sabato 31 maggio 2014

#06 HAPPY PILLS: di voi che siete stati vita


A questa Happy Pill tengo particolarmente, perchè ha toccato alcune mie corde che tenevo ferme e non facevo vibrare.

E' una bella storia, ma Fabiana, una donna poliabortiva con due bimbi in terra e tre in cielo, ha fatto una cosa che io non ho mai fatto veramente. Ha dato dei nomi ai suoi bimbi in cielo. Questo fatto mi ha colpito. 
Ho ripensato ai miei bambini-cometa, al loro vibrare nel mio cuore. 
Anche io ho sempre pensato a loro specificatamente come ad un maschio o ad una femmina, e anche io ho dato loro dei nomignoli. Ho fatto dei gesti per loro, ho piantato degli alberi, li ho associati a dei fiori. 
Nel mio giardino vivono ora un giglio bianco (che fiorisce i primi di giugno, quando è andato via il mio primo bambino), un mirto, acquistato dalla mia mamma per il mio secondo, un salice, di lui ho parlato tanto, che ora campeggia al centro del giardino, con su ancora il cuore di plastica legato lì per il mio terzo, e un angolo del gazebo di rose rosa pallido, che ogni maggio fiorisce e sfiorisce a ricordarmi la mia bimba che alloggiava nella mia tuba sinistra.
Per l'ultimo mio bambino, non ho nomi, non ho alberi nè fiori. Ho un angelo acceso notte e giorno, una luce che non si spegne mai. 
Ma non ho avuto il coraggio di fare altro. 
Il fatto che siano rimasti con me poco tempo, mi ha fatto sentire sempre "illegittimata" a dare loro un nome. 
Forse perchè nel farlo, ho pensato che avrei dato loro un'identità, una fisicità, che, nel momento in cui è venuta a mancare, poteva farmi soffrire di più. Ancora di più. 
E allora mi sono "difesa", occupandomi solo del dolore della loro partenza dal mio cuore, pur soffrendo atrocemente per la mia pancia improvvisamente spenta, dopo.
Ho chiesto a Fabiana, "come hai fatto a dare i nomi a degli embrioni?" e la sua risposta è stata semplice, istintiva, spontanea, come solo una mamma riesce a fare.
Io ve la riporto, perchè una storia bella, al di là di quello che si crede, di come si crede e in cosa, va raccontata. Perchè questo contenitore mi serve non per raccontare una favola a lieto fine, quello non è il mio mestiere, ma per contenere il fatto che la felicità arriva per tante strade e va rincorsa, così come la consapevolezza che va raggiunta anche se a volte non si raggiunge l'obiettivo... Questa happy pill è bella perché l'ha resa bella una mamma, dando identità ai propri figli, che è quello che tante donne cercano di fare, perdendo in gravidanza il proprio figlio.
Anche questo è un modo per essere madre, ed io lo accolgo e lo faccio mio. 
Un altro pezzetto di voi, bimbi miei, a costruire la mia strada.


Non è affatto una domanda strana, ci sta chiedersi come si può dare un nome a piccoli embrioncini...
sai, molto dipende da cosa è un nome per te...per me un nome ha un significato importantissimo, perchè c'è poco da fare, noi uomini diamo nomi a tutto e con questo sanciamo l'esistenza di tutto...una casa, un fiore che poi è rosa o papavero, il mare, il cielo...
per cui dare un nome ai miei piccoli era per me un modo per farli esistere, soprattutto agli occhi degli altri: era un modo per sancire la loro importanza all'interno del mio cuore...

io ho dato nomi di persona; c'è chi dà dei nomignoli, chi non nomina (tra le farfalle ho 51 mm)...è molto personale...
Ho scelto nomi maschili perchè ho sempre saputo il sesso dei miei figli già dalle prime avvisaglie di gravidanza, ancora prima di fare il test, una sensazione che non ha mai sbagliato...

Allora cominciamo...premetto che ho "battezzato" i miei figli circa 1 anno dopo la loro perdita: prima erano semplicemente Bocciolino 1 e Bocciolino 2 (dall'idea della mia tatuatrice di simboleggiarli come boccioli)...altra cosa: sono credente, e questo c'entra parecchio...


Francesco: è stato il primo figlio in cielo, volato via a 8 settimane: povero lui, l'ho liquidato come una cosa che rientrava nella normalità, si sa le prime settimane sono le più difficili (anche se non mi spiegavo cos'era quel nodo che sentivo alla gola)...non sapevo che in realtà aveva aperto la via ad un'emozione sconosciuta e ad una futura consapevolezza, ad un cambiamento che per sempre avrebbe stravolto la mia vita...così mi è venuto in mente di chiamarlo come Papa Bergoglio, che ha scelto il nome Francesco perchè nessuno l'aveva mai fatto (è stato il primo), perchè non era tra i favoriti eppure è salito al soglio di Pietro e perchè sta rinnovando la Chiesa cattolica in maniera radicale...ci vedevo delle affinità, mi è entrato nella mente e non ne è più uscito...

Isaia: lui è stato il secondo angioletto, volato via a 9 settimane...dopo di lui sono crollata nel dolore e nella paura, nella certezza che qualcosa in me non funzionava, che il caso non poteva più essere chiamato in causa...3 mesi dopo esatti dopo suo fratello, due aborti in due cicli consecutivi...così sono cominciate le analisi e la conclusione che poteva trattarsi di insufficienza luteinica; e ovviamente continuavamo a provare ad avere un altro figlio...il 27 novembre 2011, l'ultima domenica del mese, mi sono venute le mestruazioni...il giorno dopo sono andata a Piacenza molto presto per fare delle commissioni alla ASL e, con mia sorpresa, ho fatto in frettissima...avendo pagato il parcheggio per 2 ore (non ero molto ottimista), ho deciso di fare un giretto in centro, giusto per fare due passi perchè era ancora tutto chiuso...sono arrivata fino al duomo e ho deciso di entrare a pregare...ho chiesto a Dio di concedermi un altro figlio, che sarebbe stato bello avere il regalo per il Natale ormai vicino, ma stavolta doveva vivere, sennò sarebbe stata la fine...alla fine della mia supplica volevo recitare il Padre Nostro, ma ogni volta che lo inziavo poi mi veniva in mente l'Ave Maria e non c'era verso di proseguire...così l'ho preso come un segno, ho offerto un cero alla Madonna chiedendole di intercedere per me, ho recitato l'Ave Maria e mi sono accinta ad uscire...mentre andavo verso la porta, ho dato un'occhiata la messale del giorno: 
la prima lettura era del profeta Isaia 11, 1-10 che recita così. 
"1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. 
2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. 
3 Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; 
4 ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. 
5 Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. 
6 Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. 
7 La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 
8 Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. 
9 Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. 
10 In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa." 
Queste parole mi hanno colpita, poi quando sono uscita dal duomo improvvisamente mi è ritornato in mente il Padre Nostro prima dimenticato...non so perchè, ma fotocopiai questi versi dalla Bibbia e me li misi nel portafoglio...a Natale ero già in lotta per riuscire a portare avanti la gravidanza di Lucrezia...

Solas: la mia piccola terzo-genita celeste, non cercata, non voluta, volata via a sole 4 settimane, un puntino nell'universo, è proprio il caso di dirlo...ovviamente avrei dato un nome anche a lei, ma non mi sembrava il caso di darle un nome troppo personale...pensavo a nomignoli come Bolla di Sapone, Luce, Piccola Luce, Lucina, Lucciola,  però nessuno mi ispirava particolarmente...poi un giorno, mentre ascoltavo un CD dei Solas (folk irlandese), mi è venuto un flash... cercando sul mio dizionario di gaelico ho trovato che Solas voleva dire Luce e così voilà: il nome era fatto!!! parlo al femminile più che altro perchè Luce è un sostantivo femminile, ma chi lo sa, magari era femmina davvero...




grazie a Fabiana per avermi permesso di pubblicare la sua storia, aspetto altre belle storie per il mio cuore e il vostro.

 

Tutti i giochi per te.
"se non fosse per la speranza, il cuore si spezzerebbe"
Thomas Fuller






domenica 25 maggio 2014

Il coraggio di scegliere

Sono giorni in cui alcune questioni mi ronzano intorno.
Io le caccio e poi i pensieri tornano, poi se ne vanno, poi torno io.
Fermo i fatti, scriverò cose impopolari, ma tant'è.

Alcune persone a me molto vicine, non riuscendo a concepire, sono state da me indirizzate al mio dottore.
Trovato il problema di natura meccanica, si è deciso per un ciclo di pma.
Ok, tutto bene sin qua.
Difficile per me riviversi da vicino tutto l'iter, ma mi fa piacere sapere di essere stata di aiuto al concepimento di una nuova vita.
Queste persone da subito, dichiarano di non voler sapere nulla di come si svolgeranno le cose, per non agitarsi, per non entrare in ansia.
Pace.
Scelta loro.
Poi una settimana fa circa, tre giorni prima del pick up, ci ritroviamo a cena insieme e ad un certo punto spuntano le domande.
Ci chiedono cosa è un transfer e cosa succederà (a tre giorni dal pick up, ripeto). Noi due ci guardiamo sorpresi, ingoiamo aria, poi sospiriamo, poi decidiamo di spiegare.
La seconda domanda è più tosta. Ci chiedono se fare o no la diagnosi preimpianto, perchè a loro avviso, è il dottore che glielo deve dire se farla o no. A quel punto noi ci rifiutiamo di dare questo consiglio e riteniamo di non dover entrare in merito. Cerchiamo di spiegare che comunque la questione ha implicazioni di varia natura e che la decisione è unicamente la loro, e non del dottore.
Ne usciamo sconvolti.
I fatti di non conoscenza si susseguono dopo il pick up e poi con il transfer con una gravità tale che nemmeno le basi, ora lo capisco, sono state assorbite (che cosa è una blastocisti? dove sono ora i cosi fecondati? sono congelati? perchè quelli in eccesso non possono essere buttati?ma perchè il mio estradiolo è aumentato dopo le prime punture di gonal? sto male? eccetera).
Io nel frattempo incontro il mio dottore, come già scritto in altro post, e discuto con lui del fatto che portare una coppia alla pma con tale inconsapevolezza, è per me assurdo.
Mi si risponde che le cose sono state spiegate e che comunque forse, è meglio così, perchè così si può evitare il fattore ansia che ha come unica conseguenza quella di far star male la coppia senza aiutare il concepimento.
Mi fermo qui a raccontare i fatti perchè su questo punto, non sono affatto d'accordo.
Ne ho discusso ampiamente questa sera, in altra sede e con persone totalmente estranee alla pma, e il risultato che ne è uscito è che io devo tenermi fuori da questi fatti, per tutelarmi emotivamente, e altre cose che continuano a non andarmi bene.
Lasciamo stare che dovrei davvero evitare queste situazioni per il mio equilibrio emotivo, ci sta, ma non sono io la protagonista ora.
Non concepisco e non riesco a comprendere, per quanto io stia cercando di sforzarmi, questo atteggiamento di non conoscenza e inconsapevolezza di fronte alla scelta della PMA.
La PMA non è una gravidanza arrivata per caso, non è un concepimento naturale, una scelta non sempre consapevole, un desiderio di diventare madri e padri e "oh, allora stasera non usiamo il preservativo dai! vediamo che succede!". No. La PMA è una scelta, obbligata spesso, ma una scelta. Una volta presa questa decisione, vuol dire che non si va in clinica per farsi iniettare un vaccino che ti renderà magicamente fertile.  No. Tu rimarrai per sempre infertile, anche se riuscirai a partorire, e questo tu, hai l'obbligo di saperlo. Tu hai l'obbligo verso te stesso, il tuo corpo e i figli prodotti, di sapere cosa succede al tuo corpo, a te stessa, dentro quel laboratorio di biologia, dentro la sala operatoria mentre con un ago infilato dentro l'utero ti rubano quello che mai avresti potuto produrre naturalmente, di sapere cosa succede allo sperma del tuo compagno, di conoscere chi sono quei dottori che hanno in mano il destino della tua famiglia.
Tu hai l'obbligo di saperlo, perchè la PMA, il luogo dove avviene, chi la pratica, cosa succede,  sono una scelta, come quando girate come schegge impazzite per i quartieri della vostra città sottoponendo a test severi tutti gli asili della zona dove vostro figlio dovrà stare di lì a pochi mesi dalla nascita. Scegliete la struttura in base ai vostri personali parametri tenendo ben presente l'obiettivo e quello che per voi è prioritario, ovvero il benessere di vostro figlio.
La scelta della PMA è il più grande gesto d'amore verso quelli che saranno i vostri figli e per questo è necessario conoscerne i dettagli, ora non dico proprio ogni cosa (nel mio caso cmq nulla è stato lasciato tralasciato), ma almeno le basi.
Invece no.
Invece ci si giustifica dietro la paura.
Ma chi non ha paura quando si diventa genitore? Quanta paura c'è di fare sbagli e nuocere in qualche modo ai propri figli? Eppure si sceglie.
Si è madri e padri da sempre, anche senza un figlio terreno, anche solo nel cuore.
A me è concesso di esserlo solo così, e la conoscenza dei fatti e la consapevolezza delle decisioni prese, è il mio più alto gesto d'amore verso i miei figli, l'unico che posso fare, l'unico, perchè non li posso abbracciare e stringere.
Si è genitori da molto lontano, non solo con i figli in braccio.
La conoscenza eleva, allontana quei fantasmi che alimentano paure e false dicerie sulle "fabbriche dei bambini" in provetta. La conoscenza ci rende genitori da subito, che scelgono, pur avendo paura, per il meglio dei propri figli.
Per scegliere ci vuole coraggio. Me ne rendo conto.
Ma sul grado di responsabilità che si ha decidendo di concepire vita in questo modo, io non transigo.
In realtà, la mia rigidità mi porta a non transigere nemmeno sull'ignoranza nel concepimento naturale,ma okkey, io lo so che sono una talebana, ma sulla procreazione assistita no dai.

Lo posso proporre il test di ingresso alle coppie per poter usufruire della pma? no perchè, a me questa arroganza, questa pretesa che gli "altri", che siano i dottori o gli amici o  chi sa, debbano spiegare, mica mi sta tanto bene. Se vuoi sapere ti informi. Non è che chiedi a spotting e assorbi solo quello che ti va di sentire, perchè ti fa comodo così. 

La pma non è un trattamento passivo, non si subisce. Si fa con tutto il cuore, i muscoli, la testa e i sentimenti.

Da dove inizia l'essere genitore?

Per me, per noi due, da quando i nostri figli hanno cominciato ad esistere nei nostri cuori.
Il resto, è venuto da sè.

lunedì 19 maggio 2014

Ripercorrendo le tappe

Preferirei non raccontare più.
Mi annoio a leggermi alla fine.
Mi sembra di fare tanti ragionamenti senza arrivare ad una soluzione.
Eppure non va male, mi sento bene. Chi non va bene ora è lui, ma prima o poi doveva accadere.
E allora mi chiedo se sto facendo abbastanza per aiutarlo a superare questo momento, perchè io di pazienza ne ho davvero poca, lo so, e poi mi dico e so, che alcune fasi vanno superate da soli, anche se siamo l'uno per l'altra, e che il dolore e l'ansia, vanno vissuti per poi rinascere, e non si scappa da questo.
Prima o poi doveva accadere.
Però ti racconto figlio, perchè un giorno tu possa leggermi, qui o sul diario trovato in fondo al baule in soffitta, e quando mi scoprirai, leggendomi alla luce di una candela o al bagliore di un tablet, capirai da dove arrivi, quanto lunga è stata la tua strada, quanto antica la tua esistenza, quanto pesante il tuo cuore e quanto amore ti ha portato qui da noi.
E allora capirai tante cose e ti sembrerà più semplice vivere e  respirare.


Il mese di maggio è un mese difficile per me, dal 2009 ad oggi, sono accaduti fatti e verificate situazioni che mi hanno cambiato per sempre, e pur essendo il mese che anticipa l'estate e la bella stagione, la rinascita e tutte quelle faccende lì, io ora lo temo.
Non mi rimetterò a far l'elenco di quello che è accaduto in passato, mancano una decina di giorni e poi ne saremo fuori, poi ci saranno altri anniversari e altre date dolorose da ricordare, ma ci saremo messi alle spalle questo mese e io e te potremo ricominciare a respirare di nuovo.
Ricorderò solo quel giorno 14 di due anni fa. Quel giorno sì, non lo potrò mai più cancellare, e ti racconterò che quest'anno sono andata in chiesa alle 8.30 e ho chiesto che durante la messa venisse ringraziato Dio che io sono qui, nonostante tutto. Stavolta sì, l'ho potuto fare, ho potuto ringraziare e ho potuto sorridere a testa alta senza farmi travolgere dalle lacrime, ancora. Poi dentro di me, ho ripercorso tutti quei giorni insieme e quei momenti di emergenza in cui hanno temuto me ne potessi andare.
Poi basta. Il dopo, ora lo so, è stato solo una corsa per non voltarmi più indietro.
E' vero, non si vive nel passato, ma si è come si è, anche grazie al vissuto, cercando di vivere il proprio presente nel miglior modo possibile, cercando speranza per il futuro.
Quello che ho fatto io, dopo averti perso, incastrato in una tuba esplosa e sanguinante, è stato andare avanti per cercarti ancora, nascosto in qualsiasi altro buco senza luce, per stanarti e portarti da me e non accettare che tu non c'eri più.
Ho abbracciato la pma dopo solo un mese dalla salpingectomia, e ho lasciato che tornassi di nuovo, ma non eri tu, per doverti dire di nuovo addio, in maniera ancor più dolorosa. Non ho più guardato indietro, finchè un evento ancora più doloroso mi ha costretto a fermarmi.
Prima o poi doveva accadere,
e prima o poi dovevo fermarmi.
Ti ho cercato per contratto, ma ho sperato non arrivassi.
Avevo paura.
Quanto conta il lavoro al contrario che la nostra mente fa sui nostri processi di costruzione?
Molto secondo me.
Se ci si concentra sul pensiero negativo, l'evento negativo si verifica.
Non ti ho voluto, questa è la verità.
Ho sperato che la partenza di tua nonna significasse l'arrivo di te, ma dentro di me avevo paura. Non riuscivo ad immaginare di dover ricominciare con un processo di preoccupazione e di altro dolore, e tu mi hai ascoltata, e non sei arrivato.
Io non sono una miracolata, c'è quella parte razionale di me che mi fa dire che la Scienza non si basa sui miracoli ma sui fatti e che tutto il resto, sono tutte stronzate.
E' una parte di me che ha, sembrerebbe il contrario lo so, prevalso in questi anni.
Tu mi hai insegnato che c'è dell'altro, anche se quella vocina dentro di me continua a parlare e parlare e mi fa scuotere la testa e mi fa esplodere i pensieri in ragionamenti contorti che non mi portano poi da nessuna parte, perchè io, una soluzione non ce l'ho.
Io una soluzione per portarti qui, non ce l'ho.
Questo è quello che la Scienza mi ha dato fino ad oggi.
Nessuna soluzione.

Venerdì ho incontrato il mio carodott, dopo mesi di sms e scambi e battute di simpatia, odio e amore.
I fatti:
Ho esposto le mie perplessità ad effettuare una diagnosi preimpianto in procreazione medicalmente assistita.
La sua risposta è stata espormi il caso di una coppia abortiva che in due cicli ha prodotto 7 blastocisti, tutte analizzate con biopsia il cui esisto ha dato il 100% di trisomie gravi e aneuploidie gravissime. Ovviamente non è stato effettuato nessun transfer.
Conclusioni:
La coppia, secondo la Scienza, produce solo embrioni sbagliati, la loro storia procreativa è solo una storia abortiva. Il nostro caso può essere uguale, anzi, è sicuramente identico.
Per la Scienza.
Replica:
Non ho cuore, etica e forza per produrre ovuli, lasciarli fecondare, analizzarli e poi scoprire che sono "sbagliati" e quindi buttarli. -non si possono buttare per la legge- ah, perfetto. Quindi condanno loro a uno stato di inesistenza, bloccati dal mio egoismo e dal bisogno di cosa? Di avere una diagnosi? Ma se davvero voi scienziati credete che questa è l'unica spiegazione, dopo aver analizzato tutto, con me e senza di me, tutto lo scibile che mi riguarda e riguarda il mio dolore, allora non abbiamo così bisogno di prove. Perchè sacrificare, cuore, testa, soldi e anime, per dirsi "vedi?avevamo ragione", quando io, nella mia caparbietà, continuo ad affermare, che mio figlio può essere l'eccezione che la scienza non può calcolare?
Troppo sangue. Troppo dolore. Troppo sacrificio.
Ora la mia parte razionale non prevale più.
I fatti 2:
Il carodott mi chiama alla sua scrivania e mi fa vedere un'immaginetta sacra dentro una cornice. Mi dice che una ragazza gliel'ha regalata, una molto credente che si è fatta un giro in uno di questi posti santi di cui non so scrivere il nome e che non ho voglia di googlare. Dice che ha 43 anni ed è un'infertile, nullipara, con fsh altissimo, possibilità di concepimento zero, nessuna analisi lasciata al caso, tutti i controlli fatti, niente è sfuggito alla Scienza. Dice che gli regala questa immaginetta e gli dice di avere fiducia.

Dice che aspetta un figlio ora, poi mi fa avvicinare allo schermo e mi dice di leggere la sua scheda con la data presunta del parto.
25 dicembre 2014

Replica e conclusioni 2
Ecco, mi sta bene.
Il mio carodott evidentemente ha iniziato a leggermi, e questa è la sua happypill personale.
Il punto è che mi sta bene così.
Mi sta bene che ha capito che il mio contorcermi nei ragionamenti poi alla fine ad una soluzione porta, soluzione che la Scienza ora non mi dà.

Se è vero che con una diagnosi preimpianto possiamo eventualmente selezionare l'unico ipotetico embrione sano che un'eventuale procreazione assistita può darmi, chi mi dice che quell'unico embrione sano non può arrivare senza fare strage di altre anime e senza dovermi sottoporre a tanto altro strazio fisico ed emotivo?
Posso evitarmi altri aborti, altri cammini di dolore. E' vero.
Ma io non ho nulla in mano, questa è la verità.
Io sono qui per altro.
Sono un mezzo, un veicolo di trasporto.
A questo servo.
Il mio desiderio, il mio bisogno di te figlio, è solo parte delle motivazioni per cui tu sarai qui.
Tu arrivi da lontano.
Hai una storia lontana, ed io continuerò a chiamarti, anche quando il vento soffierà contro e tu non potrai sentirmi.
Quando tornerai tornerà la paura, il dolore, la precarietà.
Questa è la nostra storia.
E lo so che ormai, le statistiche non sono dalla nostra parte, e lo so che se te ne andrai io morirò ancora un pò, un altro pò. E poi tornerò a chiamarti, cercando per altre strade, strade che ora non posso percorrere, e tu ne conosci la ragione.

Puoi seguirmi nella ricerca di una gravidanza naturale?
- Si. Lo posso fare.
Puoi supportarmi con la terapia?
-Si. Te la posso prescrivere.
Puoi starmi vicino, da medico e da amico?
-Si. 

Ho ottenuto quello che volevo.
Io e te, bambino mio, cambiamo il mondo, le persone, la Scienza e i punti di vista.
Siamo forti noi due.

giovedì 8 maggio 2014

I vostri figli

Io non invidio le altrui pance.
Che sia messo agli atti una volta per tutte.
Non mi sono affatto indifferenti, questo lo ammetto.
Le scovo a distanza di metri, le trovo agli angoli dei miei occhi, mentre passeggio e sto facendo tutt'altro.
Dietro il bancone delle commesse con le camicie sblusate, mentre le signore si stirano per arrivare allo scaffale e afferrare il detersivo scelto, in un profilo nascosto da un maglione abbondante, tra i fianchi insolitamente più larghi di un'esile figura femminile che mi cammina davanti.

Ma se la mia storia mi ha insegnato qualcosa, una di queste è che ogni gravidanza può raccontare un'altra storia, felice e non, e che ogni storia può essere difficile, oppure no, e che l'invidia della pancia, quella no, non la provo.
Critico la spavalderia, l'inconsapevolezza, l'arroganza di chi porta una pancia puntata in avanti come un'arma pronta a sparare. Di questo me ne assumo responsabilità e critiche, spesso riversatemi addosso, perchè è più facile raccontarsi che un'infertile, oltretutto abortiva, è invidiosa, piuttosto che fermarsi a pensare.
Ma di questo non mi curo. I quarant'anni sono passati e finalmente posso legittimare la mia intolleranza verso buona parte del genere umano, giustificandomi dietro i primi segnali di senilità che mi porteranno alla pazzia e al diventare la canara del quartiere, senza figli e con la panza e i peli sulle gambe.
Me ne frego.
Per ora le cose stanno così.
Me le spizzo le vostre pance, oh come lo faccio volentieri. E poi vi guardo.
Cerco segnali di donna nei vostri visi, cerco solidarietà e non supponenza, cerco amore, perchè spesso la pancia ne dà così tanto che è impossibile nasconderlo, anche se ricoprite un ruolo che non vi consentirebbe di darne a vedere.
Io non vi invidio, so cosa vuol dire portare la pancia, e, anche se la mia è cresciuta poco, era lì, e mi regalava ogni giorno un sorriso.
Lo capisco se vi scappa di seguire quella moda di fare il calco alla protuberanza. La nostalgia di quando non ci sarà più, può prendere all'improvviso, anche se il bambino è nato. A me la mia è mancata tanto. E il mio bambino non è mai nato.
Quando manca qualcuno si ha bisogno di attaccarsi a qualcosa di fisico per non impazzire, che sia un oggetto, un odore, un profilo da accarezzare.
Raccontatelo a noi abortive, che ci attacchiamo alla foto dell'ultima ecografia, al risultato numerico delle ultime analisi, ad una bola tintinnante, ai lividi sulla coscia dovuti alle punture di progesterone che ora tanto ami. A niente. Questo non è niente. Lo sappiamo.
Io non invidio le vostre pance.
Posso sedere al tavolo con voi e tenere una conversazione seria dall'inizio alla fine senza mai farti capire che il mio cuore è attaccato a quello che batte dentro la tua pancia, e lo sente, tutto sente tutto, e parla con te, ma mica è vero, in realtà parla con il tuo ospite e gli chiede tante cose.

Io non bramo ad avere la vostra pancia.
Io invidio i vostri bambini, perchè hanno conosciuto i miei.
Perchè hanno la stessa età dei miei e li hanno visti là, dove stanno tutti insieme prima di essere chiamati da noi.
E li guardo i vostri figli, prima che i loro sguardi diventino adulti e dimentichino chi sono stati per trasformarsi in persone che temporaneamente devono assumere un ruolo ben preciso su questa Terra.
Li scruto per cercare di afferrare un messaggio.
Non mi dò pace. No.
Lo capirete. Si.
O forse no. La maggior parte di voi no.
Ma  non importa.
Io non devo nulla all'umanità su questa terra. Devo ai miei figli che si insinuano nei sogni altrui e si manifestano così, in persone che non mi hanno mai vista e che mi raccontano di avermi sognata mano nella mano con mia figlia (Cinzia, in ordine di tempo, mi riferisco a te... grazie.), e che dopo l'ennesimo sogno a me poi raccontato, mi viene il dubbio che questi figli la strada l'hanno persa e che forse hanno bisogno di un paio di occhiali per ritrovarla, una luce, una candela.
Se li sognate ancora, vi prego, dotateli di una torcia, indicate loro la strada, date loro il mio cellulare. Dite loro che io li andrò a prendere, ovunque siano andati a finire.

Nei vostri figli vedo i miei, quello che sarebbero potuto diventare. Le pieghe dei loro piedi, le fossette sul viso, i chili presi, i dentini appena spuntati. Ma non voglio i vostri figli, io voglio i miei. E se non lo capite è perchè non volete farlo. Perchè non vi interessa oppure perchè pensate in fondo che io potrei arrivare a rubarveli i vostri figli.
Loro sono per me fonte di invidia, confesso vostro onore, ma solo perchè hanno potuto conoscere i miei.
Mettetevelo in testa.
E se non comprendete i miei comportamenti irrazionali, va bene così.
Convincetevi che sto impazzendo e segnalatemi gatti e cani abbandonati del vostro quartiere.
Vedrete che tra qualche anno sarò lì a portar loro croccantini e scatolette puzzolenti, e allora, guardandomi negli occhi, i vostri figli mi riconosceranno.




Buona festa della mamma alle donne non mamme su questa terra.