lunedì 19 dicembre 2016

Senza più radici.



Ogni giorno, dal 30 ottobre, mi sveglio nel cuore della notte e guardo passare davanti a me immagini di persone che non ci sono più camminare lungo le vie del paese. Quel paese, il mio, che ora non c'è più.
Le vedo adesso, camminare li, nel mio paese senza vita, camminare sulle macerie, poggiare le mani sui muri sgretolati, alzare lo sguardo sul campanile la cui campana non suona più.
Ora il mio paese é il loro. Anime che viaggiano in non-luoghi. Siamo andati via noi vivi e sono tornati loro per non abbandonare il paese morto.
Vedo mio nonno appoggiato al bastone leggere il giornale seduto sulle scalette fuori della porta.
Vedo mia nonna nell'angolo tra il campanile e l'abside della chiesa. Quello è il suo punto preferito. Il posto migliore di tutto il paese, all'ombra, con le spalle protette dal muro.
Vedo mia suocera, seduta nel giardino sotto il grande pino, che fa l'uncinetto e osserva le persone passare. Mi guarda e mi sorride e mi porge il caffè.
Vedo quel signore con il pancione, in cima alla salita, prendere il sole a dorso nudo e cacciare noi bambini con fare brusco. 
Mi giro e c'è AnnaRosa vestita di nero, con il fazzoletto in testa, seduta sul muretto, lo sguardo furbo e limpido . Vedo sua nuora Renata, sbracciarsi per il caldo, nonostante la neve, ha sempre caldo lei.
Lungo la strada sterrata, non so perché la vedo come prima che la asfaltassero, incontro Pio il pastore, con il cappello calato sugli occhi e la faccia che ride. Incontro gli occhi dolci di Mariano, quelli buoni di Peppe e Silvana.
Arrivo davanti la mia casa, e vedo quel giorno di agosto del '98 quando incontrai mio marito, quell'istante  in cui mi innamorai per sempre di lui, davanti la mia casa, che ora, non esiste più.
Entro in casa. Si percorre un corridoio rosa su cui si affacciano due camere da letto, dove dormivamo noi bambini. Il portone d'ingresso è verde con un sopra luce di vetro ad arco. Sopra ci appoggio la chiave per entrare, una lunga chiave di ferro. Ci sono due nicchie sul muro coperte con tendine a fiori, dietro ci sono delle bottiglie. Le camere da letto sono una azzurra e una rosa. Hanno una finestra per uno con appese delle tendine di merletto fatte da mia nonna paterna, che io non ho mai conosciuto. Il soffitto è di legno e i travetti sono stati colorati come le pareti. C'è odore di polvere e di casa chiusa e a terra ci sono degli insetti morti non sopravvissuti all'inverno.
Mi lascio il corridoio alle spalle e arrivo in soggiorno.
C'è un camino all'angolo, sulla cappa è stato dipinto un paesaggio con il carboncino da un pittore amico dei miei zii. A destra una credenza celeste. Dentro ci sono le tazze per la colazione. Una rossa e una blu, a pois. Ogni mattina quelle tazze sono riempite di latte appena munto, non pastorizzato, che puzza, e a me viene da vomitare. Ogni mattina.
C'è un tavolo verde lungo in mezzo alla stanza: intorno al tavolo mangiano tutti i miei zii andati via, Silvio, Aldo, Gigi, Santina. Mi guardano, smettono di mangiare e sorridono.
Io mi siedo sul divano marrone di finta pelle. Ci passo l'estate a leggere Topolino. A sinistra c'è un mobile da pranzo con la vetrina scorrevole, dentro ci sono delle tazzine con il piattino e il filo d'oro. Sotto, nella credenza senza i vetri, ci sono i biscotti grandi da inzuppare nel latte, il pane senza sale fresco, la Nutella per la merenda e il ciauscolo per la cena. Apro gli sportelli spesso, perché dentro c'è un forte odore di buono. Lo sento, ora, perfettamente. È buono. Mi rassicura.

Questa casa non c'è più dal 30 ottobre.
Questa terra è morta e con lei, una parte di me.
Sono una pianta a cui hanno tagliato le radici.
I miei bambini non hanno potuto correre lungo queste vie, guardando le montagne e scottandosi con il sole. Non hanno giocato fuori della porta verde, sui due grandi massi bianchi di calcare, dove per intero pomeriggi si inventavano giochi lunghi e pieni di fantasia.
Non hanno immerso le manine nell'acqua gelata della fontana. Non c'è più acqua ora. Le sorgenti si sono prosciugate , il fiume ha cambiato il cammino.
I miei bambini sono passato e non avranno futuro.
Io sono una persona che non ha più passato, né porterà nel futuro la sè stessa attraverso i propri figli. 
Vivo un presente senza radici.
Mi sveglio nel cuore della notte sentendo il letto tremare, immaginando nuove scosse, inesistenti in realtà. 

Ogni giorno prego che una donna mi doni la sua fertilità e mi regali un nuovo futuro da ricostruire.
Poi chiudo gli occhi e ripercorre le vie del mio paese che non é più.


“Il terremoto è un naufragio in terra. Le case diventano imbarcazioni scosse tra le onde e sbattute sugli scogli. Si perde tutto, si conserva la vita, lacera, attonita che conta gli scomparsi sul fondo delle macerie.

Si abita un suolo chiamato per errore terraferma. È terra scossa da singhiozzi abissali. Questi di stanotte sono partiti da oltre quattromila metri di profondità. Qualche giorno fa stavo agli antipodi, oltre quattromila metri sopra il mare. Quel monte delle Alpi non è un meteorite piovuto dal cielo, ma
il risultato di spinte e sollevamenti scatenati dal fondo del Mediterraneo. Forze gigantesche hanno modellato il nostro suolo con sconvolgimenti.

Si abita una terra precaria, ogni generazione cresce ascoltando storie di terremoti. Così, con le narrazioni, i vivi smaltiscono le perdite. Le macerie si spostano, si abita di nuovo lentamente, ma al loro posto restano le voci, le parole degli scaraventati all’aperto, a tetti scoperchiati. Ricordano, ammoniscono a non insuperbirsi di nessun possesso.

Arriva cieco di notte il terremoto e sconvolge i piccoli paesi. Ma i mezzi di soccorso sono di stanza nei grandi centri. Fosse un’invasione, quale generale accentrerebbe le sue forze lontano dai confini? Per il protettor civile questo ragionamento non vale. Ogni volta deve spostare le sue truppe con lento riflesso di reazione. Ai naufraghi nelle prime ore serve il conforto al cuore di un qualunque segnale di pubblica prontezza. Invece arriva prima un parente, un volontario, un giornalista. Il terremoto è anche un’invasione, contro la quale avere riserve piccole e pronte sparpagliate ovunque.

“Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”. La frase di guerra di cent’anni fa del soldato Ungaretti Giuseppe racconta il sentimento di stare attaccati all’ albero della vita con un solo piccolo punto di congiunzione”.

Erri De Luca


giovedì 3 novembre 2016

Terremoto sulla propria pelle


Il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti.
(Haruki Murakami)


Salve a tutti, come molte di voi sanno, l'epicentro del sisma del 26 ottobre e del 30 ottobre con la scossa di magnitudo 6.5 , ha avuto epicentro nel paese di Castelsantangelo sul Nera, il mio paese di origine, dei miei genitori, dei miei nonni, di mio marito. In particolare la mia famiglia aveva tutte le seconde case a Gualdo, frazione del comune di Castelsantangelo, completamente raso al suolo. Il comune era già stato colpito dal sisma del 24 agosto e ogni casa era stata già lesionata gravemente, sono stata lì, sia a settembre che ottobre, per varie iniziative di solidarietà e ho potuto vedere con i miei occhi lo stato delle cose e poi verificare l'agibilità di molte abitazioni essendo io un architetto, ma mai avremmo pensato di vivere la distruzione totale a seguito degli eventi di questi giorni. Attualmente mi sto organizzando per mandare aiuti materiali, ma è difficilissimo farlo perchè non ci sono più nemmeno le strade, si arriva solo a Visso ma non più dalla Valnerina completamente chiusa e a Castelsantangelo si arriva solo scortati dai vigili del fuoco, figurarsi nelle frazioni che sono in montagna, dove ora non c'è più nessuno (il mio paese è a 1000 mt). La popolazione è stata portata tutta sulla costa, ma ci si sta organizzando per riaprire i posti di lavoro e qualche attività, e allora le persone faranno i pendolari, perchè in zona, adesso non si può più vivere.
Io vi chiedo dunque se potrete contribuire anche con pochissimo alla raccolta fondi attraverso l'IBAN che vi allego, che è il conto del tesoriere del comune. Non passa per associazioni, nè possiamo darli direttamente al sindaco (con cui sono in contatto) perchè il comune non esiste più fisicamente. Questo è il link all'IBAN per verificarne l'attendibilità: http://www.comune.castelsantangelosulnera.mc.it/iban/
Tra i miei sogni, c'era quello di portare i miei figli a conoscere le mie origini: questi figli non ci sono ora e anche le mie origini adesso sono colpite profondamente. Aiutateci a rinascere e se volete, condividete. Vi ringrazio per l'attenzione

Anna


domenica 23 ottobre 2016

Infertility day

Non ci sono giorni da ricordare per noi infertili.
Non ci sono campagne pubblicitarie sbagliate per noi infertili.
Infatti, nessuna delle coppie infertili che conosco ne ha reclamato l'assenza.
Ora che i riflettori del fertility day si sono spenti, ora, noi infertili possiamo ricominciare il nostro lavoro di ricerca affannosa di collocazione nella vostra società.
Ora che le coppie gay si sono sposate e fino al prossimo scandalo per la nascita di un figlio da utero in affitto, fino al prossimo sbaglio in laboratorio di scambio di provette, fino alla prossima morte di parto per medici obiettori di coscienza, ecco, fino a quel momento, noi infertili possiamo celebrare i nostri infertilities days. Che sono tanti, non è uno solo.
Ogni giorno della nostra esistenza è un giorno infertile da riempire di ragioni per cui ha senso la nostra esistenza.
Ogni giorno si combatte un vuoto inspiegabile, che sia esso dovuto ad una malattia o una scelta pentita.
Ogni giorno, ripercorriamo al contrario la nostra vita, mentre si riempiono camere tenute vuote per anni, in attesa di essere colorate di rosa e celeste.
Stanze da riempire di libri, di hobby, di lavoro, di film, di tavoli da pranzo, di cucce di animali.
Stanze da riaprire, spolverare, arieggiare.
Stanze da non dimenticare.

Attese da depennare, nelle liste delle speranze.
Speranze disattese, nelle liste della nostra vita.

Ora, che abbiamo un pò di pausa dall'opinione insulsa di persone che, con delicatezza a volte, se vìs à vìs, o con rabbia se da dietro una schermo o un telefonino, ci ricordano che ci sono tanti bambini al mondo che attendono di essere adottati (ed io mi chiedo sempre "e voi, perchè non adottate? voi fertili, perchè non lo fate?"), ora, dicevo, che forse c'è un pò di silenzio, che siete distratti dall'inizio della scuola, dalle vostre conversazioni di gruppi di genitori su whatsapp, dal natale che arriva, ora davvero,
state zitti.
C'è tutto un mondo silenzioso che lavora.
Tanta gente che vive e sta imparando a farlo anche senza i propri figli.
Vive.
Non riempie la giornata. Non colma vuoti.
Vive.
Semplicemente.
Faticosamente.
Non più, nè meno di altri.
Questa gente ha imparato sul proprio corpo cosa significa provare un dolore non narrabile. Non comune.
Sono persone che si fanno domande, cercano risposte, si interrogano sul senso della maternità e non vogliono fare altro che imparare ad accettare senza sentirsi giudicare.
Questa gente ha visto la morte dei propri figli prima che venissero alla luce e non comprende la frase "meno male che è successo presto". Ha imparato a parlarci con la morte, facendola entrare nella propria esistenza e trasformandola in vita. E' ripartita da quel punto zero e ha capito che si può rinascere da un dolore così grande, si può abbracciare l'altro, nonostante le assenze.

Il nostro infertility day è guardare un'amica ignorarti dopo tanto tempo che non vi incontravate, perchè la sua attenzione è ad una neonata, figlia di una semi sconosciuta. Una neonata che profuma di borotalco, di latte, di rosa, un odore che rapisce le menti, inebria i presenti, e tu lo capisci che non puoi competere con quell'odore, anche se tu e la tua amica non vi vedevate da mesi. Se non fosse la figlia di una sconosciuta andresti anche tu da lei, la prenderesti, la coccoleresti, la baceresti, ma non puoi farlo, se no ti internano. Mentre la tua amica lo può fare, è già mamma, e la neonata le ricorda quando suo figlio era piccolo così. Non può stare con te.

Il nostro infertility day è sperare di poter crescere almeno i nipoti, che però vanno dalla zia solo per essere viziati, che le zie a questo servono. E quando dici che sei disposta a non dormire pur di tenertene uno nel lettone, per guardare insieme un film, leggere una storia, che poi il giorno dopo lo accompagno presto a scuola, ti rispondono che no. Tu sei zia. Non sei capace di preparare la cartella, lavare, vestire, alzarti presto la mattina per accompagnare a scuola.

Il nostro infertility day è dover giustificare la presenza di un cane in famiglia, senza subire battutine ironiche sull'aver trasformato il cane in questione in un bambino, senza ricordare affatto che si è sempre stati amanti di animali, sin da bambini e che un figlio non sostituisce un altro figlio, o un cane, o un gatto, o un pregiudizio, incorniciato da frecciatine sottovoce.

Il nostro infertility day è consigliare ad un'amica nei guai, con un periodo funesto alle spalle, di fare un figlio. Che fare figli è vita. E' continuità. E' solo puro semplice amore. 
E sentirsi rispondere che la nostra amica ha ben altro a cui pensare che alle solite fisse mentali dei figli che non arrivano, che noi infertili abbiamo.

Il nostro infertility day è imparare a stare in silenzio, tutti i giorni. Perchè il nostro non è un problema, un'assenza non può essere un problema se non c'è, e augurare tanta felicità ad ogni amica che aspetta, e che ora ha anche i figli grandi, e che di problemi ne ha da riempire la giornata, di mamma socialmente e intensamente attiva.

Il nostro infertility day è perdere contatti sociali, perchè le pance bucate da punture di ormoni, sono faticose da portare in società. Le nostre pance si nascondono, sono scomode, non vengono accarezzate, solo additate.

State zitti


ecco.

Solo per un pò.

Lo sentite questo silenzio?
Dai che ora siete distratti dal referendum.

Noi si.
Noi lo sentiamo questo silenzio.
Lasciateci vivere i nostri giorni infertili. 

Non ve ne accorgerete neanche. Siamo gente in gamba, che può fare molto alla società. 




Infertility day

Non ci sono giorni da ricordare per noi infertili.
Non ci sono campagne pubblicitarie sbagliate per noi infertili.
Infatti, nessuna delle coppie infertili che conosco ne ha reclamato l'assenza.
Ora che i riflettori del fertility day si sono spenti, ora, noi infertili possiamo ricominciare il nostro lavoro di ricerca affannosa di collocazione nella vostra società.
Ora che le coppie gay si sono sposate e fino al prossimo scandalo per la nascita di un figlio da utero in affitto, fino al prossimo sbaglio in laboratorio di scambio di provette, fino alla prossima morte di parto per medici obiettori di coscienza, ecco, fino a quel momento, noi infertili possiamo celebrare i nostri infertilities days. Che sono tanti, non è uno solo.
Ogni giorno della nostra esistenza è un giorno infertile da riempire di ragioni per cui ha senso la nostra esistenza.
Ogni giorno si combatte un vuoto inspiegabile, che sia esso dovuto ad una malattia o una scelta pentita.
Ogni giorno, ripercorriamo al contrario la nostra vita, mentre si riempiono camere tenute vuote per anni, in attesa di essere colorate di rosa e celeste.
Stanze da riempire di libri, di hobby, di lavoro, di film, di tavoli da pranzo, di cucce di animali.
Stanze da riaprire, spolverare, arieggiare.
Stanze da non dimenticare.

Attese da depennare, nelle liste delle speranze.
Speranze disattese, nelle liste della nostra vita.

Ora, che abbiamo un pò di pausa dall'opinione insulsa di persone che, con delicatezza a volte, se vìs à vìs, o con rabbia se da dietro una schermo o un telefonino, ci ricordano che ci sono tanti bambini al mondo che attendono di essere adottati (ed io mi chiedo sempre "e voi, perchè non adottate? voi fertili, perchè non lo fate?"), ora, dicevo, che forse c'è un pò di silenzio, che siete distratti dall'inizio della scuola, dalle vostre conversazioni di gruppi di genitori su whatsapp, dal natale che arriva, ora davvero,
state zitti.
C'è tutto un sottobosco che lavora.
Tanta gente che vive e sta imparando a farlo anche senza i propri figli.
Vive.
Non riempie la giornata. Non colma vuoti.
Vive.
Semplicemente.
Faticosamente.
Non più, nè meno di altri.
Questa gente ha imparato sul proprio corpo cosa significa provare un dolore non narrabile. Non comune.
Sono persone che si fanno domande, cercano risposte, si interrogano sul senso della maternità e non vogliono fare altro che imparare ad accettare senza sentirsi giudicare.
Questa gente ha visto la morte dei propri figli prima che venissero alla luce e che non comprendono la frase "meno male che è successo presto". Ha imparato a parlarci con la morte, facendola entrare nella propria esistenza e trasformandola in vita. E' ripartita da quel punto zero e ha capito che si può rinascere da un dolore così grande, si può abbracciare l'altro, nonostante le assenze.

Il nostro infertility day è guardare un'amica ignorarti dopo tanto tempo che non vi incontravate, perchè la sua attenzione è ad una neonata, figlia di una semi sconosciuta. Una neonata che profuma di borotalco, di latte, di rosa, un odore che rapisce le menti, inebria i presenti, e tu lo capisci che non puoi competere con quell'odore, anche se tu e la tua amica non vi vedevate da mesi. Se non fosse la figlia di una sconosciuta andresti anche tu da lei, la prenderesti, la coccoleresti, la baceresti, ma non puoi farlo, se no ti internano. Mentre la tua amica lo può fare, è già mamma, e la neonata le ricorda quando suo figlio era piccolo così. Non può stare con te.

Il nostro infertility day è sperare di poter crescere almeno i nipoti, che però vanno dalla zia solo per essere viziati, che le zie a questo servono. E quando dici che sei disposta a non dormire pur di tenertene uno nel lettone, per guardarci un film, leggerci una storia, che poi il giorno dopo lo accompagno presto a scuola, ti rispondono che no. Tu sei zia. Non sei capace di preparare la cartella, lavare, vestire, alzarti presto la mattina per accompagnare a scuola.

Il nostro infertility day è dover giustificare la presenza di un cane in famiglia, senza subire battutine ironiche sull'aver trasformato il cane in questione in un bambino, senza ricordare affatto che si è sempre stati amanti di animali, sin da bambini e che un figlio non sostituisce un altro figlio, o un cane, o un gatto, o un pregiudizio, incorniciato da frecciatine sottovoce.

Il nostro infertility day è consigliare ad un'amica nei guai, con un periodo funesto alle spalle, di fare un figlio. Che fare figli è vita. E' continuità. E' solo puro semplice amore. 
E sentirsi rispondere che la nostra amica ha ben altro a cui pensare che alle solite fisse mentali dei figli che noi infertili abbiamo.

Il nostro infertility day è imparare a stare in silenzio, tutti i giorni. Perchè il nostro non è un problema, un'assenza non può essere un problema se non c'è, e augurare tanta felicità ad ogni amica che aspetta, e che ora ha anche i figli grandi, e che di problemi ne ha da riempire la giornata, di mamma socialmente e intensamente attiva.

Il nostro infertility day è perdere contatti sociali, perchè le pance bucate da punture di ormoni, sono faticose da portare in società. Le nostre pance si nascondono, sono scomode, non vengono accarezzate, solo additate.

State zitti


ecco.

Solo per un pò.

Lo sentite questo silenzio?
Dai che ora siete distratti dal referendum.

Noi si.
Noi lo sentiamo questo silenzio.
Lasciateci vivere i nostri giorni infertili. 

Non ve ne accorgerete neanche. Siamo gente in gamba, che può fare molto alla società. 




venerdì 29 luglio 2016

con i capelli corti

27/10/14   


Sono nata con i capelli lunghi.
Li ho portati corti quando avevo un anno, ma dovevo dar tempo loro di crescere, e poi a dieci anni, quando mia madre mi mandò alla colonia estiva e allora decise di tagliarmi i capelli come un maschio, perchè erano troppo lunghi da asciugare da sola e perchè al mare faceva troppo caldo.
La odiai per questo.
Quel taglio rappresentò la fine di Anna bambina. Non a causa di quel taglio, semplicemente accadde che nacque mio fratello, l'ultimo di cinque figli, io la prima. A undici anni con quattro fratelli sei grande, non c'è storia. E non c'è taglio di capelli che possa reggere.
Iniziarono le medie e impiegai giusto quei tre anni per riaverli lunghi come dicevo io, giusto appunto pronta per iniziare le superiori con la mia folta chioma riccia, chioma riccia che mi difese fino ad oggi, rappresentando una me nel mondo caratterizzata così.
Con quei tanti capelli ricci.
Tanti.
Davvero.

Vi racconto questo, figli miei, perchè sappiate che mia nonna è morta a novantanove anni con i capelli lunghi e non tutti bianchi, legati in una treccia di tradizione che rappresentava una certezza per noi bambini.
Noi bambini nipoti che a turno avevamo l'occasione di osservare quella treccia sciogliersi, rimanendo incantati di fronte a quei tanti capelli lunghi, fini, neri, spazzolati così bene che la nonna ci sembrava una donna nobile, una regina, una fata azzurra da baciare.
Sua figlia, mia madre, anch'essa, aveva gli stessi capelli. Neri, lunghi lunghi, lisci, tanti. Davvero tanti.
Mia mamma poi li tagliò un giorno, quando nacque mia sorella tredici mesi dopo di me, eppure ho spesso pensato al mio più antico ricordo e questo coincide con una me in braccio a mamma, nella vecchia casa, mentre parla al telefono, ed io che gioco con quei capelli lunghi, profumati, bellissimi.
Mamma a settanta anni tra un mese, ha pochissimi capelli bianchi, come mia nonna.
Come me.
Orgogliosamente senza tinta, con un solo superstite capello bianco, bianco dalla radice alla punta, conseguenza di quando l'altra vostra nonna se ne è andata all'improvviso un anno fa.
Insomma, la storia è lunga come vedete, noi siamo donne con i capelli forti e senza trucco, molto pratiche, poco vezzose. Con le mani larghe, il profilo deciso.
I miei capelli mi hanno rappresentato per quaranta anni.

Poi tre giorni fa li ho tagliati.

Ho pensato che quella Anna con i capelli lunghi non esisteva più.
Ho pensato che le mie radici ci sono,  mi sono costruita, esisto. Comunque.
E voi non ci siete più.
Ve ne siete andati e non tornerete più.
E non sarà quella Anna a farvi tornare.
Non tornerete e basta.
Avete un nome e un cognome e ora state camminando per conto vostro.
Mamma è cambiata.
Mamma non sa cosa farà.
Mamma ha tanti dubbi e le sue insicurezze ormai la seguono, con i suoi capelli corti.
Mamma sta bene.
E ha paura di tornare a non stare bene tornando a chiamare uno di voi.
Ecco perchè attendo.
Ecco perchè vorrei un miracolo con me, perchè io non ce l'ho il coraggio di fare nulla, sono una cattiva mamma. Non faccio il massimo per avere con me uno di voi.Non dò un calcio in culo al destino. Lo aspetto questo destino.
Alla fine è tutto un bluff.

Con i capelli corti.
Una donna che trema.
Una donna che tiene le porte della propria casa aperte, ma che se si entra con i tacchi a spillo, invece che in punta di piedi, i danni che si fanno, lasciano il segno e fanno male.
E allora le porte rimangono chiuse.
Fino a quando non smetterò di tremare.




domenica 20 marzo 2016

Non abbiamo vinto

E niente, non abbiamo vinto.
Era facilmente prevedibile, a parte chiedervi di votarmi qui e su FB, non ho fatto altro. Non ho chiesto a parenti e amici, perché non ho mai condiviso con loro il blog, e non faccio parte di una rete forte, con molto pubblico. Non ho mai dato nemmeno accesso a Google di trovarmi, perché, lo sapete, non amo avere pubblico incondizionato, soprattutto su questo tema così delicato.
E poi, non per ultimo, chi ha vinto, avrà raccontato sicuramente meglio di me cosa significa attendere in pma.
Io non so, so di essere di nuovo in attesa dei risultati del mio quinto transfer e che  forse qualche esperienza anche io ce l' ho. Mi dispiace perché sognavo di impiegare  gli eventuali soldi della vincita  in un nuovo tentativo, non credendo a quello in corso. Ma così è, mica un figlio si compra scrivendo un post. E poi è importante che se ne parli sempre di più, non solo in negativo, visti gli ultimi due mesi di inferno che noi coppie della pma abbiamo dovuto vivere attaccati dall'opinione pubblica, che non conosce questo tema.
Io so che ogni vostro voto ( purtroppo non ho idea di quanti siete stati) è stato sincero e sentito, perché siete accanto a me da anni, e questo non lo dimentico mai.

Grazie per tutto, ancora.
Questo blog rimane aperto solo per le comunicazioni ufficiali e non per raccontarvi di me, il perché lo sapete, se mi leggete nell'altro.
Vi abbraccio tutti,
Anna

giovedì 3 marzo 2016

Un voto



Buongiorno a tutti. Oggi ho bisogno di un vostro aiuto. Normalmente non è nel mio carattere chiedere per questo genere di cose ma è una cosa carina e mi dà molta soddisfazione, quindi eccomi qui. Lo scorso anno sono stata invitata a partecipare con un articolo pubblicato su Repubblica.it, ad un concorso chiamato Fertility 2.0 Award che ha lo scopo di diffondere i temi dell'infertilità e dell'abortività. Ho partecipato volentieri naturalmente. Potete vedere il link e il logo qui sulla destra.

Anche quest'anno ho partecipato con un post di questo blog e il tema era "Le età della fertilità: il tempo dell’attesa" in cui si richiedeva di parlare del tempo, tema prezioso per noi in attesa e alla ricerca di un figlio. Questa mattina mi è stata comunicata la menzione speciale per questo post, che va votata da voi per vincere il premio.
Quindi, se lo riterrete opportuno e se vi andrà, dovreste entrare qui:
https://fertility20award.it/vota
e votare Allafine Arrivamamma2.0 cliccando sopra e registrando il vostro nome (che poi essendo l'unico blog in gara, gli altri sono siti,  non dovreste sbagliare!)
La vostra partecipazione mi renderebbe davvero felice in questo momento!
Grazie in anticipo per i vostri voti (speriamo ce ne saranno!) 


Emoticon gri )Anna

mercoledì 10 febbraio 2016

PMA, maternità, diritti, ingiustizia 2 - La vendetta.

Vi chiedo di leggere fino in fondo questo post e di diffondere non condividendo a prescindere (ho capito che non funziona), ma diffondendo tra chi è realmente interessato a partecipare.
Se conoscete qualcuno che vuole venire (si tratta di questo sabato e si tratta di Roma), -perchè io non lo chiedo più uno ad uno ai miei conoscenti - scrivetemi e vi inserisco in lista.
Grazie per l'attenzione.
annallafinearrivamamma



"Sabato 13 febbraio 2016, Conferenza interdisciplinare e ripresa per la TV Nazionale sulla PMA oggi in Italia!
Chi vive il DRAMMA dell'infertilità e chi lotta per raggiungere il sogno di completare la propria famiglia ha diritto, secondo gli articoli della Costituzione della nostra Repubblica, ad essere aiutato da essa. "La Repubblica ha il dovere di aiutare con mezzi economici la coppia a creare una famiglia", mentre in questo paese stiamo in silenzio e paghiamo ticket, numeri tentativi limitati, limiti di età, cure ed esami. Ora, assieme, come un vero gruppo di guerriere, possiamo fare la differenza. Non importa in quale centro siamo seguite. Non importa cone si chiama il medico X o y, tutte noi ed in tutta Italia vinceremo se combattere assieme. Per noi e per i nostri diritti. Per il sogno di essere madri e di essere genitori.
Chiedo scusa per il grassetto ma è esclusivamente per far vedere bene l'informazione:
SABATO 13 FEBBRAIO DALLE ORE 10.30 alle 13.30 A ROMA, PRESSO L'NH HOTEL LEONARDO DA VINCI, VIA DEI GRACCHI 324. 00192, ROMA (ZONA COLA DI RIENZO - METRO A DALLA STAZIONE ROMA TERMINI IN DIREZIONE BATTISTINI E FERMATA A LEPANTO, AD UN PASSO DAL VATICANO DOVE DOPO CI POSSIAMO ANDARE ASSIEME A PREGARE, CI SARÀ UNA GRANDE CONFERENZA CHE VERRÀ RIPRESA DAI TG E DALLA TV NAZIONALE SULL'INFERTILITA E LA PMA OGGI IN ITALIA.
Ci sono parcheggi e si arriva in macchina. Il sabato non c'è neppure traffico.
Il programma prevede:
- un incontro tra tutte le coppie che hanno fatto o stanno facendo o faranno il percorso di pma, ma anche con amici e parenti con la raccolta firme (più saremo e meglio sarà) che sarà allegata ad una lettera per il Ministro Lorenzin e per il nostro Governo (appuntamento politico alcuni giorni dopo la conferenza per discutere la modifica delle leggi);
- discussione sulla PMA Omologa ed Eterologa tra le coppie presenti ed i Professionisti nel settore Medico, Genetico, Psicologico e Sessuologico dell'infertilità e della genitorialità e raccolta di proposte da parte delle coppie;
- discorso e risposte con una grande Avvocatessa ed Associazione che si batte nel nostro paese per i nostri diritti;
- possibile presenza di un onorevole.
Sarà presente l'animazione con storie, magia, balletti e giochi per i bimbi.
Sarà presente un rinfresco per tutte le coppie e dopo i professionisti saranno lieti anche in spazi privati di ascoltare e rispondere alle coppie.
Sono accetti (previa organizzazione di appuntamento) professionisti nel campo dell'endometriosi, andrologia, ginecologia, oncologia ed associazioni per utenti che desiderano unire le forze affinché:
- non ci sia più l'anticostituzionale limite di età per la pma in convenzione nel nostro paese
- ci siano almeno fino a 5 pma in convenzione con ticket ridotti all'indispensabile
-ci sia supporto psico-sessuologico alle coppie in convenzione durante il percorso
- siano in convenzione tutti i farmaci e gli esami per la pma
- siano finanziate campagne per i donatori e le donatrici
- sia concesso dal SSN il pagamento di una quota di ringraziamento a questi ultimi perché altrimenti nessuno dona, seppur generosamente, ma senza almeno una gratificazione
- Ogni regione, incluse le 5 attualmente chiuse alle convenzioni interne (liste d'attesa di anni negli ospedali pubblici) ed esterne, deve avere gli stessi diritti.
Guerrieri e guerriere, qui non importa da dove veniamo o in che centro siamo. Qui ci sono associazioni che stanno dando il loro supporto per darci la possibilità di lottare e farlo assieme. Chi davvero vuole vincere, chi davvero vuole fare la differenza, invece di restare tutti zitti e lasciare che le regioni usino i soldi delle nostre cure per altre cose, venga a questa conferenza. Sono solo tre ore che possono cambiare la vita di milioni di coppie in questo paese!"

martedì 12 gennaio 2016

PMA, diritti, ingiustizia

Eccomi di nuovo qui sul mio vecchio blog, e poi ripeterò l'appello nel nuovo, per un appello che vi chiedo di leggere e che rivolgo per ora alle coppie romane (o chi può essere presente a Roma sabato 23 gennaio) che lottano, hanno lottato e lotteranno per la PMA nel pubblico in Italia.
Su facebook avevo già nei giorni scorsi fatto post in cui vi racconto le attuali problematiche burocratiche che si devono affrontare per fare un tentativo di pma in convenzione con il SSN in regioni come il Lazio (ma ci sono anche altre regioni, come l'umbria e la campania e la Puglia, che ha proprio negato l'accesso alla pma in convenzione) e io mi troverò in questo vortice nei prossimi mesi, laddove dovrò affrontare il mio terzo tentativo con il SSN, come nei miei diritti. Oggi vi chiedo di leggere questo appello scritto da una delle organizzatrici (che conosco personalmente) e vi chiedo anche di partecipare con le vostre firme.
E' una lotta, non solo l'infertilità che già di per sè basterebbe, ma anche l'iter burocratico per chi non può accedere alla PMA privatamente, e lo squilibrio dei diritti se il problema è economico, è triste e ingiusto.
Per favore, per i motivi qui elencati, leggete e partecipate per firmare, per me, per voi e per le coppie che verranno, e soprattutto se avete già fatto PMA, avete in braccio i vostri bambini, per favore, partecipate per persone come me che ancora non ce l'hanno fatta.
Grazie


p.s
se vorrete partecipate, come al solito, contattatemi su anais@inwind.it o qui nei commenti. 
Grazie ancora.




RICORDIAMOCI CHE DOBBIAMO LOTTARE PER NOI, PER I NOSTRI FIGLI E PER IL FUTURO DELLE DONNE DOPO DI NOI!
SABATO 23 GENNAIO ALLE ORE 10 A ROMA IN VIALE DI VILLA MASSIMO N. 8a NELLA SALA RIUNIONI SI TERRÀ UN IMPORTANTE INCONTRO PER DIBATTERE SULLE LEGGI E SU COSA, INSIEME AI LEGALI DELLA PIÙ IMPORTANTE ASSOCIAZIONE DI SOSTEGNO DEI DIRITTI DEGLI UTENTI, POSSIAMO FARE AFFINCHÉ:
1) SI ARRIVI ALMENO A 45 ANNI CON LA PMA IN CONVENZIONE,
2) SI AIUTINO ECONOMICAMENTE TUTTE LE COPPIE, 
3) SI ABBIANO LEGGI IDENTICHE X TUTTE,
4) SI ABOLISCANO LE TRUFFE NELLA PMA,
5) SI ARRIVI A 5 PMA IN CONVENZIONE,
6) SI RIAPRANO LE CONVENZIONE IN PUGLIA E NELLE REGIONI NON VIRTUOSE, COME IL LAZIO CHE STA RICHIEDENDO NULLA OSTA DALLE ASL REGIONALI PER POTER EFFETTUARE TENTATIVI DI PMA IN CONVENZIONE FUORI REGIONE.


NON SI ACCETTANO FIRME TELEMATICHE, MA ESCLUSIVAMENTE  PRESENZA NELLA CONFERENZA STAMPA CHE SARÀ FATTA, PER QUESTO, DI SABATO MATTINA.
CHIEDO AI PARTECIPANTI DI INSERIRE QUI LA PRESENZA (SOLO CHI SARÀ PRESENTE) ED IL NUMERO IN MODO DA ORGANIZZARE IL RINFRESCO E LE SEDUTE!