lunedì 4 giugno 2012

2 giugno




due giorni fa era il 2 giugno.
di due anni fa ho poche immagini impresse nella memoria.
La sfilata militare ai fori in televisione.
La pioggia fortissima e incessante.
Il giglio bianco appena nato sotto l'ulivo.
Io nel mio letto in quel lago di sangue.

Di due anni fa ricordo la non conoscenza dei fatti.
La speranza che avendo capito di essere fertile, il mio bambino sarebbe tornato di lì a poco.
Lo smarrimento di un dolore che non avevo mai conosciuto.
Dolore che dopo avrei imparato a conoscere in tutte le sue sfaccettature.
E l'innocenza.
...che le cose sarebbero andate a posto come in puzzle.
Che tutto ciò può accadere a tutteledonne, per capire poi in seguito che tu non sei tutteledonne.




Oggi il cielo è cupo come due anni fa.
Tre vite dopo quel 2 giugno si sono accese nella mia pancia, hanno vissuto di me, del mio sangue, della mia speranza, del mio lutto, della mia gioia infinita, del mio ossigeno. A volte ho la presunzione di sapere anche se erano maschi o femmine, solo sensazioni, chiaramente. A volte li immagino giocare insieme ad Hope, in casa.
A volte vorrei tanto sentirmi chiamare mamma da loro e non mamma speciale dagli altri.
E quello che più di tutto ora mi fa rabbia è questa sensazione di paura. Questa paura nera che mi stringe la pancia.
Il mio corpo ha ripreso a vivere, riconosco i segnali dell'ovulazione e con nostalgia penso che cinque mesi in attesa di rincontrarti sembravano essere stati un'eternità di stick, esami, ecografie, visite, e poi un solo mese di te in me ha cancellato e fermato il tempo e poi lo ha trasformato in questa morsa di dolore. Sono arrabbiata con il mio corpo che va inesorabilmente avanti, come se pretendessi  il suo  lutto come quello del mio cuore. E non va bene pensarlo, perchè lo so che il mio fisico avrà il dovere di far spazio alla nuova vita.

Far spazio ad una nuova vita e poi ucciderla. Che senso ha tutto questo.

Ho paura.
Ho paura che riaccada ancora e ancora e ancora.
E io non reggo più.
Sono stanca di quel letto,
di quel sangue,
di quel giglio bianco che ogni 2 giugno rinasce per ricordarmi ancora.
Come se io potessi mai dimenticare.

12 commenti:

  1. Anna, non ho parole per consolarti, solo le mie mani tese verso di te.

    RispondiElimina
  2. Le parole di Clara sono le sole che mi vengono fuori, vorrei consolarti, incoraggiarti, spronarti, calmarti ma non servono parole, una mano tesa verso di te e la speranza che il tempo cancelli la tua paura.

    RispondiElimina
  3. Lo credo che sei stanca cara. Mi dispiace così tanto... come ti ha già scritto Clara

    RispondiElimina
  4. non si dimentica mai, ma si va avanti.
    perchè siamo vive
    perchè dobbiamo vivere anche per loro che non hanno potuto
    permettere loro di sorridere attraverso di noi
    e di scoprire il futuro.
    un abbraccio

    Adelia

    RispondiElimina
  5. Ti posso solo abbracciare stretta stretta , anche se solo virtualmente ,penso che tu sia già la migliore delle mamme......FORZA

    RispondiElimina
  6. Mi spaventa questo tuo dolore, mi spaventa non avere parole che possano davvero consolarti, mi spaventa non sapere se tu vuoi essere consolata, e se non lo vuoi, come non comprenderti?

    Mi spaventa che questo dolore lo sento diventare il tuo tutto...ti voglio bene Anna, perchè sono così inutile per te?E' una domanda "egocentrica" ma ti penso tutti i giorni, tante volte e mi fermo per paura di dire qualcosa che potrebbe ferirti,non è il modo giusto ma so che è un momento così intenso che una ferita, per quanto involontaria, potrebbe farmi perdere un'amica...non so se riesco a spiegarmi...

    volevo solo farti capire perchè, una volta mi frenava la timidezza, ora la paura...mi vuoi accanto ancora e di nuovo amica mia?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ele, io non voglio essere consolata perchè io non credo davvero possano esistere gesti e parole per consolare.
      Non avere paura per me.
      Io ho imparato a guardare in faccia il dolore e a viverlo tutto fino in fondo, così da non lasciare indietro niente.
      Io ho bisogno di vivere, intensamente e con tutta me stessa. Non mi lascio vivere.
      Questo comporta il passaggio per questo dolore.
      Le persone al telefono mi dicono che ora devo pensare a me stessa. Come se fino ad oggi io non l'abbia fatto.
      Mi sono presa cura di me stessa, curando il mio desiderio materno e cercando di costruire il mio sogno.
      Questo per me vuol dire volermi bene, questo vuol dire amare mio marito e assecondare il suo desiderio, che è il mio, il nostro.
      Però le persone non mi vengono a trovare, perchè guardarlo in faccia questo dolore fa male. Ed io lo capisco. Va bene. Per me non esiste nessun altro, io non ce l'ho con nessuno. Non mi sento sola. Non chiedo comprensione. Non c'è un modo giusto Ele, e io non saprei cosa dire ad una persona come me. Non farmi domande alle quali io non ho pensato: perchè non dovrei volerti accanto? Non avere paura per me. Io passo per questo dolore e poi rinasco. Sicuro.

      Elimina
  7. Dolce Anna..oggi per te e per Nina ho un dolce abbraccio.Nessuna parola inutile,solo pensieri positivi che spero vi raggiungano presto.

    RispondiElimina
  8. Anna, cara, mi sembra tutto così strano, come se fosse una sceneggiatura e non la realtà, come se ci fosse questo filo rosso invisibile che tiene uniti certi destini ostinati. Oggi mi sento legata da questo filo a te e a Nina: ieri anche per me una visita che pensavo fosse di routine ha dato un responso per nulla consueto. Oggi, come te, come Nina, riprendo a lottare più di prima, un passo avanti e due indietro. Io dalla mia ho la rabbia e l'ostinazione contro questo destino malvagio, ho la speranza che quando usciremo fuori dall'acqua saremo così forti da essere splendide e ormai inattaccabili. Intanto, se ti va, tieniamoci per mano mentre stiamo in apnea.Quanto me la farei quella passeggiata nel parco di Roma... Un grande bacio, Francesca

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie.

      non vorrei mai leggere che qualcuna di voi debba ancora soffrire.
      Diamoci i turni almeno!

      ...io proseguo la mia guarigione. Oggi ho ripreso a lavorare ma da casa, la mia collega (Gio in chemio, ricordate?) ha avuto la forza di venire da me per non farmi guidare e così abbiamo potuto lavorare. Il resto della giornata è passato crollata sul divano. Non ho forze e il mio corpo è lento a guarire. Anche il mio cuore. E io vorrei cancellare tutto questo. Vorrei correre, non vorrei andare così lentamente...

      p.s
      Francesca, vuoi scrivermi e raccontarmi cosa è successo?

      Elimina
  9. che strana coincidenza... il mio angelo è volato in cielo il 2 giugno di 9 anni fa...

    RispondiElimina

grazie per essere qui.