sabato 14 luglio 2012

No. Non lo capisco.

Se c'è una cosa che non riesco a mandare giù è l'incapacità totale delle persone a mettersi nei panni degli altri.

Lo dico da sempre protagonista delle vite altrui. Morbosa presenza dei sentimenti di chi non c'è più e di chi continua ad esserci. Mi vesto dei panni di chi soffre, di chi è felice, di chi vive quella situazione e l'altra e vado avanti, come se quelle vite mi appartenessero.

Ho capito che questo è ciò che negli anni ha rovinato i rapporti con gli altri.
Essendomi sempre messa dall'altra parte, ho sempre dato per scontato che anche gli altri volessero farlo.
Niente di più sbagliato.
Alla maggior parte delle persone non importa un cazzo della tua vita o comunque non ce l'ha questa voglia di capire.
L'ho capito definitivamente mesi fa. Quando mi sono ritrovata sola con uno dei dolori più grandi della mia vita, e per quanto per anni mi fosse stato detto come dovevano funzionare le cose, io realmente la lezione non l'avevo capita.
Oggi si.

Oggi cammino da sola.
E anche questo è un regalo di questo cammino.




Poi però succede che ti viene detto che tua sorella è tornata dalla ginecologa per fare un controllo. Erano mesi che le dicevo che doveva fare un controllo, che erano passati tre anni dalla nascita della sua bambina, che non si scherza con la salute e che l'unica arma vera che abbiamo è la prevenzione, che un secondo figlio potrebbe non trovarlo appeso sull'albero insieme alle mele mature, che guarda me, guardami. Ho un anno più di te, guardami. Che sì, è vero che io sono l'eccezione e che le cose non dovrebbero andare così, normalmente. Ma poi a 37 anni non è che puoi sceglierle le cose.
E ti accompagno io dal mio dottore, ci parlo io, glielo dico io che vuoi un secondo figlio.
E invece no.
Invece è tornata dalla sua ginecologa.
Tutto normale se non fosse che questa dottoressa è la mia ex ginecologa. Quella signora tanto accorta che ha negato l'esistenza della mia terza gravidanza con beta e test positivi in mano, che ha omesso di dirmi, forse perchè non se ne era accorta, che io avevo un papilloma al collo dell'utero, la stessa che dopo infiniti monitoraggi non si è accorta dei polipi in utero.
La stessa che io ho educatamente mandato a quel paese con tutta la gentilezza possibile.
Ecco.
Mia sorella torna da lei. Così. Per fare un controllino.
E che le dice? Di mettersi a dieta e prendere l'acido folico.
Vaffanculo.

La rabbia mi assale.

I bambini si trovano sull'albero o sotto i cavoli e finchè esisteranno queste persone che ci credono, sarà così.

Però io non mi sento rispettata.
Sento che nemmeno le persone che hanno vissuto il mio dramma hanno capito. Nessuno ha realmente capito cosa mi è accaduto finora. Il tornare da una dottoressa che ha negato l'esistenza dei miei aborti, sorvolando con superficialità i miei drammi, è un non rispetto della mia persona.
Mi sento tradita, da donna a donna.
Non si tratta di una persona qualunque. Si tratta di mia sorella, una mamma. Una mamma che non ha mai capito il mio dolore. Un dolore immenso profondo. Che non mi ha mai chiesto cosa volesse dire PROCREAZIONE ASSISTITA. Che non si è mai seduta a fianco a me per chiedermi cosa si prova. Che non ha mai pensato che sua figlia, la mia unica nipote, poteva essere una veloce via per la mia guarigione, e non ha permesso che crescesse con me ed ogni suo bacio di oggi è un segnale di gelosia della sua mamma nei miei confronti.
Una sorella, sangue del mio sangue, che ha visto il mio viso segnato dalla sofferenza e non mi ha mai teso la mano.
Piango.
Piango perchè faccio la forte e combatto, poi però mi sento sola. Mi sento sola in questa guerra e le forze mi mancano se non ci sono i sostegni.

Piango perchè poi invece le persone che mi leggono dentro se ne vanno.
E no amica mia, non lo capisco perchè mi lasci sola.
Non saprò mai se le nostre ombre riprenderanno a danzare nella luce della sera, perchè tu non me lo dirai.
E in questa solitudine di donna io non ci so stare.

Ho accettato il tuo silenzio, perchè mi parlava.
Da giorni il tuo silenzio non mi parla più.
E comprendo la stanchezza e la paura e la sofferenza e la nostalgia di ritornare laddove i colori sono tenui, il sole prende tutta la pagina e la polvere si insinua tra le pieghe del tuo dolore. Ma l'amore no. L'amore non si impacchetta, non si mette in valigia e si spedisce al Sud.
Ed io sono un'egoista, perchè non accetto questo addio. Come sempre non lo accetto.
Ho atteso.
E ora non lo capisco.

Sono sola. Come sempre.
L'amore prende vie più facili, nel caso di mia sorella, più tortuose nel tuo caso.
Ed io rimango sola.

16 commenti:

  1. Com'è difficile mettersi nei panni degli altri.. ma anche solo ascoltare il dolore degli altri. Anche io sono anni che mi alleno per riuscire a farlo e mi rendo conto che a volte non ci riesco ancora...
    Mi emoziono sempre di più a leggere le tue parole tanto che oggi faccio fatica a segurti in silenzio...
    Anche mia sorella sebbene molto più giovane di me, anche lei con 2 figli, senza problemi a concepire, non si è mai messa nei miei panni,non mi ha mai abbracciato, non mi ha mai chiesto cosa si prova. E addirittura quando a saputo che ero di nuovo incinta dopo 7 mesi dal primo aborto l'unica cosa che mi ha detto è stata: Era ora!!
    Mi dispiace... anche io ci sto male ma perchè ho sempre sognato un rapporto diverso tra di noi.
    Ma io non ho voglia di rincorrere il suo affetto e la sua comprensione. Lo cerco da altre parti.
    Vengo qui da te... e già mi sento molto meglio, mi sento a casa come non mai.
    grazie Anna

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    1. ...e allora non seguirmi in silenzio. Parole come le tue mi aiutano a riprendere la lotta. Raccontami la tua storia, anche in privato, se non vuoi qui. Se ti senti a casa qui, vuol dire che sono riuscita a trasmetterti qualcosa, qualcosa forse di bello, e questo a me fa bene. Tantissimo.

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    2. hai ragione.
      a volte è solo la paura di sentirmi inadeguata.
      La paura di non trovare le parole giuste.
      Prometto che mi impegnerò di più.

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  2. io ho una sorella che, testuali parole, prega tutti i giorni la madonna perchè io non abbia mai figli.
    a volte ci si illude di poter posare la testa sulla spalla di qualcuno, specie se si ha un legame di sangue. poi ci si accorge che non c'era nessuna spalla su cui poggiarsi e che la nostra testa è sempre rimasta a pesare sul nostro collo.
    averne la consapevolezza è un passo avanti verso l'indipendenza.
    l'affetto lo trovi inaspettatamente, così come il rispetto.
    io ho ricevuto più da persone che nemmeno riconoscerei incontrandole per strada che da quelle che mi parlano addosso ogni giorno.
    ti abbraccio
    Adelia

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    1. lo so Adelia, l'ho capito con il tempo...ma ancora mi fa tanto male.
      e mi arrabbio con me stessa per questo. non dovrei arrabbiarmi. so cosa conta per me, cosa è importante, cosa devo fare...eppure..

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  3. Abbiamo molte aspettative (spesso sacrosante) nei confronti dei membri delle nostre famiglie. A volte sono ben riposte, altre non c'è verso: non si capisce, non si vuol capire, non si dedica abbastanza tempo al rapporto, si è distratti o... tanti altri motivi. Fa male.
    Un giorno una mia cara amica che, guarda caso, non ha un gran legame col proprio fratello, mi disse che la vera famiglia è quella degli amici, cioè delle persone che si scelgono. Mi ha fatto molto pensare...

    Non credo che l'amica che ti legge dentro voglia lasciarti da sola. Non credo neppure che se ne sia andata sul serio; a volte il silenzio è un bisogno così impellente che per porre fine al caos si spengono anche le melodie che ci hanno tenuto compagnia. Ma solo per un pochino... solo per il tempo di cui si ha bisogno per ricominciare.

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  4. Se c'è una cosa che ho capito in questi anni, è che non è che perchè la famiglia è sangue del tuo sangue capisca quello che provi e riesca a starti vicino.
    Io mi sono sentita dare della pazza, PAZZA da mia madre perchè ho scelto la via della PMA.
    Mi sono sentita dire che non dovevo accanirmi con tutti i medicinali, perchè è pericoloso.
    Purtroppo Anna, è tristemente vero, se non ti ci ritrovi in questo mondo, non puoi capire cosa si prova, non puoi nemmeno lontanamente immaginare le sensazioni che prova una persona che non riesce a procreare.
    Ciò non toglie che mi dispiace per come si è comportata e si sta comportando tua sorella, non è giusto.
    E per la tua amica mi dispiace ancora di più, perchè in questo momento avresti tanto bisogno di un'amica che ti stia vicina anche fisicamente.
    Ci siamo noi, ma noi siamo solo parole su un monitor, siamo solo messaggini sul cellulare e a volte tutto questo non basta.
    Ti abbraccio forte che più forte non si può.
    <3

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  5. mi spiace tanto per la situazione, e la capisco. Pure io mi sento incompresa, nessuno può capire cosa significa stare nella nostra situazione, nemmeno le persone a noi più vicine. Per loro è stato tutto così semplice, così normale che è impossibile che capiscano il nostro senso di vuoto. Ormai io ho abbandonato l'idea di avere una spalla su cui piangere. O almeno ce l'ho, ho mio marito, ho le ragazze come voi che vivono le stesse mie emozioni, le mie stesse paure, i miei stessi incubi, ma stop. Ho preferito non coinvolgere nessuno nei nostri problemi, le poche persone che "sanno" evitano il discorso, fanno finta di nulla e chissà come mi compatiscono alle spalle. No, preferisco tenere il mio dolore racchiuso tra chi veramente mi può capire ed aiutare

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  6. Io so solo che c'e' un mucchio di gente che preferisce non sapere. Far finta di nulla, cancellare le emozioni negative, non doversi sobbarcare un problema che magari e' di un altro (la tua ex gine).
    Fai fare a tua sorella il suo percorso. Lei avra' bisogno di dimostrare a te, a lei, che per lei va diversamente. Non puoi far nulla in questo. E' la strada che ha scelto.
    Quelle come noi, Annina, non hanno nemmeno la soddisfazione di poter dire Te l'avevo detto, perche' poi e' tardi. Ma lo sappiamo, no?

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  7. ...perchè poi è tardi.
    Hai ragione.
    E' un ragionamento che mi fa crescere, un pezzettino di più. Lo accolgo a braccia aperte. Un punto di vista su cui non avevo mai ragionato.
    Grazie.

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  8. Anna cara, prendersi carico del dolore altrui, fa male. E oltre a far male, alcuni non ne sono proprio capaci. E' meglio non pensare, non sapere. A volte basterebbe solo ascoltare ed abbracciare, dire semplicemente mi dispiace, ma significherebbe coinvolgimento. La mia amica, per me una sorella, ieri mi ha chiamata disperata dicendomi che il battito del suo bambino non c'era più, la gravidanza a tre mesi si è interrotta.Mi è caduto addosso il mondo, mi è crollata la terra sotto ai piedi e ho sentito il suo dolore nella mia pancia. Domani andrò da lei e cercherò di esserci quando lei avrà più bisogno, anche se viviamo in città diverse. Ho pensato subito a voi, ho pensato come potevo aiutarla, chiedendo un pò del vostro supporto e forse lo farò. Ma vivo da due giorni tra le mie e le sue lacrime, sapendo che questa ferita non passerà mai, in tutta la sua storia di madre. Sarebbe più facile sentire meno, soffrire meno, vivere meno. Ma la sensibilità non si sceglie, e neanche le sorelle, quelle di sangue. Le altre, le sorelle di cuore, quelle si.
    Le dirò, come le ho detto, piangi tra le mie braccia, piangi tutto quello che hai, e poi ricominciamo.
    Lo stesso dico a te. Non sei sola.
    Ci sono. Ci siamo.
    Raffaella

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  9. Molti anni fa ho visto un film di cui non ricordo quasi niente, ma questa frase mi colpii e l'ho fatta mia, "Si nasce soli e si muore soli, tutto il resto è un regalo". Ho imparato con gli anni a non aspettarmi quasi niente da nessuno, spesso le persone, anche le più vicine, le più care, non ce la fanno a com-prendere, la comprensione comporta prendere con se, su di se, una parte di quel dolore o anche di quella gioia, così "pesanti". Può essere faticoso o doloroso, a volte non si è abbastanza forti per sè, tantomeno per gli altri...ma ogni tanto la vita ti porta un dono inaspettato, è quasi un miracolo, tu cara Anna, con la tua sensibilità e la tua forza, sei uno di questi doni. Ti abbraccio. Maria Grazia.

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  10. vi ringrazio per i vostri ragionamenti, sono molto veri, mi aiutano a capire...
    forse io ragiono così perchè ho da poco riaperto il mio cuore per com-prendere una parte delle vite degli altri...
    quello che non capisco è perchè una sorella non riesce a fare altrettanto.

    vi abbraccio

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  11. Cara Anna, mi sono persa questo tuo post. Mi dispiace che tua sorella non capisca il percorso che c'e' dietro ai tuoi consigli e l'amore che hai nel tuo desiderio di aiutarla e risparmiarle inutili perdite di tempo e sofferenza. Concordo con le altre che hanno commentato prima di me, ci aspettiamo che i membri delle nostre famiglie abbiano qualcosa di piu' di quello che realmente hanno solo perche' noi li amiamo tanto, a volte sono persone che, come tante di cui non ci frega nulla, fanno la propria vita, senza cattiveria, ma con la propria corazza di cazzi loro. Scusami ma tocchi un tasto dolente che mi fa rabbia come pochi altri... Un abbraccio dolcissima donna.

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    1. lo so silvia...lo so.

      mi dispiace aver usato un linguaggio a cui normalmente non siete abituate leggendomi, ma davvero era l'unico modo per farvi capire la mia rabbia.
      ti abbraccio silvietta

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grazie per essere qui.