giovedì 11 settembre 2014

Rabbia e sogni

Devo fermare a fine giornata il sogno di questa mattina, perché mi insegue e non mi lascia e non lo voglio dimenticare. Perché è stata una brutta giornata, di quelle che vuoi cancellare, perché non è accaduto nulla ma tu sei stata male emotivamente e hai lasciato che la rabbia avesse spazio in te.
Non va bene.
Non posso permettermelo. Non lo posso fare. 
Mi ritrovo sul divano ora, senza forza, nel maldestro tentativo di isolarmi senza riuscirci, con un forte mal di testa e tanta stanchezza, e amarezza. Amarezza per questioni familiari che tornano a galla e che non si risolveranno mai. A volte mi sento soffocare, vorrei abitare lontano, solo noi due e Hope e la nostra schiera di angeli e basta. Nessun altro.
Fatico.
Mi manca l'aria.
Ma non so vivere senza le mie origini, non so respirare senza il bisogno di comunicare e sapere come stanno, tutti.
Tutta la mia ingombrante e fagocitante famiglia.

Sono arrabbiata, e non va bene.
Devo respirare e le parole fermate mi restituiscono ossigeno.
E poi ci sei tu e l'incontro di stanotte.

Sono in un corridoio, come di ospedale, assomiglia al corridoio dell'ospedale dove sono stata operata al fegato la prima volta. Ci sono altre persone appoggiate alle pareti, aspettano il loro turno, credo. Io non so bene cosa sto facendo o aspettando.
C'è Silvia e suo marito, e poi Claudia, il sogno inizia che io parlo con loro convincendoli che è il caso di fare un test di gravidanza. Il perché lo dico non mi è chiaro. So che deve essere così, Silvia e Francesco scendono giù per andare ad acquistarne uno in farmacia. Allora mi ricordo di averne uno in borsa (!!!), tipo gli stick di ovulazione, solo che per hcg, con la linea di controllo fissa e quella sensibile all'ormone accanto che si deve colorare se, appunto, l'ormone c'è.
Insomma, io capisco che devo fare quel test.
Vado in bagno e lo faccio, ma non guardo il risultato. Metto il test in una tasca della mia borsa.
Continuo a parlare in corridoio con la gente che attende, ma io sto lì come un vigile, una che deve direzionare il traffico piuttosto che attendere.
Mi ricordo del test fatto e vado a prenderlo scettica.
Ci sono due linee, una normale che ê quella di controllo, l'altra enorme, scurissima, intensa. L'intensità del risultato mi fa indietreggiare, mi spaventa. 
E mi spaventa il ricordo di quell'immagine anche ora che la descrivo.
Sono abituata a sognare test di gravidanza e numeri di beta. Mi succede sempre prima di una gravidanza. Ma sono risultati flebili, la linea appare sempre debole e poco convincente. E flebili sono state tutte le mie gravidanze nel loro decorso successivo al test.
Nel sogno il risultato è netto e inequivocabile.
Certo. 
Senza dubbi.
La sensazione ê di destabilizzazione, non ci sono abituata.
E gioia infinita.
Torno in corridoio con il test in mano e lo mostro.
Ci abbracciamo forte.
A quel punto sento la mia pancia.
La sento come quando mi accorgo di essere incinta.
Una sensazione che non riesco a descrivere con le parole.
È una sensazione di certezza di vita.
Avverto questo.
Avverto la mia pancia viva e non morta.
Credevo di aver dimenticato e invece no.
Credevo di aver cancellato.
Invece no.
Sono viva.
È il mio corpo a dirmelo.
Sei tu che me lo stai dicendo.

Credo di aver avuto reali contrazioni all'utero, forse dovute alla fine del ciclo, o forse dovute davvero alle sensazioni forti del sogno, perché "ho sentito" la mia pancia per tutto il giorno. E ancora ora.

Poi la sveglia ha suonato, ed io mi sono svegliata ma non volevo abbandonare quelle sensazioni e mi sono riaddormentata. Allora la mia parte razionale è entrata nel sogno, dovuto al fatto che svegliandomi avevo rimesso i piedi in terra.
Allora ho sognato di non avere il coraggio di andare in bagno.
E che poi ho ceduto e c'era una macchiolina di sangue. Quel sangue che conosco. Quella paura lì.

Ma ê stata una paura circoscritta, perché anche quella sensazione li non si dimentica. Proprio no.

E poi è tornata la bambina.

Mia sorella partorisce una bambina, me la mostra, vado a vederla e sembra come se tutti stessero lì in corridoio ad attendere questo.
La neonata ha due grandi occhi, enormi, intensi e neri. Grandi come due laghi.
Ci guardiamo intensamente ed io capisco che non è figlia di mia sorella.


È la mia bambina e noi ci apparteniamo.


10 commenti:

  1. Sogna, Anna, e tuffati in quei laghi.
    Che la paura è solo un momento
    l'amore no.

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  2. Mi piace pensare che i sogni non siano soltanto proiezioni notturne dei nostri desideri. Mi piace pensare che siano qualcosa di più. Ed è quello che auguro anche a te, bella.

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    1. e certo!
      io lo so che è così.
      C'ho le prove.
      Ho sognato sempre prima di un grande evento...

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  3. Io ci credo ai sogni. Ho sognato Noemi mesi prima di averla, ho sognato Nicole quando l'ho persa. Ho sognato ogni bambino andato e venuto. E ho sognato Emma, la mia terza figlia. Che non ho, ma sto correndo a prenderla.
    Oh Anna! Quella é la tua bambina e spero tu possa abbracciarla presto. É irrazionale ma ci voglio credere. Ti abbraccio, Claudia

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  4. Anche io credo nei sogni. Mi è capitato spesso che annunciassero qualcosa che stava per accadere. E' stato così nella precedente gravidanza, quando sognai me stessa piangente in un letto d'ospedale e mia madre al mio fianco con un'espressione triste. Ma è solo uno dei tanti esempi perchè tante volte mi è capitato che i sogni preannunciassero eventi belli. Per cui io credo che quella bambina fosse realmente tua figlia..in cammino verso di te.

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  5. Ho letto solo ora il tuo ultimo post. Un bellissimo sogno, analizzabile su trecento livelli di analisi. Ma tu solo sai qual'è il livello di analisi che ci sta bene ora.
    ...prima di un grande evento dici...forse è questa la chiave? Io ci spero tantissimo! Un forte abbraccio Anna.
    (il mio blog è un po' cambiato sai? :) )

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  6. credo fermamente ai sogni notturni Anna...li considero parte della realtà, brutti o belli
    che siano. Ascoltali sempre. un bacio. chiara

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grazie per essere qui.