lunedì 10 gennaio 2011

teatro con febbre


Serata a teatro ieri.
Un piccolo teatro, piccolo come la mia cucina la platea. Posti a sedere 36. Piccolo il palcoscenico, piccolo il posto regia, niente bagno :" solo a fine spettacolo" ci rispondono. Ci infiliamo a malapena in un angolo con le ultime due sedie rimaste vuote. Un ragazzo, un secondo prima dell'inizio dello spettacolo, ci viene incontro con due calici di vino rosso. Rimaniamo piacevolmente sorpresi. Fabio ha la febbre alta, ma il biglietto ci è stato regalato a Natale e non voleva proprio perderlo. Fa caldo ed io non ho l'umore giusto: ho dovuto togliere le pantofole e la tuta, abbandonare il divano e la gatta per infilarci nel traffico dei saldi di una Roma umida e rumorosa. E poi non voglio niente che mi possa distogliere dal mio pensiero, dolce, silenzioso (ora nel preovulazione, poi diventa rumoroso) e rassicurante. E invece mi ritrovo coinvolta da una commedia brillante recitata da ragazzi trentenni, belli, simpatici, pieni di vita, urlanti e positivi, che alla fine dello spettacolo ci chiedono di rimanere perchè era loro intenzione offrire torte fatte in casa e spumante, per festeggiare il compleanno di uno degli attori. Sorrido. Mi sento vecchia. Ma non lo sono. Lo so. Ma mi sento come fossi la madre saccente di quei ragazzi, pur avendo quasi la stessa età. Ma mi ha fatto bene. Quando esco dal mio pigro guscio, mi rendo conto di essere un'aliena che cerca conforto. Mi rendo conto che nel mondo "c'è da fare", mentre io invece sono immobile. Sbaglio lo so. Ma la graduale consapevolezza dell'essere diventata così, spero, riuscirà a scrollarmi di dosso questo stato delle cose, dandomi la forza di non avere più accanto a me il "mio pensiero dolce", per svegliarmi un giorno e accorgermi distrattamente, che tu sei arrivato, bimbo mio.

1 commento:

  1. Il pensiero va coccolato con fiducia sino a quando non ti tirerà fuori dal guscio... Avrete un sacco di "cose da fare" insieme.

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grazie per essere qui.