lunedì 31 dicembre 2012

e infine

Sono iniziate le ultime ore di questo cazzo di anno.
in questo anno ho rischiato di morire.
Non c'è altro da aggiungere.
Il resto, forse, è niente.
Eppure, io continuo a pensare solo alla morte dei miei bambini.
Due quest'anno, tre in un anno solare.
Questo, mi ha fatto dimenticare quella notte.
La corsa mentre entravo in sala operatoria, e le lacrime di mio marito, e dei miei genitori, ed io che scherzavo, forse con la morfina già in vena, "non sono mica morta eh, che sono quei visi?!"
E poi mi sono risvegliata, senza un pezzo di me, senza il mio bambino che se ne era andato prima che io mi sentissi male, come per chiedermi scusa per essersi impiantato dove non doveva.
Questo è questo anno.
Un'alternanza di buio e luce.
In queste notti mi sono resa conto di fare un sogno ricorrente.
Mi ritrovo sospesa in alto, attaccata ad un tubo, un sostegno labile, altissimo, che si muove. Io mi tengo stretta a questo sostegno instabile, mi tengo stretta stretta e ho paura, ho il terrore di cadere. Tutto intorno il vuoto.
Ecco come mi sento ora.
Ecco cosa provo.
Sono stanca.
Devo riprendere in mano questa vita, e non so da dove ricominciare.
Tra una settimana forse avremo le risposte del perchè il nostro bambino se ne è andato.
Forse, o forse no.
Io ho completato le ultime analisi di mia iniziativa che potevano portarci ad una possibile causa.
Risultati:
Perfette.

Ho pianto per ore questa perfezione.
Ho sperato di essere malata, di avere qualcosa che giustificasse il perchè i miei figli mi muoiono in pancia. E questo lo so, vuol dire essere madre.
Mio marito mi dice che questo anno non è da buttare perchè comunque lui non mi ha perso quella notte e io sono ancora qui.
Eppure, io continuo a sentirmi spezzata, sbagliata, colpevole.

C'è un mostro che uccide i miei bambini, e non lo vedo.
E io sono una mamma disperata, senza speranze, e non so come rialzarmi .

Stamattina si parlava di famiglia.
La famiglia che dovrebbe essere fondata sulle tre P, sui tre pilastri.
La Partecipazione
La Preghiera
Il Perdono
Questa è la nostra famiglia, questi siamo noi, forse solo così riusciremo a superare tutto questo, questa disgrazia che non riusciamo a contenere, queste lacrime che scendono in silenzio nella notte, queste nostre mani che si stringono, si stringono fino a farsi male, fino a non far passare il sangue.
Dove siete figli ?
Dove?



giovedì 27 dicembre 2012

Com'è un natale senza

Com'è un natale con una pancia vuota?

In questi giorni ho letto e studiato molto.
Ogni sera, prima di addormentarmi, continuo a riempirmi la testa di informazioni, riflessioni, terminologie tecniche che non mi appartengono, che non sono mie.
Io faccio l'architetto.
Creo spazi.
Immagino.
Per me, se un edificio crolla, il problema è facilmente individuabile.
C'è una causa tecnica, che risiede in un calcolo statico fatto male, nell'uso sbagliato di un materiale, nell'aver buttato giù un muro maestro, per aver eliminato un pilastro portante.

Io penso, calcolo, immagino, creo, realizzo.
Combatto da quando sono nata con la mia personale diatriba interna tra il razionale e l'irrazionale di me.
Poi tiro fuori una soluzione, arrivo ad una conclusione.
Poi mi rilasso.
Ecco perchè mi comporto così.
Cerco una soluzione.
La questione è che qui non è detto che la soluzione si riesca a trovare.
Ciononostante (ciononostante è una parola che uso tantissimo ultimamente, me ne rendo conto) vado avanti, faccio domande, strizzo gli occhi, mi faccio venire il mal di testa.

Com'è un natale con la pancia vuota.
Due giorni fa avremmo finito il primo trimestre.
Il giorno di Natale.
Poca roba per molti.
Tanta roba per i miei piccoletti, che stavolta hanno lottato tanto.
Il nostro punto zero. L'inizio della nostra gravidanza.
Avrei tirato il famoso sospiro di sollievo. Avrei ripreso il mio amato lavoro, mi sarei alzata dal letto, mi sarei ripresa il mio corpo, pieno, trasformato.
Il condizionale non è un obbligo, e continuare ad usarlo è da masochisti.
Però questi sono i fatti.
Ed io non ho voglia di rispondere al telefono, ad un telefono che non ha squillato prima, e che squilla oggi dopo le feste, quando il natale è passato e non si è rischiato di inquinare con il nostro dolore, le situazioni di idillio e di amore perfetto delle famiglie del Mulino Bianco.
Abbiamo visto anche noi un film di Natale.
Poi abbiamo mangiato anche noi il torrone e il panettone.
E ci siamo seduti a tavola con le famiglie e le persone sconosciute che non parlavano italiano, abbiamo sorriso e parlato di politica, scartato i regali, baciato, pregato, alla fine di un tavolo lungo pieno di gente, con le mani sotto la tovaglia, sempre strette, sempre insieme, sempre più strette quando sentivamo salire le lacrime agli occhi, per non farci vedere, per non far capire, perchè quel dolore, quell'assenza tra i sorrisi, è forte, è un'assenza presente. Più di prima.
Io mi sto riprendendo la mia vita.
E il mio corpo.
Le perdite sono finite solo ieri.
Stamattina il test è negativo.
Domani farò le beta perchè voglio essere sicuro che sia andato via davvero.
Poi farò altre analisi di approfondimento mio.
Poi farò quelle che mi indicherà il dott. Gio dopo che ha studiato la situazione.
Poi aspetteremo il citogenetico.
E poi spereremo.

E poi alla fine com'è un natale senza pancia?
E' il bisogno di cercare le luci, è una passeggiata nel centro storico, tra gente sconosciuta, noi tre, persi nella folla, Hope confuso, noi sempre con le mani strette.
E poi è passare davanti la clinica di procreazione assistita.
Fermarsi lì e lasciar andare quelle lacrime che spingono.
Buon natale piccoli pinguini di mamma e papà, siamo venuti a trovarvi. Siamo qui vicino. Ci separa un muro. Solo quello. E tra un pò saremo di nuovo insieme. Resistete piccoli. Voi siete la speranza, e ancora il futuro. Voi siete noi. Noi insieme fusi. Tutto il nostro essere, nel bene e nel male. Non potete essere malati anche voi. Il nostro amore, tutto quello che noi siamo qui, su questa terra.

E allora com'è un natale con la pancia vuota?
è che nessuno ti chiede come stai.
perchè le parole non ci stanno.
e i dolori non si raccontano.
ognuno ha i suoi.
e a natale non se ne parla.
e va bene.
e allora una preghiera per i nostri piccoli si, loro sono angeli innocenti, non nati in una stalla, però esistiti anche se per poco.
una preghiera per loro.
una sola.
un pensiero.
ma non si può.
il dolore è un tabu.
considerare un lutto, la fine di una vita iniziata da poche settimane, un'assurdità.
Si pensa a noi.
A loro no.
A loro solo mamma e papà pensano.
Ed è giusto così.
Lasciateci soli allora.
Con loro.
Non chiediamo altro.

buon natale pinguini...


lunedì 24 dicembre 2012

...e così.


...qui lo posso dire.
Ogni foto degli auguri di Natale inviati quest'anno ha un significato.
Voi lo sapete già.
C'è il mio piede mentre leggo Gramellini la mattina del pick up
C'è Ema che coccola la mia pancia con dentro il cavaliere
C'è il mio amore che fa l'albero con Hope
Ci sono io e Hope
C'è una decorazione natalizia che mi hanno inviato per Hope
C'è il letto, la mattina del raschiamento
Ci sono i miei due cavalieri-blasto
C'è mia nipote versione natalizia
C'è la piumetta scesa dal cielo due giorni prima del pick up
ci sono le nostre mani e le farfalle di CiaoLapo
c'è la candela sempre accesa
ci sono i frutti rossi che mangiavo quando la pancia cresceva
ci sono i bicchieri durante il brindisi dei cinque anni di amore
e poi ci sono gli Angeli
che abbiamo appeso al nostro albero.
Tutti i piccoli che sono andati via ma che rimangono con noi.
c'è la bimba con le treccine con la faccina furba e impertinente, lei è l'extrauterina
c'è l'angioletto bianco con le ali, lui è il primo che è andato via
c'è l'angelo di vetro con le ali di metallo, lui è Nevischietto
e poi c'è il cavaliere di ceramica con il cuore al centro del suo corpo:
quando l'ho acquistato appena dopo l'aborto, è caduto, e la sua aletta si è spezzata.
L'abbiamo incollata ma in effetti il danno si vede ancora, 
poi tutto sommato abbiamo lasciato così: è il nostro angioletto con l'ala spezzata .

Noi siamo qui
Stanotte con loro
le lacrime e i sorrisi
e la gratitudine per essere stati con noi e per averci dato tanto durante la loro breve vita.

Buon Natale
grazie per l'immenso amore che continuate a darci ogni giorno con le vostre parole.


giovedì 20 dicembre 2012

Anche la sua assenza è una cosa che sta con me.

illustrazione di Oleg Shuplyak

Anche la sua assenza è una cosa che sta con me.
F. Pessoa

un natale di luce

Siamo in mezzo ad un oceano.
Non vediamo nè la riva nè un appiglio al quale aggrapparci.
Però nuotiamo, cercando di non annegare.

Lorenzo -  Ti cercherò

Ti cercherò sempre, continuerò a cercarti ancora.
Non abbiamo speranze concrete ma ti cercheremo ancora.
Ti terremo la mano e ti porteremo qui con noi.

Piccolo mio, non avere paura.
Fa freddo ora là dove sei, ma arriverà la luce.
Mamma e papà la terranno sempre accesa per te.


Quando abbiamo visto la prima ecografia, quella della camera gestazionale, che non ci aspettavamo di vedere, siamo tornati a casa e abbiamo acceso una candela. Non una vera ma una elettrica, quella che si vede in secondo piano nella foto qui sopra. Perchè volevamo tenerla accesa giorno e notte in camera da letto, dove vivevo tutto il giorno, perchè quella luce per noi, era quella speranza che volevamo tenere viva.
Poi  le cose sono precipitate. Abbiamo spostato quella candela in soggiorno, dove la vedete ora.
Ci siamo detti che si sarebbe spenta presto, non ricaricandola più. 
Si sarebbe spenta, insieme al nostro bambino. 
Questo accadeva a 7+5 settimane di gravidanza.
Oggi, a dodici giorni dal raschiamento quella luce è ancora accesa. Non si è spenta.
Ogni giorno passavamo, buttavamo un occhio e dicevamo: "...hai visto che la candela è ancora accesa?" ...e pensare che durante la gravidanza mi svegliavo all'improvviso con la paura di vederla spenta.
Invece no.
La luce è ancora accesa. 
Ancora oggi.
E lo sappiamo che è il nostro bambino che è qui. 
E allora abbiamo acceso anche le altre luci.
Questo è il nostro Natale.
Non abbiamo ancora fatto l'albero, e in cinque anni non ci era mai successo.
Questo è il nostro Natale.
Cerchiamo la luce.


Domani vi racconto della visita di controllo di stasera e dei programmi futuri.
Stasera no.
Stasera va così.

lunedì 17 dicembre 2012

Essere un'abortiva oggi




I bimbi di Newton sono in maggioranza del 2006. nel pensare a questo, mi torna in mente il disagio che avevo quando vedevo un bambino (maschio soprattutto) del 2006 vivo. mi viene in mente il furibondo senso di ingiustizia che accompagna chi perde qualcuno e non riesce a farci pace. mi viene in mente che questo sentimento vale per tutti, e che persino noi genitori in lutto potremmo per mille motivi rappresentare il sogno infranto di qualcun altro. Soprattutto, riconosco a pieno l'irresistibile errore del sentirsi al centro dell'universo col proprio personale dolore, quando, ad esempio, sei anni e mezzo più tardi, i coetanei di mio figlio se ne sono andati, come lui, dopo un frammento di vita comunque breve che lascia comunque insoddisfatti. Perchè i bambini che mancano all'appello, sono protagonisti di storie già scritte nei cuori delle loro madri e dei loro padri. Perchè guardi quelle faccine e ti chiedi se anche Lapo avrebbe sorriso in quel modo, con gli occhi ingordi di futuro. E provi smarrimento e orrore, come essere umano, di fronte alla lezione che il dolore non si impara mai fino in fondo. E ogni volta torna con spigoli diversi.
da Ciao Lapo Onlus

sabato 15 dicembre 2012

cinque anni

...come un battito di ciglia...
Cinque anni di amore intenso
Gli anni più belli,
Dolorosi
Incoscienti,
Coraggiosi,
Veri.
Perché non cambierei nemmeno un momento di quelli passati
Perché noi due insieme daremo una possibilità di vita .
Perché io e te supereremo tutti i dolori e poi vivremo tutte le gioie.
Per sempre .

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mercoledì 12 dicembre 2012

...a casa, tra noi.


Ninna nanna, 
ninna oh, 
questo bimbo a chi lo dò,
lo daremo alla Befana,
che lo tiene una settimana...
Ninna nanna, 
ninna oh...

Angioletto mio
dove sei?
Ci hai lasciato qui da soli
e noi ora non sappiamo più dove andare.



Gli angeli vengono se tu li preghi 

e quando arrivano ti guardano, ti sorridono e se ne vanno 
per lasciarti il ricordo di un sogno lungo una notte, ma che vale una vita 
vivilo in fondo perchè lui non torna più... 


Io ti ho notato, guardavi me e tremo ancora dentro ora lo sai anche te

sai che tra poco dovrò dirti addio - angelo mio -.

hai detto tu che se sei qui non è perchè sei mio ma perchè è così
che compirai il volere del tuo Dio...angelo mio.

al tuo volo io non opporrò ma chiamami ti seguirò.
tu presto volerai e ne morirò,
non saluterai e poi fuggirai,
cercherò di non scordarti mai...angelo mio.

non ho risposte a cosa vuoi da me,
non ho pretese se non sei come me
lasciami credere che ritornerai...angelo mio.

se poi pensi, che non ne vivrò, chiamami ti seguirò.
tu presto volerai e ne morirò,
non saluterai e poi fuggirai,
cercherò di non scordarti mai...angelo mio.

non ho mai avuto rimorsi amore
e sai...non ne avrò,
e se un giorno vorrai, da me tornerai
per riportarmi più su, su.

non ho parole per dirti di più
ma tremo dentro, lo sai anche tu,
sai che tra poco dovrò dirti addio...angelo mio.

Tu presto volerai e ne morirò
non saluterai e poi fuggirai
cercherò di non scordarti mai...angelo mio

se poi pensi che non ne vivrò, chiamami ti seguirò
volevo io che tu fossi qui, ho chiesto troppo e quindi è andata così
un sogno lungo, una notte e poi addio...angelo mio.




lunedì 10 dicembre 2012

di cosa si tratta

Ora vi racconto cosa succede ad una donna che subisce un raschiamento.

Questo post va contro tutta l'atmosfera natalizia della blogsfera, ai frizzi e ai lazzi, alle lucine colorate e agli alberi di natale.
Quindi cambiate pagina se non siete predisposte, se non vi va di guardare in faccia il dolore, se siete in gravidanza e vi sentite male al pensiero che potrebbe capitare qualcosa.
Tranquille.
Capita solo alle persone come me.
Quelle che non si sono godute la gravidanza, come qualcuno mi ha scritto, quelle che "almeno se succede qualcosa mi sono goduta il tempo che è stato con me".
Quindi io sono una cattiva mamma, perchè non ho avuto fiducia nel mio cavaliere, perchè non ho creduto in lui, perchè "lui ti sente, non fare così".
Quindi alla fine è colpa pure mia se è finito tutto, perchè non ho predisposto la mia anima verso una visione positiva della questione.
C'avevo un'aurea spenta e zozza.
Quindi il sogno non è partito per questo.

.
Non lo penso.
Faccio solo un breve riassunto delle cazzate che devi sentirti dire, nonostante tutto.

Dicevo, il raschiamento.
Che così abbiamo provato pure questa, e ora ho materiale per scrivere il mio libro di donna abortiva e posso far venire le lacrime ad un pò di gente e posso far aumentare le pacche sulle spalle e i "mi dispiace", i "non ho parole".
Lo so che sono caustica.
E mi faccio paura.
Ma un raschiamento è così.
E' un interruttore.
Hanno spento il tasto OFF venerdi mattina dentro di me. E l' ON non esiste più.
Un raschiamento è quanto di più innaturale possa esistere per una donna in gravidanza, anche se il bambino è morto dentro la propria pancia. Ma tu lo sai che c'è, lo senti. E senti la sua immobilità, senti il suo silenzio e il vuoto e il suo decrescere e il suo raggomitolarsi in se stesso.
Dopo non senti più niente.
A chi dice che un raschiamento è peggio di un'espulsione spontanea dico che è una cazzata.
Fisicamente ed emotivamente.
Almeno nei momenti gestazionali in cui io ho subìto i miei aborti.
Non sto dicendo che non si soffre: la sofferenza che si prova è una sofferenza a cui il corpo si deve abituare con il tempo in maniera graduale.
Al momento, il dolore non c'è. Io non ne ho avuto. E' stato tutto surreale.

Ci siamo alzati alle 5.30 per poter attraversare uno strato di ghiaccio sulla strada e nei nostri cuori. Siamo arrivati in ospedale alle 7.15. Nei corridoi le degenti dormivano, i corridoi erano spenti. Noi siamo in una stanza piccola, con il soffitto di 4 mt, una forte luce a neon, la finestra chiusa, un divano di pelle con i braccioli tagliati da un taglierino da cui fuoriesce la gommapiuma, sembrano ferite sanguinanti. Accanto un bagno, caldo, pulito. Davanti a noi una ragazza, sola, insonnolita. Alle 8.30 siamo ancora lì, il reparto si è svegliato, la stanzetta si è riempita di coppie, io ho compilato un foglio per la privacy e uno per autorizzare l'intervento.
Alle 8.45 la caposala inizia ad assegnare i letti e ci chiama per i prelievi. Noi ci avviciniamo e tremanti facciamo presente che abbiamo già tutti i prelievi compreso l'ecg, che già siamo daccordo con il dottore, che dobbiamo sbrigarci perchè alle 10.30 dobbiamo stare dall'altra parte della città per consegnare nostro figlio ad un laboratorio di genetica.
Mi scuserete se lo chiamo ancora nostro figlio ma materiale abortivo proprio non mi viene.
Si scatena il putiferio.
Inavvertitamente facciamo scattare uno di quei meccanismi per cui la caposala si sente scavalcata dal dottore e le regole ospedaliere vengono cestinate e messe in un angolino. In un attimo ci sentiamo come due criminali che stanno per commettere un reato senza precedenti.
Io sto per crollare.
Sento che potrei farmi arrestare.
Sento che potrei fare qualcosa che non riuscirei a controllare.
Rientro tremante nella stanzetta affollata di coppie.
Mio marito rimane lì in corridoio e subisce le spalle della caposala che comincia a raccontare a chiunque arriva, l'accaduto.
Lo vedo umiliato e disorientato, ma io non posso intervenire. Continuo a tremare.
Arriva il nostro dottore, stringe la mano di Fabio e poi comincia a discutere con l'infermiera. Per me è tutto confuso. So solo che tremo, tremo, e mi ronzano le orecchie. Entra il dottore nella stanzetta, ci mette una mano sulla spalla e ci dice che non dobbiamo parlare con nessuno, che non c'è la convenzione con l'ospedale per fare il citogenetico e per questo dobbiamo agire così, di non preoccuparsi perchè è una prassi e che per la scienza e per casi come il nostro, si fa.
E che la caposala è una stronza.
Un'infermiera bionda e piccolina, più giovane di me, mi accompagna in medicheria. Compilo la scheda dell'anamnesi, firmo tanti moduli, faccio l'elenco delle analisi che ho, ho tutta la cartella della pma con me e ho tutte le analisi possibili, in doppia copia. Sono tutti meravigliati dalla mia efficienza e la mia lucidità. Parlo con un ginecologo che mi spiega cosa succederà da lì a poco e poi dopo, e poi tra un mese.
Ho l'impressione che dopo aver raccontato la mia storia i visi si siano forzatamente distesi, le pacche virtuali sulla spalla aumentino ad ogni mio passaggio, e ora, anche la caposala mi sorride. Quei sorrisi che ti stringono il cuore e dicono "poverina".
Mi accompagnano in sala operatoria con la sedia a rotelle perchè sono scalza e ho dimenticato le pantofole. Lì mi fanno sedere su una sedia di ferro gelata. Il vestito è lo stesso identico della clinica in cui ho fatto il pick up, mi ha seguito. Ho i capelli raccolti in una cuffietta verde e i piedi dentro scarpe di carta.
Accanto a me si siede una ragazzina che deve fare una laparoscopia per non so cosa ma che già una volta non c'è riuscita per via di una brutta reazione all'anestesia.
Io continuo a tremare.
L'anestetista è dolcissimo.
Mi compila un'altra scheda e poi mi mette l'ago per la flebo.
Il dottore si avvicina e dice :"questa piccolina qua ha una storia lunga da raccontare. Ha cinque aborti sulle sue spalle, due spalle grandi..."  "...e una geu"  aggiungo io. Ma le parole mi muoiono in gola. "hai paura?"  "Tanta"  "Non devi. Questa è una stupidaggine rispetto a quello che hai passato"
Ed io annuisco poco convinta.
Mi fanno entrare in sala operatoria, su quel lettino con le staffe.
Le modalità sono identiche a quelle del pick up. Mi ritrovo a specchiarmi sulla luce forte sopra al lettino, nella posizione in cui mi sento svilita in tutta la mia femminilità. Solo che ora mi sento morta insieme a mio figlio. Durante il pick up ero felice, dolorante ma piena di felicità.
Ricordo quando mi fecero la prima anestesia tredici anni fa, a quanto mi sembrò innaturale, a quanto vomitai dopo. Il dottore mi dice che la sera starò bene e che uscirò a cena fuori. E continua ad accarezzarmi il braccio. L'anestetista è alla mia destra, vedo la flebo attaccata a qualcosa che non so cosa sia. Mi dice che è tutto ok. Che sta arrivando il sonno. E' dolce. Mi avverte. Non come la stronza del pick up che non vedeva l'ora di finire il suo lavoro. La sento, sento forte arrivare quel veleno, veloce, dalle vene del braccio in mezzo secondo arriva alla gola.
"fai un respiro profondo"
Faccio una smorfia di dolore.
Sono gli ultimi istanti coscienti con il mio bambino.
Aumenta la musica, il ritmo cardiaco, il tumtum nelle orecchie, il tremolìo delle braccia legate al lettino operatorio.
Addio bambino mio.
Addio.


Il dopo è il vuoto.
Ecco cosa è un raschiamento.
Un istante prima c'è.
Dopo non più.
Mentre il tuo corpo crede ancora che c'è.
Ecco cosa è un raschiamento.
Costringere la tua mente a rendersi conto che non c'è più fisicamente, anche se il tuo cervello sta andando in tilt e si scontra con una realtà che non riconosce.
Ecco cosa è un raschiamento.
E' un prima e un dopo che ti costringe a fare i conti con un'esistenza beffarda, una pancia di nuovo vuota e un corpo che non capisce.
Non ho dolori fisici.
Nonostante il methergin.
Nonostante le perdite.
E' come se il mio corpo si fosse gradatamente abituato al dolore, come se la mia soglia di sopportazione si fosse innalzata di un grado.
Ora il seno fa male e la pancia è ancora gonfia e la mattina mi sveglio con il mal di testa.
Arriveranno i dolori e il flusso catastrofico.
Ora no.
Ora l'interruttore è su OFF.

Questo è un raschiamento.
Non vedi, non senti, non hai il tempo per renderti conto.
Sei catapultata nel buio, dove non vedi più speranza e luce.
Non hai più attenuanti per fare cazzate irrazionali, come i test di gravidanza per dirti che ancora è lì,  dentro di te.
Ora lo sai che non c'è più.
E' in un barattolino in un laboratorio di genetica.
Ora non è più.
E' tutto innaturale. Te lo hanno strappato via e ora sei tu a ritrovarti rannicchiata in un'altra stanza vuota, con il soffitto di quattro metri, la forte luce a neon e il freddo.
E tu tremi ancora.


venerdì 7 dicembre 2012

7 dicembre 2012

foto dal letto di ospedale oggi...dopo.

Accogli tra le tue braccia il mio piccolino,
perchè da oggi non è più con me,
affinchè non si senta mai solo.

Ti prego.

giovedì 6 dicembre 2012

il nostro futuro presente

Ha senso che io continui a contare le settimane?
Ha senso, perchè a 8+3 tu sei ancora qui, fisicamente ma non più con il cuore.
Un paradosso difficile da comprendere.
Facile per me, quando ieri sera sei apparso su quel monitor, la tua cameretta, che tanto hai faticato a costruirti, era lì, intatta.
E tutto intorno il trofoblasto.
Troppo.
"è anomalo per un aborto Anna. E' un trofoblasto diffuso che sembra convalidare le anomalie che sospettiamo".

Domani mattina ci divideranno.
Stavolta non faremo da soli. Siamo diventati una cosa sola e mi sa che non ce l'abbiamo la forza per andare ognuno per la sua strada, come è successo le altre volte.
Alle 8.00 di mattina mi addormenteranno e poi eseguiranno un raschiamento.
Poi ti metteranno in un barattolino e ti consegneranno a papà.
Papà ti porterà a fare un giro in moto, una corsa contro il tempo, fino al Policlinico Tor Vergata, e lì, vi saluterete per l'ultima volta.
Strano che dovremo essere noi a portarti via. Eppure ormai siamo diventati una cosa sola con i medici, collaboriamo come meglio possiamo fare, ci adoperiamo per capire.
E così mi sveglierò e sarò sola, senza l'abbraccio di papà, senza di te.
Tenteranno di fare il possibile per esaminarti.
Tenteranno un citogenetico che speriamo ci dia la risposta della tua dipartita e ci aiuterà a mettere a posto un'altra tessera del puzzle futuro che stiamo costruendo.
Ora parlo con te come fossi uno.
Abbiamo faticato a rivolgerci a te al singolare. Eravate in due. Siete in due. Siete tutte e due ancora qui.
Da domani non più.


In questi giorni abbiamo discusso, ragionato, cercato la lucidità per fare i prossimi passi.
Ne stiamo facendo molti, nonostante sia passata solo una settimana.
Molti mi hanno chiesto perchè.
Come faccio a mantenere la lucidità e la forza.
Tutto quello che ho fatto fino ad oggi, è stato facile.
Perchè voi eravate con me.
Tutta la mia vita eravate voi.
Ogni mia azione, ogni ostacolo, è stato semplice.
Perchè aveva uno scopo.
Voi.

Io ora non lo so se ce l'ho questa forza.
Ho paura.
Domani sarò di nuovo sola.
Ho paura.
Di soffrire.
Del dolore fisico.

Ora non è il momento di pensare al futuro, devo affrontare questo presente.
Poche ore mancano.
Questo ora è il nostro presente.
Da domani saremo di nuovo soli, uniti nel cuore.
Da domani rinascerò di nuovo come una nuova donna, non una donna peggiore, una donna diversa.




martedì 4 dicembre 2012

avvisaglie

...che ti ritrovi davanti ad un bancone ad aspettare che i tuoi kebab siano pronti, perchè non ti va di cucinare, e fondamentalmente non te ne frega più niente di mangiare sano, senza grassi e bio.
E senti che arriva quel dolore lontano.
Vai al bagno del centro commerciale, con la bianca luce a neon e l'accecante bagliore delle maioliche  fredde. Entri e senti un piccolo vagito e con la coda dell'occhio scorgi un confettino rosa sul fasciatoio e una giovane mamma che parla da sola.
E tu devi andare in bagno a controllare.
E non hai nemmeno i fazzoletti.
E tuo figlio rischia di andarsene nel cesso di un bagno pubblico, mentre il vagito aumenta di volume e la voce della mamma che parla da sola pure.
Quanto è stronza la vita.

Avvisaglie.

Forza figlio mio.
Questa è la parte più difficile per te.
Per me.
Vai.
La mamma è qui, non ti lascia mai.
Il passaggio è difficile.
Dopo sarà bello.
Mamma ti ha preparato un posto nel cuore.
Lì,
saremo per sempre insieme.

abitudine



dovrei essere abituata.Devono sempre passare dei giorni, e sono i giorni peggiori, quelli in cui lui è lì ma in realtà non c'è più. E faccio test di gravidanza per cercare di capire se almeno il livello delle beta scende - li faccio al contrario di chi li fa per sperare - e invece sono enormi linee rosse, a ricordarmi che no, è sempre lì.
Con me.

lunedì 3 dicembre 2012

grazie

Grazie a tutti per quello che state facendo per noi.
Grazie a mia sorella per il suo messaggio d'amore che stasera mi ha donato:

In Cristo voi potete credere nel futuro, anche se non potete distinguerne i contorni.
Voi potete affidarvi al Signore del futuro, 
e superare così il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito 
e al prezzo da pagare.
Ai discepoli sgomenti sulla via di Emmaus il Signore disse: 
" era necessario che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?"
Il Signore rivolge queste stesse parole a ciascuno di noi.
Per questo non abbiate paura di impegnare le vostre vite nella pace e nella giustizia, 
perchè voi sapete che il Signore è con voi in tutte le vostre vie.
Giovanni Paolo II


Il dolore sta arrivando, sordo e bastardo.
Siamo nel limbo in cui io e lui siamo ancora insieme, anche se lui non è più.
Quei giorni di attesa che tante volte ho vissuto.
Quei giorni in cui il mio ventre è culla per lui, finchè non ci divideremo.
E siamo qui, ancora in attesa, del dolore fisico e di quello del cuore.
Cercando un perchè, cercando di non morire insieme.

sabato 1 dicembre 2012

...è un grido di amore.


Non voglio stare qui a raccontarvi la cronaca di un dolore che io già sentivo dentro e per il quale in questi giorni ho cercato di prepararmi.
Una volta per tutte: il mio non è pessimismo. Io so esattamente fino a che punto sono incinta. Quando non lo sono più, lo sento.
Ora vorrei solo vomitare, perchè a dispetto dei giorni scorsi, ho una nausea sottile, un malessere che vorrei buttare fuori e che in questo momento non mi fa respirare.
L'altra sera poco dopo cena, ho avuto una nuova perdita, sempre marrone, e ho sentito quel dolore arrivare da lontano.
Il dolore della perdita.
Ho assunto questa consapevolezza, mi sono rannicchiata su me stessa, e ho capito. Sono rimasta così fino alle sei di mattina quando la sveglia ci ha trovato già svegli. Ci siamo alzati e un'ora prima dell'appuntamento eravamo sotto lo studio del dottore.
Il resto ve lo risparmio.

Vi rispondo rapidamente sull'analisi preimpianto perchè è stata la prima domanda che ho fatto pur conoscendone già la risposta.
L'analisi preimpianto, PDG, è già consentita in Italia, dal 2009, dopo la sentenza per la coppia affetta da fibrosi cistica, analisi per la prima volta eseguita per questa coppia, tra l'altro, nel mio centro di procreazione assistita.
Non è un'analisi però che ci riguarda al momento.
Il nostro cariotipo genetico non presenta anomalie genetiche, ovvero traslocazioni tali da riconoscere malattie genetiche note. In poche parole non si saprebbe cosa andare a studiare nel nostro DNA e quindi escludere gli embrioni malati.

Ieri mattina  sono stata chiara con il mio dottore: così come stanno le cose io non trasferisco le blasto che ho congelato. Ma questo l'ho detto pensando di avere un problema non chiaro con il mio utero. Un non dialogo con i miei piccoli dovuto a qualcosa di sconosciuto nel mio tessuto uterino che impedisce loro di crescere dentro di me.
La risposta è stata un macigno.
Non è possibile che sia così. Questo viene escluso categoricamente. Il mio utero è perfetto, ieri mattina il trofloblasto era perfetto e la camera gestazionale ben formata, tonda e strutturata. Come tutte le altre volte.
Già.
Come tutte le altre volte.
E allora?
E allora il problema risiede probabilmente negli ovociti fecondati.
Noi due, pur amandoci follemente, non siamo compatibili nella riproduzione.
Produciamo ovociti malati.
C'è qualcosa di sbagliato a livello molecolare, non genetico, altrimenti questo si evincerebbe dal cariotipo.
Forse.
E quindi?
E quindi non c'è soluzione.
Il mio dottore mi ha promesso che avrebbe contattato un suo collega spagnolo che si occupa di questo, per capire se è possibile fare un tipo di analisi che noi possiamo fare, perchè in Italia non c'è nessuno che si occupa a questi livelli di queste problematiche. Ma, ha premesso, che secondo lui, non c'è nulla che possa rivelare una problematica del genere e in ogni caso, ammesso di trovare un problema, quindi ammesso di riuscire ad avere una diagnosi in mano, non c'è soluzione.
Tutte le terapie adottate in questi casi io le sto già facendo.
L'unica terapia applicata è quella del cortisone, ma solo perchè non si conoscono altre soluzioni.
Ed io il cortisone lo sto già assumendo da quasi due anni, e con questa gravidanza, lo avevo raddoppiato.

Conclusione:
senza una diagnosi dalla nostra parte, non possiamo escludere al 100% di produrre prima o poi, per intercessione divina (a cui non farei tanto affidamento a questo punto, e questa sarà pure mancanza di fede, che il Signore non me ne voglia, e mi pare pure che me ne voglia!) ovociti non malati. Ciò che possiamo fare è continuare a provare, mettendo in conto continui aborti, perchè finchè, cito testualmente il dottore, "tu ce la fai, io ci sto", comprese le blasto congelate che a questo punto hanno già segnato il loro destino.

L'altra ipotesi è l'ovodonazione.
E qui si apre un capitolo che noi non abbiamo fino ad ora affrontato.
Il dottore dice che arriveremo all'ovodonazione come ultima spiaggia, dopo i miei 40 anni. Questo significa che mette in conto di esaurire prima la mia riserva ovarica.
Mi chiedo perchè, se non abbiamo chances.

Mi si chiede di continuare a generare morte invece che vita.

Come possiamo arrivare ad una soluzione ?
In un momento ho dovuto apprendere che il mio ennesimo bambino non c'era più e poi apprendere la notizia che probabilmente o giochiamo alla roulette con i nostri futuri bambini o rinunciamo.
In tutti questi anni di sofferenza, l'unica certezza che io ho sempre avuto, era che prima o poi sarei diventata mamma. Che prima o poi il mio bambino mi avrebbe sorriso.
Alla fine arriva mamma.
Non sarà così molto probabilmente e ora dobbiamo metabolizzare questo.

Non lo avevo messo in conto.
Non soffro ora per questo aborto.
Al dolore ci si abitua, mi dice mio marito, anche se è una brutta parola da pronunciare.
Anche se noi non abbiamo mai potuto sentire il battito del cuore, il pulsare su quello schermo.
Ora è la speranza che ci viene uccisa, la speranza che nel tempo, abbiamo imparato a coltivare per avere la forza necessaria per andare avanti.
Non riesco a crederci.
Questo no. Non l'avevo davvero messo in conto. Ma nessuno mette in conto una tragedia, una malattia, una morte improvvisa. Chi potrebbe farlo?
Ecco, per me ora è come aver avuto la sentenza di una malattia incurabile.
Chiedo scusa per il paragone, e se vi riterrete offese, non leggete, ma questo è per me ora, in questo momento della mia vita. Poi tra dieci anni sarà altro, ma ora è così.

Sono su questa terra per questo motivo.
Oggi mi è stato negato il motivo per cui sono qui.

Mi conosco e non mi arrendo.
Ho studiato fino ad ora esempi con problematiche come le nostre (molto rare in realtà), e sto cercando di capire di cosa si tratta per esempio quando si parla di biopsia del globulo polare, con la tecnica FISH, che si occupa di analizzare se l'ovulo prima della fecondazione è aneuploidie, ovvero con anomalie cromosomiche e non genetiche. Ma ci stiamo addentrando in un mondo davvero difficile e complicato, forse troppo per noi. Non so.

E' che ora quella fiammella è debole e fra poco si spengerà. E noi siamo terrorizzati dal buio che ci aspetta.

Ho bisogno di aiuto.
Siete  in 100 (da oggi) che mi leggete.
Mai avrei creduto di poter avere questo seguìto, perchè questo blog non era nato per questo, ma per  dialogare con il mio piccolo.
Poi è diventato motivo di condivisione, attraverso il racconto delle vostre perdite, perchè alla condivisione del dolore, io credo molto.
Ora per favore, ho bisogno di aiuto.
Se tra voi esiste qualcuno che è a conoscenza di una storia simile alla mia, che possa aiutarci, se avete un consiglio, un ragionamento che volete fare con me,  vi prego scrivetemi.
Qui o attraverso  la mia mail: anais@inwind.it

Quando saprò che abbiamo una speranza, o, se saremo messi in grado di capire se avremo una speranza, allora, mi prenderò il tempo che voi dite io debba prendermi.
Ora no.
Ora non posso tradire i miei figli.

C'è un tempo per il dolore.
C'è un tempo per le lacrime.
Ed io non posso lasciarmi andare alla disperazione adesso che i nostri figli hanno bisogno di me.

In settimana mi diranno se faremo un raschiamento, e pur essendo sempre stata terrorizzata da questa eventualità, ora non ho più paura. Il mio corpo è martorizzato. Mi sono guardata allo specchio e sono piena di lividi. Ovunque. Come in un campo di battaglia, battaglia che abbiamo perso. Sono dimagrita ulteriormente, e il mio viso ha perennemente due occhiaie da due mesi. Non ho paura della sofferenza fisica ora, quasi spererei in un raschiamento per poter provare a fare una biopsia genetica sul feto, anche se già so che non sarà possibile perchè troppo piccolo.
Ma mi sto attaccando a tutto.
Questo è un grido di aiuto e di amore.
Aiutateci.
Non giudicateci.

Fabio&Anna