martedì 10 gennaio 2012

dal passato nel futuro




Cercando negli archivi polverosi di vecchi hard disk, ho ritrovato questo racconto, scritto ancor prima di desiderare te figlio.
Un mini concorso in cui si chiedeva di scrivere una pagina di diario del 2015 futuro.
Niente di più vero che questa pagina scritta nel passato, che parla di futuro e che somiglia, ora, al nostro presente.
La dedico a Clara, che oggi è viaggio per l'India, e a te che passi di qui.

immagine presa da qui




10 Maggio 2015 Ore 21.57


Sono ferma ad aspettare


Sono rimasta per istanti infiniti, immobile, ad osservarla per cercare di capire, ma ormai è troppo tardi.
Eppure le mie amiche, la mia famiglia, tutte le persone che vivevano intorno a me al tempo, mi dicevano che un figlio doveva essere concepito e doveva nascere nell’anno 2000: “ si inizia un nuovo secolo con una nuova vita”, mi diceva la mia saggia amica Jody. Io ricordo invece di aver bussato alla porta di Samagra, aver accolto sulle mie ginocchia la sua gatta e aver mandato giù quel the indiano che non mi fa dormire, e poi, con aria preoccupata averle chiesto risposte dalla mia carta del cielo. Il resto non ebbe poi così importanza, come suo padre, di cui oggi ricordo a stento il nome.
Mi guarda mentre scrivo, ride del mio portatile collegato ad internet: 
“mentre il mondo va avanti velocemente tu sei ancora lì, ferma ad aspettare” 
Commenta,  con una smorfia di disgusto. 
Eppure, eppure non mi sento così. Intendo ferma ad aspettare. 
O forse non me ne sono accorta e ho lasciato che il tempo scivolasse lentamente senza avvertirmi che invece potevamo rimanere a viverci sotto le lenzuola, senza passare per la carriera, la paura, la scalata sociale, e la paura ancora. 
La paura.
Siamo rimasti a contare istanti infiniti e inutili, arroccati sulle nostre posizioni sociali, senza ideali politici, rispetto per gli altri e per ciò che ci circondava.
Abbiamo scelto, ponderato, esaminato in quindici anni e poi siamo scesi, abbiamo iniziato a scendere e non ce ne siamo accorti. Noi che pensavamo di avere il mondo in mano, con i nostri trent’anni e l’arroganza di chi non ha capito. 
Mia figlia è in me oggi, ma è tardi. E’ tardi ora per capire il mondo con i suoi occhi, che per fortuna sono rimasti intatti e non hanno visto cosa è accaduto: non hanno visto come quell’arroganza è diventata terrore di andare avanti, non hanno visto come ci siamo trasformati in uomini prèt à porter, capaci solo di pensare al presente senza guardare al futuro. Non hanno visto come il silenzio sottile dell’incertezza ci ha trasformati in tesserine di un domino cinese e non hanno visto infine, quando qualcuno ha fatto partire il primo pezzo, trascinando a terra tutti noi, che eravamo solo in attesa di essere decapitati.
Non ho più voglia di costruire, ma forse mia figlia si.
Ha ragione dunque lei.
Sono ferma ad aspettare.



6 commenti:

  1. Che bello... il cortocircuito del tempo ne fa esplodere tutto la poesia!

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  2. Ma è bellissimo! Hai proprio un talento naturale, unito a una sensibilità molto... molto.... profonda.

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  3. No... è già finito! Ne voglio ancora, voglio sapere dove va, cosa fa, cosa pensa. Voglio conoscere altro della sua storia, lasciarmi trasportare un pò. Oggi mi sento pigra, e bisognosa di perdermi in una storia, davvero. Grazie. Come le cose che devono arrivare, al momento giusto, questo pezzo di te.

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  4. ylenia...non lo so...non lo so nemmeno io come finirà...dovrei riprendere in mano questo filo, come ho fatto ieri, rispolverando questa storia.
    Ma oggi è una giornata difficile e avrei bisogno di piangere e basta...grazie per il tuo passaggio qui, mi piace tanto quando ti affacci così in punta di piedi.

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  5. Cara adesso mi salvo il racconto e lo leggo con calma, ti scrivo da una connessione pirata, tutto bene, ti penso e spero presto di ricevere belle notizie da te :-)

    Clara, luminosa come non mai

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grazie per essere qui.