.
Oggi ho cominciato una terapia di mantenimento che sarà di una flebo ogni dieci giorni.
Come tutte le altre volte, sono sul divano piuttosto provata, ma ho passato di peggio e domani mattina sarò nuovamente operativa.
I dottori sono molto positivi.
Io,
io sto.

Ho anche fatto delle analisi di controllo per capire se questa roba che mi sparo in vena mi scassa il mio equilibrio ora perfetto, ed è tutto a posto.
Ho anche fatto la seconda mammografia della mia vita.
Tette bellissime.
Fatevele guardare bene anche voi le vostre tette, non solo al mare o in discoteca.
La soddisfazione di sentirsi dire che sono a posto è più bella di qualunque altro languido complimento.
Giorni di tensione, e chi ha atteso con me lo sa, giorni che si sono conclusi con una cena golosissima in un posto romantico e una bottiglia di Sirah in due. E la felicità sottile e le risate e il senso di benessere come mai.

Mi sento bene, mi sento felice anche se voi non ci siete. 
Non vuol dire che io non vi ami, mi sono solo calata in una donna che aveva bisogno di ritrovarsi.
Non penso al futuro.
Sto.
Non mi aspetto nulla.
Non vuol dire che non vi penso.
Non vuol dire che non vi voglio.
Non vuol dire che io mi senta già troppo avanti per pensare solamente di crescere da zero uno di voi.
Non vuol dire che io non soffra di questo silenzio qui e intorno a me che tende a meccanismi di protezione nei miei confronti. Il sapere che c'è chi crede in me, è confortante e non mi illude. Sono io che mi illudo da sola, e ora non lo sto facendo.
Non vuol dire che non ho bisogno di speranza intorno a me.
Come mi ricorda Anna, la mamma di Filippo: 
"La speranza è il presente del nostro futuro. E' adesso."