lunedì 14 novembre 2011


Ieri son tornata da te.
Di solito sono serena quando arrivo.
E' un luogo sereno, silenzioso, pieno di sole nonostante la vallata.
Non ci volevi andare lì, me lo ricordo, perchè c'è il fiume vicino e tu non volevi tutta quell'umidità.
Ma nonno aveva pensato anche a te nei suoi piani, e tu, moglie fedele, non hai potuto dire di no.
Sono passati sei mesi nonna.
Sei mesi in cui ho continuato a vedere le tue mani rugose, forti ed instancabili e i tuoi occhi intelligenti, come quelli della foto. Mi hai sempre detto "non abbatterti figlia" ed io, tirando su con il naso, evitavo di farti vedere la lacrima che scendeva.
Ho visto mamma e zia, davanti la tua tomba, sciogliersi come bambine: loro, donne forti, sempre sicure di sè e con la verità in mano. Sempre convinte che non bisogna mai far vedere il proprio dolore, come te hai insegnato loro,  ieri erano delle piccole bambine senza più la loro mamma.
Novantanove anni di mamma.
Impossibili da dimenticare, incisi nei nostri cuori, per sempre.

Ieri sono io che vi ho chiesto una preghiera, ma non ho pianto nonni, come mi avete insegnato.
Improvvisamente consapevole, mi sono resa conto che voi potete stare con i miei angeli. Allora, vi prego, non li lasciate soli. State con loro, fate che non si ritrovino mai sperduti lassù, consolateli, giocate con loro.
Solo questo.
per me nulla.
vorrei solo essere sicura che stanno bene e che stanno con voi.


Bella la montagna in questo momento.
C'è il giusto equilibrio di freddo e silenzio, che io amo.
Dopo l'aborto avrei voluto ritirarmi per una settimana lassù, a digerire da sola il mio dolore, come ho fatto poi nella mia casa, sola. Ma stavo troppo male fisicamente e non potevo rischiare andando in un posto isolato, e non avrei potuto lasciare Fabio, non sarebbe stato giusto. Ora è troppo tardi. Il mondo chiama.
Ieri mi hanno detto che una cugina di Fab aspetta il secondo. Chiedo di quanto tempo è , e scopro che è rimasta incinta nei nostri stessi identici giorni.
Mi immagino la scena in cui quei due frugoletti sono stati chiamati quaggiù nello stesso istante, nella stessa famiglia. E poi mi immagino il mio, quando è stato richiamato indietro.
Mi è scesa una tristezza infinita.
Perchè noi?
Perchè a noi non è concesso ancora di essere genitori?
Lo so che farsi queste domande vuol dire non ricevere risposte, e lo so che non fa bene,  e lo so che non si fa.
Ma perchè così?
Perchè mi è concesso di toccare questa immensa felicità per poi un istante dopo privarmela. Così è una tortura. Così è troppo.
Se torno indietro nelle pagine di questo diario, tre volte delle quattro, sono qui, con la nostra gioia, la speranza, la voglia di futuro, il sogno, la felicità immensa che mi fa tremare il cuore. Tre volte, quattro, contando la primissima, un altalenare di emozioni che credo a breve dovrò far controllare il mio cuore, perchè non reggerà più.
E anche l'altra volta, un altro cugino aspettava un bimbo nei nostri stessi giorni.
Ogni mese mi verrà ricordato come sarebbe potuto essere, cosa mi sarei dovuta aspettare, come sarebbe stata la mia pancia arrivata a quel punto.
Una tortura a cui è difficile sfuggire avendola in casa praticamente.
Ma perchè...
mi si stringe il petto.
raccolgo tutto questo e ingoio lacrime, come mi hai insegnato tu nonna.

3 commenti:

  1. Mi piacerebbe davvero avere qualcosa di così bello da scriverti che potesse tirarti su in questo momento, o almeno una risposta alle tue domande. Che è vero, forse non servono a niente, ma come tenerle dentro?
    E allora in silenzio ti sono vicina.

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  2. Anna, che strana sintonia. Passo da te qui, e ti ritrovo a parlare con tua nonna. Da ieri notte che penso a mia nonna, e stamattina le ho scritto un post. Ti abbraccio. Forte. Fortissimo

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  3. @Owl, la tua delicatezza silenziosa per me è un regalo, più di quanto tu possa immaginare

    @Clara, e mi sa che ultimamente ci si incontra frequentemente tra gli spessori delle nostre due anime...

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grazie per essere qui.