martedì 18 febbraio 2014

Sei immune alla gravidanza?



“Qualora la gravidanza garantisca vita sicura del feto, perché la gestante protetta si rafforzi per affrontare un facile parto, deve bere dittamo e mangiare lumache…” Lucrezio IV (libro De rerum natura)

Non è una domanda qualsiasi. È una domanda che ogni medico di fronte ad una storia complicata di infertilità e abortività, dovrebbe porre e dovrebbe porsi.

Brutta domanda.
Io me la sono fatta un sacco di volte.

Sarò immune alla gravidanza? Cioè, il mio corpo sarà nemico dei miei figli? Guardate che lo so perfettamente che il passo da qui a pensare che è tutta colpa mia è brevissimo, ma non mi importa. Cioè mi importava, ora no. Ora ho acquisito quel necessario auto-cinismo che mi consente di andare avanti come un caterpillar senza per questo incolpare me stessa per quello che è stato.

Ma non è mica sempre così.

Alcune donne si sentono espropriate, si ribellano, cercano di trovare un colpevole e sprofondano nel dolore e nella depressione prima di cominciare ad elaborare un lutto indispensabile. Secondo Freud, ” il lutto è una reazione straordinaria dolorosa che richiede un lavoro fisico intenso”.
A seconda delle donne e della storia della loro gravidanza (fecondazione assistita o altri aborti), questo periodo sarà più o meno lungo.

A me è accaduto fino al mio secondo tentativo di fecondazione assistita andato male, poi mi sono fermata. Ho dovuto elaborare quel dolore. Questo è il momento in cui io sento che il dolore si sta sedimentando, forma un livello di crescita in me, ed io riesco ad andare avanti. Ho poche cadute sulla strada per ora. Ne ho avute tante in passato. Adesso mi risulta più facile analizzare i contesti e le persone che mi circondano e questo mi consente di essere più lucida e meno propensa agli attacchi, anzi no, direi meno tollerante agli attacchi e i giudizi esterni.


Per molte donne l’aborto spontaneo è un argomento sconveniente, anche se è qualcosa che capita spesso. E’ una perdita fisica, la gravidanza e l’embrione sono persi, ma anche simbolica: la realizzazione del desiderio di avere un bambino è minacciata. 
L’aborto spontaneo provoca lo stravolgimento di un certo status sociale.
Molte volte ho vissuto la scena che davanti a me una donna, conoscente o il più delle volte amica, con il test di gravidanza positivo in mano, acquisiva quello status sociale da me tanto desiderato e poi prendesse il volo.
Quante volte mi sono vista davanti a me volar via quelle donne panciute, gongolanti in tutta la loro pienezza, fiere di quello status, incuranti del resto.


L’altro giorno ero all’ikea (è un posto che mi distrae, vado sempre all’ikea invece che dal parrucchiere quando sono depressa, e che volete fa’? sono pur sempre un architetto, abortivo, ma non di tutti i miei progetti) e mio marito mi dà una gomitata. Io faccio giusto in tempo a scansarmi che quasi vengo investita. Mi giro e una coppietta di venticinquenni? (ventisettenni massimo) mi passa a fianco: lui spinge un carrellone di quelli che Ikea mette a disposizione per i mobili grandi, lei sta sopra con una risata assordante e acuta e si spingono tra la folla, provocando non poco disagio. Dietro due, quattro esseri umani del tipo adulto, presumo i loro genitori, ridacchianti anche loro. Lei ha il pancione.

Questa allegra combriccola De’ Noantri (*Festa de’ Noantri: nota festa trasteverina ) portava in processione la propria Madonna in mezzo alla folla di un centro commerciale, incurante di vecchi, anziani e passeggini, nonché di abortive in cerca di distrazione, ribattendo alle proteste che la biondina aveva il pancione, dunque, andava portata su un carrello per mobili, starnazzando, appunto, il suo status sociale.
Come fosse un diritto.

Le stavo facendo una foto, ma la mano di mio marito mi ha fermata (era forse la mano dall’alto che me lo ha impedito, così da evitarmi confessioni piene di sensi di colpa?). Ho strizzato gli occhi e ho detto sotto voce un paio di paroline non ripetibili e che stanno male in bocca ad una distinta signora come me e sono andata avanti.

Ma perché dico io.

Perché non ti fai una domanda? Davvero la tua pancia spinta in avanti in mezzo alla folla, con la spavalderia e l’arroganza di chi può tutto, ti fa sentire così sicura di te?

Cosa racconterai un giorno a tuo figlio? Ma tu, parlerai con tuo figlio?


Io, sono immune alla gravidanza?

Forse si allora.

Forse parte tutto da qui.
Se io avessi quella pancia, il sentimento che più avvertirei sarebbe quello dell’umiltà e quello della gratitudine.
Mi sentirei al servizio del miracolo che mi è stato affidato.

Mi sentirei il veicolo, solo il mezzo per portare qui su questa terra, una vita.

Non sentirei che quella vita è solo mia, ma è Creatura del mondo, lontano dal concetto di possesso, desiderosa di fare il massimo per dare a quella vita le stesse possibilità che ho io di stare qui, oggi, in questo negozio, a pensare che va bene, va bene così e che se le cose sono andate in questa maniera una ragione davvero ci sarà.

E sarà quella che sto ora faticosamente accettando, cercando di venirmi incontro, cercando di conoscermi.

Sono io che spingo me stessa in avanti tra la folla.

Non metto la mia pancia vuota o abitata, avanti. Non ho uno status acquisito. Sono solo io.

Senza alibi.

Perché i nostri figli, non potranno mai essere il nostro alibi.

Di questo, ne sono certa.






Questo post è stato pubblicato nella rubrica Diversamente Fertile in Le Nuove Mamme e potete leggerlo qui

19 commenti:

  1. Mi piace molto la frase:
    Sono io che spingo me stessa in avanti tra la folla.
    E meno male che non le hai fatto la foto, altrimenti questa nella sua demenza avrebbe pure pensato che eri una sua fan...
    Bacini

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  2. Accadeva ieri. In fila per autorizzare tramite assicurazione il mio monitoraggio ecografico.
    Una donna mi dice, senza chiedere, di prendere il suo numero, perché tanto lei ha la priorità. "Sono incinta!!" - dice. Continua a parlare ad alta voce, vede la mia richiesta di eco e le viene in mente che ne ha bisogno anche lei, urgentemente, perché: "sono incinta". Quando è il suo turno, dopo essersi lamentata per l'attesa, perché: "sono incinta", si siede, apre la bocca e siccome urla, io sono costretta a sentire:
    - "avere la pancia, ha come unico pro, quello di saltare le file!!".
    Ecco, io Non sono incinta, ma sono piena zeppa di ormoni, la mia pancia è piena di buchi e giuro che quello che è passato nella mia mente, non è niente che si possa mettere per iscritto!!

    Forse sarei diversa oggi, se non avessi conosciuto l'infertilità. Forse no.

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  3. Bellissimo il concetto di immunità alla gravidanza e io aggiungerei l'importanza anche dell'immunità alle gravidanze altrui.
    Come diceva Sfolli, "spingere se stessi in avanti tra la folla" non può che essere la giusta condotta da seguire :)

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  4. Ti ho lasciato oggi un commento sullo scorso post e visualizzo questo solo ora.
    Penso alla ragazza che descrivi, chissà se ha passato qualche sofferenza anche lei, non possiamo saperlo. Ognuno reagisce a modo suo ai colpi e ai doni della vita e il fatto che lei gioisca in questo modo della sua maternità non la rende una cattiva madre o una persona superficiale. Chissà com'è la sua vita, chissà chi è lei. Non la conosciamo, così come lei non conosce noi.
    Io non vado mai all'Ikea nel week end ergo non trovo mai la moltitudine di persone ma...sul carrello per i mobili ci salgo SEMPRE! E mi diverto parecchio. ;-)
    Non è colpa sua se non ha dovuto attendere anni, sottoporsi a infinite visite e interventi per avere ciò che la natura le ha donato. Vivrà la SUA maternità a SUO modo.
    Mi capita, quando vedo donne incinte che si fanno accarezzare la pancia, che mi salga un moto di aggressività e penso che io no, non la farò mai toccare a nessuno. E questo impeto si amplifica se a posare la mano su quella pancia è il mio compagno. E' successo una volta sola in realtà e lì il dolore è stato assordante.
    Poi ogni volta ho respirato e dopo essermi ripresa mi sono chiesta cosa farei io se avessi il mio bambino nel mio grembo.
    E sempre mi rispondo tante cose ma la verità è che non lo so cosa farei. La verità è che non ho mai avuto quella pancia gonfia d'amore che parla da sola. Chissà cosa farei...
    Credo che leggere quello che hai scritto mi turbi perché riconosco in quelle parole la Chiara sofferente e ferita che attacca gli altri per proteggersi.
    Magari per te non è assolutamente così. Magari tu parli con amore, riflessività e cognizione di causa. Non lo so.
    In ogni caso rinnovo l'abbraccio. :-)

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  5. La verita' é che non sai come reagirai quando avrai la pancia. Io ho avuto un aborto e dopo quello mi sono sentita una merda, sempre gelosa di quelle che restavano incinte senza problemi. Ma poi capisci che anche loro hanno i loro problemi. Certo, io ho perso un bambino a 13 settimane, ma altre hanno avuto altri problemi, non meno importati. Ognuno porta le proprie croci e l'importante e' trovare felicita' in quello che si ha, non gelosia o arroganza in quello che hanno gli altri.

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  6. Tengo a precisare:
    Il "portare avanti" la propria pancia nel mondo era una metafora evidentemente, la mia riflessione non era incentrata sulla ragazza e sulla mia presunta gelosia.

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  7. Non c'è nulla di meritevole nell'essere incinta. Non è una questione di bravura eppure la gravidanza viene ancora vissuta così. Se dovessi mai avere il mio utero abitato penso che svilupperei un tale senso di protezione e una tale voglia di intimità da tenere il pancione al riparo, protetto dalla curiosità, dalle battute facili, dalle domande, dagli occhi altrui.

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  8. Oh Anna, sapessi quante ne ho viste (e continuo a vederne) di queste donne che sfoggiane pance a raffica come fosse un vanto, un merito, una medaglia. Guarda, guardami, guarda il mio bel pancione....Mi danno sui nervi

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  9. Sfoggio la pancia. Con amore e dedizione. Con naturalezza ed orgoglio. Mi devo sentire in colpa?! La verita' e' che si e' tutte brave a criticare gli altri. Poi gira che ti rigira siamo tutti uguali e ci comportiamo in modi simili. Mi dispiace per la grande sofferenza che ti si e' attaccata alle ossa, che sembra a volte opprimere tutto il resto. Mi dispiace sentirti acida e fredda. Ma la Vita sa sempre quello che fa, ha sempre una ragione. Non dubitarne. Avra' qualcosa in serbo anche per te, che sia una gravidanza o meno. Ti auguro di trovare la serenita' perche' in te vedo una donna ferita e piena di dolore. Auguri.

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    1. Certo che tu sei davvero una persona empatica. Tu Sì che metti davanti i sentimenti di chi scrive, che ha provato dolore e magari ne sta ancora provando. Il suo discorso Va oltre alla ragazza che mostra la pancia. È qualcosa di viscerale che non ti abbandona mai, anche se magari poi un figlio riesci ad averlo.
      Ho i brividi.
      Mettici la faccia, al prossimo commento. E magari un po' di umiltà.

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    2. C'è una canzone di Guccini, il cui testo riporto sotto che, racchiude un grande concetto:Vedi cara, è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già.
      Spero che tu abbia veramente ragione, che la vita sa sempre quello che fa. Mi si chiarirebbero molti dubbi, riuscirei a comprendere le stragi di bambini,le morti, le guerre.
      Il punto è che ammiro molto chi nelle tasche nasconde verità assolute. Peccato, io trovo solo pochi spiccioli.Ma, nel frugare nelle tasche, si dovrebbe cercare la capacità di ascoltare il dolore altrui, di calarsi nei panni degli altri, di ascoltare. Anche io ho avuto quella pancia, anche io l'ho accarezzata tra le lacrime, ringraziando per quel miracolo che a me si, ma poteva anche essere no.
      Vedi cara, è difficile capire, è difficile spiegare, se non hai capito già.
      E se leggi bene, quella donna ferita e piena di dolore, acida e fredda, perduta e ritrovata dopo ogni lutto, racconta la voglia di proteggere un bambino che non c'è.
      Non spingere in avanti quella pancia come se ti sentissi onnipotente. Difendilo,custodiscilo, proteggilo, perchè è il dono più caro che la vita ti abbia fatto.

      Vedi cara, è difficile a spiegare,
      è difficile parlare dei fantasmi di una mente.
      Vedi cara, tutto quel che posso dire
      è che cambio un po' ogni giorno, è che sono differente.
      Vedi cara, certe volte sono in cielo
      come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà.
      Vedi cara, è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già...

      Vedi cara, certe crisi son soltanto
      segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
      Vedi cara certi giorni sono un anno,
      certe frasi sono un niente che non serve più sentire.
      Vedi cara le stagioni ed i sorrisi
      son denari che van spesi con dovuta proprietà.
      Vedi cara è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già...

      Non capisci quando cerco in una sera
      un mistero d' atmosfera che è difficile afferrare,
      quando rido senza muovere il mio viso,
      quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare,
      quando sogno dietro a frasi di canzoni,
      dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà...
      Vedi cara è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già...

      Non rimpiango tutto quello che mi hai dato
      che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora,
      anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perchè
      questo tempo dura ancora.
      Non cercare in un viso la ragione,
      in un nome la passione che lontano ora mi fa.
      Vedi cara è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già...

      Tu sei molto, anche se non sei abbastanza,
      e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi,
      tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco,
      tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi.
      Io cerco ancora e così non spaventarti
      quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua!
      Sii contenta della parte che tu hai,
      ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa.
      Cerca dentro per capir quello che sento,
      per sentir che ciò che cerco non è il nuovo o libertà...
      Vedi cara è difficile a spiegare,
      è difficile capire se non hai capito già...

      Raffaella

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    3. Proprio così, parole azzeccatissime.
      È difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già.
      Anna ti abbraccio.

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    4. La Vita, come la chiami tu non è un concetto astratto, siamo Noi. E anche tu avrai una ragione per aver commentato in un modo acido e freddo. Segno che sfoggiare la pancia non ti è sufficiente per darti e dare serenità agli altri.

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  10. Che tristezza mettere avanti la pancia e non firmare...

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  11. In realtà mettere avanti la pancia e non la faccia.
    Scusa.
    Vero.
    Suonava meglio

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  12. Cara, non mi esprimo su tutto perchè la mia attenzione si concentra su una frase che qui nei commenti mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno.
    "Ma la Vita sa sempre quello che fa, ha sempre una ragione." Probabilmente soffro di asma da punto e a capo, nel senso che credo la punteggiatura sia molto indicativa e esplicativa di uno stato d'animo, di un tono.. Forse leggere punto auguri punto mi trasmette tutt'altro che un augurio... Quindi mi scuso davvero se risulto "toccata" nell'esprimermi a mia volta. Io sono una di quelle che a testa bassa pensa in continuazione che se non ci si passa non si può capire fino in fondo e spesso applico questo pensiero anche quando non dovrei rendendomi poco attenta e capace di intervenire. Proprio perchè la penso così cerco sempre di essere comprensiva e di conseguenza, mi aspetto, forse sbagliando, lo stesso dagli altri. Te vai sfilando a una a una le perle di un dolore scrivendo la maggior parte delle volte con un rispetto che non ha eguali. Il rispetto, se appartiene a una persona, secondo me è in ogni dove e può esserci anche nel risentimento o nel fastidio, basta essere capaci di riconoscerlo. Io ti riconosco sempre.Trovo giusto che ognuno dica la sua e come meglio crede ma mi dispiaccio troppo se leggo un commento, che altro non è che una partecipazione, piena di punti, piena di stop che mi risultano duri, tanto più se non ne leggo una firma sotto. Volevo comunque solamente dire che la Vita se ha una ragione è quella di togliere la verità, il giudizio, dalla bocca dei tanti e lasciare che la prepotenza dell'amore, del rispetto e dell'ascolto abbia la meglio una volta tanto. un abbraccio

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  13. Il piu grande dei mali di questo mondo e' la presunzione di sapere tutto allora io mi chiedo tu cara anonima sai cosa significa essere poliabortiva sentendo il cuore esplodere d'amore e soffocarlo perche chi avrebbe dovuto riceverlo non potra' mai sentirlo sulla pelle? Bene nemmeno io lo so eppure non oso immaginare un dolore cosi lacinante al.unto tale che quando leggo i suoi post non riesco a spiccicare parola tanto e grande .il suo dolore. La sensibilita' e l 'empatia non appartengonp a tutti meno che mai a te

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  14. La vita sa sempre quello che fa? Mi sembra un ragionamento da persona a cui, alla fine, e' andata bene. E non parlo di gravidanza e basta, parlo di fortuna nella vita. La vita sa quello che fa, c'e' una ragione, vedrai che sarai ricompensata. Ma chi l'ha detto? Ci sono persone colpite dalle piu' gravi sfortune: io conosco una persona a cui e' morto prima il padre, poi il fratello, poi il marito l'ha lasciata... E ha avuto un sacco di sfortune. Dov'e' la sua ricompensa? Dov'e' la ricompensa di Anna? Dov'e' la mia? Io non mi sogno mai di dire frasi del genere alle altre persone. Credo che ci siano dolori piu' o meno forti nella vita e ringrazio il destino di essere "solo" poliabortibva e di non avere dovuto sopportare cose ancor piu' gravi, come magari la perdita di un figlio. E mi ritrovo nelle parole di Anna, che non sono fuori luogo.

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grazie per essere qui.