lunedì 30 dicembre 2013

Un giorno ti ho sognato.

Due giorni fa ho sognato di aver avuto un bambino.
Piccolo piccolo.
Un maschio.
Lo tenevo in braccio.
In realtà questo bambino aveva un gemello, ma quest'ultimo non era nato vivo.
Non ce l'aveva fatta. Io non soffrivo per questo.
Lo davo per scontato.
Poi tenevo questo piccoletto e ad un certo punto lo attaccavo al seno per allattarlo.
Un gesto normale per me. Spontaneo. Innato.
Una sensazione precisa. Nitida. Conosciuta.
Lo cullavo e lo allattavo dicendogli di rimanere e non andare via. Ma era già nato.
Perchè mai sarebbe dovuto andare via?
I miei figli non sono mai nati, perchè il destino dovrebbe portarmi via un figlio nato? Perchè la paura ha continuato ad abitarmi pur sognando un figlio vivo?

Comunque, queste sono state domande che mi sono posta da sveglia.
Il resto, tutto il resto, è stato meraviglioso. Meraviglioso perchè la sensazione era talmente forte e naturale che non poteva non farmi bene: stringevo le sue mani, accarezzavo la sua pelle, e i suoi pochi capelli. Lo osservavo succhiare dal mio seno.

Vorrei scrivere:
Un giorno ti ho sognato.
mi sei venuto a trovare prima della tua nascita e mi hai raccontato quanto siamo vicini e quanto tutto quello che ho fatto e sto facendo ha un senso.

Siamo tornati a cercarti nei luoghi dove le prime volte ti abbiamo immaginato.
Una fine d'anno per mettere a tacere il dolore e mantenere viva la speranza, là dove le basi non ci sono e il raziocinio lavora contro.
Mi sento sola alla fine.
Io che ho bisogno di esternare tutto, per esorcizzare la paura ed alimentare la speranza.
Sono rimasta sola senza poter raccontare di te, che oggi ancora più di prima, sei vicino a me.
Nonostante.
Non ci sono più amici in questa casa, e i pochissimi rimasti, crescono figli appena nati, difficile il confronto da raccontare.
Non c'è famiglia che sostiene. Troppi dolori recenti, troppi problemi, per poter buttare nella mischia il nostro desiderio di te, proprio ora che si dà per scontato che noi abbiamo rinunciato a te, perchè è giusto così, è sano e normale.
Non ci sono confronti con chi combatte con le armi della pma, perchè la nostra finora non è classificata come una condizione di infertilità.
Non ci sono confronti con chi ha rinunciato, perchè noi no. Non abbiamo rinunciato.

Mi sento sola.

Due sere fa abbiamo cenato con quattro ragazzi amici di famiglia. Due coppie di ragazzini, laddove per ragazzini intendo persone di quindici anni più piccole di noi.
Una coppia aspetta un bambino. Così. Accidentalmente.
Lei vive a Milano, lui a Roma. Ho chiesto come faranno. Non lo sanno. Ho chiesto dove era seguita. Non era seguita. Ho chiesto se erano felici. Erano felici.

Mi sono sentita così inadeguata.
Vecchia.


Mi sono guardata al di fuori e mi sono vista fuori tempo massimo.
Io che tutti i giorni faccio questa meditazione per chiamare a voce alta mio figlio e la mia energia primordiale.
Quella di madre.
Io che cerco spontaneità e naturalità con il lanternino.
Che ho rifiutato tutte le medicine, almeno per ora.
Che non rinuncio più a nulla.
Che non dico più no a niente.
Io mi sono sentita fuori luogo.
Mi sono fatta compassione.
Ci sono state volte in cui ho raccontato per filo e per segno cosa stavo facendo.
Ho esternato le mie paure, ho descritto con minuzia di particolari cosa era successo.
Ho messo in allarme.
Ho fatto campagne di prevenzione per una gravidanza sicura e per un concempimento consapevole.
Poi i bambini degli altri sono nati, arrivati senza essere chiamati.
Ed io sono qui.
Ancora.
Ancora a sognarti.



Non racconterò di cosa penso di questo 2013 finito.
Ringrazio solo che sono qui.
Ho già ampiamente ringraziato per le poche cose belle che ho ricevuto. Cose da ricercare con la lente di ingrandimento ma che ho dovuto per forza coltivare, per non morire.
Ho pochissime persone che porterò con me nel 2014.
Le cose dovevano andare così.
Comunque sarebbero andate così.
Ringrazio voi che mi leggete, uno per uno.
E le persone che mi hanno sostenuto sempre, ogni giorno, con un pensiero (spedito, raccontato, pensato) e con un gesto, un abbraccio, mentre io poco ho fatto nell'ultimo anno.
Ringrazio chi ha capito senza che io spiegassi.
Quello è stato il regalo più bello perchè mi ha alleggerito di un peso sul cuore, un peso che difficilmente riesco a sostenere.

Tutto il resto no.
Tutto il resto mi ha fatto piangere, tanto.
E quindi non viene con me, nè lo ricorderò.

Per la fine di questo anno, lascio questo regalo.
Il mantra della guarigione.

In questa posizione: 















recitate questo mantra:
Ra Ma Da Sa Sa Sey So Hang

Ra (Sole)
Ma (Luna)
Da (Terra)
Sa (Totalita')
Sa (Totalita')
Sey (Spirito, Energia)
So (Manifestazione)
Hang (Esperienza dell'Assoluto)

Ritrai l'ombelico verso la spina dorsale sul So e sull' Hang. Recita un ciclo completo dell'intero Mantra poi inspira profondamente e ripeti. Ricorda, piu' che recitare o cantare, si tratta di vibrare il Mantra.
 

Dopo 11 minuti di vibrazione del Mantra, chiudi gli occhi, inspira profondamente e trattieni il respiro mentre offri una preghiera di guarigione e visualizzi la persona che desideri guarire, sana, forte e radiosa. Poi espira ed inspira nuovamente; trattieni il respiro e offri un'altra preghiera ..... . Puoi fare questo diverse volte, ogni volta creando nella tua mente l'immagine di una persona completamente guarita. Per completare la meditazione, inspira profondamente, solleva verso l'alto le braccia e scuotile vigorosamente. Rilassati.
(fonte: Sat Nam, La via dello yoga)

A me è stato regalato il giorno prima del natale.
Potete dedicarlo a voi stessi o una persona a voi cara malata, per chiederne la guarigione attraverso di voi.

Questa la musica del mantra, che io ho trovato bellissima:
video

Sto imparando a guardarmi dentro, e se posso farvi un regalo, questo è il mio modo per augurarvi di iniziare bene il nuovo anno.
Ecco, sì, insomma, non sono brava a fare gli auguri, non sono stata brava a fare i bilanci.
Ho disatteso ogni mia aspettativa. E ho sofferto per questo. Tanto.
Non lo farò più.
Non attenderò più.

Imparerò a cercarti nel buio con solo la compagnia di una piccolissima lanterna.
E tu un giorno mi verrai a trovare e mi racconterai di quando mi sei venuto in sogno.

Buon anno,
che sia pulito e vero.
Guarito da ogni malanno.


lunedì 23 dicembre 2013

Un regalo inaspettato

Il nostro natale è una corsa.
E poi i regali e la vigilia con i miei nipoti e ventidue persone a tavola.
Cose banali, senza fantasia, ma ne abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno di normalità senza pretese.
Di tranquillità e di un pizzico di serenità
Pesano questi giorni, come macigni.
Si nascondono dolori, trasformandoli in sciocchezze. Si cerca di non pensare, cacciando indietro lacrime. A volte è facile, altre no, soprattutto quando hai necessità di spiegare le tue azioni irrazionali.
Ho da sempre dovuto spiegare la mia parte irrazionale. Alle persone come me si chiede sempre raziocinio, comportamenti sensati, una retta via.
Quando questo non é accaduto, ed io non ho dato spiegazioni, perché ritenevo che potessi essere giustificata senza darne, ho perso pezzi per strada. Ho perso persone, subíto giudizi.
Ed è finita così, con una nuova etichetta sulle spalle e nessuna possibilità di poter tornare indietro.

Sono giorni pesanti, di corse si, ma anche di pause, a volte lunghe.
E durante una di queste pause, mettendo a posto tra i vestiti della mamma mio marito, è arrivato questo regalo:


Due maglioncini per un bambino/a ancora da finire .
Le avevo chiesto molte volte un maglione fatto con le sue mani.
Chissà magari li aveva iniziati e poi ogni volta, i miei aborti le hanno impedito di continuare. Chissà .
Ho riempito gli occhi di lacrime alla vista di quei golfini...un forte senso di colpa per non essere riuscita a renderla nonna e non essere riuscita a rendere padre suo figlio, lui che papà lo è da quando lo conosco. Lo era a venti anni quando il desiderio di figli era lontano, lo è ora che va verso i quaranta e che padre lo è stato per poche settimane, accontentandosi di accarezzare una pancia ancora priva dei segni di una vita nel suo interno. 

Poi ho pensato che questi golfini da completare erano un segnale da cogliere.
Un regalo inaspettato per natale, quello che lei non potrà farci quest'anno.
Un regalo di speranza , che guarda al futuro, non al passato.
Allora ho sorriso.


Buon Natale a chi passerà di qua.
La vita non è facile. Non lo è per nessuno.
Sta a noi cogliere i segni che possono rendercela più semplice.
Più normale.

Auguri.








lunedì 16 dicembre 2013

di giorni prenatalizi

«…Il mantra possiamo spiegarlo in questo modo: prendete una pietra e la gettate nell’acqua e si producono onde costanti. Questo è tutto ciò che è il mantra. Questo deve essere ricordato, ricordato, ricordato: va recitato dentro di voi, con il cuore, la mente, il corpo. L’unico desiderio che dovete avere è di ripeterlo. Può essere difficile all’inizio, ma presto Dio vi attraverserà e lavorerà per voi…»
  Yogi Bhajan (“Master’s Touch”)

Da oggi, e precisamente da questa sera, perchè il tramonto è per me l'ora migliore, ho iniziato questa meditazione con il mantra Adi Shakti (Energia Primaria /Primordiale) per 40 giorni.
Non so se ce la farò, è la mia prima volta, ma ho voglia di farlo, perchè, come dice il mio insegnante  "è il momento che the universe can flow through you"!

Riporto il testo del mantra, che trovo bellissimo:

Adi Shakti, Adi Shakti, Adi Shakti, 
Namo Namo, 
Sarab Shakti, Sarab Shakti, Sarab Shakti, 
Namo Namo, 
Prithum Bhagawati, Prithum Bhagawati, Prithum Bhagawati, 
Namo Namo, 
Kundalini, Mata Shakti, Mata Shakti, 
Namo Namo

Mi inchino a questa Energia Primaria (Primordiale), Energia Primaria, Energia Primaria, 
Mi inchino a questa Energia che ci circonda, Energia che ci circonda, Energia che ci circonda, 
Mi inchino a questa Energia attraverso la quale tutto si manifesta (che crea attraverso Dio), questa Energia attraverso la quale tutto si manifesta, questa Energia attraverso la quale tutto si manifesta, 
Mi inchino a questa Kundalini.

L'abbiamo pensata così, perchè raccontata la mia storia, e il lavoro che sto facendo ora con me stessa, è la mia Energia Primordiale che ho bisogno di coltivare, prima del corpo. E' il mio cuore che ho bisogno di coccolare, ed è me stessa che ho bisogno di far rinascere.
Di qui, per questa porta, passerà il nostro bambino.

Da oggi, il Natale è entrato anche a casa nostra. Finalmente abbiamo trovato il tempo di fare l'albero e di fermare con una foto il momento.
Abbiamo festeggiato ieri i nostri sei anni di matrimonio, sei dolcissimi anni e oggi Fab mi ha detto "mi sa che noi siamo più innamorati ora che sei anni fa!" e questo vale per ogni altra parola in mezzo a tanta confusione.
Confusione è la parola che più di tutte mi gira intorno.
Ma non la mia, quella degli altri.
Anche insoddisfazione, e rabbia.
Le persone che mi girano intorno sono stanche e arrabbiate, e, sicuramente io sono ipersensibile in questo momento e quindi avverto di più le tensioni altrui, ma questo mi provoca malessere. Assorbo come una spugna, ma diversamente dal passato, cerco di non ripetere l'atteggiamento che assorbo, ma di farlo mio e digerirlo, cercando di prendere spunto per migliorare.
Non sono sicura di essermi spiegata bene ma la questione dell'atteggiamento altrui è un punto a me caro e dolente, proprio perchè un tempo mi era impossibile essere indifferente.
Oggi è diverso.
Osservo.
Assorbo.
Ma non faccio in modo che gli altri mi buttino addosso ciò che loro stessi non sono stati in grado di elaborare per se stessi.
Anche questo è progresso per la mia crescita e per il mio cammino.

Comunque,
questo è il nostro albero, dove non può mancare la speranza.

         


Dei mercatini natalizi di Bolzano e Merano, una nuvola di pace.
Mi sono resa conto di non avere mai staccato in un anno e l'ho potuto fare in tre giorni.

Nonostante la febbre alta.
Febbre di cui preferirei non parlare, visto che anche ora mentre scrivo mi sta risalendo.
Facciamo finta di niente e non le diamo importanza.

Nonostante i piumini del letto separati.
Ma perchè da quelle parti, ovvero in Tedesconia, si applica questo stato di divorzio latente a letto?
Ma lo sanno che vuol dire stare accoccolati sotto le coperte, abbracciati stretti stretti?
Maledetto piumino singolo.
E' stato più tempo a terra che sul mio corpo.

Tutto il resto, è stato talmente perfetto, che da oggi, ho bisogno di inserire nell'elenco delle mie terre preferite il Trentino e le sue montagne. Prevedo grandi cambiamenti in fatto di vacanze estive, forse perchè sto invecchiando?
O forse perchè cerco pace?








Buon anniversario amore mio





sabato 7 dicembre 2013

All'inizio

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Non ho molte parole da raccontare in questi giorni.
Vivo di ricordi purtroppo in questo momento, perchè certe date ti rimangono dentro e non è possibile più cancellarle.
 Esattamente un anno fa,  il piccolo cavaliere ed io,  venivamo divisi per sempre almeno fisicamente.
Non dimenticherò mai più quella giornata.
Ho letto e riletto quelle righe in questi giorni e rivissuto tutti quei momenti.
Non si vive nel passato ma non è possibile vivere solo facendo finta che certe cose non siano accadute.
Non sono nè triste nè addolorata, credo solo che sia giusto rivivere anche quel pezzo della mia vita.
Ho amato tanto quel figlio, e l'ho sentito così vicino, forse perchè risultato del mio primo tentativo di pma, forse perchè è stata la gravidanza più lunga, forse perchè era il figlio della Speranza dopo l'extrauterina.
E poi è stato il figlio che più mi ha dato dolore.
Perchè quella Speranza, me l'hanno tolta a colpi di razionalità.
L'hanno raschiata via, mentre raschiavano anche il mio utero.
E' stata la gravidanza più dolorosa, quella che più di tutto mi ha fatto impazzire.
Perchè con la Scienza non si scherza . Per la Scienza o è bianco o è nero, e dopo sei gravidanze non andate avanti, è solo nero. Razionalmente parlando.
Perchè l'unica spiegazione trovata (ma non provata) è che io produco embrioni geneticamente sbagliati, ovvero, in misura maggiore di quanto una donna normalmente ne produce.
Perchè diciamocela tutta, ogni donna produce cellule aneuploidi, quegli errori che sommati gli uni agli altri, provocano aborti nel primo trimestre, solitamente direttamente collegati all'aumentare dell'età della mamma.
Ma io di più.
Forse.

E così, un anno fa mi hanno tolto la speranza, quella a cui mi sono attaccata con tutte le mie forze nonostante tutto.
Questo ha significato per me cadere in un baratro.
Sei mesi dopo, esattamente sei mesi dopo, un'altra morte, quella di Carla, mi ha tolto il respiro e tutto è precipitato ancora.

Lo so che giro e rigiro sempre intorno alle stesse cose e a volte mi annoio da sola. E' che ci sono date, appunto, in cui tutto torna, e andare avanti occupando quel vuoto del cuore, non è facile per niente.
Allora metto qui questa lettura del Vangelo dell'8 dicembre, anche per chi non crede, perchè ad un occhio attento, è facile trovare in quelle righe la bellezza pura dell'istinto.
 La possibilità che può accadere l'impossibile. 
In un anno, da quel 7 dicembre 2012, ho imparato a riconoscere una realtà che prima non avevo preso in considerazione. Una realtà che non è fatta di spiegazioni scientifiche. Una verità che nasce da un focolaio che sembra, all'apparenza, spento, ma che invece, rinasce da ceneri di dolore.
Ho imparato a credere che mio figlio tornerà, non so come, ma lo farà, ed io lo riconoscerò tra tanti.

Per la Scienza non sarò mai madre.
Ne ho parlato a lungo in uno dei miei recenti incontri con il mio carodott.
Sentirselo dire in maniera categorica e oltre ogni contestazione, fa male come ricevere delle pugnalate ai fianchi.
Fare i conti con questo non è per niente una passeggiata, ed io ho imparato a convivere con tutto ciò da un anno ora.
Eppure, so che una cosa così grande, quella di concepire una vita, non è fatta solo di Scienza, è molto altro ancora.
Non c'è solo il pensiero razionale, c'è molto di più, quel di più che la Scienza non riesce a spiegarsi davanti ad una nascita che non doveva essere nascita. Il miracolo della Vita, per fortuna, è ancora sconosciuto a noi uomini. Perchè non fare proprio questo concetto allora, invece che disperarsi solo dietro alle sentenze dei medici che poco conoscono di tutto questo mistero?
Perchè ci limitiamo ad ascoltare solo quella parte di tutta la grande storia che è ?

Allora io faccio questo ora.
Lascio andare, sapendo di aver fatto il massimo per conoscere e sapendo di non aver ricevuto risposte razionali e convincenti.
Mi ascolto.
Questo è il vero lavoro difficile, non imbottirsi di medicine, fare analisi, eseguire esami.
Quello si fa, meccanicamente, come delle marionette, perchè si deve fare.
Ascoltarsi è la parte più difficile da fare.
Io non l'ho fatto fino ad ora.
Sono dovuta passare per i miei figli, per arrivare a questo punto.
E solo ora mi rendo conto di essere solamente all'inizio di tutto.
Ma come si fa?
Litri di lacrime e poi, si trascura la parte più importante.
Se stessi.

Non sarà facile, ancora.
E ancora.
E ancora.
Ma ora sono all'inizio di un cammino molto più vero, grande, coinvolgente.
E sarà.
Lo so.





Buona festa.
Noi si parte per i mercatini di Natale del Trentino.
E quest'anno il Natale non me lo leva nessuno.