Arriva così.
Quel dolore sottile, sordo, muto, che trascina la tua anima per strade ancora non percorse.
Potranno passare anni, e voi vi trasformerete in altre cose.
Deciderete di non venirmi più in sogno e io inizierò a nascondervi nelle scatole in fondo all'armadio.
Le prime scarpine, le poesie, i monili raccolti per voi, il bavaglino di seta, il dolore.
Il dolore chiuso in una scatola rosa a pois.
Che non so nemmeno più dove sta.
Vi trasformo ogni giorno in qualcos'altro.
In nuove persone.
In un uomo da amare.
In qualcosa di insostenibile da tenere nel cuore.
Ma voi siete con me, per sempre.
Che cosa è il per sempre se non le vostre cellule mischiate al mio sangue che mi appartengono oramai da anni.
Se non il vedervi negli altri bambini oramai grandi, che camminano nel mondo, come avreste dovuto fare voi.
Il dolore si sedimenta.
Il mio è sopìto da un anno, quel tempo che mi ha permesso di amare e di aprirmi agli altri. A volte ho lasciato le vostre mani, voi vi siete comunque attaccati alla mia gonna. E io ho finto di non vedervi. Eppure, una madre rimane tale per sempre, non si può più prescindere da questo.
E' una mattina gelata questa di febbraio.
Le mie mani si strofinano lungo le gambe, come quelle donne che ho visto in tv, davanti al proprio dolore. Un dondolìo lento, che accompagna, cerca di lenire.
Una ninna nanna a se stesse.
"stai benissimo"
dicono
"sei bella"
dicono
"ti amo"
dicono
Ho solo chiuso i miei figli in una scatola.
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