“Tre meno uno uguale zero.”
"Ricostruire le proprie vite a partire da zero.
Uno zero tondo, ma vuoto,
come le pance, prima tonde e piene di promesse, e poi vuote, svuotate, per
sempre.
Zero rispetto alla vita di
prima.
Zero rispetto al futuro,
che pare improvvisamente lontanissimo.
Zero rispetto al presente,
troppo spaventoso perché troppo vuoto.
Come si fa a tornare due?
Come si fa a ripartire da quel “tre meno uno” divenuto zero, e tornare prima due poi quattro?
Come si fa a far quadrare i conti, quando per molte persone non c’è stata nessuna sottrazione e siamo sempre stati solo due, perché un figlio atteso sembra avere un valore affettivo minimo o trascurabile?
Come si fa a affrontare tutto questo, e tutte le sue complicazioni senza disgregarsi in mille frammenti, passando da zero a -3?"
(Claudia Ravaldi, ciao Lapo onlus )
Ci sono
momenti di questa mia vita in cui tutto mi appare chiaro, semplice, lineare.
Mi è
chiara la ragione di tutto quello che è accaduto.
Rivedo
come dei fotogrammi, istanti, passare davanti ai miei occhi, luci che si
accendono e si spengono, sensazioni, movimenti, odori.
Gesti.
Respiri.
Return to
zero di Sean e Kiley Hanish è un film che racconta di questi
fotogrammi, quelli che ho vissuto io con mio marito, quegli istanti vissuti da
tante altre coppie come noi.
Return to
zero è un film proiettato in prima europea ieri sera al RIFF (Rome Independent Film Festival), progetto nato
con l’intento di rompere il silenzio che si crea a causa di un lutto
perinatale.
C’è un
momento che accomuna tutti noi che cominciamo a vivere proiettati al futuro e
poi con la morte dentro ri-impariamo a respirare, è il cuore di questo film,
scritto e voluto da due genitori come noi, il cui figlio muore e nasce a fine
gravidanza. E’ il momento in cui il nostro cuore si risveglia prendendo coscienza
che i nostri figli continueranno a rimanere in contatto con noi, sempre, anche
dopo.
C’è un
legame con loro che ci rende gente speciale, un filo invisibile che non si
rompe, che si dipana durante il tempo della nostra vita e ci tiene stretti a
loro. E’ ciò che ci fa sentire diversi.
Noi, loro.
E’ tutto
qui.
Imparare a
tenere in vita ciò che è stato.
Non nasconderlo.
“I discovered tonight
that in Italy there is no word for "stillbirth". None. There is
simply no name for it. How much more difficult is it then for people here to
break the silence on a topic when the word can't even be found in the
dictionary.” ( cit. Sean Hanish)
Fotogrammi,
istanti.
Quando
senti arrivare quel dolore da lontano, quel dolore che porta via il tuo
bambino.
E poi
buio.
E poi luce
di nuovo, per avere la forza di combattere ancora, per dare un senso a quello
che è accaduto.
Tante
volte l’ho scritto e l’ho gridato.
Se non
avessi sentito i miei figli passare per la mia pancia, non avrei avuto la forza
di combattere ancora. Mi sarei consegnata al destino.
La
sofferenza, la necessità di tenere accesa una luce di speranza, quel dialogo
continuo, sotteso, fermo, che ti
accompagna tutti i giorni, nella quotidianità. Quello che gli altri criticano,
quando ti dicono che sei “fissata”, che “non è così che arriverà”. Quelle parole sussurrate mentre ti
accarezzavi la pancia, quei sogni ad occhi aperti, quel bisogno di futuro
mentre raccontavi il tuo passato, chi eri, da dove venivi, perché eri lì in
quegli istanti, per quale ragione avevi chiamato qui su questa terra tuo
figlio.
Quei
fotogrammi lì, quelle luci accese lì.
Return to zero è tutto questo.
Come
passare dall’essere in tre a zero. Del come ricostruisci il tuo utero, il tuo essere donna senza
sentirti in colpa, di come ricerchi la tua identità di uomo-padre, senza essere
passato per quel travaglio che non ha partorito vita.
Return to zero è la
descrizione perfetta di come non sia possibile raccontare fino in fondo il dolore
di un evento così innaturale.
E’ l’incontro
con se stessi, nudi di fronte a una realtà inspiegabile.
“non so se avete pensato o meno alla
cremazione..”
Chiede l’operatore
dell’ospedale ai genitori che hanno appena ricevuto la notizia che “il battito
non c’è più”.
“no. Avremmo dovuto farlo?”
Rispondono
loro.
E’ tutto
qui, chiuso in questa frase.
Avremmo
mai potuto pensare che il futuro si sarebbe
richiuso su se stesso?
Come si
può arginare questo dolore?
Non si
argina, si lascia fluire, non si nasconde, si trasforma.
La morte
del proprio figlio in gravidanza, ti
costringe a guardarti dentro: è l’occasione che ti presenta la vita da cogliere
al volo. La ragione che ricerchi. Il perché sei qui, nonostante il dolore
insopportabile, il vuoto, il coraggio di
cercare ancora, la forza che ti fa alzare la mattina, il bisogno di gridare il
tuo diritto ad essere in lutto, la necessità di rendere onore alla vita che hai
dato nonostante la morte, il volersi sentire uguale agli altri.
Una madre
e un padre come gli altri genitori che stringono per mano i loro figli.
Senza
giustificazioni, senza spiegazioni.
Alla fine,
in fondo a questo buio, in fondo a tutto questo dolore, ricominciare da zero.
Alla fine,
una mamma.
Ringrazio
gli autori e registi del film, che ieri sera, tra le lacrime e i sorrisi e un
mio tremendo inglese, ho potuto abbracciare. Li ringrazio perché il loro film
ci restituisce la dignità che cerchiamo nel mondo, nel tentativo di
ricostruirci.
Ringrazio Ciao
Lapo Onlus che ha reso possibile questo incontro, perché il loro lavoro, il
loro amore, rende coraggiosi anche le anime più ferite.
Ringrazio
Claudia (presidente Ciao Lapo Onlus), perché la dolcezza dei suoi occhi
mi ha regalato la speranza.
Ringrazio
i genitori in lutto di ciao lapo e i loro sguardi e le loro espressioni sui
visi e la loro consapevolezza, di chi sa.
E
ringrazio mio marito, perché non ha lasciato mai la mia mano durante il film e
coraggiosamente cammina con me per questa strada in salita.
ci sono. |
https://www.facebook.com/returntozerofilm?fref=ts
Grazie Anna. Io non riesco ad aggiungere parole, c'è una parte di me che quel dolore non lo lascerà mai andare. Forse è giusto così.
RispondiEliminaTi stringo.
avrei voluto esserci...3-1=0 lo capiranno mai gli ALTRI... un bacio anna da una mamma con due stelline e un angelo in cielo
RispondiEliminaTi leggo sempre anche se il piu delle volte posso solo rimanere in silenzio
RispondiEliminagrazie, per me l'evento era lontanissimo, ma grazie al tuo post ho potuto vivere questa serata.... un abbraccio da mamma speciale a mamma speciale
RispondiEliminami commuovi...
RispondiElimina"La morte del proprio figlio in gravidanza, ti costringe a guardarti dentro: è l’occasione che ti presenta la vita da cogliere al volo. La ragione che ricerchi. Il perché sei qui, nonostante il dolore insopportabile, il vuoto, il coraggio di cercare ancora, la forza che ti fa alzare la mattina, il bisogno di gridare il tuo diritto ad essere in lutto, la necessità di rendere onore alla vita che hai dato nonostante la morte, il volersi sentire uguale agli altri."
quanto e' vero, e' quanto e' difficile farlo.
sentirsi uguale agli altri...io mi sento sempre "meno" degli altri...
un film da vedere anche per me. grazie per averlo raccontato con le tue parole. e grazie a CL che fa davvero tanto, piu' di quel che pensa.
Un post bellissimo. Grazie.
RispondiEliminaTi si legge e si piange. Riesci a tramutare le sensazioni in parole e leggerti è fare catarsi. Ti abbraccio e abbraccio anche quel tuo marito sensibile, che vive ogni battito del tuo cuore ( perché lo si capisce).
RispondiEliminaSono troppo piccola per commentare degnamente. Quello che scrivi è immenso e profondo e bellissimo e spaventoso. Ammiro te. Ammiro tuo marito. Ti abbraccio, non posso fare altro.
RispondiEliminaNon ho parole da aggiungere
RispondiEliminaTi abbraccio
Abbraccione vero a te e Fabio. Sandra e Emanuele Milano
RispondiEliminaE' straziante questo dolore e mi si strozza in gola.
RispondiEliminaSoprattutto quando penso che è passato tanto tempo da quando tu perdevi il primo bimbo (non ricordo se fosse proprio il primo) ed io ero incinta. E siamo ancora qui. Non è cambiato niente. O forse tutto, dentro di te.
Però sei ancora qui a combattere contro un'incognita, a rinascere sotto le macerie ogni volta che il dolore si fa più acuto. Ogni volta che l'orizzonte vacilla davanti agli occhi.
Grazie per la segnalazione di questo film, so già che toccherà punti rimossi.
Perché, nonostante tutto, alla fine rimane sempre la paura di perdere "ciò che ci è stato concesso". C'è una paura difficile da superare completamente, per quanto tutto sembra essere andato e continui ad andare per il verso giusto.
Ti dedico questo video (era già tanto che volevo farlo, ne approfitto adesso)
https://www.youtube.com/watch?v=Bx3GYwq0-v0
Vi ringrazio per la vs partecipazione...volevo solo farvi una precisazione. Non ci sono lacrime, il mio vuole essere un msg positivo che guarda al passato è vero, ma che racconta come l'avvento dei ns figli mi/ci ha permesso di ricostruirci da zero, che è quello che si racconta poi nel film.
RispondiEliminaRTZ descrive questo: come una coppia raccoglie l'opportunità che una perdita così grande può darti. È una chance che la vita ti dá, saperla riconoscere è il premio.
Per chi è di Roma il film viene riproiettato in settimana, seguite i links che ho messo.
Per il resto si sta cercando di fare pressing ad un network italiano per mandarlo in tv, se avrò notizie vi aggiornerò. Altra precisazione: il film è stato prodotto grazie alle donazioni dei genitori in lutto delle associazioni presenti sul territorio. Nei titoli di coda, scorrono tutti i nomi dei bimbi .
Noi siamo anche ciò che abbiamo perso, me lo ripeto spesso quando penso che oltre agli eventi positivi e alle scelte, sono anche i vuoti lasciati dalle persone amate a renderci i pieni che siamo. Come a dire che ci costruiscono, laddove può sembrare che possano solo distruggere e demolire. E mi sento vicina al sentire di Alessia, quando dice della paura di perdere quel che ci è stato concesso e dei punti profondi che certi argomenti vanno a toccare. Quella paura la conosco, è mia compagna di vita, forse perché anche la mia esistenza è costellata di lutti, diversi dai tuoi certo, ma che segnano per sempre e cambiano le prospettive al mondo. Grazie per per la segnalazione.
RispondiEliminaa volte mi sembra di capirti così nel profondo. si può tornare a combattere anche dopo che la vita (o il destino, o chi sa chi) ti ha rubato un pezzo di vita? non hai nemmeno il tempo di rispondere che ti trovi già immerso nel quotidiano, con qualcuno che ti ama al tuo fianco e le cose di sempre che premono per attirare la tua attenzione. A me la vita (o il destino o chi sa chi) ha portato via un pezzo di cuore: mi sono sentita zero, e poi ho provato a ripartire. siamo tutti combattenti, che difendono con i denti il loro diritto ad una vita completa. ti abbraccio, forte forte.
RispondiEliminaCiò che rende speciali li persone è riuscire a trasformare il dolore in opportunità, la perdita in senso. Tu riesci a dare speranza. Tu sei luce come i bimbi presenti in altro modo. Un post meraviglioso. Pieno. Cercherò in tutti i modi di diffondere la visione del film. Sono convinta che chiavi di lettura diversa agli eventi che ci accadono possano spiegare tante notti.
RispondiEliminaTi abbraccio amica mia.
Anche Fabio.
Raffaella
Si, e' terribile che non esistano parole per descrivere questo evento, come non esistono parole per descrivere un genitore che ha perso il figlio (c'e' vedovo, orfano...ma non c'e' parola per quell'altro concetto). C'e' solo il dolore muto, che si strozza in gola, come dice Alessia...
RispondiEliminaDi mango sempre colpita dalle tue profonde parole. Riesci a trasmettere le tue emozioni con una forza inspiegabile. Quando ti leggo mi ritengo una persona fortunata ma delle volte i sensi di colpa nei confronti di chi soffre per questo vuoto é molto forte. Abbraccio forte te e tuo marito, siete due persone eccezionali!
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